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elezioni Usa : LA SCOMMESSA IMPOSSIBILE
Inviato da Redazione il 21/5/2004 13:15:06 (2707 letture)






LA SCOMMESSA IMPOSSIBILE



di Massimo Mazzucco



21-05.04 - Ve lo immaginate voi un Berlusconi, che annuncia che come
vice-premier, se vincerà le elezioni, vorrà al suo fianco
D’Alema?



Ecco, ultimamente a Washington gira una scommessa: quando a John Kerry toccherà
annunciare il suo prescelto per la vice-presidenza, indicherà il
senatore John McCain. Il quale è un politico tutto d’un pezzo
(qui già il parallelo con d'Alema traballa), che ha però il piccolo
difetto di essere un esponente di punta del partito repubblicano.



In teoria, la costituzione americana non impone restrizioni di alcun
tipo al candidato per la vice-presidenza, se non le stesse che impone
al presidente: nazionalità, fedina penale pulita, età
superiore ai 25, e l’essere nato su suolo americano (cosa che rode da
morire a Schwartznegger, perchè la alpi austriache non sono
ancora state conquistate dai Gi-Joe del Pentagono).



Ma perchè mai una scelta così illogica? Perchè in realtà illogica non lo è affatto. Anzi ...


... è talmente logica che rischia di imporsi contro ogni aspettativa più tradizionale.



Innanzitutto, bisogna tener presente che fino all’altro ieri, nella
storia americana, il vice presidente era praticamente un manichino che
veniva tenuto in naftalina, nel caso il presidente venisse accoppato.
Cosa su cui poi si tenevano incriociate le dita per quattro anni,
quando si scopriva che il vice prescelto era davvero un manichino,
scelto magari per accontentare un’ala del partito, o per altri motivi
che comunque con la diretta gestione del potere avevano ben poco a che
fare. Noto il caso di Dan Quayle (“La Quaglia”), ad esempio, che ha
fatto da vice al papà di Bush dall’ 88 al ‘92, e che forse solo
oggi ha cominciato a capire che è lui quello delle fotografie
accanto al famoso presidente. Oppure il caso di Gerry Ford, al quale
è toccato il compito di rimpiazzare un Nixon dimissionario, solo
per passare alla storia per “non essere in grado di pensare e di
masticare la gomma americana nello stesso momento”. (E a giudicare
dalla sua presidenza, lui della gomma americana non poteva proprio
farne a meno).



Ma i tempi, con Clinton e Gore, hanno iniziato a cambiare. Al Gore
è stato il primo a esser visto in giro per il mondo da solo –
Francia e Russia soprattutto - a fare ufficialmente gli affari del
presidente (che pensava poi sarebbero diventati anche i suoi, fra
l’altro).



Con Cheney poi c’è stato addirittura il rovesciamento
paradossale dei ruoli: la battuta che gira, tanto per farla breve,
è “Avete notato come Bush smetta subito di parlare, appena
Cheney beve un sorso d’acqua?” E quando c’era da gestire le delicate
ore dopo il crollo delle torri, il buon George è stato prima
mandato in Florida dal fratello, e poi tenuto prudentemente lontano dai
bottoni di comando fino a notte inoltrata. Alla Casa Bianca, a dirigere
le operazioni in quelle ore cruciali, c’erano Cheney e Condolezza Rice.
(E’ lei, a sua volta, la vera vicepresidente).



Ma a parte la triste realtà del presidente burattino, ormai la
percezione del ruolo del vice, nel pubblico americano, è
cambiata in maniera irreversibile. Ed è anche più giusto
che sia così, dopotutto: perchè mettersi un manichino
nell’armadio, quando puoi avere uno, efficiente quanto te, che si
sobbarca almeno una parte della fatica?



Ma “sobbarcarsi”, in termimi politici, significa anche fare delle
scelte. Ed è qui che molti storcono il naso di fronte alla
bizzarra ipotesi di un tandem Kerry-McCain, poichè di certo il
senatore repubblicano non accetterebbe di fare da semplice fermacarte
per John Kerry.



Vediamo un pò più da vicino chi è questo McCain.



Prima di tutto, è l’uomo che quattro anni fa ha fatto tremare
George Bush, che per causa sua ha rischiato di non vincere nemmeno la
nomination repubblicana. Emerso a sorpresa dai ranghi – esattamente
come è stato per Dean con Kerry quest’anno – con una proposta
economica davvero interessante, McCain ha preso un vantaggio iniziale
notevole, portandosi a casa un paio di primarie importanti. E solo
quando la potente macchina pubblicitaria di famiglia (intesa come lobby
dei petrolieri e dei fabbricanti di macchine da guerra) ha fatto
sentire tutto il suo peso sulla campagna elettorale, Mc Cain ha dovuto
concedere di non avere il fiato (milioni di dollari) per arrivare fino
in fondo. Non a caso è stato lui, in seguito, il promotore di
una riforma che cercava di limitare in qualche modo lo strapotere delle
multinazionali nel finanziare le campagne elettorali.



E proprio qui arriva la prima sorpresa da McCain: lo sapete chi era il
co-firmatario di quella proposta di legge? Ted Kennedy, il più
potente spauracchio liberal di tutti questi ultimi anni per la congrega
cristiano-repubblicana.



Un “trasversale” per natura, quindi? No, è casomai la natura
stessa della politica americana che prevede, permette, ed anzi
incoraggia, la trasversalità del singolo. A dimostrazione
infatti che non si combattono due ideologie assolute (come ad esempio
da noi, negli anni ’60 - ’70, con capitalisno e socialismo), ma due
diverse e complesse strategie socio-economiche, capita spessissimo di
vedere incroci tanto sorprendenti quanto benefici.



(Va detto che anche da noi, da quando c’è il maggioritario, la
trasversalità comincia a prender piede, ma noi la interpretiamo
in senso un pò troppo letterale, cioè di mettere la gamba
di traverso per fare lo sgambetto a qualcuno, invece che di mettersi
d’accordo su un qualsivoglia bene comune).



Un’altra caratteristica di McCain, che peserebbe non poco sul “ticket”
presidenziale, sono i ben 5 anni passati in una prigione vietnamita.
Mentre la mascella sinistra porta chiari i segni di una pesante
ricostruzione chirurgica, fatta in seguito all’esplosione di una
granata.



Certo che ve li vedete, alla elezioni, da una parte uno che ha sopravvissuto alle
carceri vietnamite dopo essersi preso una granata in bocca, l’altro decorato al valor militare (foto) per aver salvato la vita ad un commilitone, messi di
fianco a due imboscati, Bush e Cheney, che non hanno fatto un solo
giorno di leva in due? (Tiè, così imparate a dire che
“siamo in guerra” con tutto il mondo, fra l’altro).



Terzo elemento a favore: McCain e Kerry sono amici di vecchia data.
Amici veri, non di quelli che giocano a golf la domenica. Amici che
insieme, molti anni fa, hanno fatto passare una legge apposta per
andare a cercare tutti i prigionieri di guerra che l’America si era
lasciata indietro in Indocina.



A questo punto qualcuno dirà: ma allora, che cavolo ci fa McCain fra i repubblicani?



Purtroppo, Mc Cain è un repubblicano vero - in senso
socio-economico - e le sue visioni su tutto quello che riguarda tasse,
ingerenza dello stato federale negli affari dei singoli stati,
eccetera, sono abbastanza diverse da quelle dell’amico democratico.



Ma c’è ampio spazio sia per mettersi d’accordo, sia per far
capire all’America che qualunque compromesso raggiugessero quei due,
sarebbe millle volte meglio di un’altra maledizione quaternaria Bush e
Cheney.



Sempre a sfavore non va nemmeno dimenticata – perchè verrebbe di
sicuro usata in maniera strumentale dalla destra cristiana – la ferma
opposizione che da sempre Mc Cain ha espresso rispetto all’aborto. E
questo non solo è un argomento fondamentale in tutti gli Stati
Uniti, ma gli americani sono gente che per votare non si impone certo
tutti i tormenti filosofico-psichiatrici che ci imponiamo noi: fa una
breve lista di cosa gli viene in tasca se vince questo o quello –
aborto sì, pena di morte no, più tasse, meno
assicurazioni, più campi da golf, meno ore sotto il tornio – poi
vota e torna al lavorare senza pensarci più per quattro anni.



In conclusione, l’ipotesi Kerry-McCain, che è in ultima analisi
una scelta “intelligente”, dipenderà anche molto dalla
valutazione che i due daranno sulla capacità dell’elettorato di
“capirla” nel modo giusto. E a quel punto  potrebbero anche
azzardare una mossa che rischia di vedere i due portarsi a casa il
novanta per cento secco dei voti di Novembre.



Senza bisogno che la Corte Suprema riconteggi più un bel niente, questa volta.



Massimo Mazzucco




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I commenti sono proprietà dei rispettivi autori. Non siamo in alcun modo responsabili del loro contenuto.
Autore Albero
SWE
Inviato: 23/5/2004 17:45  Aggiornato: 23/5/2004 17:45
Mi sento vacillare
Iscritto: 8/3/2004
Da:
Inviati: 744
 Re: LA SCOMMESSA IMPOSSIBILE
Se "la scommessa impossibile" fosse possibile, sarebbe possibile finalmente sperare in una, seppur minima, possibile "boccata d'ossigeno"... E' possibile, oppure ritieni che sia improbabile ( tanto per cambiar termine..) ? A parte gli scherzi. Queste tue, estremamente chiare, informazioni sugli aspetti sconosciuti dei meccanismi della politica americana, trovo che siano di grande utilità per farci comprendere scelte e alleanze che altrimenti ci potrebbero sembrare oscure.... Oltre a farci capire quali siano le differenti "logiche" che ispirano la politica in paesi diversi dal nostro... Ps : pensa un po' se solo applicassimo - in piccolissima parte - questa stessa pratica anche per cercar di capire quali siano i criteri che regolano i complessi rapporti ideologici esistenti nel mondo islamico ! emanuela [ Modificato da SWE Attivo 23/5/2004 17:12 ]

Redazione
Inviato: 26/5/2004 23:38  Aggiornato: 26/5/2004 23:38
Webmaster
Iscritto: 8/3/2004
Da:
Inviati: 19594
 Re: LA SCOMMESSA IMPOSSIBILE
ma no, si fa molto prima a rifilargli "quattro democrazie dopo i pasti, e due gocce di elezioni prima di coricarsi", non credi? Cercare di capire implica fatica, imporre di adottare il tuo sistema molto meno. Massimo McCain possibile o probabile? E' certamente plausibile,e non è solo una boutade come un'altra. Credo che alla fine però prevarrà la cautela (Gephardt), anche perchè è molto probabile che da qui a due mesi non ci sia più nessun bisogno di "battere" Bush sul lato dell'immagine militare: si sta rovinando da solo. [ Modificato da Redazione Attivo 26/5/2004 22:43 ]


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