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Iraq : GLI DISPIACE, MA NON SI SCUSA
Inviato da Redazione il 6/5/2004 14:20:00 (6625 letture)

GLI DISPIACE, MA NON SI SCUSA 

Come funziona il blocco mentale dei dogmatici.

di Massimo Mazzucco

06.05.04 - Non c’è niente da fare, non ci riescono proprio, è più forte di loro. Nel fondamentalista dogmatico è evidente che la sequenza dei geni responsabile per il gesto delle scuse - diffusissimo in tutte le razze del mondo -deve essersi persa in qualche mutazione più strampalata delle altre.

Lo avevamo già notato in occasione della preziosa opportunità gettata alle ortiche da Bush, alle Nazioni Unite, circa un anno fa (vedi: “Operazione arroganza infinita”), e lì si trattava solo di ammettere di aver voluto un pò strafare, per poi chiedere umilmente aiuto per riportare sotto controllo una situazione che proprio in quel momento iniziava a sfuggire di mano.

Oggi invece c’era la ben più grave necessità di correggere una rotta che sta portando l’America, e quindi il mondo, verso una scogliera che solo un cieco bendato con la testa in un secchiello riuscirebbe a non vedere. Una spaccatura totale, cioè, fra occidente e mondo arabo, con di mezzo quel piccolissimo elemento......

... di comune interesse chiamato petrolio.

Ma al di là dei palesi errori politici, di cui ormai non si tiene più il conto, emerge questa caratteristica psicologica che non è solo di Bush, ma di una intera categoria di persone, che potemmo definire “dogmatici”, ai quali  sembra appartenere più o meno la metà del mondo.

Mentre il suo opposto, il cosidetto “pensatore critico”, è (almeno in teoria) disposto a cambiare opinione su qualunque “grande verità” che dava per assodata, il dogmatico parte da una serie di presupposti fissi ed inderogabili, ed attorno a questi deve poi far quadrare, in un modo o nell’altro, tutte le più disparate situazioni in cui si viene a trovare.

Un classico esempio è quello del “segreto del Pentagono” (un tema che su questo sito ricorre spesso): di fronte alla famosa fotografia del tenente Ingersoll, che mostra con chiarezzza assoluta come nessun aereo si sia mai abbattuto sul Pentagono, il pensatore critico prima rimane allibito, poi si rende conto che quella è la realtà oggettiva, e lentamente si dispone a cambiare la sua posizione riguardo all’intera faccenda.

Il dogmatico invece, partendo dal presupposto inderogabile che sul Pentagono si debba pere forza essere schiantato un aereo (poichè altri presupposti inderogabili gli vietano di pensare altrimenti), di fronte a quella foto reagirà prima insospettito, poi insinuerà che è “truccata”, infine concluderà che l’aereo non si vede perchè è rimbalzato da tutte le parti, oppure che si è disintegrato in mille briciole perchè andava fortissimo. E a nulla servirà fargli notare che le finestre della facciata sono ancora tutte in piedi: ti dirà infatti “quello non è un edificio qualunque, quello è tutto in cemento armato”.  Credetemi, non se ne esce, c’è da farsi venire un fegato come la cupola di S. Pietro.

Torniamo al caso odierno di Bush (che vale anche per tutti i falchi e falchetti che gli volteggiano intorno): essi sono profondamente convinti di essere nel giusto, andando a prendersi l’Iraq in quella maniera, poichè partono dal presupposto, fisso e inderogabile, che sia loro diritto controllare prezzo e produzione di petrolio nel mondo, essendo loro quelli che al mondo ”danno da mangiare”.

Altresì, sono talmente abituati a confondere il termine democrazia con quello di libero commercio, da essere in perfetta buona fede quando dicono di volerla esportare in tutto il mondo. Oppure ancora, partendo dal presupposto, fisso ed inderogabile, che i cittadini afghani siano tutti in qualche modo collusi coi talebani (come dire che tutti i siciliani sono collusi con la mafia), ecco che allora non è più sbagliato torturarli, pur di ottenere informazioni che in realtà quei poveracci non hanno mai posseduto.

Oppure infine, tornando al caso delle torture: se uno parte dal presupposto, fisso ed inderogabile, che il tuo esercito è stato costituito per combattere per il bene ultimo dell’umanità (cosa che nelle loro teste coincide a perfezione con la supremazia americana nel mondo), tale esercito non può aver sbagliato. Avranno sbagliato i singoli soldati, anche mille se vuoi, ma l’esercito in quanto tale non può averlo fatto.

Eccolo, l’ostacolo nella testa del dogmatico: nel momento in cui la premessa è intoccabile – ma fosse per caso errata - il resto del discorso deve contorcersi comunque attorno ad essa, anche al costo di renderti ridicolo –o rivoltante - agli occhi dell’altra metà del mondo.

Già una volta, circa un anno fa, Bush aveva stupito i giornalisti, quando uno di loro gli chiese quale, secondo lui, fosse stato l’errore che rimpiangeva di più, nel corso della sua presidenza: lui infatti aveva risposto, candido e beato:“Sinceramente, non me ne viene in mente nessuno.”

E quindi anche oggi, non avendo sbagliato semplicemente perchè non poteva farlo, Bush non si può nemmeno scusare in nessun modo. Non è tecnicamente in grado di farlo, non è che non voglia o che gli scocci più di tanto.

Confesso che a volte mi viene davvero il sospetto che si tratti, più che di una semplice caratteristica culturale, di una vera e propria dissonanza genetica.


Massimo Mazzucco


Altre elucubrazioni sull’argomento “dogmatico/critico” le trovate in “Prigionieri della bugia”.


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Autore Albero

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