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palestina : Libano, delitto e castigo
Inviato da Redazione il 21/9/2006 23:14:01 (8851 letture)

Fulvio Grimaldi non è un giornalista qualunque. Anzi, paradossalmente, forse lo è, nel senso che rimane una delle pochissime persone degne di fregiarsi di quel titolo, ormai tristemente usurpato da una massa anonima di passacarte senza più identità, omologati a un sistema volutamente acritico, disposti a tradire la professione - e a calpestare la Verità - in cambio della miserevole pagnotta. Grimaldi invece ha "saputo" farsi licenziare, un paio di anni fa, dal giornale ("progressista", ça va sans dire) per cui lavorava, nel momento in cui gli è stato chiesto di non dire ciò che sapeva, e che risultava evidentemente troppo scomodo per tutti.

Diamo quindi a Grimaldi, nei limiti delle nostre possibilità, lo stesso spazio che daremmo a chiunque sappia essere, prima di tutto, coerente con sè stesso. Qui "destra" e "sinistra" contano poco, quello che conta è che una qualunque voce fuori dal coro, per principio, abbia sempre la sacrosanta possibilità di farsi sentire. Se poi ci porta anche delle informazioni - tanto preziose quanto devastanti - che servono a capire meglio il grande paradosso che sta tenendo in ostaggio il mondo, meglio ancora.

LIBANO, DELITTO E CASTIGO di ritorno da Beirut, Sidone, Tiro, Khiam, Bint Jbeil...

di Fulvio Grimaldi

Auschwitz in Libano. Khiam, 2000: un militante di Hezbollah (Hezb'Allah) mi fa fare il giro del carcere in cima alla collina, in capo al villaggio omonimo, in vista delle irridenti lande di Sheba, a cui Israele si è abbarbicata quando, infliggendole la prima sconfitta sul suo cammino colonialista, la Resistenza libanese la cacciò - maggio 2000 - da una terra occupata e massacrata per 18 anni. Sfumando verso la profondità di un cielo iperazzurro, il massiccio del Monte Hermon, ...

...a guardia della triplice frontiera siro-palestino-libanese, custodisce testimonianze di millenni di invasioni ed efferatezze "occidentali", giudaico-cristiane, le "nostre radici" secondo colui che vignette meno abusive di quelle danesi hanno rinominato Nazinger. A Khiam gli israeliani hanno eretto il prototipo di quanto poi sarebbero stati Guantanamo, Bagram, Abu Ghraib, e le infinite prigioni segrete dei sequestri, delle torture, delle eliminazioni, necessari alla guerra globale di classe lanciata dalla madre anglo-israelo-statunitense di tutti i terrorismi, dopo aver obliterato un po' di propri cittadini tra torri gemelle e metrò.

Mahmud, chiamiamolo così, mi introduce nell'area del solitary confinement, isolamento. Un lungo corridoio nero come la pece con minuscole aperture e grate sulla sinistra, oltre le quali si intuiscono celle di due metri per uno e mezzo. Qui patrioti, contadini, bottegai, studenti, sono stati incastrati per anni, dal 1982 in poi. Niente fastidi come imputazioni, processi. In parallelo c'è il corridoio donne. In fondo, due cassonetti di lamiera, un metro per un metro, in cui si dovevano avvoltolare i riottosi, per giorni e settimane. Poi, altrettanto nera di un buio gonfiato da una nuda lampadina, l'apertura di una sala con nel mezzo un palo e dei ganci. Palo delle tortura: sevizie, lesioni, sale sulle ferite, corpi appesi per i polsi, al culmine di un trattamento alla privazione del sonno, alle bastonate, all'elettroshock, alle tremende termoescursioni. Sistemato il prigioniero, lo si lasciava alla canicola e, d'inverno, alla neve.

Ne sono passati a migliaia, ne sono crepati più della metà. Lo sconforto del visitatore, temperato neppure dalla più rabbiosa delle indignazioni, si rinnova alla vista della "sala d'armi". Una raccolta di strumenti di morte e tortura tolti al nemico, o da questi in fuga abbandonati, simbolo, insieme ai volti dei martiri della liberazione, ai manifesti di lotta, alle colombe e ai fiori, di orrori che nessuna vittoria può far dimenticare. Ma lo smarrimento, la collera si sciolgono in rivoli di sollievo, addirittura fisico, alla proiezione delle immagini della lotta armata vittoriosa contro l'invasore (quanti ricordi della valle del Giordano con i fedayin di allora!), poi dei momenti sconvolgenti della liberazione dei prigionieri dall'Auschwitz di Khiam: folle che irrompono nel fortino-lager, mazze che spaccano i lucchetti delle porte delle celle da cui mani si protendono tra le grate, uomini macilenti e inebetiti che vengono estratti come tappi di bottiglia dagli scatoloni di lamiera, mutilati portati via a braccia, nel piazzale sopravvissuti di dentro e di fuori che si abbracciano, si baciano senza posa, un corteo trionfante che si avvia giù dalla collina... Il monte Hermon, sovrano, sentinella, cancelliere della storia, che registra.

Bombe-cancellino contro la memoria. Carcere di Khiam, settembre 2006. La terza guerra coloniale d'Israele contro il Libano, la ventimillesima violazione della pace, serenità, sovranità, salute, vita di questo popolo, irriducibile come i palestinesi, gli iracheni, i cubani, tutti quelli che hanno ragione, è finita da un mese. La Auschwitz in Libano è ridotta a un cumulo di macerie. Così tutto il paese. Avete presente Falluja, o, riandando al sangue tossico dei maestri di terrorismo, Deir Yassin? Stessi terroristi, stessi carnefici. E stessi invincibili dalla parte della ragione e della giustizia, a Falluja dove le ceneri del fosforo si sono coagulate in nuovi corpi combattenti e i marines non possono nemmeno più compiacersi della vista della città martirizzata, a Khiam dove all'onta inflitta all'esecito più immorale del mondo si aggiunge lo sberleffo di una ricostruzione che sembra la crescita di un bosco nell'accelerazione del montaggio. Sul lager della loro nefandezze, prova vivente di una psicopatia terroristica ontologica, frutto di uno Stato costruito sul sangue e sul crimine razzista, la Israeli Defence Force (IDF) ha scaricato quanto di più micidale aveva nel suo repertorio di distruzione. Ha bombardato, cannoneggiato, mitragliato, lanciato missili. Ha disperatamente tentato di sradicare, con le mura, i crimini compiuti. Impotente paranoia di fronte all'avanzare di una nemesi, inevitabile e possente come il Monte Hermon. Inciampo su un cartello giallo accartocciato: solitary confinement. Dalla torretta dei tanti blindati e carri catturati all'invasore un mazzetto di ragazzini alza i pugni e grida Qullu Hezbollah! Tutti Hezbollah!

Il comandante del Sud. Sciti di Libano e sciti di Iraq. Nabil al Khuq è il responsabile politico-militare dell'intero Sud Libano. Insomma, il maresciallo Zukov, comandante della vittoria. Sta, insieme ai suoi militanti, sotto l'unico tetto rimasto in piedi nel complesso carcerario. Alto, con l'ampia veste bruna degli imam, giovane e sorridente, è il simbolo di un paese nato da poco (prima era la "Svizzera del Medio Oriente", un postribolo mafio-capitalista), ma già campione nella sua specialità, la resistenza. "La nostra resistenza non è finita e non finirà finchè Israele continua ad occupare terre arabe e finchè insiste a violare le risoluzioni dell'Onu. A noi la guerra non piace, ma Israele, aggredendo e occupando, ci costringe a impegnare le nostre vite nella resistenza e, dunque, a mantenere le nostre armi. Nessuno ci disarmerà".

Colgo l'occasione per liberarmi di un intreccio di perplessità: "Cosa può dire della contraddizione tra voi qui, schierati all'avanguardia di un fronte mondiale antimperialista ed antisionista, e i vostri fratelli di confessione in Iraq che, con Moqtada e Al Sistani, legati al vostro stesso alleato iraniano, collaborano con l'occupante imperialista e con i suoi fantocci? La risposta è tanto magistrale quanto chiarificatrice: "Questa contraddizione c'è e dimostra che noi Hezbollah non siamo 'integralisti islamici' che scelgono le alleanze in base alla religione. Le nostre strategie e alleanze sono fondate su valutazioni esclusivamente politiche". I collaborazionisti di Baghdad e Najaf, agenti di una potenza regionale che gioca su più tavoli, sono sistemati. E anche tutti coloro che volevano buttare nello stesso paiolo gli squadroni della morte sciti di matrice Usa-Sion-Iran e i patrioti libanesi del riscatto arabo.

Ascari Onu del colonialismo. Il pulmino costeggia il reticolato che, fottendosene per l'ennesima volta della risoluzione 1701, pur redatta dai sostenitori di Israele e della riduzione in schiavitù del Libano, i militari sionisti scornati hanno infilzato in territorio libanese, oltre la "linea blù" del confine riconosciuto. Devastando ancora campi e colture. Insieme ai quotidiani sorvoli, alle occasionali incursioni di terra e, crimine descritto dalla convenzione di Ginevra, la deviazione dei corsi d'acqua verso Israele , tutti in violazione di sovranità e cessate il fuoco, tutti sotto gli occhi impassibili dell'Unifil, sono l'espressione della tracotanza impunita, ma anche della frustrazione. Da non sottovalutare, comunque, perchè sono i colpi di spillo che, con ogni certezza, precedono il quarto assalto, quando alla belva ferita e umiliata gli "interposizionati" Onu (posizionati esclusivamente sul collo dell'aggredito) avranno dato tempi e occasioni per riazzannare.

A uno sputo, Metulla, sgargiante insediamento coloniale in Alta Galilea palestinese, cala lo sguardo su un cilicio di rovine che, partendo dai piedi dell'Hermon, si perde verso Tiro. Ed eccoli, i "nostri ragazzi" (appellativo che poteva valere per i coscritti della Leva, tutti noi, ma fa un po' ribrezzo se riferito ai professionisti volontari della guerra), su blindati e camionette dai vessili tricolori svettanti, eccoli i veterani degli eccidi di civili e ambulanze sui ponti di Nassiriya. Li incrociamo scendendo da Khiam verso Bint Jbeil, detta anche Nasrallahgrad. Sono i militi della risoluzione 1701, quella scritta sotto dettatura israelo-destralibanese da Bush d'intesa piena con Chirac (lasciando a quest'ultimo l'onore e l'onere del satellite prodigo), nuovi compari della rivincita colonialista contro una nazione araba che, mezzo secolo fa, ai vampiri europei aveva fatto vedere i sorci verdi, mostrando al mondo intero come si fa.

Riscatenamento colonialista mimetizzato da "intervento di pace" grazie alla più clamorosa conversione sinistra-destra vista in Italia dalla metempsicosi fascista-antifascista, mallevadore Togliatti, in qua: quella del movimento presunto pacifista, già natoficatosi contro gli afghani, in corpo di spedizione che avrebbe fatto l'orgoglio del maresciallo Graziani. Potenza magnetica della greppia Ong in corso di allestimento, anche con i buoni uffici del viceministro PRC, Patrizia Sentinelli! E della consapevolezza che se non si fosse dato retta ai padrini israelo-statunitensi di Kofi nessuno ti avrebbe risparmiato i botti delle loro truppe speciali Al Qaida contro treni o metropolitane!

La "nuova politica estera" del bombarolo e i suoi corifei di pace (israeliana). Una risoluzione festeggiata dai ciarlatani sacerdoti della "nuova politica estera" italiana: gli eterni collateralisti - e infamoni - della Tavola della pace, i cerchiobottisti vertici Arci, i piccioni viaggiatori cacasenno Cgil, il nuovamente allupato (perso il parco giochi Iraq) Ponte per... "Liberazione", "manifesto" e tutto il bertinottume ex-nonviolento, Lidia Menaguerra, Ingrao, Napolitano, Rossanda e altri "afghani" invecchiati malissimo nella melma della "riduzione del danno". Una combriccola rimpinzata dalla conversione a U afgana degli eternamente rientranti "ernestini" del PRC, i Grassi, i Burgio, i Giannini, campioni di supponenza e di codismo, banda capeggiata dal sergente clintoniano e brigadiere bushiano Massimo D'Alema, attore e celebratore dello stupro della Jugoslavia, della Nato di proiezione universale, dell'esercito di killer professionisti e dei carabinieri caput mundi. Una banda di quaquaraquà assurta da salmerie al seguito delle nuove SS, nel sostegno alla famosa "riduzione del danno", diventata guerra di sterminio contro il popolo afgano, al rango di associazione a delinquere con per ragione sociale gli entusiasmi guerreschi anti-musulmani ed anti-arabi sotto copertura Shoa e lasciapassare Onu. Una risoluzione, la 1701, firmata da Kofi Annan nel vergognoso epilogo del suo servizio ai potenti, notaio, o ex-post, o ex-ante, dei crimini di guerra euro-statunitensi, dalla Corea al Vietnam, da Haiti alla Somalia, dall'Iraq al Ruanda, dalla Bosnia all'Afghanistan e ai tribunali di giudichesse tipo Carla del Ponte all'Aja.

Un miserabile pappagallo che ripete sottovoce e impachettate nella bambagia le aberrazioni del padrone, ora sguinzagliato su Libano e Sudan (il minibertisconi, Giordano, plaudente con il temperino tra i denti all'intervento anche in Darfur), ovunque si tratti di sostituire a una sovranità renitente un mafiastato. Una risoluzione lanciata da una vergognosa Conferenza di Roma che si era astenuta dal chiedere all'Onu un'immediato fermo all'aggressione israeliana, fermo poi dilazionato per un mese da Washington, Londra e Onu, fino a quando non ci si dovette rassegnare al fatto che gli stragisti israeliani, buoni solo a bombardare dall'impunità, allenati solo a schiacciare coi cingoli bimbetti lanciasassi, proprio non ce la facevano.

Una risoluzione che, portentosamente era riuscita ad attribuire agli hezbollah il crimine massimo di Norimberga, l'aggressione, mentendo sul dato provato della cattura in territorio libanese di due soldati israeliani penetrati col preciso scopo di provocare una reazione che agevolasse una guerra discussa e preparata da mesi insieme ai capibastone neonazisti di Washington. E occultando le aggressioni, a prevalente carattere infanticida, programmati ed eseguiti tra Gaza e Beirut da un'accozzaglia di gangster, tutti inquisiti per qualche oscenità: stupro, speculazioni, abusi di potere, pedofilia, insider trading in vista dei profitti di borsa assicurati dall'imminente macello libanese. Ma l'Onu, ossequiente, come ha sacralizzato l'impostura dell'11 settembre, così ha legittimato la frode del 12 luglio 2006. Ancora, la risoluzione 1701 si "interpone" tra aggressore storico (20.000 ammazzati nel 1982, 1300 stavolta, tantissimi in mezzo) e un aggredito che ha sacrosantemente e stupendamente esercitato il diritto alla difesa, mettendo le truppe Onu solo dalla parte del confine di quest'ultimo, ponendosi l'obiettivo di disarmare solo la vittima, rendendola vulnerabile sia a nuove aggressioni esterne, sia a nuovi cannibalismi antiproletari delle cosche mafiose che hanno sgovernato il Libano grazie all'imprinting francese del 1943.

Questi militari, che concedono amabili ed ebeti saluti, rispondendo a occhiatacce che non capiscono, hanno ancora nelle orecchie l'ossessivo "dobbiamo difendere Israele, dobbiamo disarmare le milizie, dobbiamo, occupandolo, salvaguardare la sovranità del Libano" martellatogli dai vari Parisi, Rutelli, Bertisconi, Blair, Condoleezza, Annan (così anche il recente rapporto di questo pony-express della Casa Bianca) e generali vari. Baionettari della San Marco, arditi incursori, sbarcatori lagunari, tagliagole speciali, fra un po' i caramba del Tuscania, reduci degli elettrodi su testicoli somali, tutta la panòplia squadrista di un armata allevata nello spirito del G8 di Genova e incoronata da un panzerpapa che, d'accordo con i nazisionisti, ne vasellina le protesi di ferro negando all'Islam raziocinio e addossandogli violenza connaturata. Ancora una volta il bue che dà del cornuto al... leone. E pensare che il sempre preciso presidente iraniano, Ahmadinejad, alle volgarità offensive e ignoranti del bavarese ha risposto "Io rispetto il papa". Buon per lui, che ovviamente non ne è rispettato per niente.

Le bombe e i cannoni (e le risoluzioni Onu) / sono armi del padrone/ la nostra sola arma / è la rivoluzione (canzone di Lotta Continua). Lo sanno benissimo i partigiani del Partito di dio che, pure, la 1701 l'hanno dovuta accettare per porre fine alla carneficina di aggressori talmente dotati di umanità da aver concentrato nelle ultime 72 ore prima di un cessate il fuoco già sanzionato un terzo di un'apocalissi che è equivalsa a cinque bombe di Hiroshima. Un terzo, anche, di quel milione e passa di bombe a grappolo che, sanzionati dalle convenzioni internazionali, scoppiando tra piedi e mani e facce infantili e contadini, svolgono però il proficuo lavoro imperialista di sabotare il recupero economico delle popolazioni trucidate e di sfoltire un'umanità inopportuna per generazioni a venire. Lo stesso compito assegnato all'uranio in Jugoslavia, Iraq, Somalia e, ora, Libano.

Sanno che l'Unifil ha per obiettivo primario quello di finire il lavoro sporco di Israele. Un lavoro sporco iniziato con la prima invasione, nel 1978, coronata dalla strage himmleriana di Sabra e Shatila, interrotto nel 2000 dal trionfo Hezbollah, prima vittoria araba sugli energumeni "invincibili". Lavoro poi ripreso con l'assassinio di Rafik Hariri, di chiarissima marca Mossad (checchè abbia tentato di mistificare il tedesco amico della Cia, Detmer Mehlis, messo da Annan a capo della commissione Onu, poi cacciato quando i suoi "testimoni" hanno rivelato di essere stati pagati da Cia e Hariri figlio. "Manifesto" non te ne sei accorto?). Assassinio rocambolescamente attribuito ai siriani, che ne avevano tutto da perdere in quanto custodi della sovranità libanese di fronte agli appetiti colonialisti, e che, facendo fuori il pur brigantesco speculatore filosaudita che in qualche modo aveva imposto un equilibrio politico e interconfessionale al paese delle cento tribù e dei mille clan, riattivava le ferite della "guerra civile" 1975-1992. Come dettava la strategia israeliana.

Dalla "rivoluzione dei cedri" al recupero coloniale euro-statunitense denominato Unifil. Competizione interimperialistica? Quell'attentato avrebbe dovuto innescare, con la "rivoluzione dei cedri" e i miliardi di George Soros e della famigerata National Endowment for Democracy, un processo di eversione "non violenta" di quella roba fanghigliosa di destra che viene chiamata "società civile" e portare a un regime change tipo Georgia, Serbia, Ucraina. Ma, come già in Uzbekistan, la formula si rivelò logora e venne disintegrata da milionate di proletari sciti che, uniti alle sinistre e a settori cristiani patriottici, come più tardi nella Resistenza (12 furono i martiri del Partito Comunista Libanese, alleato degli Hezbollah), ricacciarono nella classiche fogne i nostalgici del sogno franco-israelo-feudale dei bei tempi di quando il Libano era il santuario del gangsterismo finanziario di mezzo mondo.

Per quella volta, e anche per la successiva, il presidente francese Chirac dovette rinviare il sogno di tornare a un Libano prima colonia e poi protettorato francese. Con la 1701 e la Grande Armada d'assalto italo-franco-tedesca (incursori, sbarcatori, portaerei, incrociatori, artiglieria di lunghissima gittata, elicotteri d'assalto, F16, carri pesanti, insomma roba da "difesa di Israele" da Beirut fino a Damasco e, forse, Tehran. E comunque roba per sistemare una volta per tutte - così si pianifica - hezbollah, comunisti e patrioti vari, quando il premier Fuad Siniora e il compare voltagabbana Walid Jumblatt avranno deciso che è venuto il momento della resa dei conti. La chiameranno nuova "primavera di Beirut", vedrete. Bertisconi avrà sussulti di orgasmo.

E ci sono sputasentenze nel "movimento" romano che cicalano di competizione interimperialista tra franco-germano-europei e gli Usa nazi-evangelico-sionisti. Sono gli stessi che svettarono ai vertici della coerenza politica trascinando nel giugno 2006 la parte più sciocca e/o più vorace dell'arcipelago "antagonista", addirittura il Forum Palestina, in una lista "Arcobaleno" per Veltroni, sindaco-fuffa per tutte le stagioni sioniste, opusdeiste, amerikane e imperialiste. Ora, perso con lo 0,6 del voto ogni credibilità politico-radiofonica, si sono ri-revisionati in anti-Unifil, nel segno della teoria della competizione tra europei e statunitensi dentro la quale bisogna aprire le solite "contraddizioni". La faccenda è più complessa di quanto appaia ai nostri accademici vernacolari. La definizione appropriata per il rapporto tra Usa e Francia (con Germania, Italia e frattaglie est-europee, tutti incondizionatamente legati al carro da morto israeliano) è di collusione-collisione. Esattamente come tra Iran e Usa in Iraq. E tutto sta ad indicare che la collisione, dati anche i rapporti di forza, è di là da venire, mentre oggi siamo in piena fase di collusione, con questi subordinati europei che, sotto la ferula Usa e Israeliana, riempiono gli interstizi aperti nel militare israelo-angloamericano dalla vincente resistenza popolare in Iraq, Afganistan, Libano, domani Sudan e Siria.

Cedere le armi? Mai! Inciampando tra la desertificazione dei quartieri sud di Beirut e di quelli che rasentano la più imponente testimonianza archeologica di Roma nel mondo, a Baalbeck, nella valle della Bekaa, vena giugulare del paese, detta anche hezbollandia, mi accompagnano le immagini e i racconti delle magnifiche donne col velo, dei bambini a colori, degli uomini in jeans che tra mezze pareti ancora in piedi e sotto tetti sfondati, irridono ai terminator allestendo grigliate di qebab tra due sassi sottratti alle macerie (macerie già rimosse, accumulate e contrassegnate da un incredibile lavoro di ricostruzione degli hezbollah, tutti volontari, Stato latitante).

Frammenti di quel popolo di un milione di sfollati, un quarto dell'intero Libano, che venne inseguito dalle armi a energia diretta, dalle bombe al fosforo e dalle bunker busters all'uranio fin sui ponti distrutti, fin nei funerali, fin nelle colonne contrassegnate Onu, fin nelle case e scuole apertegli da una fratellanza umana che è senza confronti nella parte occidentale dello "scontro di civiltà". Scontro di civiltà davvero, solo che la civiltà - solidarietà, resistenza, ospitalità, dignità, verità, cultura - è tutta qui al di là del Mediterraneo, il più possibile lontano da D'Alema, Calderoli, Bertisconi e dal Vaticano. Frammenti di quel popolo che ho visto rientrare a casa, cluster o non cluster, scavare a mani nude, muovere trattori, manovrare bulldozer, condurre camion carichi di rimasugli di esistenza, fin dalle primissime ore dal cessate il fuoco e, appunto, cucinare qebab da offrire insistentemente e con i sorrisi più caldi del mondo, sorrisi arabi, sorrisi del Terzo Mondo, al primo venuto con l'irriverente videocamera tra le mani.

Beirut Sud dove tutto è incominciato. Il sindaco di Ghobeiry, quartiere rivoluzionario di Sud Beirut, Abu Said al-Khansa, è una vecchia conoscenza. Da anni accompagna la comitiva del giornalista Stefano Chiarini (barchetta dalla rotta certa e resistente nel manifesto alla deriva) "Per non dimenticare Sabra e Shatila" nel percorso di dolore e memoria che è riuscito a strappare i quasi 3000 della Marzabotto di Israele alla discarica in cui lo Stato delle destre li aveva sepolti, fossa comune oggi riscattata a solenne e fiorito sacrario. Qui si incontrano le madri, le spose, i figli del più schifoso crimine israeliano nella storia del conflitto, con coloro che ne hanno condiviso la sorte oggi, nella ripetizione di Qana, base Unifil con dentro centinaia di disperati in fuga dalle bombe, ma da queste inseguiti fino alla morte, anche di 37 bambini. "L'impunità, dice Stefano, nello spiazzo dei martiri riscattato anche per merito suo, conduce alla ripetizione del delitto. Perciò la nostra solidarietà con le vittime e con la Resistenza è totale". Dell'impunità ne sanno qualcosa i Begin, gli Shamir, gli Sharon poi premier di un regime madre di tutti i terrorismi, quando già negli anni '40 e '50 bruciavano villaggi e massacravano arabi peggio di Riccardo Cuor di Leone, sterminatore di Acri (mentre il vittorioso Saladino risparmiò tutti i cristiani).

Il lavoro sporco di Israele e degli Usa. L'Unifil della spedizione che ha ridato impeto virilista anche a Bertinotti, già nonviolento integrale e propagandista indefesso di ogni antivirilistico particolarismo sessuale, è intervenuta là dove le mazzate dei robocop israeliani avevano fallito. Il che fare essendo: eliminare la Resistenza, cioè le venticinquennali difese del Libano dal mostro espansionista, dare respiro a un'Israele squilibrato dalla virulenza revanscista della popolazione contro i suoi fallimentari boss militari e politici, in vista della ripresa bellica. E, in subordine, far parlare di multilateralismo, ricupero dell'Onu, politiche mediterranee di pace, per inbrogliare il colto e l'inclita e anche per oscurare il bagno di sangue allestito da uno Stato canaglia a Gaza, quello dei cento torturati, trapanati e ammazzati al giorno dagli squadroni della morte a guida irano-statunitense in Iraq, nonchè l'irresistibile avanzata della resistenza in Iraq, più 25% di azioni anti-occupazione dal 2005, e in Afganistan.

Ma soprattutto l'Unifil deve ristabilire in Libano un equilibrio filo-occidentale sconvolto dalla demografia e dall'unità nazionale, consolidatasi attorno alle uniche politiche sociali e di difesa del paese mai attuate: quelle degli hezbollah e dei loro alleati laici, nasseriani e comunisti. Rimettere in arcione i vecchi capiclan maroniti, guidati da quel pararatzinger che è il patriarca falangista Sfeir, liberare il primo ministro cristiano, Siniora, uomo del clan Hariri - una roba alla Diukanovic, il contrabbandiere a capo del Montenegro - dal condizionamento delle forze patriottiche, rilanciare il capodruso Jumblatt a capofitto contro presunte ingerenze siriane, coprire i dinamitardi israeliani, già entrati in azione a Sidone e a Damasco, sotto la consueta sigla di Al Qaida e co.

"Non c'è libertà senza armi". Tutto questo agli hezbollah è perfettamente chiaro quando spiegano, con il sindaco Al Khansa, che "l'Unifil non è altro che lo strumento per trasformare la vittoria militare di tutto un popolo, quella che ha dato speranza e slancio a tutta la nazione araba e oltre, in una sconfitta politica. Lo ripete in termini anche più espliciti Wafa al Jamal, responsabile politico Hezbollah per la valle della Bekaa, qui, a Baalbek, culla della Resistenza e "capitale di libertà". Qui dove, tra i ruderi della civiltà romana e tra i campi di mais ora disseminati di mine sparate dal cielo; qui dove è stato distrutto un terzo della città, mille abitazioni, le attività industriali, artigianali, commerciali, anche il supermercato con sotto il rifugio antiaereo, tra le cui rovine ora rovista quella piccola donna tutta nera con il suo bastoncino per rimuovere la polvere, i calcinacci, da sopra una coperta, un quaderno... E' successo che, quando fu bloccato dalle armi della Resistenza, Israele prese ad accanirsi sui civili. Dice Al Jamal: "Nè l'invasione, ne Unifil hanno niente a che fare con la cattura dei due soldati israeliani o con la difesa di Israele. Hanno a che fare con la Rice quando proclama che queste sono le doglie del grembo dal quale nascerà il Nuovo Medio Oriente. Il Medio Oriente ricolonizzato.

Quali sono i principali paesi della spedizione Onu? Francia, Italia e Germania. I tre più stretti e incondizionati alleati di Israele, insieme agli Usa. Francia e Italia hanno accordi militari strettissimi, la Germania si assume il ruolo di debitrice eterna di Israele e gli fornisce armamenti e sommergibili per il lancio delle atomiche. Sinistre e destre in quei paesi sono concordi nell'alleanza privilegiata con un paese che da sessant'anni aggredisce, commette genocidio in Palestina, ci bombarda, detiene 10.000 prigionieri senza processo da decenni, tortura, pratica il peggiore razzismo. No l'aggressione e l'Unifil hanno a che fare con un solo obiettivo: la testa e le armi della Resistenza. Noi siamo più determinati che mai a tenere le nostre armi per difendere la patria. Andremo in paradiso armati. Non c'è libertà senz'armi". E' il controcanto all'orrida classe politica che ci ritroviamo, quella per la quale senza armi da far sparare sulla gente nel mondo degli "interessi italiani", invece, non c'è governo, non c'è profitto, non c'è patrocinio Usa.

C'è il rischio di farsi saltare per aria dal dipartimento Cia "Al Qaida". Mi permetto il lusso nostalgico, dopo tanta polvere di rovine di oggi, di una visita alla nettezza ritagliata nel cielo dei templi romani. Ammirati per la prima volta nel luglio 1967, appena uscito dalla guerra dei sei giorni, un orrore, quello sì, che rovinò la storia del mondo. Le macerie sono dietro l'angolo. I barbari hanno colpito a due passi, facendo vibrare e incrinando capitelli e colonne. Difficile dire chi abbia imparato da chi, se costoro dai nazi di Coventry, dallo stragista Churchill di Dresda, o dai cavernicoli a stelle e striscie che hanno polverizzato, con i musei, le biblioteche, i siti archeologici di sei millenni, la civiltà mesopotamica. O se costoro da quelli di Palestina e di Jenin. Hanno in comune l'obiettivo degli impotenti: cancellare la potenza dell'altro, che è intelletto, identità, storia collettiva, costume, etica ed estetica, creazione. Cancellare insieme a un paese anche la sua anima. Specchiarsi nel vuoto per non doversi riconoscere per quello che si è: la morte.

Il reticolato di coloro per cui il ghetto è diventato l'ordinamento del mondo serpeggia per valli, piani e colline e in parallelo, dal nostro lato, si snoda l'interminabile solco delle distruzioni. Sono passati pochi giorni dall'avventarsi della belva, ma già hezbollah, amministratore da decenni di questi abitati, ha sgomberato tutte le strade, ha lanciato ponti provvisori, ha colmato voragini, ha segnato con bandierine i luoghi sospettati di albergare bombe a grappolo, ha iniziato la ricostruzione avendo dato intanto a ogni sfollato quanto basta per un affitto annuale, o per ricostruire. Stato libanese lontanissimo. Solo qualche pattuglia. E gli ufficiali sono in maggioranza maroniti. Anzi, Protezione Civile Nazionale sotto accusa per aver distribuito i soccorsi agli elettori del clan Hariri... Come Arcobaleno di dalemiana memoria. A Qana, base della vecchia Unifil, dal ruolo allora più innocente e più passivo, c'è il sacrario dei cento e passa, donne bambini e vecchi che, durante uno dei 17.000 bombardamenti e violazioni israeliani dal 1967, si erano rifugiati nella sicurezza dei caschi blù. Sicurezza per chiunque, tranne che per Israele: oltre cento trucidati, oltre cento sepolcri di pietra. Un ripensamento? Qualche rincrescimento? Una crisi di coscienza? Figurarsi: "l'impunità produce ripetizione", come ammonisce Chiarini e come sanno dalla propria pelle alcuni milioni di arabi. Il posto di osservazione dell'Unifil viene disintegrato, quattro caschi blù uccisi, nonostante ripetute richieste di cessare il tiro al bersaglio.

L'Onu deve imparare a star zitta. Kofi Annan ha imparato già da tempo. E' ancora con un'ombra di incredulità negli occhi, di fronte al troppo enorme per un giusto, che il fruttarolo di lì accanto ci racconta la ripetizione dell'eccidio. "Sapevano che non c'erano nè combattenti, nè lanciarazzi a Qana. Glielo aveva garantito l'Unifil. Sono venuti ripetutamente e hanno centrato l'edificio pieno di famiglie. Hanno sepolto vivi tutti, 37 bambini compresi. Poi sono venuti a vedere dall'alto i funerali in fossa comune. Altri funerali di altri stermini sono venuti a colpirli. Da quello che si è potuto vedere nelle televisioni internazionali, questa volta, però, la strage gli si è ritorta contro, magari non tra i politici, tra le gente di sicuro..." E il primo, tra questa gente, è stato, come era da aspettarsi, il presidente della rivoluzione bolivariana in Venezuela, Hugo Chavez. Primo a Damasco, a Tehran, primo e unico a ritirare il suo ambasciatore dalla capitale dei farabutti, primo nei cuori degli arabi e sulle magliette del Libano.

Nasrallahgrad, la storia si capovolge. Bint Jbeil, Nasrallahgrad, come Stalingrado. Città martire, città eroe. Gli si sono accaniti contro con tutto quello che l'esercito più potente e più sanguinario del mondo poteva produrre di strumenti di devastazione. Per trenta giorni. E non ce l'hanno fatta contro un esercito di contadini, negozianti, artigiani, studenti, ragazze, operai. Gente che da sempre sta lì, in quei campi, in quei centri, lì vive e lavora e agisce politicamente. E, dunque, militarmente. Gente che difendeva le proprie case, i propri campi e, quando questi erano devastati, la propria dignità. Oltre la vita individuale, per la vita collettiva, una cosa che nell'Occidente dei "diritti umani" non si concepisce più. Hai voglia a sbraitare che Hezbollah si fa scudo dei civili. Sono gli "indigeni" che combattono. Piuttosto si pensi ai ragazzini palestinesi legati dall' IDF sui propri blindati, o agli arabi israeliani di Galilea cui, diversamente dai coloni, erano negati i rifugi anti-missili. Si pensi ai 1300 morti ammazzati da Israele, solo 80 combattenti, tutti gli altri civili. E ai 138 colpiti dalla Resistenza, oltre cento militari. Chi è che da sessant'anni va a caccia di civili? Chi ne fa la sua specialità dalla Palestina all'Iraq, dall'Afghanistan alla Jugoslavia, da Cuba a tutta l'America Latina, dalle Torri Gemelle a Madrid, Londra, Bali...? A Bint Jbeil, grande paese, in faccia alla Palestina occupata, la dignità, la libertà, la vittoria le si sono pagate con tutto. Ho visto Dresda, prodigio barocco polverizzato a fine guerra da Churchill quando non c'era più niente, oltre agli sfollati e ai morti di fame, da bombardare. Un crimine contro l'umanità sfuggito ai giudici di Norimberga. Bint Jbeil, in scala, è lo stesso.

Non una casa intatta, quasi tutte disintegrate. Siamo a pochi giorni dagli ultimi rabbiosi sfoghi degli assalitori in ritirata, la polvere che annebbia tutto il colle su cui è appesa la città e impesta naso e occhi non è però di esplosioni. E' di ricostruzione. Bint Jbeil sembra un formicaio impazzito: un groviglio di trattori, autocarri, ruspe, spettri umani nella lattigine che si muovono, operano ovunque si riesca a distinguere qualcosa. Sono tornati, subito e in massa, gli sfollati, i sopravvissuti, e hezbollah è al lavoro come ieri era al combattimento e l'altro ieri all'amministrazione socialmente più progredita di tutto il paese. Non dare al nemico la soddisfazione di una traccia di rassegnazione, di cedimento. Sapere che tornerà, più feroce che mai, e ricostruire e reinstallarsi lo stesso. Probabilmente questa irriducibilità è l'arma più potente che sia data a un aggredito. Quella che alla fine vincerà. Purchè non intervengano i parassiti del "dialogo anzitutto".

Già, dialogo tra pietre e carri armati!. Tutti ci salutano con l'euforia di chi sa di mostrarsi vivo e valido. I camion si fermano e il conducente mi invita a terminare con calma la ripresa. Sotto un arco largo un metro, reperto dell'era crociata forse, l'unica cosa che rimane di un'abitazione, anche qui una famiglia cucina. Hanno perso tutto, anche amici, congiunti. Ma la vittoria, il lavoro per il futuro gli danno la forza di ridere. Calcinacci, testimoni di barbarie, diventano giochi per i bambini. Ci invitano. Affettuosamente. Eccola, la trincea della civiltà. E come altre trincee, la provincia irachena di Anbar, Falluja, Khaim, Ramadi, Mossul, Bint Jbeil ha riacceso la speranza, la coscienza e la volontà araba. Mille manifestazioni da Rabat a Bagdad, regimi clienti degli Usa in crisi, orizzonti che si aprono per la nazione araba, per il mondo degli oppressi, dal Medio Oriente della rivincita libanese all'America Latina di Cuba, del Venezuela, della Bolivia. Ieri erano Nasser, Boumedienne, Gheddafi, i fedayin dell'Olp, i Tanzim delle intifade, Saddam, il Baath, oggi sono i partigiani iracheni, del Baath e dell'Islam, gli hezbollah, Amal e i comunisti del Libano, Hamas e il Fronte Popolare. Matrici ideologiche diverse, obiettivi comuni, volontà di masse che si scelgono via via gli strumenti della liberazione. C'è poco da sfrucugliare.

Da Rashidìe con amore. Rashidie è il campo palestinese più a Sud, sotto Tiro, a una fiondata da Israele. Hanno bombardato anche qui, c'erano abituati i profughi del '48 e generazioni successive, da allora. Ma l'Onu ha detto niente, mai. Neanche dello sbertucciamento delle sue risoluzioni a favore di questi erranti perpetui. Lo governa Sultan Abu Ainain, capo di Fatah per tutto il Libano, già condannato a morte dai governanti di Beirut, ora esonerato. Forse a caro prezzo. Corre voce che abbia dovuto acconsentire sotto le solite pressioni Onu (Israele e Usa) a far entrare nei campi dei 400.000 profughi senza diritti e senza occupazione, finora assolutamente autonomi e liberi da interferenze interne, reparti dell'esercito libanese. E a fargli erigere basi permanenti. Già quando sono entrato a Rashidìe ho dovuto farmi controllare da un inedito posto di blocco dei militari di Beirut. Sarebbe un colpo tremendo all'agibilità politica e all'autonomia organizzativa dell'Olp. Qui a Rashidìe, come negli altri campi in Libano, Ein al Heloue, Bourj al Bourajneh, Shatila, Mie-Mie, i palestinesi hanno aperto i loro campi, gia sovraffollati per la proibizione di costruire, a profughi del Sud braccati dalla ferocia israeliana. Con la stessa appassionata solidarietà dei siriani e dei cittadini di Beirut, di Tripoli, delle altre città libanesi. Solo che nei campi palestinesi la solidarietà saliva da un fondo di povertà e privazioni senza uguali nel mondo, se non in Iraq e Palestina. Vedendo questa ricostruzione, questa organizzazione, questa fraternità, si pensa a New Orleans, a Katrina, si confronta Nasrallah con Bush... e si ripensa allo "scontro di civiltà". Pare che il governo libanese abbia promesso ai palestinesi, in cambio di una loro astensione dai combattimenti, l'pagognato riconoscimento dei diritti di tutti i cittadini libanesi. Chissà se è vero. Chissà se è un bene.

Le armi proibite dei terroristi. Non c'è solo quel milione di bombe a grappolo seminato per tagliare le gambe al futuro di un popolo arabo non sottomesso. Ci sono, raccontate da tanti medici emersi dal fuoco della battaglia e testimoniate dai corpi devastati di mille vittime, le "armi non convenzionali" che i vandali di Israele hanno avuto dagli Usa dopo la sperimentazione in Iraq (documentata da Sigfrido Ranucci, mio amico e coraggioso giornalista di Rainews24). A Tiro, dove la porpora dei tempi omerici è diventata nuovamente sangue, come ai tempi dei brigantaggi crociati, c'è il grande ospedale Hiram. Il primario è il Dr. Ibrahim Faraj, chirurgo, che ci parla, al sottoscritto e a Marcello Sordo, inviato degli Scienziati contro la guerra, dell'ulteriore crimine israeliano, l'uso da Gaza a Beirut delle armi segrete. Il suo italiano è perfetto, italiana è la moglie, italiani, a Torino, sono stati i suoi studi. La giovialità, l'ironia, la passione per il verbo di Ippocrate sono suoi, sono arabi. L'ambasciata italiana gli aveva detto di partire con l'ultima nave che lasciava Tiro all'alba dell'armagheddon sionista. Rifiutò, fece partire i suoi, rimase per tutti i 33 giorni nell'ospedale.

Gli israeliani lo avvertirono ripetutamente: gli rasero al suolo otto palazzi tutt'intorno, gli telefonarono per dirgli "vattene, o sennò..." Non se ne andò. Era preparato: da giorni gli israeliani bombardavano ospedali, sparavano ai soccorritori; da anni facevano saltare in aria le ambulanze in Palestina. Roba che neanche la Wehrmacht. Dal telefonino di Faraj escono foto agghiaccianti, spesso di bambini, feriti dagli arti smozzicati, dalle ustioni nere che ustioni non sono, dagli organi interni seghettati o rattrappiti, dagli arti seccati e friabili come grissini, dalle lesioni senza proiettili, senza schegge. "Sono sicuro, insieme ai miei colleghi di Beirut, Sidone, Baalbek, che hanno usato armi non convenzionali. Le ustioni di superficie su corpi intatti fanno pensare al fosforo bianco: stessi sintomi di Falluja. Poi ci sono enormi ferite senza traccia di schegge e di qualsiasi impatto fisico, organi interni sminuzzati, pure senza schegge, e si devolno sospettare armi a microonde, o a energia diretta, quel "raggio della morte" che da tempo qualcuno auspica, insieme alla armi del dolore, per il controllo di manifestanti. Altre ferite si sviluppano in cancrene improvvise e ingiustificate, inarrestabili e emanano un odore mefitico, insopportabile, di marcio e queste potrebbero essere state provocate da armi chimiche. Tutto in plateale violazione di ogni convenzione e di ogni diritto. Mi auguro che a livello internazionale si vogliano intraprendere analisi che approfondiscano l'argomento e forniscano le basi per portare Israele davanti ai tribunali internazionali per i suoi crimini di guerra e contro l'umanità. Il coraggioso medico parla chiaro e con foga.

Alcuni suoi colleghi pure. Altri meno, forse tengono conto della "raccomandazione" del governo di "tacere su eventuali armi non convenzionali"... Ricordano gli occultamenti del governo di Belgrado arresa sulle patologie da uranio e chimica a Pancevo e Kraguejvac. Ma Marcello ha steso un rapporto. Intanto "Amnesty International", dopo aver rimproverato un po' Israele, ha diffuso un rapporto che accusa Hezbollah di crimini di guerra per aver sparato missili contro le città israeliane. Senza pudore. E ai governanti colonialisti e loro reggicoda di sinistra è passato sulla coscienza decomposta un brivido di soddisfazione. Un colpo al cerchio e dieci alla botte. Ma Amnesty non è quella che individua decine di prigionieri di coscienza a Cuba e neanche uno in Palestina? Non è quella che, come prima iniziativa sul massimo crimine di guerra, l'aggressione angloamericana all'Iraq, non ha che saputo definire "delinquenti" i partigiani iracheni, "perchè combattono senza uniforme"? Un bel cuscino sotto al culo dell'imperialismo, con solo qualche bozzo, di tanto in tanto.

Da tanti anni non faccio che affondare gli occhi su voragini di pena e di infamia. Sempre e solo di marca euro-israelo-atlantica. Non che non ce ne siano altre, ma stanno a quelle "nostre", anche storicamente, come una capanna a un grattacielo. Siamo quelli delle guerre di inciviltà, siamo capaci di ferocia più di chiunque sotto altri paralleli. A Sidone, nell'ospedale diretto da Ghassan Hammoud, mi aggiro con il dr. Ahmed tra i mutilati delle bombe a grappolo, mine antiuomo bandite dal consesso umano e arrivate da terre e per i cieli italiani: Camp Darby, base degli Usa per grazia di Andreotti e seguenti. Stanno, donne, uomini, bambini, rannicchiati nel dolore, intubati, le gambe ingessate, steccate, sotto tiraggio, lacerazioni rosse e blù qua e là sulle braccia, sul collo, sul ventre, qualche occhio bruciato. "Pare che finora, tutto quello che la famosa comunità internazionale è riuscita a fare sia stato lo sminamento di un 0,4% del territorio.

Sono state allagate di queste cluster oltre 480 località. La gente, i contadini, si stanno ingegnando da soli per segnalare le mine e anche per neutralizzarle. Con i pericoli che comporta l'incompetenza. A oggi, a un mese dalla tregua, le cluster hanno ucciso 13 persone e ferite oltre 80. Gli israeliani uccidono nel tempo, serial killer si direbbe. Ma tutto questo non ha impedito a 800.000 persone di tornare alle loro case, o macerie, due minuti dopo la proclamazione del cessate il fuoco". C'è una bimba di sette anni con un occhio chiuso e uno semiaperto, è fasciata come una mummia egizia, l'hanno ricuperato da sotto le macerie. E' in coma. Aveva il cervello per metà fuori dalla scatola cranica, l'avevano presa per morta e portata all'obitorio, dove qualcuno l'ha vista muovere. Il dr. Ahmed l'ha operata. Ora è in rianimazione e si spera che viva, pur con probabili danni cerebrali. Ma qui conta vivere, in ogni modo e a tutti i costi. Ogni vita riconquistata è di scorno al nemico.

Bersaglieri nel 1982, Sabra e Shatila. San Marco oggi... Talal Zalman è secco, alto, austero, fino a quando non si apre nel sorriso dei gentili e dei sinceri. Un sorriso di bambino a qualcosa come 70 anni. Da prima della guerra civile il giornale che da sempre dirige, As Safir, progressista, accanto a ogni resistenza araba, è il più corretto e prestigioso dell'area mediorientale. Ho avuto il privilegio di fargli da corrispondente da Roma sul finire degli anni '70. L'ho conosciuto quando, per Lotta Continua, riferivo di quella che veniva definita una guerra civile interconfessionale, ma che invece era un a guerra di classe tra rivoluzionari palestinesi e libanesi e l'arcaica e corrotta borghesia cristiano-sunnita teleguidata dal Mossad e capeggiata dai fascisti di Geagea e Gemayel (quelli che "Liberazione" ama intervistare senza chiose, rifiutando invece le interviste a Slobodan Milosevic, "per non appiattirsi sul dittatore", così Rina Gagliardi).

Vennero allora, nel plauso di tutti e nel sospetto di As Safir, i bersaglieri di Angioni, con i francesi e i marines. Vennero "per difendere i campi dall'invasore israeliano". Poi, coperta l'uscita dal Libano di Arafat e dei militanti palestinesi, imposta da Israele, Francia, Usa (sempre gli stessi, altro che Onu), hanno tolto il disturbo. Così Sharon - "uomo di pace" per Bertisconi -ha potuto aprire Sabra e Shatila alla mattanza dei suoi sicari falangisti. Cacciati i fedayin, massacrati vecchi, donne e bambini, insomma compiuto il lavoro della "comunità internazionale", bersaglieri, francesi e marines sono tornati a Beirut. A custodia delle fosse comuni e della sconfitta palestinese. Innocenti? Gli hezbollah non lo pensavano e almeno a statunitensi e francesii hanno fatto pagare il giusto conto: 240 marines e 60 francesi. La storia si ripete pari pari, solo che adesso la "comunità internazionale" è arrivata con mezzi da guerre stellari. Gli italiani la sfangheranno anche stavolta?

Giornalisti e coristi. Quello che la spedizione in Libano ha manifestato è l'evidenza del disfacimento delle sinistre, del loro tradimento, del loro suicidio. E dei loro media. Dal capobranco "Liberazione", talmente infeudato al cinico opportunismo entrista del monarca Bertinotti da dover essere ormai classificato tra le gazzette fiancheggiatrici di guerre, imperialismi, depistaggi verso temi oscuranti, devianti e deformanti cui viene riconosciuta una strumentale centralità (glbt, pacs, nonviolenza, globalizzazione senza imperialismo, società civile, machofemminismo), allo stesso "manifesto", imbrattato da ambiguità e veri e propri cedimenti al "senso comune", come quello Zvi Schuldiner che definisce "criminali" gli hezbollah, o quei paginoni che diffamano coloro che mettono in dubbio, insieme a uno tsunami di contestatori di altissimo livello, la verità bushiana sull'11 settembre, crocevia della fine del mondo, o quelle fanfare onusiane a favore dell'intervento in Libano, o, ancora, le pervicaci difese rossandiane dell'autenticità e autonomia dell'agenzia Cia Al Qaida.

"Liberation", il da sempre equivoco giornale filoisraeliano di Rothschild, capobanda della finanza imperialista mondiale, non per nulla sta sull'orlo della bancarotta. E' il simbolo della crisi dei media fintoradicali che il "manifesto" cerca di arginare, non raddrizzando la sua curvacea linea tra resistenze e compiacenze, ma facendo appello a uno spirito di corpo che ormai si fonda più sulla nostalgia e sul consenso di un pubblico sempre più radicalchic, di stampo bertinottiano, che su coloro che da una testatina "quotidiano comunista" si aspettano informazioni e indirizzi di verità e rottura. Voglio perciò chiudere questo racconto con le parole di uno che ha subito più attentati alla vita di quasiasi giornalista libanese: Talal Zalman, che del giornalismo ha mantenuto principi e regole che rispondono al suo dovere naturale di cane da guardia del potere, di qualsiasi natura e mistificazione sia. "Non c'è paragone con quello che il popolo arabo, in questo caso palestinese e libanese, ha subito in termini di violenza e sofferenza. Non c'è misura che possa dirci quanto la resistenza di questo popolo abia cambiato le carte in tavola a livello regionale e anche mondiale. Più aumentavano di ferocia i crimini israeliani e piu il popolo emergeva dal suo dolore e dalle sue distruzioni con la determinazione a resistere. Tanta gente è morta nelle sue case perchè non voleva lasciare la propria terra. Resistenza contro Israele, ma anche contro le congiure internazionali e la complicità di molti regimi arabi. Israele intendeva sfruttare le contraddizioni interne alla società libanese dichiarando che la sua guerra era solo contro gli sciti. Sperava di innescare una nuova guerra civile, alla maniera degli Usa in Iraq. Invece, suscitando una maturità politica insospettata, ha provocato la solidarietà tra libanesi di tutte le confessioni. I miserrimi campi palestinesi si sono aperti ai profughi, i cittadini hanno condiviso tutto con tutti.E non c'era un profugo, con il suo carico di macerie e di lutti, che non levasse la mano nel segno della vittoria. Chi lo accoglieva era orgroglioso di partecipare non a una beneficienza, ma a una lotta vittoriosa. Già oggi non c'è più un solo sfollato che non sia tornato a quel che resta di casa sua. Il popolo libanese ha perso miliardi, ha visto il suo paese raso al suolo, 50 milioni al giorno ha perso soltanto il porto di Beirut, chissà quanto le decine di migliaia di pescatori, economia fondamentale del Sud, impediti dai cannoni israeliani a rifornire la comunità di viveri. Una comunità privata di cibo, farmaci, acqua, energia, annegata nell'inquinamento dall'aria e dal mare da un attacco coscientemente genocida colntro le infrastrutture della sopravvivenza, ma anche una comunità fiera di essere stata il primo popolo arabo a resistere per 33 giorni e a vincere contro un nemico potentissimo e senza l'aiuto di nessuno. Quanto alla risoluzione 1701 e all'intervento Onu, l'abbiamo dovuto accettare, ma restiamo diffidenti. Cosa vogliono davvero? Cosa verrà dopo? Cosa significa quell'immenso dispiegamento di forze? Troppe navi, troppe truppe, troppe armi. Hezbollah non ha cacciabombardieri o incrociatori.

Ma nessuno s'illuda. Abbiamo battuto Israele non con un esercito, ma con la gente dei villaggi e delle città, con combattenti non salariati, ma motivati dalla libertà, non dall'odio razzista e dall'usurpazione come gli altri. Questa è una realtà da tener presente per il futuro, sul piano tattico, qui e ovunque, quando gli aggressori ci riproveranno. Il popolo libanese ha inventato un nuovo modo di affrontare il nemico, una lezione per tutti gli oppressi. All'Unifil converrà mantenere il ruolo che ufficialmente vanta. Così parlò un giornalista. L'ultimo saluto di Beirut ce lo danno i giovani del Partito Comunista Libanese, assembrati tra fiaccole, bandiere rosse, inni di lotta, lungo una strada centrale nel quartiere di Hamra. E' pieno di ragazze in mimetica ne magliette del Che e di Chavez. Mimetiche da combattimento, non di moda. Non sono moltissimi, ma sono giovani, avanguardie, hanno combattuto accanto a fratelli islamici che più pluralistici non si può, combatteranno. Occhio, Unifil, non ci provare. Noi, intanto, possiamo dare una mano opponendo al berlusconismo prodian-bertinottiano il rifiuto di pagare con la salute, la scuola, le pensioni, i trasporti, i servizi, la guerra ai libanesi. I compagni di qua, oltre alla verità, solo questo ci chiedono. Ogni sottrazione ai nostri diritti e bisogni e un aggiunta ai proiettili contro la libertà del Libano.

Fulvio Grimaldi

(Grimaldi attualmente non ha un blog personale. Su comedonchisciotte si può trovare una buona raccolta di suoi pezzi molto interessanti).


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Autore Albero
Kolza
Inviato: 21/9/2006 23:48  Aggiornato: 21/9/2006 23:48
Mi sento vacillare
Iscritto: 2/6/2004
Da: MMMMMMonza
Inviati: 916
 Re: Libano, delitto e castigo
Non penso che Hezbollah sia completamente innocente, ma la reazione di Israele è stata, a dir poco, esagerata, così, da agnostico, ho ripreso in mano la Bibbia e ho trovato questa frase, la cui risposta è tutt'ora sospesa nell'aere...

Dal Libro di Giobbe
«Perché han lunga vita i malvagi, giganteggiano, crescono in ricchezza? La loro prole è assieme a loro, stabile, riescono a vedere i propri discendenti. Le loro case non conoscono la paura, lo scettro divino non li minaccia»...

Di più solo il silenzio
Kolza

Redazione
Inviato: 22/9/2006 0:08  Aggiornato: 22/9/2006 0:08
Webmaster
Iscritto: 8/3/2004
Da:
Inviati: 19594
 Re: Libano, delitto e castigo
KOLZA: "Perché han lunga vita i malvagi, giganteggiano, crescono in ricchezza? La loro prole è assieme a loro, stabile, riescono a vedere i propri discendenti. Le loro case non conoscono la paura, lo scettro divino non li minaccia»...

Ho capito, ma..... la risposta non c'è?

Cassandra
Inviato: 22/9/2006 0:31  Aggiornato: 22/9/2006 0:31
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 10/5/2006
Da:
Inviati: 1551
 Re: Libano, delitto e castigo
Ho capito una cosa.
Che siamo pochi, pochi, pochi.

E ho versato anche una lacrima per la stampa italiana.

"Il buon senso c'era; ma se ne stava nascosto,
per paura del senso comune" (Alessandro Manzoni)
Pendolo
Inviato: 22/9/2006 0:39  Aggiornato: 22/9/2006 0:39
Ho qualche dubbio
Iscritto: 13/11/2005
Da: Giu' al nord
Inviati: 100
 Re: Libano, delitto e castigo
Ho letto con attenzione l'articolo, che trovo davvero interessante , quanto meno perche' ci racconta cose che nei giornali difficilmente si potra' leggere, ma piu' passa il tempo e non riesco a farmi un opinione coerente di cio' che accade,vi sono cosi' tante sfaccettature della situazione da rederla indecifrabile,forse sara' il continuo bombardamento mediatico mussulmano=terrorista, ma confesso di essere sempre piu' confuso e non vedo come vi possa essere una via d'uscita per la pace in quella parte del mondo.
Un saluto Francesco.

Fesso si , ma con Nesquik
Kolza
Inviato: 22/9/2006 0:49  Aggiornato: 22/9/2006 0:50
Mi sento vacillare
Iscritto: 2/6/2004
Da: MMMMMMonza
Inviati: 916
 Re: Libano, delitto e castigo
Caro Massimo,

Purtroppo la risposta manca:
http://it.wikipedia.org/wiki/Teodicea

D'altronde il libro di Giobbe è una vera e propria disputa teologica sul fatto che possa esistere il mondo con tutta la sua malvagità senza negare l'esistenza di un Dio (buono o meno). Alla fine del libro c'è un lieto fine, Giobbe recupera più di quanto aveva perso, ma nessuno riesce a spiegare perchè lui abbia dovuto soffrire (la divina volontà è imperscrutabile). Lo stesso Dio non spiega perchè lo abbia messo alla prova così pesantemente, evidenziando comunque la limitatezza della sapienza umana (impone sacrifici purificatori ai tre saggi accorsi da Giobbe per fornire una giustificazione "umana" all'opera divina).
Qui, secondo gli interpreti, risiede il valore del libro di Giobbe. Allo stesso tempo è e non è una consolazione. E' un lamento, ma anche una speranza.
Per chi, come il Doktor Faust, anela a conoscere quanto possibile tutto lo scibile, il tarlo del PERCHE' rimane. Forse proprio per questo (la mancanza della risposta) la figura di Giobbe ha conservato un certo fascino presso gli esegeti cristiani.
Sicuramente non può essere un conforto per coloro che soffrono ingiustamente. Soprattutto se coloro che infliggono tanta sofferenza si ritengono il Popolo Eletto.

Detto ciò, detto molto (forse troppo)
Kolza

Trimegisto
Inviato: 22/9/2006 6:47  Aggiornato: 22/9/2006 6:47
Ho qualche dubbio
Iscritto: 8/11/2004
Da: San Francisco
Inviati: 119
 Re: Libano, delitto e castigo
Io, intanto, aspetto di vedere qualche post che ci segnali indizi di cospirazione del NWO, Illuminati, massoneria ecc. ecc. nell'articolo di Grimaldi.

Sento gia' che a qualcuno prudono le mani... insomma, dai, e' chiaro, no?

Si riapra la gara a chi raggiunge per primo i 5000 post: il vincitore ricevera' una maglietta con scritto "Luogocomune sono io... e voi non contate un cazzo!"

P&L

"Everything has Beauty, but not everyone sees it."
Confucius
Trimegisto
Inviato: 22/9/2006 7:00  Aggiornato: 22/9/2006 7:00
Ho qualche dubbio
Iscritto: 8/11/2004
Da: San Francisco
Inviati: 119
 Re: Libano, delitto e castigo
Condivido, comunque, il giudizio di Massimo su Grimaldi (quanto mancano la sua voce... e i suoi cani) ed apprezzo la validita' delle sue parole e la rappresentazione dei fatti, che rispecchiano paro paro quanto riportatomi da amici (e profughi) libanesi.

Che le notizie possano sempre girare libere su internet... e che qualcuno si preoccupi di diffonderle.

P&L

PS

adesso i soliti potranno nuovamente ribadire l'antiebraicismo di LC su qualche altro sito (e il mio essere in torta con gesuiti, cia, illuminati e carrozzone vario )... evvai con la giostra!

"Everything has Beauty, but not everyone sees it."
Confucius
bandit
Inviato: 22/9/2006 9:07  Aggiornato: 22/9/2006 9:07
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 28/11/2005
Da:
Inviati: 1649
 Re: Libano, delitto e castigo
uomo di pochi dubbi, Grimaldi
[se un commento "personale", e comunque ricavato da null'altro che la lettura del suo articolo, è consentito]

corsy80
Inviato: 22/9/2006 9:29  Aggiornato: 22/9/2006 9:29
Ho qualche dubbio
Iscritto: 23/8/2006
Da:
Inviati: 41
 OT
Salve a tutti…Fabio Volo su RadioDeejay ha appena affrontato l’argomento “verità alternative sull’ 11 Settembre” in una chiamata con la conduttrice di Report..

Sembra poco? A me no, affatto. E poi ha anche detto, oltra a fare una grande pubblicità alla trasmissione, che dopo ne riparlerà!
R.Deejay viene ascoltata da un sacco di gente…non male

JILL: Suppongo che lei abbia avuto a che fare con molti terroristi...Quanti terroristi reali ha incontrato,Sam? /SAM: Terroristi reali? /JILL: Si…/SAM: E’ soltanto il mio primo giorno…[ BRAZIL, Terry Gilliam, 1984 ]
Satirus
Inviato: 22/9/2006 9:34  Aggiornato: 22/9/2006 9:38
Mi sento vacillare
Iscritto: 24/4/2006
Da: Luogocomune
Inviati: 511
 Re: Libano, delitto e castigo

pseudoTale
Inviato: 22/9/2006 10:22  Aggiornato: 22/9/2006 10:22
Mi sento vacillare
Iscritto: 25/5/2006
Da:
Inviati: 451
 Re: Libano, delitto e castigo
mazzucco scrive che fulvio grimaldi è "coerente con sè stesso".

premesso che per me la coerenza fine a sè stessa è un disvalore, posso fare umilmente notare che la scrittura d'assalto del Grimaldi di ora non ha niente a che vedere con il Grimaldi di prima?

posso dissentire sul fatto che questo sia giornalismo?

se non è giornalismo quello di Emilio Fede non è giornalismo neanche quello di uno che scrive "Lidia Menaguerra".

possiamo infine sforzarci di ricostruire la differenza tra un reportarge giornalistico e una rancorosa invettiva?

ripeto: niente da eccepire contro le rancorose invettive ma perché presentarle come esempio di illuminato giornalismo?

entrando poi nel merito.

Grimaldi scrive: "Il pulmino costeggia il reticolato che, fottendosene per l'ennesima volta della risoluzione 1701, pur redatta dai sostenitori di Israele e della riduzione in schiavitù del Libano, i militari sionisti SCORNATI hanno infilzato in territorio libanese, oltre la "linea blù" del confine riconosciuto. Devastando ancora campi e colture. Insieme ai quotidiani sorvoli, alle occasionali incursioni di terra e, crimine descritto dalla convenzione di Ginevra, la deviazione dei corsi d'acqua verso Israele , tutti in violazione di sovranità e cessate il fuoco, tutti sotto gli occhi impassibili dell'Unifil, sono l'espressione della tracotanza impunita, ma anche della FRUSTRAZIONE. Da non sottovalutare, comunque, perchè sono i colpi di spillo che, con ogni certezza, precedono il quarto assalto, quando alla belva ferita e umiliata gli "interposizionati" Onu (posizionati esclusivamente sul collo dell'aggredito) avranno dato tempi e occasioni per riazzannare.

ma, di grazia, se la Risoluzione 1701 è stata "redatta dai sostenitori di Israele" per preparare il campo al "quarto assalto" e per dargli "tempo e occasione per riazzannare", perché i sionisti sarebbero scornati e frustrati.
non li hanno avvisati dei veri scopi della Risoluzione?

nonno
Inviato: 22/9/2006 11:08  Aggiornato: 22/9/2006 11:08
Ho qualche dubbio
Iscritto: 14/7/2006
Da:
Inviati: 183
 Re: Libano, delitto e castigo
Grimaldi è un ottimo giornaosta, uno degli ultimi giornalisti seri che abbiamo in Italia, il quale che verifica costantemente sul "campo" ciò che dice, cerca di riportare la realtà che ha direttamente osservato. E' un ottimo giornalista perchè è onesto, qualità molto rara tra i giornalisti italiani e ha pagato la sua onestà. E ' stato cacciato dalla RAI perchè si riufiutava di raccontare le storielle suii naziserbi e sula loro pulizia etnica ai danni degli albanesi (storie poi tutte sconfessate negli anni seguenti) come facevano tutti i suoi colleghi.E' stato cacciato da Liberazione perchè rifiutava di lodare acriticamente il re Fausto come facevano tutti i suoi colleghi rifondaroli .addirittura saveva osato difendere Cuba in perido di pieno allineamento atlantico per rifondazione. E' stato cacciato da Radio Città Aperta (aperta?) perchè aveva fatto notare che definire Al Qa’ida un nemico degli USA fosse leggermente stupido. Certo se voleva conservare il suo posto aveva solo da NON fare il giornalista e ripetere a pappagallo la propaganda. Ha scelto di dire la verità.

silviober
Inviato: 22/9/2006 11:23  Aggiornato: 22/9/2006 11:23
Ho qualche dubbio
Iscritto: 31/5/2006
Da: In bilico
Inviati: 66
 Re: Libano, delitto e castigo
Ciao gente,
un consiglio a tutti (se posso) e a PseudoTale in particolare (sempre se posso):

leggersi l'articolo

http://italy.peacelink.org/conflitti/articles/art_18667.html

che non è stato scritto da Blondet (ormai l'antisemita per antonomasia) ma da Haaretz che, per i distratti, è un giornale israeliano-ebreo.
Scrivo così perché laggiù vivono anche israeliani-musulmani, israeliani-cristiani e, suppongo, israeliani-noncredenti. Ma credo che non abbiano voce in capitolo, oltre che gli stessi diritti.

GAUDIO MAGNO ANNUNCIO VOBIS: è arrivato il CD!!! Sciambola

Citazione:
Finché la gente accetterà la spazzatura, sarà redditizio venderla
Paxtibi
Inviato: 22/9/2006 11:32  Aggiornato: 22/9/2006 11:32
Sono certo di non sapere
Iscritto: 3/4/2005
Da: Atene
Inviati: 8134
 Re: Libano, delitto e castigo
Secondo me l'unico errore di Grimaldi è di continuare ad interpretare gli eventi per mezzo di categorie che non hanno più molto senso: il colonialismo non c'entra granché con la guerra attuale. Le potenze colonialiste erano tali perché si preoccupavano di gestire le nazioni occupate, avevano interesse nel mantenere delle condizioni di vita accettabili, che consentissero l'estrazione delle risorse e la produzione di beni da trasferire in patria arricchendola.

Ciò a cui assistiamo oggi è puro e semplice militarismo, è il business della guerra in se stessa, distruzione-esproprio-ricostruzione, il tutto nelle mani di bande di mafiosi (e qui Grimaldi ci azzecca parecchio chiamandoli gangster).

I paesi occupati vengono rasi al suolo, le infrastrutture distrutte per creare appalti miliardari da spartire tra gli amici, il normale funzionamento del mercato impedito, risorse come il petrolio iracheno vanno in fumo, territori interi vengono consegnati nelle mani di signori della guerra, gli unici traffici che prosperano sono quelli di armi, droga e schiavi.

Appare chiaro che lo scopo non sta nell'appropriarsi di un territorio per governarne le ricchezze, quanto nel creare una specie di playground fuorilegge, una Tortuga piratesca in cui le uniche vere e profittevolissime produzioni sono la distruzione e la morte.

pseudoTale
Inviato: 22/9/2006 11:34  Aggiornato: 22/9/2006 11:34
Mi sento vacillare
Iscritto: 25/5/2006
Da:
Inviati: 451
 Re: Libano, delitto e castigo
ringrazio silviober per la segnalazione.
ho letto tutto avidamente.

solo, non capisco che c'entra con quello che ho scritto io.

silviober
Inviato: 22/9/2006 12:01  Aggiornato: 22/9/2006 12:01
Ho qualche dubbio
Iscritto: 31/5/2006
Da: In bilico
Inviati: 66
 Re: Libano, delitto e castigo
Per PseudoTale
SCUSAMI davvero ma la mania di essere succinto qualche volta mi prende la mano.

Il sottinteso era:

quello che hanno storicamente combinato (e stanno combinando) al Libano e ai libanesi (per non parlare della Palestina e dei palestinesi) provoca una tale rabbia (a me sicuramente ma credo anche a Grimaldi) che è impossibile mantenere un atteggiamento distaccato e controllare la congruenza diTUTTI i dettagli di una situazione intricatissima.
Prevale la RABBIA. E la frustrazione.

Scusa ancora
e ciao

Citazione:
Finché la gente accetterà la spazzatura, sarà redditizio venderla
pseudoTale
Inviato: 22/9/2006 12:53  Aggiornato: 22/9/2006 12:53
Mi sento vacillare
Iscritto: 25/5/2006
Da:
Inviati: 451
 Re: Libano, delitto e castigo
non c'è bisogno di scusarsi.
capisco.

resta il fatto che credo che la rabbia sia un lusso che un reporter non può permettersi.
altrimenti il reportage - magari puntualissimo - rischia di essere liquidato come niente più che uno sfogo scomposto.
magari dettato - nel caso di grimaldi - anche da questioni di carattere personale.

se vuoi dire cose a cui molti non sono disposti a credere, diventa fondamentale come le dici.

o no?

nichilista
Inviato: 22/9/2006 13:08  Aggiornato: 22/9/2006 13:08
Mi sento vacillare
Iscritto: 20/9/2006
Da:
Inviati: 955
 Re: Libano, delitto e castigo
so che non centra nulla ma era il posto più aggiornato e non so dove fare queste domande che mi perseguitano:
wtc
a)in quale altra esplosione controllata i detritisono stati catapultati auna distanza di 120 metri dall'origine, quando capita che durante queste ci siano pubblico e giornalisti attorno ad assistere all'evento ad una distanza inferiore
b)perchè dopo i famosi 10 secondi dal crollo è possibile in ogni filmato che mostra l'intero filmato dell'evento si posso vedere chiaramente all'interno della colonna di fumo elementi della struttura interna di lunghezza superiore ai 100 m che crollano solo 5 6 secondi più tardi?

c)come facevano a sapere gli autore del "crollo controllato" dove l'aereo sarebbe andato precisamente ad impattare e sopratutto quale sarebbe stata l'estensione dei danni provocata , visto che è esattamente dal punto della breccia che le effettive e maggiori"esplosioni controllate" iniziano ed è lì che vi è lo star del crollo?
d)se quella che si vede è acciaio fuso dovuto alla detonazione( o attivazione) della termite -- avvenuta diversi minuti prima visto che il metallo è già allo stato liquido e sta adirittura colando all'esterno-- perchè allora l'edificio è ancora in piedi?in una esplosione controllata appena vengono attivate le cariche il palazzo cade su se stesso all'istante
pentagon
! se si tratta di un missile ad alta precisione come un cruise ,di dimensioni notevolmente inferiori a quelle di un aereo e certo non di 100 t,come mai ha tranciato di netto 5 pali della luce in posizioni differenti, senza poi subirenessuna variazione nella traiettoria?
b)se si tratta di un missile come mai non è avvenuta alcuna detonazione, dato che un foro delle stesse dimenzioni è stato trovato nel terzo anello dello stesso pentagono? nelle immagini riguardanti belgrado il missile è detonato poco dopo essere entrato nella muratura
c)se inve il suo scopo era solo quello di penetrare sino all'interno senza esplodere , i danni esterni cosa li ha provocati
d) le immagini delle telecamere non possono essere state rese non pubbliche per evitare che un possibile nemico (specie dopo l'11 9) non posso acquisire utili informazioni riguardo al sistema difensivo elettronico ed umano del pentagono?
e)perchè si vede nel punto in cui sarebbe dovuto impattare il motore una rientranza nella muratura?

lamia non vuole essere assolutamente una provocazione.anche io sostenevo la tesi del complotto come i detrattori la chiamano;ma mi sono balenate queste domande che mi hanno fatto perdere un po' di fiducia.qualcuno di voi potrebbe rispondermi anche magari con proprie tesi?

"Questa istanza può tuttavia dar luogo ad un’altra
convinzione ERRONEA, la seconda e più rilevante
opinione di cui occorre sbarazzarsi. Essa può
denominarsi TEORIA SOCIALE DELLA COSPIRAZIONE." K.POPPER
nichilista
Inviato: 22/9/2006 13:12  Aggiornato: 22/9/2006 13:12
Mi sento vacillare
Iscritto: 20/9/2006
Da:
Inviati: 955
 Re: Libano, delitto e castigo
opss non ho ricontrollato quello che ho scritto precedentemente; è pieno di errori di digitazione e ripetizioni.
ma penso sia chiaro.

"Questa istanza può tuttavia dar luogo ad un’altra
convinzione ERRONEA, la seconda e più rilevante
opinione di cui occorre sbarazzarsi. Essa può
denominarsi TEORIA SOCIALE DELLA COSPIRAZIONE." K.POPPER
kraken71
Inviato: 22/9/2006 13:14  Aggiornato: 22/9/2006 13:14
Ho qualche dubbio
Iscritto: 28/10/2005
Da:
Inviati: 36
 Re: Libano, delitto e castigo
Salve,
ho avuto la frotuna di conoscere Fulvio Grimaldi (e Nando) sulla nave di Greenpeace durante un'azione contro multinazionali petrolifere con gommoni e quant'altro a Venezia nel '95......
Persona -e gionalista- di rare qualità umane, allora lo si vedeva ancora in TV su raiTre, faceva servizi moto SCOMODI sull'ambiente....
Ho seguito le sue più recenti polemiche con Liberazione\Curzi... insomma è uno che sta abbastanza "al di sopra"... Schierato sempre e soltanto dalla parte dei deboli è stato uno dei primi grandi "epurati". Per me PUò incazzarsi -senza bisogno di mantenere quella freddezza che gli si chiederebbe- e a ragione.
Su arcoiris.tv troverete -scavando nei mendri dei downloadable- un reportage su IRAQ (ben prima della guerra) e uno su CUBA....
Vale la pena andare a scaricarli...
Ciao

nonno
Inviato: 22/9/2006 14:28  Aggiornato: 22/9/2006 14:28
Ho qualche dubbio
Iscritto: 14/7/2006
Da:
Inviati: 183
 Re: Libano, delitto e castigo
Joseh Halevi “Questa risoluzione dell’ONU – talmente mal concepita dalla Francia che perfino un governo filofrancese come quello di Beirut l’aveva rifiutata in una prima istanza – vorrebbe vincolare Libano, Siria e Hezbollah senza porre il vincolo fondamentale ad Israele che è quello di procedere all’evacuazione delle alture del Golan ed alla striscia di Shaba. Tale azione fa soltanto risaltare l’atteggiamento unilaterale da parte dell’Europa e degli USA nei confronti del problema del MO e soprattutto nell’attuazione delle risoluzioni dell’ONU: vincolanti per gli arabi, non vincolanti per Israele. Permette quindi ad Israele di pianificare con ordine assieme agli USA la nuova guerra in cui l’Italia si troverà coinvolta in pieno"

Pausania
Inviato: 22/9/2006 15:16  Aggiornato: 22/9/2006 15:16
Sono certo di non sapere
Iscritto: 6/4/2006
Da:
Inviati: 3872
 Re: Libano, delitto e castigo
Ricordo un po' di tempo fa che scrissi, parlando di Paesi occupati da ONU/Nato, che il Libano era il prossimo.

Adesso si aggiunge alla lista. Fra un po' vedremo titoloni che ci spiegano come il Libano sia il centro del mercato di eroina e come abbia bisogno di un maggiore aiuto da parte di Onu/Nato.

Tutto secondo copione.

Forgil
Inviato: 22/9/2006 15:18  Aggiornato: 22/9/2006 15:19
Ho qualche dubbio
Iscritto: 23/8/2006
Da: Villa Bacilla
Inviati: 211
 Re: Libano, delitto e castigo
Se qualcuno ha voglia di leggere un po' in inglese,segnalo questo documento che è stato fatto passare come una bufala, ma che secondo me non lo è.
Riguarda la possibilità di una pace duratura a livello mondiale anallizzata dal punto di vista economico.Si chiama "report from the iron Mountain" ed è stato steso negli anni '60.

www.mega.nu:8080/ampp/ironmtn.html

"Le uniche idee a cui abbiamo diritto sono quelle che mettiamo in pratica" informazione alternativa peacereporter
pseudoTale
Inviato: 22/9/2006 15:49  Aggiornato: 22/9/2006 15:50
Mi sento vacillare
Iscritto: 25/5/2006
Da:
Inviati: 451
 Re: Libano, delitto e castigo
Joseh Halevi “Questa risoluzione dell’ONU – talmente mal concepita dalla Francia che perfino un governo filofrancese come quello di Beirut l’aveva rifiutata in una prima istanza –

e in una seconda istanza?
mi risulta che anche quei filofrancesi di hezzbollah l'abbiano accettata.
era meglio di no?

dice: "vincolanti per gli arabi, non vincolanti per Israele".

in che cosa sono stati vincolati, fin qui, gli arabi?
non mi risulta che qualcuno abbia proceduto - o abbia sul serio intenzione di procedere - al disarmo di hezzbollah.
sarà questo il "casus belli" per scatenere la nuova guerra?
e se sì, perché c'è stato bisogno di interrompere la vecchia?

allo stato dell'arte la "abominevole" Risoluzione ha ottenuto esattamente quello che si prefiggeva.
la cessazione delle ostilità.
né più né meno.

ora Pausania dice che va tutto secondo copione.

sì, ma quale?

di copioni su 'sta faccenda qua se ne scrivono un paio al giorno.

Pausania
Inviato: 22/9/2006 17:30  Aggiornato: 22/9/2006 17:30
Sono certo di non sapere
Iscritto: 6/4/2006
Da:
Inviati: 3872
 Re: Libano, delitto e castigo
Quando scrivevo copione intendevo che è tutto già visto e rivisto. Si è cominciato con i Balcani, dalla Serbia in avanti. Si addita il dittatore di turno, si bombarda a tappeto il paese, anzi lo si rade al suolo, e poi lo si mette sotto protettorato Onu. Lo stesso col Kosovo, con l'Iraq e con l'Afghanistan.

Dopodiché la sovranità di quel Paese rimane limitata per un tempo indefinito, come per esempio la Bosnia e i Balcani.

Nel frattempo i Paesi amministrati dall'Onu diventano il paradiso di narcotrafficanti, mercanti di uomini e donne e mafiosi di varie nazionalità. Tutto sotto l'egida dell'Onu.

E la gente di quei Paesi, anche se prima non stava affatto bene, inizia a pensare che in fondo si stava molto meglio con un dittatore sanguinario e con un governo criminale, piuttosto che sotto il regime della pace tra le nazioni introdotto dalla ditta "Democracy Export, Inc.".

Adesso per il Libano è la stessa cosa. Il Libano viene invaso, il Libano viene distrutto per mano di Israele, in Libano viene mandata una forza multinazionale per disarmare l'unica entità che sia riuscita a opporre una qualche forma di opposizione all'invasione e per portare la pace del mondo unito, con speciali pacchi regalo della ditta"Democracy Export, Inc."

Tutto secondo un copione già visto, appunto.

wildbuzz
Inviato: 22/9/2006 18:17  Aggiornato: 22/9/2006 18:17
So tutto
Iscritto: 22/8/2005
Da:
Inviati: 20
 Re: Libano, delitto e castigo
Questo articolo mi pone non pochi dubbi sull'effettivo ruolo dell'unifil in Libano ... speriamo in bene ..

un OT: chavez sull'11/9

http://www.youtube.com/watch?v=dnb9q-PWePM

direi che dice chiaramente chi fossero i mandanti (sarebbe da spedirgli una copia di inganno globale)



saluti

A dar risposte sono capaci tutti, ma a porre le vere domande ci vuole un genio. (Oscar Wilde)
Bimbodeoro
Inviato: 22/9/2006 20:12  Aggiornato: 22/9/2006 20:12
Mi sento vacillare
Iscritto: 6/6/2006
Da: Amicoland
Inviati: 388
 Re: Libano, delitto e castigo
Porcazozza, ma stò copione è possibile bruciarlo?

Noi veramente non contiamo nulla?


"Non è il popolo che deve aver paura del proprio governo, ma è il governo che deve avere paura del proprio POPOLO."

"Sotto questa maschera non c'è solo carne, sotto questa maschera c'è un idea e le idee sono a prova di proiettile."
Forgil
Inviato: 22/9/2006 21:16  Aggiornato: 22/9/2006 21:16
Ho qualche dubbio
Iscritto: 23/8/2006
Da: Villa Bacilla
Inviati: 211
 Re: Libano, delitto e castigo
Citazione:
chavez sull'11/9


Certo che una casetta in Venezuela di 'sti tempi non sarebbe malaccio...

"Le uniche idee a cui abbiamo diritto sono quelle che mettiamo in pratica" informazione alternativa peacereporter
nonno
Inviato: 22/9/2006 21:55  Aggiornato: 22/9/2006 21:55
Ho qualche dubbio
Iscritto: 14/7/2006
Da:
Inviati: 183
 Re: Libano, delitto e castigo
"e se sì, perché c'è stato bisogno di interrompere la vecchia?"
Semplice: perchè Israele la guerra la stava perdendo.

pseudoTale
Inviato: 22/9/2006 22:42  Aggiornato: 22/9/2006 22:44
Mi sento vacillare
Iscritto: 25/5/2006
Da:
Inviati: 451
 Re: Libano, delitto e castigo
Pausania: "Nel frattempo i Paesi amministrati dall'Onu..."

mi era sembrato di capire che stessimo discutendo del libano.
dove l'onu è forza di interposizione e non amministra una fava di niente.

"Il Libano viene invaso, il Libano viene distrutto per mano di Israele, in Libano viene mandata una forza multinazionale per disarmare l'unica entità che sia riuscita a opporre una qualche forma di opposizione all'invasione".

non risulta.
continuare a ripetere a nastro una cosa falsa non la rende vera.
la forza multinazionale NON è lì per disarmare Hezzbollah e infatti non lo sta facendo.

continuo a non capire di che copione stiamo parlando.

nonno: "perché c'è stato bisogno di interrompere la vecchia? Semplice: perchè Israele la guerra la stava perdendo."

bum!
l'ONU è intervenuta appena in tempo, dunque.
prima che hezzbollah distruggesse completamente la Galilea.

o intendi che la stava perdendo perché non la stava vincendo?
e in questo caso chi garantisce che la prossima la vincerà?
l'ONU?

ricapitolando: l'ONU (Italia e Francia in primis) scende in campo al fianco di Israele per spezzare le reni al libano.
e il governo libanese e gli stessi hezzbollah li ha prima invocati e poi fatti accomodare senza dire "bah".

è così, nonno?
l'accendiamo?

nonno
Inviato: 22/9/2006 22:55  Aggiornato: 22/9/2006 22:55
Ho qualche dubbio
Iscritto: 14/7/2006
Da:
Inviati: 183
 Re: Libano, delitto e castigo
Non mi sembra molto complicato da capire. Israele aveva pianificato l'invasione del Libano da tempo ed era sicuro di poterla completare in pochi giorni. Eppure, nonostante gli straodinari mezzi messi a disposizione dagli USA ed il silenzio assenso dell'europa, non è riuscito ad addentrarsi che per pochi chilometri dentro il territorio libanese ed per fare ciò ha perso un'intera divisione.Lo scopo di israele era invadere il Libano, non ci stava riuscendo quindi stava perdendo la sua guerra. Il fine che si pone Hezbolllah non è invadere Israele ma semplicemente difendere il Libano dall'invasione israeliana.Hezbollah stava riuscendo molto bene in questo compito: quindi stava vincendo la sua guerra. La missione ONU prevede di interdire ad Hezbolah parte del Sud del Libano ed aiutare i militari libanesi a prendere il controllo delle milizie hezbollh. Questi sono palesi interventi favorevoli sad Israele. Oppure ci possiamo aspettare che la Francia, coinvolta nella farsa della Rivoluzione dei cedri, l'Italia ed altri paesi europei che hanno all'attivo accordi militari con Israele si rechino in Libano contro gli interessi israeliani.
Olmert è il politico che più ha richiesto l'intervento ONU.Un caso?

pseudoTale
Inviato: 22/9/2006 23:33  Aggiornato: 22/9/2006 23:34
Mi sento vacillare
Iscritto: 25/5/2006
Da:
Inviati: 451
 Re: Libano, delitto e castigo
nonno,

in effetti non è molto complicato da capire.

dirò di più: è così semplice che sembra quasi che tu abbia ricostruito il tutto aggiustando ogni premessa in modo che tenesse in piedi la conclusione.

partendo dal silenzio assenso dell'Europa che stavolta invece ha parlato forte e chiaro. E da subito.

ma sicuramente mi risponderai che era tutto un diversivo attuato in previsione di possibili complicazioni nell'avanzata in terra libanese di modo che poi si potesse subdolamente approvare una Risoluzione-Cavallo di Troia per gabbare quegli sprovveduti dei libanesi e aggirare le resistenze miliziane attraverso il poderoso intervento dei possenti caschi blu francesi e italiani che sicuramente riusciranno, con l'aiuto dei valorosi militi autoctoni, a dar scacco matto a Nasrallah riducendo hezzbollah a poco più che un cocker scodinzolante da consegnare poi alla mattanza israeliana.

bene.

staremo a vedere.

lamefarmer
Inviato: 23/9/2006 0:30  Aggiornato: 23/9/2006 0:30
Mi sento vacillare
Iscritto: 23/9/2005
Da: vacu°u(m)
Inviati: 334
 Re: Libano, delitto e castigo
Bho,
a me sembra un ennesima sbrodolata di parte. Di sta roba ne leggo a fiumi,
sui giornali estremisti di tutte le derive politiche. Ognuno narra dei misfatti dell'altro.
Ce ne é per tutti.

Hezbolla, sionisti, destra, sinistra... Per me sono tutte cazzate enormi.
Ci sono solo due verità che vedo con chiarezza.
La prima é la ormai banale realtà che per coprire gli interessi di pochi (potenti),
deve pagare chi non ha la forza per reagire, non necessariamente l'innocente però.
Nei corridoi degli uffici delle borse internazionali, si chiama "esternalità".

La seconda é che se spari un razzo, o fai viaggiare un carro armato,
o spedisci da qualche parte una nave o un aereo, qualcuno deve pagare,
e qualcun'altro li deve fabbricare.
I razzi Hezbollà erano di provenienza iraniana ma di orginine cinese.
La maggior parte delle bombe israeliane erano vecchie, con molta probabilità provenienti
da armamenti pesanti avanzati in Vietnam, inutile dire da chi.
Se sparo un razzo cinese dicendo che difendo il mio popolo dico mezza verità,
esattamente come se invado una terra dichiarando la necessità della difesa.

Hezbolla sta dando un sacco di soldi per ricostruire le case in Libano. Soldi forniti gratuitamente
a tutti i Libanesi che hanno perso la casa sotto le bombe sioniste.
Da dove provengono quei soldi?
Devo credere che Hezbolla ha imparato a seminare il denaro come il grano?
O che improvvisamente per la prima volta nella storia ci siano degli uomini che danno tutto per niente.

...o per un ideale.... o per religione ...

Perché Hezbollà, che si dichiara indipenente dai poteri occidentali, non ci dice quali sono i poteri che invece dichiara amichevoli (da cui dipende)?
Ma forse non ce ne é bisogno.

Ad ogni modo, terrorista sionista vestito da soldato che crede nella difesa preventiva,
o terrorista arabo che si imbottisce di esplosivo e crede nella santità della sua azione
(o non crede in un ca%%o come ritengo più probabile, ma si é rotto così tanto le palle di soffrire,
e di veder soffrire la persone che ama, che crede in qualunque cosa gli dia un minimo
di riscatto personale per se e la sua famiglia nella sua vita da isolato internazionale)
io vedo una sola differenza, che non considero scusante, ma chiarificante:
da una parte c'é chi manifesta potere e ricchezza,
dall'altra c'é chi é schiacciato dalla propria condizione di povertà.

Ricordo ad esempio che yassin, l'ex leader di hammas, garantiva un certo compenso alle famiglie dei martiti, e dove non c'é niente questo può costituire sicuramente un ottimo motivo per immolarsi.
Sei considerato un eroe e (almeno) garantisci ai tuoi cari un minimo di sussistenza.
Ma lui era un ricco possidente. Da dove provenivano i suoi soldi?

Qui si parla di politica, ma per me conta la matematica, e nessuno sembra disposto a parlare in numeri,
almeno che non sia la conta dei morti o dei misfatti dell'una o dell'altra parte in lotta.

Chi segue i flussi di denaro? Chi può dire dove va a finire tutto questa orgia di oro
bangnato da fiumi di sange innocente, spremuto da entrambe le rive del mondo?

Forse questo potrebbe aiutarci anche a chiarire a chi (davvero) conviene sparare....
O no?

Le azioni dei Sionisti sono brutte. Ma anche essere usati da qualcuno per motivi poco chiari,
é brutto. Non vedo che questo giornalista sia in grado di aiutarci,
di lui noto solo un (comprensibilissimo) senso di rabbia repressa, che in parte condivido.


Ognuno parla di se stesso, sempre e comunque
nonno
Inviato: 23/9/2006 11:09  Aggiornato: 23/9/2006 11:09
Ho qualche dubbio
Iscritto: 14/7/2006
Da:
Inviati: 183
 Re: Libano, delitto e castigo
Vedi "Tale" in questo esattto momento l'ONU sta rendendo la vita più facile ad israele. Halevi :"Aumentano le violazioni israeliane della cosiddetta tregua in Libano come denunciato dallo stesso presidente del paese (Libano). L'esercito israeliano che ancora occupa delle zone al confine con Israele ha iniziato anche le attività che hanno sempre contraddistinto le operazioni israeliane di conquista. Infatti bulldozer del'esercito hanno cominciato a sradicare uliveti e frutteti e livellare i terreni distruggendo coltivazioni a Yarin nella zona di Tiro. ". E L'ONU non sta facendo asolutamente niente.Anzi sta aiutando Israele: se non ci fosse l'ONU Israele sarebbe impedito nella sua opera di distruzione per la resistenza degli hezbollah. ma hezbollah non sta reagendo, perchè se solo provasse a sparare un colpo tutti i paesi occidentali lo accuserebbero di violare i terminini della tregua.A cui seguirebbe la guerra dell'ONU contro Hezbollah.
Inoltre Israele ha già pianificato la prossima invasione del Libano, che verrà attuata nonostante (o grazie) la presenza ONU nel Libano entro un anno (All Headline News, 18 settembre).
Comunque staremo a vedere

Lello
Inviato: 26/9/2006 12:00  Aggiornato: 26/9/2006 12:00
So tutto
Iscritto: 3/8/2006
Da: Pomezia - Roma
Inviati: 22
 Re: Libano, delitto e castigo
Per chiunque possa interessare:

Sabato 30 settembre ci sarà a Roma una manifestazione contro la guerra, contro ogni guerra di aggressione, soprattutto contro quelle guerre che si propagandano come missioni di pace. Una guerra è sempre un affare economico fra i "potenti" ed è sempre messa in atto a spese della povera gente.

Qui c'è la locandina della manifestazione, ci vediamo in piazza della Repubblica alle 14:00.

Ciao

fiammifero
Inviato: 22/11/2006 12:52  Aggiornato: 22/11/2006 12:52
Sono certo di non sapere
Iscritto: 28/2/2005
Da: ROMA
Inviati: 5691
 Re: Libano, delitto e castigo
Aggiornamento su Libano:

Ucciso Pierre Gemayel Il politico cristiano e antisiriano, ministro dell’Industria nel governo libanese, è stato ucciso in un agguato.
si accusa la Siria

Citazione:
le cose di cui ci sentiamo assolutamente certi non sono mai vere (Oscar Wilde)
zuldan
Inviato: 22/11/2006 18:13  Aggiornato: 22/11/2006 18:16
Ho qualche dubbio
Iscritto: 8/7/2006
Da: 4 angoli
Inviati: 115
 Re: Libano, delitto e castigo
L'importante è con chi stai,sul resto si può discutere.
E mi sembra che Fulvio stia dalla parte giusta:
quella degli oppressi!


P.S. Per chi fosse interessato ai suoi documentari

questo
è il link su arcoiris tv.


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