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palestina : Libano alla resa dei conti
Inviato da Mnz86 il 27/1/2007 8:40:00 (7324 letture)

di Andrea Franzoni

Il Libano è sceso in piazza, in questi giorni, contro il “Club di Parigi”, gruppo di potenze economiche che concedono dal 1956 ingenti prestiti ai governi del sud del mondo chiedendo, in cambio della diluizione del pagamento degli interessi sull'enorme debito estero (o di una boccata provvisoria di caro ossigeno) privatizzazioni favorevoli, deregolamentazioni dell’economia, privilegi e concessioni politiche. Durante la conferenza del 25 gennaio i paesi e gli enti “prestatori” (Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale) hanno gentilmente concesso un nuovo prestito di circa 5 miliardi di euro (quasi 200 dollari per ogni abitante) al Libano, in cambio di concessioni economiche e politiche fra le quali la diluizione dei vecchi debiti della guerra civile, la privatizzazione morbida di settori economici appetibili (come la telefonia) e – si sussurra- qualche nuovo campo profughi per dirottare i palestinesi.

L’enorme somma di denaro, concessa sotto forma di prestito da numerosi stati (in prima linea Francia e Arabia Saudita, nazione sunnita che ambisce grazie alla protezione degli USA a potenza mediorientale), servirà soprattutto per ricostruire il paese distrutto dall’irruenza di Israele che non risparmiò, nel 2006, ponti, strade, edifici pubblici, centrali elettriche e nemmeno il mare, pesantemente inquinato, fondamentale sia per il commercio che per il turismo danneggiato in maniera forse irreparabile. I “donatori” (ma sarebbe corretto chiamarli “investitori” o “manipolatori”) del Club di Parigi continueranno inoltre a discutere con il governo Siniora ...

... per quanto riguarda gli interessi dei vecchi prestiti concessi, quasi due decenni orsono, per tamponare i buchi provocati da circa quindici anni di guerra (erroneamente e riduttivamente chiamata “civile”, visto che i responsabili delle devastazioni furono anche alcuni stati limitrofi). Questi prestiti, vecchi e nuovi, ricadranno ovviamente sulle generazioni future.

A fianco delle proteste di Hezbollah e dell’opposizione cristiana per ragioni politiche (il governo di Siniora è, secondo la costituzione, illegittimo a causa delle dimissioni di tutti i ministri sciiti), sono scesi in piazza quindi i sindacati per uno sciopero generale che segue alle dimostrazioni inscenate fin dall’8 gennaio.

Dietro la cortina fumogena dell’opposizione “presunta” (per usare un eufemismo), servita però come unica e certa chiave di lettura dai media, tra dittatura e democrazia, libertà e islam, civiltà e terrorismo, occidente e Siria o Iran, il Libano vive insomma l’ennesimo strangolamento economico e di ricatto che ogni paese, escluse un manipolo di potenze storiche (non si pensi chiaramente all'Italia), ha vissuto nell’ultimo mezzo secolo.

E’ difficile, di fronte a questa desolante realtà, non cadere in letture scomode: quelle letture scomode che fanno montare, consce dell’impotenza del Terzo Mondo, odi e opposizioni (per esempio nel mondo arabo) anche violente verso l’occidente. Come non leggere nella distruzione gratuita delle infrastrutture libanesi, in quella violenza inaudita che ha dato a tutti l’impressione che più che colpire Hezbollah si volesse lasciare in ginocchio un intero paese, la premessa forse volontaria per la svendita non soltanto di un concetto logoro e privilegio di pochi come quello di sovranità nazionale ma anche dei telefoni e di altri bocconi pregiati che andranno a diversificare gli investimenti e i profitti delle compagnie americane, francesi, italiane? E’ giusto che a pagare la provocazione di Hezbollah e la risposta del “rullo compressore” Israele siano i libanesi, quattro milioni di persone sulle quali pesano diverse centinaia di dollari cadauno di debiti, capitale più cospicuo interesse? Il Libano non ha forse già pagato abbastanza sia in termini economici (già oggi è stato ridotto, in sostanza, ad un paradiso fiscale con quartieri centrali di Beirut sede di banche, finanziarie e nababbi mediorientali a fianco di sobborghi dimenticati) sia umani? E con quale denaro lo stato libanese ormai privato di tutto, a partire da ciò che genera utile e moneta estera (dalla telefonia alle spiagge alla facoltà di tassare), potrà fare fronte, domani, agli esattori di Parigi, di Berlino, di Roma?

Anche l’Italia, ovviamente, partecipa e parteciperà ai saldi. Se per la missione Unifil si spenderanno secondo le stime 400 milioni di euro, Prodi e D’Alema hanno promesso a Siniora 120 milioni di euro ovviamente in prestito, con l’ulteriore speranza di avere in cambio qualche favore. Vista l’utilità della missione Unifil, non sarebbe stato forse meglio risparmiare tutti e aiutare realmente i libanesi, con al limite progetti di sviluppo e ricostruzione “gratuita”, senza usure e senza strangolamenti per le generazioni future?

Economia e politica, in questo campo, sono strettamente correlate e vivono in simbiosi: la politica è funzionale alla difesa degli interessi economici degli “investitori” che prestano denaro chiedendo riscontro e influenza, e l’economia è un mezzo per “comprare” l’appoggio politico dei paesi in difficoltà. Per leggere il Libano moderno è necessario utilizzare quindi entramble le chiavi.

Passa così in secondo piano la reale rappresentatività e legalità dell'attuale governo, che la carota degli "aiuti" vuole inchiodare al trono. I paesi occidentali (e le unità private e multinazionali che beneficiano dei saldi promossi da Parigi) sono infatti legati a doppio filo a Siniora: lo ricordiamo benissimo quando, malleabile come pochi, passeggiava in punta di piedi tra i corridoi del vertice di Roma in cui la comunità internazionale decise di lasciare ad Israele qualche giorno ulteriore per “rafforzare la propria sicurezza” mentre il proprio paese veniva ridotto da nord a sud ad un cumulo di macerie. Esplicito D’Alema: «Gli impegni economici sono presi con il governo [Siniora]. Se dovesse cadere, questo richiederebbe ovviamente una sospensione di tutto il meccanismo. Si tratta di un accordo tra la comunità internazionale e il governo libanese. Se dovesse venire meno uno dei contraenti si dovrebbe riconsiderare la situazione». Si tratta palesemente di un ricatto: una boccata momentanea di ossigeno (forse) ai libanesi, purché essi accettino (democraticamente?) il presidente che D’Alema desidera e ci ripaghino, ora e sempre, con i dovuti interessi. Il sostegno a Siniora gli permetterà anche di costruirsi un esercito: 40 milioni di dollari (in veicoli militari) sono già stati donati al politico filooccidentale dagli USA.

Non è tutto: alcuni membri dell’opposizione scesa per le strade (bloccando il paese) denunciano (riportati in Italia dal network cristiano Asianews.it) tra gli ordini del giorno della riunione di Parigi la richiesta, prima di tutto francese, di consolidare i campi profughi palestinesi (che rimangono campi profughi dagli anni '60 e '70) e magari di costruirne altri dirottando qualche altro centinaio di migliaio di palestinesi lontano dal regno di Israel. Nelle stanze chiuse di Parigi (nonne delle stanze americane in cui De Gasperi e i suoi successori negoziarono, insieme al piano Marshall, tutti quei “vecchi impegni presi” riesumati per esempio da Prodi per mettere una lapide sulla protesta dei vicentini contro la nuova base) si è forse negoziata anche una fetta del destino palestinese.

Hezbollah e l’opposizione cristiana (i cristiani sono divisi, e in alcuni quartieri si sono fronteggiati apertamente) denunciano da tempo, insieme al presidente della repubblica (bollato come filo-siriano), l’illegittimità del governo Siniora. Esso, infatti, aveva al suo interno sei ministri appartenenti a questa opposizione dimessisi nell’autunno scorso. Secondo la costituzione libanese, che stabilisce delle quote di parlamentari sulla base di una ripartizione tra le varie “confessioni religiose” basate su censimenti vecchi e che quindi non tengono conto dell’aumento enorme della componente sciita, relegata ancora a minoranza, il governo perde la legittimità quando viene a mancare la rappresentanza di almeno una delle parti in causa (in questo caso gli sciiti, azzeratisi con le dimissioni dei ministri vicini a Hezbollah). Da qui le richieste di Hezbollah: nuove elezioni previa una revisione delle quote, che tenga conto dei reali rapporti di forza attuali, che garantirebbero agli sciiti un peso maggiore e il diritto di veto sulle decisioni fondamentali (come i rapporti e le strategie da tenere nei confronti degli investitori). Per le ragioni già esposte, tuttavia, questo non è possibile.

In questo intrico di equilibrismi, tra la friabilità di Siniora, i corteggiamenti di D’Alema e Chirac, le badilate di fango gettate sull’opposizione semplicemente “filo-iraniana” e la posizione dominante di Israele e del Club di Parigi, spetta ai libanesi, per qualche almeno qualche altra generazione, riparare i cocci di tutti.

Andrea Franzoni (Mnz86)

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I commenti sono proprietà dei rispettivi autori. Non siamo in alcun modo responsabili del loro contenuto.
Autore Albero
soulsaver
Inviato: 27/1/2007 12:55  Aggiornato: 27/1/2007 12:55
Mi sento vacillare
Iscritto: 2/11/2005
Da: Roma
Inviati: 613
 Re: Libano alla resa dei conti
Ottimo articolo Andrea, importante ricordare l'efferatezza e la violenza con cui Tsahal nei giorni dell'uinvasione ha sistematicamente distrutto il libano e le sue infrastrutture per aprire un nuovo mercato agli investitori della ricostruzione... Insomma come da programma, la guerra genera sempre nuove opportunita per il business, sta succededo in Iraq ora in Libano...

Free from the need to be free "Mommy what's a Funkadelic, George Clinton 1970"
ptimolla
Inviato: 27/1/2007 14:55  Aggiornato: 27/1/2007 14:55
Mi sento vacillare
Iscritto: 15/7/2006
Da: Taranto
Inviati: 353
 Re: Libano alla resa dei conti
O.T.
Oggi si commemorano 6.000.000 di vittime della Shoa,
e sono piu' di 60 anni che li si commemora per non dimenticare !

da wikipedia vittime civili per nazione:

Cina 19.600.000
URSS 23.000.000
Germania 7.600.000
Polonia 5.600.000
Giappone 2.600.000
India 1.500.000
Jugoslavia 1.100.000

...e poi via via tutti quelli sotto il milione di vittime,per un totale di:

71.000.000 di vittime totali (escluso gli Ebrei),

CHE POSSONO ESSERE DIMENTICATI !

Legge di Murphy sulla ricerca
Una ricerca abbastanza lunga tendera' a confermare ogni teoria.


Legge di Maier
Se i dati non corrispondono alla teoria, vanno eliminati.
winston
Inviato: 27/1/2007 18:08  Aggiornato: 27/1/2007 18:09
Mi sento vacillare
Iscritto: 30/10/2005
Da: Eurasia
Inviati: 392
 Re: Libano alla resa dei conti
. . . . . Classico.., dello strozzinaggio sotto altro nome .
Istruttiva lettura Confessions Of An Economic Hit Man
- Confessioni di un sicario dell’economia-
By John Perkins: “con esperienza da insider, dimostra come l'avanguardia della recente colonizzazione non siano più gli uomini dell'intelligence o l'esercito. Questi due, infatti, entrerebbero in gioco solo quando non funziona più il meccanismo di incentivazione all'accensione di debiti stratosferici da parte dei paesi in via sviluppo...”

“Redde rationem...” recita il verso.., ma la resa dei conti non è a senso unico. E così continua (Lc 16.2) "redde rationem villicationis tuae: iam enim non poteris villicare": rendimi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare.

E in politica non mancano le sorprese.

"Chi controlla il presente controlla il passato, chi controlla il passato controlla il futuro" Orwell, 1984
rascalcitizen
Inviato: 27/1/2007 19:28  Aggiornato: 27/1/2007 19:28
Ho qualche dubbio
Iscritto: 8/7/2005
Da: napoli
Inviati: 249
 Re: Libano alla resa dei conti
Purtroppo le cose si complicano, e, come ha scritto qualcuno su comedonchisciotte,
"i tasselli si stanno posizionando"

Cassandra
Inviato: 27/1/2007 23:29  Aggiornato: 27/1/2007 23:29
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 10/5/2006
Da:
Inviati: 1551
 Re: Libano alla resa dei conti
In un insolitamente coraggioso articoletto su Repubblica di qualche anno fa, si definì l'ennesimo prestito BM/FMI a non so quale Paese
il bacio della morte.

Perfetta definizione. Ora tocca al Libano. Don't cry for me Argentina...

"Il buon senso c'era; ma se ne stava nascosto,
per paura del senso comune" (Alessandro Manzoni)
Linucs
Inviato: 29/1/2007 21:54  Aggiornato: 29/1/2007 21:54
Sono certo di non sapere
Iscritto: 25/6/2004
Da:
Inviati: 3996
 Re: Libano alla resa dei conti
Ottimo articolo Andrea, importante ricordare l'efferatezza e la violenza con cui Tsahal nei giorni dell'uinvasione ha sistematicamente distrutto il libano e le sue infrastrutture...

Tsa-chi?
.
.
.
?
.
.
.
Ah, gli assassini di bambini col culo parato dai media! Bastava dirlo...

AutminRic
Inviato: 30/1/2007 11:23  Aggiornato: 30/1/2007 11:23
Ho qualche dubbio
Iscritto: 3/11/2005
Da:
Inviati: 163
 Re: Libano alla resa dei conti
Questa mattina ascoltavo il notiziario di RadioPopolare, intorno alle 7,30.

La notizia riguardava le bombe a grappolo sganciate sul Libano in occasione della più recente missionedipace israeliana.
Circa un milione di bombe, diceva la giornalista.

Ora non sono in grado a memoria di citare le parole esatte, ma in sintesi:

Gli USA sono arrabbiati con il loro alleato perché gli hanno fornito quelle bombe ma l’intesa era che non le avrebbero usate in zone occupate da civili!

Gli USA non escludono ritorsioni e potrebbero perfino decidere di non vendergli più quel tipo di bombe (che però pare Israele sia ora in grado di produrre in proprio)

Comunque sembra che le bombe lanciate non fossero quelle fornite recentemente ma “degli stock da smaltire” tant’è vero che moltissime sono rimaste inesplose (temporaneamente)

Ora, giuro, l’oca di giornalista per conto presumo del buffone di direttore del notiziario, ha detto letteralmente “stock da smaltire”. E parlava delle cluster bombs, parlava delle bombe ammazza-bambini.

Ma io mi domando c…o c…o mille volte c…o
Ma come si può passare una bastarda notizia di questo genere senza un conato di vomito, senza voler urlare basta, senza voler buttare la penna, rovesciare la scrivania, bruciare il microfono, spaccare la faccia a qualcuno, strillare che quello del giornalista è un mestiere che non ha più senso se fatto così

E succede in egual misura a Libero, al Giornale, alla Padania ma anche a Repubblica-Stampa-Corriere e al Manifesto e alla radio più comunista del mondo Radio Popolare


E adesso sappiamo, se un'altra prova serviva, perché ci voleva proprio un bel giorno della memoria, per dimenticare i morti più nuovi e giustificare quelli che verranno


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