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opinione : MA CHI L’HA DETTO, CHE C’E’ BISOGNO DEI PARTITI?
Inviato da Redazione il 22/3/2004 9:17:06 (2699 letture)

MA CHI L’HA DETTO, CHE C’E’ BISOGNO DEI PARTITI? 



di Massimo Mazzucco  
(vedi anche "Il FUGGITiVO" di Marco c . )



Nel momento in cui si faccia una qualunque discussione su ruolo e
responsabilità della sinistra (oggi tocca a Fassino-DS, di
solito alla palese inanità dell’opposizione in genere) ci si
poggia su un presuposto non necessariamente valido: che esista, in
realtà, una qualsivoglia “sinistra”.



Ciò che sembra invece di vedere, dal 1978 ad oggi, sono solo
sigle e volti diversi che paiono svolgere un’unica funzione di fondo:
accogliere, incanalare, metabolizzare, e stemperare in qualunque modo
le varie esigenze della base popolare, la quale appunto, per queste
esigenze, si rivolge “a sinistra” per consuetudine storica.



Ma la sinistra che andava incontro a queste esigenze, nel passato, era
ben altra, poichè lo faceva ...

nell’ambito di un progetto
ideologico e politico molto più ampio: quello del socialismo in
senso lato.



E quella sinistra, l’ultima sinistra storicamente esistita, se
n’è andata con le lacrime di Berlinguer ai funerali di Aldo
Moro. Lì l’estremo tentativo di compenetrare nel nostro paese
due ideologie diverse, capitalismo e socialismo, si era infranto sotto
il diktat irremovibile di Kissinger e degli uomini CIA, con la ovvia
complicità della DC, dei nostri servizi e dell’andrangheta
(travestita per l’occasione da “Brigate Rosse”).



E da quel giorno in poi, “sinistra” è diventato solo un enorme
raccoglitore di energie popolari, che non si possono ovviamente
incanalare e far sfogare tutte con la sola domenica allo stadio.



(La stessa identica cosa è
successa con il movimento delle donne, nei primi anni ‘80, quando
l’UDI, organizzazione femminile nata dal basso, che aveva raggiunto un
potenziale esplosivo, è stata metabolizzata con sapienza
centenaria dalle donne del partito, che l’hanno infiltrata, disciolta e
poi riaperta in quella cosa assolutamente innocua che è
diventata oggi. Al proposito, ecco il “manifesto” di Emily, l’attuale organizzazione femminile dell’Ulivo, che parla da solo. Per gli interessati, si trova all’interno dell’articolo Donna, e se il nemico portasse la gonna?).




Tornando alla sinistra di oggi: tutti quelli che vediamo di volta in
volta salire sul palcoscenico – rutelli d’alema o fassino che siano –
sono persone che stanno dove stanno solo perchè hanno avuto il
nulla osta dell’establishment Confindustria/DC-Vaticano/CIA. Si tratta
cioè di gente, magari anche in perfetta buona fede, che risulta
innocua già in partenza, perquanto sia in grado di attrarre su
sè stessa l’attenzione (e le aspettative) della base popolare.



Ma al massimo, come progressisti, possono esibirsi in qualche
spericolata uscita in motorino. (Quando invece servono davvero, eccoli
lì a mettersi dalla parte del Vaticano per impedire la gay
parade, o ad andare a bombardare i serbi, o a non impedire di
bombardare gli iracheni).



Putroppo, la cruda realtà è questa: in Italia, paese
sotto il controllo della chiesa fin dai tempi di Costantino, la
sinistra storica è esistita solo per qualche decennio, fino a
quando nel 1978 ha fatto, con Moro, la fine che ha fatto. (E chi dopo
ci ha provato, anche solo sotto una veste decisamente più laica,
è finito ad essere seppellito in Tunisia). Proprio mentre
nasceva, curiosamente, il termine catto-comunista.



Non si può quindi più discutere di “sinistra”, oggi,
senza tenere conto di questa ingombrante realtà. Continuare a
rivolgere aspettative autentiche verso coloro che “per definizione”
sono lì proprio perchè incapaci di risolverle è
non solo ridicolo, ma è energia del tutto sprecata. Cosa che
appunto – guarda caso - fa proprio il gioco di chi una vera sinistra in
Italia non l’ha mai voluta: voi state qui a discutere sui dalema di
ieri, i fassino di oggi e i chissachì di domani, e intanto noi
continuiamo a gestire il potere come facciamo da mille e settecento
anni, cambiando semplicemente abito quando i tempi lo rendano
necessario.



E allora – dirà qualcuno -  cosa facciamo? Facciamo senza!
Chi l’ha detto che c’è bisogno dei ”partiti” (a parte i partiti
stessi, ovviamente)? Lavoriamo direttamente sull’individuo, sulla
crescita personale di ciascuno, partendo da noi stessi, aiutandoci a
vicenda con chi ci sta intorno nel crescere, nel capire, e nel
diffondere quel poco che abbiamo capito a chi senta di volerlo
condividere. I grandi partiti, le grandi organizzazioni, i grandi
“schieramenti politici”, che sembrano da fuori dei colossi formidabili,
visti con la lente di ingrandimento risultano tutti composti da singoli
individui, come me e come te.



E gli individui crescono soltanto – quando hanno la fortuna di farlo -
nel buio della propria notte e nel confronto con la propria coscienza,
non certo alle “riunioni di partito” o ai comizi in Piazza Grande.

Anzi, lì più ci si va più si perde tempo, e si fa
solo il gioco del nemico, rallentando alla fine il nostro progresso
collettivo.



Quando invece quella rete fittissima di unità individuali, di cui
tutti facciamo parte, sarà cresciuta abbastanza in ciascuno di
essi, ci si renderà conto automaticamente di fare già
parte di un “movimento”, senza bisogno di emettere più nessuna
tessera o di emanare nessun proclama. E quel movimento
sarà talmente compatto – poichè fatto di singole
unità indistruttibili, non di categorie generiche ed astratte –
che non solo imporrà necessariamente il proprio peso sul cammino
della società, ma sarà - a differenza degli altri, nati
“dall’alto” – praticamente impossibile da infiltrare.



Massimo Mazzucco







Una interessante bibliografia sul caso Moro

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I commenti sono proprietà dei rispettivi autori. Non siamo in alcun modo responsabili del loro contenuto.
Autore Albero
Anonimo
Inviato: 22/3/2004 12:31  Aggiornato: 22/3/2004 12:31
 Re: MA CHI L’HA DETTO, CHE C’E’ BISOGNO DE
Ohi !!! ohi!! che dolore sentire certe cose. Siamo daccordo caro Massimo che quella storia è finita in quel momento storico, ma si da il caso che a quei tempi quelli che la pensavano come te avversavano il PCI allo stesso modo in cui oggi noi aversiamo i DS. Salvo ovviamente rendesi conto oggi di quanto fosse avveduta ed avanti quell'esperienza. Siamo ancora pefettamente daccordo sul fatto che solo un idiota può pensare di riproporre con berlusconi quello che all'epoca si fece con Moro, sensa capire che con questa gente non si può davvero prendere nemeno un caffè. Il fatto è che in quel movimento monolitico a cui fa riferimento tu, siamo in tanti ad avere intasca la tessera del partito, e non per qualche incomprensibile spirito nostalgico ma perchè siamo ancora convinti che qui ed oggi lo strumento per fare la rivoluzione è il partito comunista, e siamo anche fermi sulla convinzione che nel sistema democratico (che tutti auspichiamo no ???) le battaglie si vincono col consenso e con i voti. Ricordate che se noi siamo decisi loro lo sono di più perchè hanno molto da perdere, basta pensare a Genova!!! Quanto avremmo resistito ad uno scontro frontale di tipo militare con le forze dell'ordine. No cari compagni non sbagliamo, la democrazia ha le sue regole e le dobbiamo rispettare tutti, vediamo invece se abbiamo il coraggio di rinforzare quelli che hanno detto no al disegno suicida di Fassino & C. Se poi qui tra di noi c'è qualcuno che sta pensando a qualcosa d'altro credo che le nostre strade si divideranno molto presto. Mi direte sai che perdita, però io come ho avuto modo di dare al buon Malota sono prima un iscritto con convinzione del Partito dei Comunisti Italiani e poi un collaboratore della Tribù ribelle!!!! Perciò se sento fare certi discorsi finirà che le mie battaglie le vado a conbattere solo con i miei compagni che da quanto ho visto sabato a Roma le idee sul dafarsi le hanno abbastanza chiare. Per favore non lanciamo messaggi che possono essere mal capiti. Con affetto Pacoredondo

Mazzucco
Inviato: 22/3/2004 20:56  Aggiornato: 22/3/2004 20:56
Webmaster
Iscritto: 21/12/2003
Da:
Inviati: 193
 Re: MA CHI L’HA DETTO, CHE C’E’ BISOGNO DE
Scusa se ti ho fatto venire il mal di pancia, l’intenzione non era certo quella. Forse quel tesserino strappato è andato oltre il valore puramente simbolico che volevo dargli. Ma al di là di questo, i tuoi commenti mi lasciano abbastanza perplesso: “L’unico strumento per fare la rivoluzione”? A quel che mi risulta, le uniche rivoluzioni che siano mai state fatte – Haiti, Francia, Russia, Cina, Cuba - sono partite da una esplosione di malcontento popolare, dove la gente non ne poteva più e prendeva in mano il badile, non la tessera del partito. E sinceramente non vedo in Italia condizioni di disagio tali da prevederne una in tempi brevi. Ma tu resti ovviamente liberissimo di crederci. “Scontro frontale di tipo militare con le forze dell’ordine”? Quando trovi espressioni come questa, accanto a frasi come “la democrazia ha le sue regole e le dobbiamo rispettare tutti” faccio fatica a mettere a fuoco la tua posizione precisa. Se poi riterrai di “dare” a questo sito come hai fatto con quello del buon Malota (che a questo sito non è poi del tutto estraneo, come avrai intuito) saremo ben felici di “ricevere” anche qui. Ma se anche non darai nulla, ci accontenteremo di poter rendere pubblica la tua opinione, anche se, a quanto pare, non del tutto concorde con il contenuto di un articolo. E se poi ti avanzerà un momento, fra un crampo di stomaco e l’altro, sarebbe interessante sentirti controargomentare sullo specifico, ovvero sulla mia tesi di fondo che la sinistra non esista più da tempo. E se lo farai, avrai reso un servizio ancora maggiore a tutti, perchè la discussione civile e costruttiva qui è proprio l’arma con cui si vorrebbe fare ..... pensa un pò: la stessa identica “rivoluzione”! Massimo Mazzucco (Una cosa di cui va reso atto a Malota, è di aver creato un sito - Tribù - dove voci diverse riescono a convivere in ottima armonia, proprio perchè siamo diversi solo nei metodi proposti, ma non nel fine ultimo.) [ Modificato da Mazzucco Attivo 22/3/2004 21:52 ]

Anonimo
Inviato: 22/3/2004 22:49  Aggiornato: 22/3/2004 22:49
 Re: MA CHI L’HA DETTO, CHE C’E’ BISOGNO DE
Caro Massimo, Ha me non viene facilmente il mal di pancia. Come avrai notato tempo fa sono di stomaco duro. Ma questa volta non sono d’accordo con te. Che la storia della sinistra in Italia, dalla crisi progettuale del compromesso storico, corrsiponda a un grande riflusso, c’e’ poco da contestare. Ma il limite non sta nella forma-partito ma nelle culture politiche. Il Pci e’ entrato in crisi non con o per la Morte di Moro ma perche’ chiuso in un dogmatismo ideologico che gli ha fatto perdere di vista le dinamiche sociali. La dottrina politica comunista che si fondava sulla teoria del valore/lavoro di Marx (ma ancor prima di Smith e Ricardo) poteva funzionare fin quando e’ esistito un modo di produzione industriale di massa che consentiva di attribuire grande valore al lavoro manuale. La crisi di quella ideologia ha inizio con la trasformazione del modo di accumulazione capitalistica che, guarda caso, avviene proprio intorno alla meta’ degli anni Settanta. Nello stesso tempo, una cultura politica tanto economicistica perdeva di vista la nascita di nuovi valori e nuovi interessi (cosidetti post-materialisti) che i giovani del ’68 avevano fatto emergere. Non piu’ solo eguaglianza economica, ma anche qualita’ della vita, identita’ di genere, ambiente. Non e’ un caso che la crisi elettorale del Pci coincida storicamente con la crescita di quei partiti laici e deideologizzati come i verdi, i radicali, i liberali, i socialisti, che avevano fatto proprie quelle nuove issue. Il problema attuale sta proprio nella incapacita’ di quella classe politica di compiere un salto qualitativo sotto un profilo culturale. Cosa c’e’ di quel gran patrimonio da recuperare e rivalorizzare? La logica dei vari D’Alema e Fassino e’ stata diversa. Buttiamo via tutto quello che siamo stati e giochiamo a fare i riformisti senza pero’ dare un colore a questo riformismo. Sono d’accordo con chi trova superata la formula del partito di integrazione di massa, pesante e burocratico. Quello serviva appunto a integrare politicamente una societa’ civile politicamente immatura. Oggi quella societa’ si e’ fatta piu’ sveglia e autonoma, cio’ non toglie che essa ha bisogno di trovare una sintesi politica (e decisionale) alle proprie istanze, che solo un partito puo’ offrire. Da tempo c’e’ chi come te rivendica la necessita’ di una trasformazione dei comportamenti e degli stili di vita dei singoli soggetti. Ma questa idea un po’ romantica e antitpolitica rischia di scadere nel tautologico e nell’individualismo. Per intenderci, questa trasformazione puo’ avvenire anche non rinunciando alla politica. I movimenti sono vitali e tu sai quanto tengo a questa vitalita’, ma sono anche soggetti fluidi, spesso contraddittori. Da soli non bastano. I partiti servono, magari senza D’Alema, e non per fare la rivoluzione, che francamente non mi sembra sia all’ordine del giorno, ma per governare il mutamento politico. La crisi dei partiti di oggi non e’ un fenomeno strutturale e irreversibile ma legato a una incapacita’ (e non a una non volonta’) di lettura storica del personale dirigente. E’ in questo contesto che gli individui, che da soli (credimi) non sono nulla, posso farsi societa’ (che e’ qualcosa di piu’ della somma di chi la compone) e sollecitare una trasformazione culturale, come fecero le donne quasi tre decadi orsono. Il rischio altrimenti e’ quello di avere una societa’ fatta di tanti bei valori che non riescono a farsi politica; come capita in America, dove i partiti sono da sempre deconsiderati ma intanto continuano a decidere, mentre la societa’ si diverte a inventare nuovi stili di vita. Fabio

Anonimo
Inviato: 23/3/2004 1:11  Aggiornato: 23/3/2004 1:11
 Re: MA CHI L’HA DETTO, CHE C’E’ BISOGNO DE
Grazie Fabio, apprezzo davvero il tuo intervento, e rispondo con calma appena ho un attimo di tempo massimo

Mazzucco
Inviato: 23/3/2004 12:29  Aggiornato: 23/3/2004 12:29
Webmaster
Iscritto: 21/12/2003
Da:
Inviati: 193
 Re: MA CHI L’HA DETTO, CHE C’E’ BISOGNO DE
Dunque, cercando di dipanare la matassa, mi sembra che gli argomenti di fondo siano 3: Crollo storico-ideologico del PCI Mancanza di efficacia nella sinistra attuale Questione individuo/partito Curiosamente, uno riguarda il passato, uno il presente, uno il futuro. Sull'analisi dei perchè e percome sia crollato il PCI storico, serve a poco ormai analizzarne i motivi ideologici (e tu comunque ne sai cento volte più di me). E' però fondamentale stabilire una cosa: se tu accetti la lettura dell'omicidio Moro che accetto io (guerra fredda-Kissinger-Cia-Dc-Servizi, per evitare il compromesso storico), allora ammetti la presenza in gioco di una pedina talmente pesante, che non può non avere nulla a che fare con l'inanita dei leader di sinistra che hanno fatto seguito a quell'evento. (E'un pò come mettersi in testa di fare il dittatore oggi in medio oriente: ti hanno fatto passare la voglia ancora prima di cominciare) E se quelli hanno avuto la forza (e l'hanno avuta) e la volontà (e l'hanno avuta) di fare quello che hanno fatto in via Fani, non capisco perchè dovrebbero stare poi a guardare non appena si presentasse alla ribalta un qualunque nuovo leader progressista "con i coglioni". E siccome non ci vuole molto a immaginare come lo si possa convincere in fretta che è molto meglio la pesca alla trota della politica (o semplicemente tagliargli l'aria e lasciarlo appassire), ecco che ti rimangono, per "selezione naturale", le mezze pippe. I molli. I disponibili. Ma io non posso credere, come mi sembra di capire faccia tu, che la mancanza di opposizione ormai cronica possa essere spiegata con una semplice "incapacita' di lettura storica del personale dirigente". Il personale diventa dirigente quando una lettura storica ce l'ha! La leadership dei partiti mica si vince col fustino del Dixan! Oppure mi vuoi dire che in Italia non c'è più nessun progressista che sappia ragionare decentemente (e da lì conquistarsi la leadership all'interno dei vari partiti?) Sono però d'accordissimo sul fatto che i partiti servano "a governare il mutamento politico". Prima o poi, in parlamento a fare le leggi nuove qualcuno ci deve ben andare, giustamente. Il problema è semplicemente che alle vette di "quei partiti", quelli svegli non riescono mai ad arrivarci! Tu come te lo spieghi? Terzo argomento. E' ovvio che io ho lanciato una provocazione utopica, e che i tempi per quel tipo di crescita non sono certo quelli della vita nostra o nemmeno dei nostri figli. Ed è anche vero che la crescita personale non deve automaticamente escludere quella politica. Per me, casomai, lo farà di suo, naturalmente, nel senso che ad un certto punto non ce ne sarà più bisogno. Ma appunto, qui si parla di intere glaciazioni, non certo di settimane. Però, se vuoi portarti a casa tutti e tre i punti, mi devi ancora spiegare l'inanità congenita dei leader di sinistra post '78, perchè uno "stato confusionale diffuso e prolungato " non mi basta di certo. (Quello casomai ti vale appena un risicato pareggio. Sei d'accordo?) Massimo [ Modificato da Mazzucco Attivo 23/3/2004 12:46 ]

Anonimo
Inviato: 23/3/2004 22:09  Aggiornato: 23/3/2004 22:09
 Re: MA CHI L’HA DETTO, CHE C’E’ BISOGNO DE
Cerchiamo di andare per gradi. Perdonami la lungaggine ma il poco tempo mi impone di ragionare mentre scrivo e questo allunga un po’ la matassa. Il compromesso storico non era un elemento culturale ma una strategia politica congiunturale che i vertici comunisti cominciarono a meditare dopo l’omicidio Allende nel 1973. Prima di allora il progetto era quello di una “alternativa democratica” alla Dc, ma poi Berlinguer capi’ che le condizioni storiche e le pressioni americane non avrebbero reso possible un simile approdo e comincio’ a meditare l’idea di un’allenaza strategica con la Democrazia Cristiana. Questo progetto fu fatto fallire, e sappiamo in che modo. Da li’ scatta la crisi progettuale (lo riconosco) che si accompagna alla crisi culturale. Sono due dimensioni diverse che non sempre camminano sullo stesso binario. I comunsiti italiani si sono trovati allo sbando e si sono chiusi in un’opposizione a volte sterile accompagnata da un recupero dell’ortodossia antisistemica che con il tempo a fatto loro perdere consensi. In questo senso, lo ammetto, la crisi progettuale ha influenzato (anche se non determinato) anche uno stallo culturale. Se vogliamo, l’operazione di Occhetto dell’89, piu’ o meno condivisibile, ha rappresentato un tentativo di recupero progettuale, in questo caso supportato anche da un ripensamento culturale. Questo processo si e’ interrotto bruscamente, ma non solo per responsabilita’ dei vertici del partito. Per comprendere cio’ che e’ successo nella prima meta’ degli anni Novanta dobbiamo reimmergerci nel clima sociale di quegli anni (tu all’epoca gia’ bazzicavi gli States). La caduta del muro di Berlino (’89), la crisi decretata delle ideologie storiche, poi tangentopoli (’92), hanno diversamente sollecitato un forte sentimento antipolitico fatto di disillusione e ripulsione verso il sistema dei partiti. La classe politica italiana, per sopravvivere, ha dovuto assecondare questi sentimenti diffusi anche cercando una giustificazione rapida alla crisi politica. In quel caso il capro espiatorio fu l’assetto istituzionale e il sistema elettorale, accusati di essere vecchi e inefficienti. Da li’, si e’ smesso di ragionare in termini culturali e progettuali e ci si e’ accostati a una visione neo-istituzionalista per mettere delle pezze alla crisi politica. Il referendum sul maggioritario e la riforma dei collegi uninominali, poi i tentaivi di riforma istituzionale, non erano altro che la risposta politica a questo processo. I partiti fanno schifo? Nessun problema, vi diamo la possibilita’ di votare la persona (niente di piu’ deletereo politicamente). Dunque, non si puo’ spiegare la crisi culturale e politica dei partiti senza fare riferimento alle forti pressioni esterne che essi hanno ricevuto, oltre alla responsabilita’ della societa’ civile che ha in parte sollecitato quella crisi. La scelta di un sistema elettorale maggioritario non ha certo facilitato un recupero progettuale. Esso impone alleanze geometriche tra diversi e questo presuppone un alleggerimento del bagaglio ideologico. Credi veramente che se oggi in Italia ci fosse ancora il proporzionale i Ds sarebbero il nulla che sono? Vedi, ne’ Fassino, ne’ tantomeno D’Alema, sono dei molli. Io almeno in passato, avevo una forte stima politica per entrambi (pur non condividendoli) ma sono stati travolti dal corso degli eventi e questo e’ senza dubbio un sintomo del loro limite politico. Poi e’ arrivato il governo dell’Ulivo, e ci si e’ arrivati senza progetti perche’ prima si era dovuto pensare a sopravvivere. Con il governo si e’ assaporato il potere e ci si e’ abituati ad agire senza pensare troppo alle grandi categorie politiche quanto piuttosto alle strategie elettorali. In questo senso si inserisce la mia critica spietata alla classe politica contemporanea. Tu dici che per diventare leader occorre avere una lettura storica. E chi l’ha detto? Si puo’ diventare leader perche’ si controlla l’apparato organizzativo di un partito, come avvenne nel ’94 quando D’Alema sostitui’ Occhetto; o perche’ non ci sono alternative, come quando nel ’98 Veltroni sostitui’ D’Alema; o perche’ serve una figura di mediazione, come e’ successo a Fassino nel 2001 quando ha rimpiazzato Veltroni; oppure perche’ si e’ bellini e quindi in una politica che esalta la persona, si ha piu’ possibilita’ di vincere, come e’ accaduto a quel fesso di Rutelli quando e’ stato nominato leader dell’Ulivo al posto di Amato nel 2001. Un partito, e’ fatto di un’organizzazione e di un’ideologia. Le due cose sono abbastanza legate e per far si’ che questo partito sopravviva occorre una forte ortodossia ideologica e una forte disciplina interna che consenta la sopravvivenza organizzativa. L’intellettuale, quello che offre una visione critica e rinnova le letture storiche, ha qualche difficolta’ a essere disciplinato. Per questa ragione svolge spesso un ruolo secondario all’interno dei partiti, mentre i quadri (quelli che con il tempo possono aspirare alla leadership) generalmente sono meno raffinati perche’ il loro ruolo e’ rigidamente operativo, tanto piu’ in un partito burocratico come era il Pci. Io stesso vengo da un passato di funzionariato di partito, ma quando ho visto che le mie analisi non collimavano con le strategie politiche non me la sono sentita di continuare e ho preferito dedicarmi allo studio (pur mantenendo la tessera). Ma si badi bene. Senza quella disciplina, un partito non sopravvive, quindi e’ necessaria. Il problema e’ che oggi alla crisi culturale si accompagna anche una crisi organizzativa. Mi dite cosa rimane?

Anonimo
Inviato: 23/3/2004 22:10  Aggiornato: 23/3/2004 22:10
 Re: MA CHI L’HA DETTO, CHE C’E’ BISOGNO DE
Mi sono dimenticato di firmare il messaggio precedente. E' mio. A presto Fabio de Nardis

Mazzucco
Inviato: 23/3/2004 23:01  Aggiornato: 23/3/2004 23:01
Webmaster
Iscritto: 21/12/2003
Da:
Inviati: 193
 Re: MA CHI L’HA DETTO, CHE C’E’ BISOGNO DE
La tua analisi storica non solo non fa una piega (non ha caso sei un “prof” ), ma mi ha anche illuminato un paio di corridoi scuri fra i mille che ancora mi circondano. Il giochino subliminale poi del passaggio al maggioritario (non ti piaccioni i partiti? vota la persona) mi era proprio sfuggito del tutto. Ma quando arrivi a spiegare le limitatezze dei “nostri”, cambi marcia e ti rifugi anche tu in una poco chiara lettura di tipo psicanalitico: come si fa a dire “D’alema e Fassino non sono dei molli.... sono solo stati travolti dagli eventi”? E allora gli altri che hanno resistito cosa sono? Puro distillato di fibra di carbonio? Ma la risposta vera, quella che cercavo, me l’hai data tu senza volerlo, in prima persona: “Io stesso vengo da un passato di funzionariato di partito, ma quando ho visto che le mie analisi non collimavano con le strategie politiche non me la sono sentita di continuare e ho preferito dedicarmi allo studio (pur mantenendo la tessera).” Eccola qua, la conferma che cercavo: quando io dicevo che il brillante (e scusami se ti ritengo tale) non trova ossigeno per i propri polmoni, ed è costretto a dedicarsi alla pesca alla trota* pur di non morire, significa che la macchina-partito è già stata modificata in modo da annacquare il tutto e non permettere a nessun leader di vero valore di emergere. (Quando io parlavo di ”visione storica” come qualità necessaria per diventare leader parlavo di avere i numeri in generale). * Nessuna offesa per l’insegnamento, ovviamente, che è forse mille volte più nobile della politica stretta. Ma è anche – guarda caso – molto meno pericoloso, poichè “investimento a lungo termine”. Lungo quanto le notti che uno deve aver voglia di passare ogni setttimana, seduto in treno, per andare ad insegnare fra Roma, Napoli e Lecce. Troppo, per pensare che un vero pericolo possa uscire da lì. Ma se tu avessi potuto investire (dico te come tanti altri) solo un quarto di quell’energia in politica attiva, dove saresti oggi? Pensi davvero che in prima fila la sinistra sarebbe costretta ad esibire un Fassino da sanatorio filosofico, o un D’alema che appena incoronato ha pensato bene di ringraziare i suoi elettori.... andando a stringere la mano al Papa? (Prima ancora di andare a bombardare i compagni di Serbia, non dimentichiamolo, ha regalato una bella fetta delle nostre tasse alle scuole gestite dai preti!) Allora: travolti dagli eventi, o marci figli di una gran puttana venduti a chi comanda?

Anonimo
Inviato: 23/3/2004 23:42  Aggiornato: 23/3/2004 23:42
 Re: MA CHI L’HA DETTO, CHE C’E’ BISOGNO DE
A questo punto: la seconda che hai detto a presto Fabio PS: ci tengo a farti i miei copmplimenti per il bel sito. Non solo informa, ma stimola la discussione alta e la crescita culturale. O meglio, interculturale. Capito compagno Pacoredondo?

Mazzucco
Inviato: 24/3/2004 0:31  Aggiornato: 24/3/2004 0:31
Webmaster
Iscritto: 21/12/2003
Da:
Inviati: 193
 Re: MA CHI L’HA DETTO, CHE C’E’ BISOGNO DE
Le discussioni le fanno le persone, non i siti. Grazie a voi. Massimo [ Modificato da Redazione Attivo 24/3/2004 0:46 ]

Mazzucco
Inviato: 24/3/2004 0:50  Aggiornato: 24/3/2004 0:50
Webmaster
Iscritto: 21/12/2003
Da:
Inviati: 193
 Re: MA CHI L’HA DETTO, CHE C’E’ BISOGNO DE
P.S. Un gesto dovuto: la tessera dell'immagine l'ho "strappata" io, per illustrare il titolo, ma l'immagine era intera. In realtà, avrei dovuto usare una tessera molto più recente, ma non l'ho trovata. Vi restituisco qui, simbolicamente, quella originale, con tutto il valore storico che comporta, e tutto il rispetto che le è dovuto.


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