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news internazionali : Georgia, la rosa mai sbocciata
Inviato da Mnz86 il 12/11/2007 8:10:00 (7248 letture)

di Andrea Franzoni

Nel novembre 2003, in Georgia, decine di migliaia di persone scendevano in piazza con bandiere e striscioni e rovesciavano il governo di Shevardnadze, “uomo forte” filo russo (amico di Gorbachov), che deteneva il potere praticamente dallo scioglimento dell’Unione Sovietica. Con l’accusa di aver truccato le elezioni, e facendo leva sull’insoddisfazione della popolazione, un gruppo di “ragazzi coraggiosi” spuntati da chissà dove dava voce ai desideri di libertà di una popolazione oppressa. Forti della simpatia suscitata nel mondo libero, forti del supporto della comunità internazionale, i rivoluzionari non violenti riuscivano a costruire scientificamente una protesta pacifica e determinata occupando per giorni le piazze principali.

Leader della protesta un gruppo di giovani politici ed attivisti educati negli Stati Uniti e completamente votati al credo occidentale. In pochi anni, questi abili cavalli di Troia erano riusciti a creare dal nulla un movimento articolato ed organizzato conquistando l’appoggio della popolazione. Alle loro spalle, nell’ombra e talvolta tragicamente mossi dalle migliori intenzioni, i soldi ed i consigli di decine di fondazioni e organizzazioni non governative finanziate dagli stati occidentali impegnate nella tutela dei diritti umani, nell’apertura dei mercati, in un certo tipo di cooperazione per il presunto sviluppo dei paesi poveri, nella promozione delle libertà di stampa e di espressione (1).

I rivoluzionari non violenti avevano scelto, come il marketing insegna, slogan, merchandising ed un logo (la Rosa). Fondazioni americane avevano tradotto e stampato testi sul rovesciamento non violento ...

... che si rifacevano a Gandhi, al Maggio francese, ai diritti umani, che loro avevano distribuito ed adottato. Altri avevano stampato con entusiasmo giornali ed avevano organizzato seminari di educazioni alla democrazia. Molti altri avevano preparato il terreno denunciando al mondo stagnazione economica, corruzione, scarsa democraticità, violazioni dei diritti fondamentali. Altri avevano accolto i ragazzi nei loro uffici di Washington, avevano promesso aiuti, avevano presentato i ragazzi serbi che avevano scalzato seguendo lo stesso copione Milosevic ed avevano costruito un movimento studentesco, Kmara, che avrebbe reclutato sostenitori tra i giovani. Altri ancora avevano promesso ricchezza, anticipato denaro, sbandierato benessere e prosperità per tutti.

Sarebbe bastato rovesciare il corrotto governo filo russo, introdurre reale democrazia e diritti civili, ed autorizzare l’irruzione del libero mercato e della società dello spettacolo e del consumo occidentale.

Dalla folla trascinata in piazza e ricoperta di speranze e di merchandising, tra ragazze che danzavano e lanciavano fiori colorati ai militari imberbi del regime e gente comune, era emerso Mikhail Saakashvili. Poco più che trentacinquenne, il figlio di una famiglia della vecchia intelligentsia si era specializzato negli Stati Uniti costruendo un’immagine di amico dell’occidente e dei diritti umani. Reclutato a New York, era stato catapultato ai livelli più alti della politica georgiana. Già nel 1997 era stato definito uomo dell’anno da “una giuria di giornalisti e sostenitori dei diritti umani”, e si era trovato nel governo di Shevardnadze. Poco dopo ne era però uscito, denunciando corruzione e fondando la nuova opposizione. Che, grazie ai molti amici, lo avrebbe portato a vincere con percentuale bulgara le elezioni del 2003.

Da quaggiù, quasi tutti avremmo adottato l’etichetta di rivoluzione colorata, rivoluzione delle Rose. E ci saremmo emozionati, pensando a questi ragazzi belli come in un video musicale che si ribellavano, che chiedevano in maniera non violenta libertà, democrazia, benessere, uguaglianza, diritti umani. Avremmo parlato di risveglio, di fermento democratico, quando quello che avevamo di fronte era un movimento eterodiretto, manipolato, il semplice utilizzo di ideali e citazioni svuotate a scopo di propaganda imperiale. Una forma di controllo, di espansione dell’influenza occidentale, semplicemente più subdola ed attuale del vecchio rovesciamento dei regimi, ma ancora più efficace perché capace di raccogliere e orientare tutti i desideri e la forza vitale delle popolazioni, piuttosto che reprimere ed imporre dittatori.

Le conseguenze di questa manovra magistrale di conquista e controllo del potere sono oggi davanti ai nostri occhi, ora che i fumi rivoluzionari e radical chic si sono diradati e la rivoluzione ha perso colore. Ad essere contente non sono le decine di migliaia di persone che scesero in piazza, e che in parte sono tornate per strada in questi giorni accolti dai proiettili di gomma dei soliti militari, stavolta al soldo del nuovo corso filo occidentale, democratico, liberista, sostenitore dei diritti umani, che ha –dichiarando lo stato di emergenza- sospeso ogni garanzia costituzionale.

Ad essere soddisfatti sono i soliti poteri forti, che hanno avuto la loro fetta. I leader della rivoluzione hanno sostituito la vecchia classe dirigente spartendosi il potere e gli introiti della svendita del patrimonio statale, monopolizzando i media privati, riproponendone la corruzione e l’attaccamento al potere. Le forze politiche internazionali che hanno sostenuto la rivoluzione, anche se in maniera principalmente indiretta, hanno guadagnato il controllo di una nazione strategica, quasi sottratta alla Russia, prontamente aggregata (come osservatore) alla NATO tanto da mandare soldati in Iraq, ed in odore di avvicinamento all’Unione Europea. E le forze economiche e finanziarie, anch’esse infiltrate in molte ong insospettabili, in cambio di un investimento comunque limitato, hanno avuto un paese da spolpare, con la svendita dell’industria e dell’economia statale ad aziende multinazionali, con l’apertura completa del mercato fino teoricamente ai servizi essenziali, con l’accettazione da parte del governo di forti prestiti da parte della Banca Mondiale: un debito estero che permetterà alla finanza internazionale di controllare, tramite il ricatto, l’agenda economica della nazione negli anni a venire.

La sovranità della Georgia è insomma stata sbriciolata, dallo stesso sistema mafioso internazionale di affari che ha appoggiato ed appoggia dittature e guerre a bassa intensità per garantirsi controllo geopolitico ed un ambiente favorevole agli affari. La Giorgia fa parte del nostro blocco, ma la vera democrazia, quella cioè che nasce e si sviluppa in un fermento popolare per tutelare gli interessi della collettività ed un reale benessere generalizzato, è comunque lontana.

Negli ultimi giorni la gente è scesa in piazza nuovamente, contro la casta che ha spinto al potere solo quattro anni fa, richiamata da un’opposizione variegata che va dai vecchi gruppi di potere alla frazione dei vecchi rivoluzionari filo occidentali estromessi dalla spartizione del bottino o, in forma minoritaria, realmente disgustati dalla deriva autoritaria e corrotta del nuovo corso. L’opposizione, organizzata in un’unica piattaforma, chiede ufficialmente elezioni, minori poteri per il presidente, forme consultive per la ratificazione dei trattati internazionali, occupazione, minore corruzione e una politica estera più bilanciata.

Il governo di Saakashvili, il filo occidentale tutore dei diritti umani accusato di corruzione, di incarcerazioni e tentati omicidi politici, di cattiva gestione economica più attenta ad accontentare i poteri forti piuttosto che a far ricadere il benessere sulla popolazione, ha fatto caricare i manifestanti mandando in ospedale 500 persone ed ha dichiarato lo stato di emergenza sospendendo i diritti di assemblea e di libera espressione.

I vecchi sostenitori, i cultori dei diritti dei popoli, non hanno generalmente parlato della vicenda, e mantengono online i vecchi documenti in cui esaltavano il volto buono di Saakashvili. Qualcuno, come Human Rights Watch, sta continuando a denunciare le violazioni, ma si tratta di una minoranza. Contemporaneamente Freedom House, USAID e altri si limitano alle schede ad aggiornamento periodico che raccontano ancora i miracoli del governo filooccidentale. Il movimento studentesco Kmara è sostanzialmente svaporato, assorbito nei gangli del potere o nelle organizzazioni che l’avevano creato pronto ad esportare nuove rivoluzioni svuotate.

Nessuno o quasi si occupa con genuino entusiasmo del popolo georgiano, gravemente disilluso, che ha ricevuto per l’ennesima volta il messaggio che il potere, da queste parti, è una cosa per pochi, ed è una difesa di interessi particolari anche se si presenta con le migliori promesse.

Unione Europea e Stati Uniti hanno detto di augurarsi che la questione possa essere risolta senza l’uso della forza. Forse Saakashvili sta esagerando, sta facendo troppo rumore. Ma la speranza è quella che tutto passi, che l’accusa di un complotto filo russo regga e la situazione possa tornare normale.

La loro speranza è quella che la macchina da consensi si possa rimettere in moto in vista delle prossime elezioni che il premier, dopo molte titubanze, ha indetto per gennaio. Che quei giovani, riescano nuovamente ad accendere la tristezza della popolazione per farsi rilanciare su quel trono di rappresentanza del mondo degli affari. E se non saranno loro, saranno altri: un’altra banda, fedele agli stessi principi.

L’instaurazione di un regime violento, che sconfigge e perseguita l’opposizione, non è in grado di ottenere l’adesione volontaria delle popolazioni, delle masse private della parola. L’opera di propaganda, di lavaggio del cervello, di controllo dei pensieri attraverso l’irruzione di modelli seduttivi e di istituzioni inattaccabili sotto il piano ideale, è invece così efficace da conquistare il supporto reale della popolazione coinvolgendola, facendola sentire parte di un processo di rinascita reale alla quale, in realtà, non ha partecipato se non in forma sostanzialmente passiva. E’ come se queste persone non avessero mai vissuto, rinchiusi nei loro serragli vetero comunisti, mentre fuori il progresso galoppava, il mondo si riconosceva nella sua evoluzione più naturale e se la spassava. Ora è facile, per l’occidente, conquistare queste genti anima e corpo, in maniera ancora più efficace dei vecchi regimi totalitari.

Questa stessa popolazione sarà posta poi di fronte ad un dibattito politico, a tribune televisive, a comizi. Ma sempre all’interno di confini stabiliti, non dalla legge, ma dai rigidi vincoli dell’unica ideologia rimasta, dalla cultura del “benessere occidentale”, dell’american way of life da raggiungere obbedendo alle istituzioni di credito internazionali (con i quali si creeranno linee di debito da saldare) ed alle agenzie di rating deputate a dare un voto all’operato economico, attraverso i loro parametri, che altro non sono se non espressione del mondo del capitale, e forma di controllo anche politica dell’elite occidentale. Il cui scopo, più che il benessere delle popolazioni, è quello di mantenere una posizione dominante e di ampliare il dominio commerciale sul globo.

I rivoluzionari parlavano di costruire la società civile, di seminare la cultura democratica, di risvegliare il coraggio e la dignità dei cittadini. Ma non si crea una vera cultura democratica, una vera società civile, quando ciò a cui si mira è semplicemente l’esportazione di una ricetta, di una cultura tout court, di un’impalcatura democratica e di un libero mercato all’occidentale nel quale il controllo dell’economia, e quindi del consenso e della politica, sia in mano agli istituti di credito ed alle grosse corporation internazionali.

Quando non si crea un movimento spontaneo di dialogo, di creazione di una prospettiva nuova, di riflessione critica, di reale partecipazione.

Quando l’obiettivo principale è l’esportazioni di quelle mille luci da guardare e desiderare, di quelle musiche e di quei miti del consumo che riescono ad anestetizzare gli uomini ad ogni latitudine, e che li trascinano in quell’occupazione a tempo pieno che è la ricerca di una parodia di felicità che è la felicità ebete di chi rifiuta le domande e le scelte: l’approdo dimenticato di ogni cultura filosofica ragionata.

Non si esporta cultura democratica quando si vende un prodotto già confezionato, completo, non migliorabile, garantito, reso smagliante da una creazione del consenso che sta raggiungendo livelli scientifici. Quando questo prodotto può funzionare addirittura meglio se la democrazia rimane su un piano formale, mentre nel palazzo imperversa la corruzione. Quando si travasa la cultura della creduloneria, quando si concentra nelle mani di pochi amici i mezzi di comunicazione dai quali dispensare disinformazione.

Qualche georgiano ha trovato ancora la forza di scendere in piazza, forse dietro alle promesse di qualche nuova o vecchia elite interessata alla sua fetta di potere. Qualche altro si sarà già rassegnato. Ma la breve ventata di democrazia non c’è comunque mai stata, anche se tra due mesi ci saranno nuove elezioni.

Nuove elezioni, e nuovi proiettili di gomma, che creeranno altre fette di torta, ma di sicuro non disturberanno gli affari.

Andrea Franzoni (Mnz86)

(1) Tra gli altri National Endowment for Democracy (NED), Einstein Institute, Freedom House, Open Society (George Soros foundation), USAID, National Democracy Institute (NDI).

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I commenti sono proprietà dei rispettivi autori. Non siamo in alcun modo responsabili del loro contenuto.
Autore Albero
BlSabbatH
Inviato: 12/11/2007 9:20  Aggiornato: 12/11/2007 9:24
Mi sento vacillare
Iscritto: 10/9/2005
Da: Bergamo
Inviati: 837
 Re: Georgia, la rosa mai sbocciata
Citazione:
Non si esporta cultura democratica quando si vende un prodotto già confezionato, completo, non migliorabile, garantito, reso smagliante da una creazione del consenso che sta raggiungendo livelli scientifici. Quando questo prodotto può funzionare addirittura meglio se la democrazia rimane su un piano formale, mentre nel palazzo imperversa la corruzione. Quando si travasa la cultura della creduloneria, quando si concentra nelle mani di pochi amici i mezzi di comunicazione dai quali dispensare disinformazione.

ma questa è la forma reale di democrazia, (quella che vive fuori dai libri) presente in tutti i paesi "democratici"! ai nostri occhi sarà pure un bigmac riscaldato, ma in un paese "affamato di diritti" come quello risulta essere quasi un capolavoro di novelle cousine.
Ricordiamoci che la Georgia è la patria di papà baffone.. non so se mi spiego.

-- Under capitalism, man exploits man. Under communism, it's just the opposite. -- J.K. Galbraith
Stefano
Inviato: 12/11/2007 10:02  Aggiornato: 12/11/2007 10:02
Mi sento vacillare
Iscritto: 15/8/2004
Da:
Inviati: 344
 Re: Georgia, la rosa mai sbocciata
Grazie Andrea, grazie LC.

Mancano però la citazione dei 5 morti negli scontri, uccisi dalla polizia "democratica", e della chiusura dei giornali e delle televisioni (va in onda solo il primo canale di stato).

Il problema, ancora una volta, non è la Georgia, ma i nostri media.

Se a Mosca Vladimir Luxuria in una manifestazione importata apposta si becca un pomodoro marcio, qui tutti i giornali gridano quanto è cattivo Putin.

Nella Georgia amica del padrone (Sakashvili riceve il proprio stipendio da Washington, ma proprio in senso letterale e ufficialmente) si incarcerano, picchiano a sangue e si uccidono gli oppositori ma tutto passa sotto sordina.

Notare: le prime notizie le ho avute dai media russi. Due giorni dopo ha cominciato a parlarne BBC, poi Euronews, e infine, dopo 4 giorni sono arrivati quei pirla dei nostri, col solito Canciani. E già si era arrivati ai morti.

Salute, democrazia dei miei stivali, buona solo per fare i cavoli del Reich.

Stefano

Lestaat
Inviato: 12/11/2007 11:52  Aggiornato: 12/11/2007 11:52
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 27/7/2005
Da: Perugia
Inviati: 1774
 Re: Georgia, la rosa mai sbocciata
Bell'articolo.
Ma non sono del tutto convinto di questa affermazione:
Citazione:
Ora è facile, per l’occidente, conquistare queste genti anima e corpo, in maniera ancora più efficace dei vecchi regimi totalitari.

In realtà, secondo me, sta diventando sempre più difficile.
Non tanto perchè la madre degli idioti abbia smesso di fare figli ma perchè la situazione internazionale è cambiata radicalmente.
Mentre paesi come il nostro, o come la Germania, la Francia...hanno una popolazione che ha vissuto dei momenti di benessere reale (anni 50 60 e 80) in queste "nuove" e "libere" democrazie non ne hanno mai nemmeno sentito l'odore. E' difficile in queste condizioni far credere quel che vogliono.
Qui ci possono portare ad esempio gli anni d'oro, possono farci credere che un volta che ci sarà la ripresa (che sappiamo non ci sarà mai, ma possono continuare a dirlo) tutto tornerà come prima e possono continuare ad illuderci, in Georgia NO. Li, come in Russia e in altri paesi, hanno visto la ripresa, hanno visto cosa accade quando a tenere il potere in mano è la "libera impresa", sanno bene cos'è la globalizzazione e a differenza di noi in passato non hanno più un terzo mondo da sfruttare per arricchirsi come abbiamo fatto noi, loro non vedranno mai nemmeno un anno qualsiasi degli anni ottanta, nemmeno per scherzo, perchè quei paesi che noi abbiamo usato per il nostro benessere non hanno più nulla da farsi depredare, e quel poco che hanno è sotto il diretto controllo occidentale che lo sta spremendo fino all'osso.
Dubito che il futuro sia così scontato nelle repubbliche ex-sovietiche, al contrario, credo sia un futuro da osservare con molto interesse.

In nomine libertatis vincula edificamus.
In nomine veritatis mendacia efferimus.
Pyter
Inviato: 12/11/2007 18:50  Aggiornato: 12/11/2007 18:50
Sono certo di non sapere
Iscritto: 15/9/2006
Da: Sidonia Novordo
Inviati: 6250
 Re: Georgia, la rosa mai sbocciata
La situazione politica creatasi in Georgia non è diversa dalla situazione degli altri paesi ex-sovietici. Alcuni esperti ci dicono che sono diretta conseguenza del trauma post-comunista, una cosa normale per paesi che cercano la libertà dopo anni di regimi "totalitari".
Ci hanno detto la stessa cosa per la RUSSIA, e ci siamo tutti accorti dopo vent'anni che cosa la Russia sia diventata. Un paese libero e felice.

Così come nell'antica Roma, puoi diventare un liberto, ma oggi lo puoi solo se paghi in denaro. I giovani comprati dall'impero hanno esaurito il loro compito e c'è da dubitare che quelli che adesso scendono in piazza per protestare siano gli stessi di qualche anno fa.

Forse dovremmo chiederci se la guerra fredda non sia stata una grossa presa per il culo...chiederci se e quanto erano "totalitari" i paesi comunisti e quanto invece erano liberi i paesi alleati all'Impero della pseudo-darwiniana competizione capitalista.

"Nessuno ha il diritto di fare quel che desidera, ma tutto è organizzato per il meglio." (Antico decreto reale tolemaico)
Arcadia
Inviato: 12/11/2007 20:55  Aggiornato: 12/11/2007 20:55
Ho qualche dubbio
Iscritto: 5/5/2007
Da:
Inviati: 122
 Re: Georgia, la rosa mai sbocciata
Ottimo articolo, soprattutto sullo sfondo del silenzio desolante dei nostri miseri media che - ora - si guardano bene dal parlare troppo della Georgia, quando si vedono gli effetti della cura di "democrazia" forzata.

@Pyter,
e' molto interessante quel che hai detto (Forse dovremmo chiederci se la guerra fredda non sia stata una grossa presa per il culo...chiederci se e quanto erano "totalitari" i paesi comunisti e quanto invece erano liberi i paesi alleati all'Impero della pseudo-darwiniana competizione capitalista) e sono assolutamente d'accordo.
Siamo da anni e anni in balia della piu' grande mistificazione della storia.

Sono stata in Georgia negli anni 80. Quel che ho potuto constatare in questi ultimi anni (anche attraverso vecchi amici che vivono la') e' da stringere il cuore.
Oggi, come la Georgia, anche altri stati che hanno subito una qualche rivoluzione "colorata" si stanno accorgendo di essere stati presi per i fondelli, Ucraina inclusa e, forse, finalmente, ce ne stiamo accorgendo anche noi.
Il re 'e nudo.

BlSabbatH
Inviato: 13/11/2007 10:09  Aggiornato: 13/11/2007 10:22
Mi sento vacillare
Iscritto: 10/9/2005
Da: Bergamo
Inviati: 837
 Re: Georgia, la rosa mai sbocciata
Citazione:
Forse dovremmo chiederci se la guerra fredda non sia stata una grossa presa per il culo...

la guerra fredda è stata solo la logica conseguenza ad un bilanciamento di influenze.. il bipolarismo mondiale ha portato a numerose guerre presso i confini, ma al tempo stesso ha stabilizzato zone estese che in passato manco si sognavano.. senza contare la situazione europea, dove si è preso il meglio delle 2 visioni, capitalismo e tutele sociali.
in che senso quindi presi per il culo? ideologia stile io fascista e tu comunista e quindi botte da orbi? era il prezzo del bipolarismo.. oggi invece ci si scanna da maria de filippi
Citazione:
chiederci se e quanto erano "totalitari" i paesi comunisti e quanto invece erano liberi i paesi alleati all'Impero della pseudo-darwiniana competizione capitalista.

l'unione sovietica fu un regime totalitario dove l'unica schiarita in 75 anni di ditattura la si ha avuta con Cruschev.. e te lo dico non certo da filoamericano.. il sistema statunitense ha vinto solo perchè ha dato l'illusione della libertà, quello sovietico ha perso perchè era di una rozzezza immane.
Ed ora, in attesa che cina e india si sveglino, godiamoci ancora per un pò il fantastico mondo unipolare..

p.s. letture consigliate: "siberia" di nicolai maslov (libro-fumetto stupendo) e "la quercia e il vitello" di aleksandr solzenicyn

-- Under capitalism, man exploits man. Under communism, it's just the opposite. -- J.K. Galbraith
Arcadia
Inviato: 13/11/2007 20:19  Aggiornato: 13/11/2007 20:19
Ho qualche dubbio
Iscritto: 5/5/2007
Da:
Inviati: 122
 Re: Georgia, la rosa mai sbocciata
Caro BlSabbatH,
mi trovo molto spesso d'accordo con te, ma non in questo caso.
Tu dai fede ad alcune letture (Solgenitsin, poi, capirai!), io li' ci sono stata, sia nel periodo prima del crollo, sia dopo, e sono testimone oculare di cose ben diverse.

Parli di "rozzezza immane", ma non sai veramente di cosa parli. Scusami, sai, ma mi sembra solo che ripeti cose dette da altri che erano anti-sovietici per motivi loro e ben precisi, motivi che non avevano come scopo una critica giusta e costruttiva di quel che veramente non andava , ma la destabilizzazione del paese. Cosa che, come sappiamo, hanno ottenuto.
Gli stessi russi, oggi, in larga parte hanno rivisto le loro posizioni rispetto al passato e, credimi, non a favore del presente.

BlSabbatH
Inviato: 13/11/2007 22:57  Aggiornato: 13/11/2007 23:11
Mi sento vacillare
Iscritto: 10/9/2005
Da: Bergamo
Inviati: 837
 Re: Georgia, la rosa mai sbocciata
Citazione:
io li' ci sono stata, sia nel periodo prima del crollo, sia dopo, e sono testimone oculare di cose ben diverse.

personalmente negli '80 avevo a malapena la facoltà di intendere e di volere, non ho potuto viaggiare in urss, quindi è chiaro che faccio fede a ciò che conosco e leggo, un pò come tutte le cose, nella vita
detto questo.. è abbastanza noto come i paesi socialisti organizzassero e pianificassero il percorso dei (rari) visitatori.. non è una novità.
Citazione:
Parli di "rozzezza immane", ma non sai veramente di cosa parli.

facevo il paragone con l'occidente: il sistema sovietico rispetto a quello democaratico-capitalista ha avuto una natura più rozza. Entrambi sono guidati da oligarchie, entrambi mirano alla conservazione del potere, solo che il primo utilizza una sola leva per far girare la ruota (l'autoritarismo del politburo) Il secondo invece deve tenere conto anche di altre leve come il suffragio, i media, il potere giudiziario.. dando di conseguenza una illusione di libertà al singolo individuo. Mica poco. (tralasciamo poi i pro e i contro dei due sistemi in merito all'economia..)
Citazione:
motivi che non avevano come scopo una critica giusta e costruttiva di quel che veramente non andava , ma la destabilizzazione del paese. Cosa che, come sappiamo, hanno ottenuto.

l'urss s'è sfasciato per la burocrazia, la corruzione, la folle corsa agli armamenti e quindi, il tracollo economico. Senza contare la piaga interna dell'alcolismo (la vodka prendeva il posto dell'oppio dei popoli..), l'assenza di motivazioni e di stimoli delle singole persone, soprattutto negli ultimi 30 anni di regime!
Citazione:
Gli stessi russi, oggi, in larga parte hanno rivisto le loro posizioni rispetto al passato e, credimi, non a favore del presente.

dal dominio zarista, passando per il modello sovietico fino al regime privatistico-mafioso.. a ben guardare il popolo russo non non se l'è mai passata bene.
Il proverbio "si stava meglio quando si stava peggio" ai russi calza sempre.

-- Under capitalism, man exploits man. Under communism, it's just the opposite. -- J.K. Galbraith
Stefano
Inviato: 14/11/2007 20:45  Aggiornato: 14/11/2007 20:45
Mi sento vacillare
Iscritto: 15/8/2004
Da:
Inviati: 344
 Re: Georgia, la rosa mai sbocciata
Arcadia ha ragione, ho avuto lo stesso percorso (di là prima e dopo il crollo del muro). BlSabbath, fatti un bel viaggio in Russia, fatti qualche amico russo, prova a guardare la loro tv (ce n'è anche una in inglese su Hotbird 2)... sarà una rivelazione, su chi davvero è rozzo. Rozzi, purtroppo, a causa della continua propaganda, siamo noi, e lo siamo talmente da crederci migliori, più "raffinati", di un popolo i cui operai leggono libri in autobus mentre vanno al lavoro, i cui studenti studiano davvero, dove la cultura e il gusto si respira ovunque, solo per citare una cosa che fa impressione al primo sguardo.

Credo che te ne innamorerai. E ti offenderai anche tu, dopo, elle farneticazioni che si lanciano qui da noi con tanta frequenza da essere diventati luoghi comuni.

Sdarova!

Stefano

GianMarcoT
Inviato: 23/11/2007 19:09  Aggiornato: 23/11/2007 19:09
So tutto
Iscritto: 19/2/2007
Da: Monza
Inviati: 2
 Re: Georgia, la rosa mai sbocciata
Tra Georgia ed Italia.. brrrr... diciamolo francamente: la democrazia dopo 2500 anni è ancora in fasce!
Terreno di coltura per ogni specie d'infezione, comprese le dittature ed ogni forma d'accaparramento del potere da parte di minoranze agguerrite (cosa sono i militari del resto? E la magistratura? I giornali/Tv?

Ma il nostro più grande 'demos' (la parte di popolo più aggressiva nel manipolare le decisioni statali) son i dipendenti statali, falange ben organizzata, attiva, documentata, coesa, interagente, efficiente (ad imporre la loro volontà) e che certo non aspetta le elezioni per spostare una decisione vera, quotidiana, concreta, lasciandoci il piacere quadriennale di metter una croce a destra.. ora a sinistra.. di nuovo a destra.. ecco, ora a sinistra.. e dopo 10 votazioni moriamo di vecchiaia con 10 croci vergate col lapis!

Quella che viene esportata NON è questa democrazia ma quella di Wall Street.. che cerca facile consenso nell'oklos' (il popolino che si beve di tutto) ma alleanze forti con i burocrati, che son poi quelli di prima e sempre in ogni Stato!

GianMarco Tavazzani via A. Pennati, 17 20052 Monza (MI) 039 326506
http://GianMarco.Tavazzani.it Skype: gianmarcotav
ICQ: 231416499, iChat: gianmarco.tavazzani@mac.com, Y!: gianmarco_tavazzani@yahoo.it
(msn -NON e-mail!- gianmarco.tavazzani@libero.it)
shm
Inviato: 23/11/2007 19:39  Aggiornato: 23/11/2007 19:39
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 17/8/2007
Da: perugia
Inviati: 1802
 Re: Georgia, la rosa mai sbocciata
leggendo il tuo racconto mi è sembrato di rileggere i resoconti della Gioventù turca all'inizio del '900...

“Se un ebreo ortodosso mi considera "immondo" o mi saluta per primo per non dover essere costretto a rispondere al mio saluto, la cosa non preoccupa più di tanto.” (John)
9/11 anomalies

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