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opinione : La recente riflessione sul concetto di cospirazione (II - Gli Storici)
Inviato da Redazione il 22/12/2007 9:30:00 (3596 letture)

La Recente Riflessione

La Recente Riflessione

sul Concetto di Cospirazione

(II - Gli Storici)

Enrico Voccia

 L'Almanacco Guanda 2007, oltre agli interventi di stampo filosofico analizzati in precedenza, ospita gli interventi di numerosi storici professionisti, cultori di storia e politologi (in senso stretto e lato): Franco Cardini, Giovanni Mariotti, Aldo Giannulli, Ferruccio Pinotti, Leopoldo Fabiani, Gianni Riotta, Adriana Bazzi, Danilo Taino. Qui – a differenza del caso precedente – è assai interessante notare che non c'è praticamente nessuno che neghi l'esistenza effettuale e/o la costitutiva inefficacia dei complotti: la frequentazione delle fonti e della letteratura secondaria, evidentemente, impedisce le negazioni astratte di un Popper o di un Eco. Tutti "complottisti", allora, gli storici? Non proprio: la strategia "negazionista" – dove presente – è solo più sottile, meno plateale.

Partiamo da Franco Cardini ("Il Grande Nemico: un Modello Storico?"), presente anche nel già citato Zero. La sua impostazione generale della questione è la seguente:

Esistono senza dubbio complotti: ne sono piene sia la storia dei popoli e delle società, sia le storie private di ciascuno. Ve ne sono di grandi e di piccoli, di riusciti e falliti, di destinati a venire scoperti e comprovati oppure a restare per sempre nell'ombra. La via della Storia è lastricata di autentici complotti riusciti, sia acclarati o indiziariamente identificati, sia nascosti; di complotti falliti, sia scoperti e denunziati, sia dimenticati e perduti; di complotti falsi o immaginari, costruiti a posteriori con indizi insicuri o con false prove come giustificazione di certi fatti o come alibi per contromisure o repressioni utili ai poteri vigenti. Ma l'attrazione per la dimensione del complotto, il suo fascino misterioso e terribile, la sua utilità come spiegazione di comodo, hanno almeno dal Medioevo – ma con più forza dalla nascita delle correnti ermetiche ed esoteriche: quindi dal Rinascimento in poi – dato luogo ad un'infinità e multiforme tendenza a ipotizzare una serie di Grandi Complotti, addirittura di Complotti Universali, l'esistenza dei quali giustificherebbe infiniti eventi storici e spiegherebbe il senso e il corso intimo delle vicende umane: Grandi Complotti destinati magari a urtare con altrettanti Grandi Controcomplotti tesi a contrastarli e abbatterli per sostituire ai loro disegni degli opposti controdisegni, in un caleidoscopico "Ventre della Storia" mai o quanto meno molto raramente emergente a livello di fatti documentariamente comprovati, salvo naturalmente eccezionali "corti circuiti". (Almanacco Guanda 2007, op. cit., pp. 30-31)

Il discorso di Cardini prosegue dicendo che il termine "complottista" – con il suo carico di valenze negative – andrebbe attribuito soltanto ai cultori dei "Grandi Complotti" e – questa mi pare sia la direzione del suo discorso – negata a chi indaga i complotti storicamente comprovabili. Certo, è nelle analisi dei "Grandi Complotti" che, storicamente e statisticamente parlando, che sono state affermate le ipotesi con minori controprove empiriche. Ciononostante, le motivazioni in base alle quali egli afferma l'inesistenza effettuale di qualunque complotto di grandi dimensioni nella storia degli esseri umani, ...





... non mi sembrano fondate. Citando Panebianco, p. e., egli afferma che

Comune ai complottisti di qualunque segno e in effetti, e in ultima analisi, una massiccia refrattarietà di fronte al dato di fatto che la storia è una realtà complessa: "nella mentalità corrente non si accetta che le cose accadano per un concorso di fattori. La complottomania nasce da una sottovalutazione della complessità della storia". (Almanacco Guanda 2007, op. cit., p. 32)

Lungi da me la sottovalutazione della totale inconsistenza empirica di certune teorie del "Grande Complotto". Ciononostante, la tesi di Cardini/Panebianco contro la possibilità stessa di un qualunque complotto di grandi dimensioni non appare cogente: anche in presenza dell'ovvia complessità e multifattorialità della storia, complotti di grandi dimensioni non sono affatto impossibili, sia in linea di principio sia di fatto. Il dato che un evento storico-sociale sia generalmente così determinato non implica, innanzitutto, che tale generale complessità e multifattorialità non sia riducibile con determinate strategie di potere. Per esempio, certe azioni eclatanti – si pensi alla Strage di Stato del 12 dicembre 1969 – puntano alla riduzione dei comportamenti umani ai soli elementi emotivi, connessi a quello che nelle neuroscienze è stato definito il "cervello rettile" – la reazione della paura in primo luogo, che permette di contare, per un certo periodo di tempo, su azioni di risposta all'evento largamente stereotipate e, pertanto, facilmente prevedibili. D'altronde, un complotto di medie/grandi dimensioni è – per quanto la cosa possa non piacerci affatto e/o essere del tutto illegale – una particolare specie di azione di governo. Seguendo la logica di Cardini/Panebianco, perciò, non solo i "Grandi Complotti" ma anche le azioni di governo standard, a causa della complessità intrinseca degli eventi umani, sarebbero impossibili ed inattuabili – il che è, ovviamente, di gran lunga empiricamente falso. La storia degli Stati e delle loro strategie di governo, infatti, è leggibile anche nell'ottica di un'acquisizione di sempre più sofisticate strategie di riduzione della complessità e multifattorialità delle azioni sociali. Questo significa che ogni Teoria del Grande Complotto è vera? Ancora una volta, no. Ma questo non implica affatto che siano false tutte e, tanto meno, che i complotti di grandi dimensioni siano empiricamente impossibili. Il problema, dunque, non sono le dimensioni dei complotti: è la loro realtà o meno.

Giovanni Mariotti ("I Protocolli della Menzogna, ovvero la Fabbrica del Grande Scoop") esamina la genesi e soprattutto la fortuna di quella provocazione dei servizi segreti zaristi che furono i Protocolli dei Savi di Sion. Anche qui ritroviamo all'opera la tesi che la "mentalità complottista" deriverebbe dalla non accettazione della complessità e multifattorialità della storia – ma su questo abbiamo già detto. Più interessante, invece, è notare come, dalla lunga disamina degli eventi e pur presentando tutti gli elementi chiave, egli accenni ma non rifletta fino in fondo su quelli che sono gli aspetti più interessanti dei Protocolli: innanzitutto la loro genesi all'interno del mondo dei servizi segreti e dei loro infiltrati professionali, poi, soprattutto, il suo obiettivo: non gli ebrei in quanto tali, ma il movimento operaio e socialista, il tutto a favore del potere declinante delle aristocrazie.

(...) erano apparsi sulla scena il liberalismo, il socialismo, il comunismo, l'anarchia, l'evoluzionismo (teoria particolarmente indigesta per un'aristocrazia del sangue) (...) con quale scopo gli ebrei si erano sobbarcati alla fatica di pensare tanti pensieri e di scrivere tanti libri? (...) indebolire e portare alla rovina le aristocrazie dei Gentili (...). Almanacco Guanda 2007, op. cit., p. 42)

e poi lo stretto rapporto tra servizi segreti e media fin dal tempo dei Protocolli:

Proprio in quei mesi i Protocolli dei Savi di Sion, che Mister Gwynne avrà supposto riservatissimi, stavano circolando di redazione in redazione da un capo all'altro dell'Europa, e avevano varcato persino l'Atlantico, raggiungendo gli Stati Uniti. (Almanacco Guanda 2007, op. cit., p. 40)

In effetti, l'aspetto antioperaio dei Protocolli – diffamato tramite il mito della genesi delle idee "sovversive" dai tradizionalmente odiati ebrei, la cui emancipazione giuridica era stata richiesta dal movimento operaio e socialista all'interno di una più generale battaglia per quelli che oggi chiameremmo i "diritti civili" – è stato raramente notato dagli storici, che ancor meno hanno indagato il rapporto tra i servizi segreti della modernità ed alcune novità del loro agire – ed infiltrarsi – nei mezzi di comunicazione di massa allo scopo di supportare le loro strategie provocatorie.

Molto acuta è la tesi di Giannulli ("La Teoria del Doppio Stato. Come Superare lo Scontro tra Dietrologi e Storici"), il cui intervento mi pare il più interessante e lucido dell'intero volume. I "complottisti" – categoria in cui l'autore dice di venire annesso e da lui definiti con il termine un po' datato di "dietrologi" – non sbagliano affatto nel credere nell'esistenza dei complotti – piccoli o grandi che siano: sbagliano, solitamente, nel credere che, per la loro attuazione, sia necessaria una struttura a sé, "deviata", in qualche modo altra dalla statualità, ivi compresa quella democratica, che, in quest'ultimo caso, assume costitutivamente la veste del "Doppio Stato". Così sintetizza le sue linee interpretative del fenomeno dei complotti:

il Doppio Stato non s'identifica con una congiura o delle cospirazioni che possono verificarsi come manifestazione epifenomenica di esso, ma non ne sono né l'essenza né la causa;

il Doppio Stato non coincide con una qualche organizzazione, istituzionale (come i servizi di sicurezza) o privata (come la P2), legale o illegale, perché esso non è un soggetto ma un processo;

lo Stato Duale non consiste neppure in una doppia rete istituzionale, una legale, l'altra segreta ed illegale: la formazione di apparati coperti paralleli è una modalità probabile ma non necessaria della manifestazione del Doppio Stato;

viceversa è inseparabile dalla fenomenologia del Doppio Stato il funzionamento extra o antiordinamentale di alcuni apparati istituzionali;

il Doppio Stato non coincide neppure con la Doppia Lealtà, intesa come contemporanea lealtà allo Stato nazionale ed all'Alleanza di riferimento o al suo stato egemone in forme di "sovranità limitata": fenomeni che possono presentarsi occasionalmente ma che non sono una necessaria premessa causale del Doppio Stato: diversamente, esso sarebbe una fenomenologia dei soli partner minori delle alleanze politico-militari. (Almanacco Guanda 2007, op. cit., pp. 58-59)

Le conclusioni di Giannulli per ciò che concerne il cosiddetto "mondo occidentale" sono, invece, queste:

A differenza del caso tedesco degli anni Trenta, in un regime democratico non è possibile teorizzare apertamente un uso discrezionale del potere (...). Pertanto, forme di uso discrezionale del potere pubblico (...) possono darsi in un Paese retto a regime democratico, ma solo a condizione che esse avvengano al coperto del Segreto di Stato, ultimo ridotto del principio dualistico. E, dunque, le dinamiche del Doppio Stato, in regime democratico non sono separabili dalla dimensione occulta. Beninteso, essa non è affatto un elemento esterno e aggiuntivo a quello dell'ordinamento formale, perché l'attuale assetto ordinamentale, che è tutto normativo e razionale, prevede però – in ogni Paese del mondo – questo enclave totalmente discrezionale al proprio interno. (...) Dunque, il Doppio Stato non è un secondo Stato nascosto, ma lo stesso Stato in una doppia funzione: quella prevista dall'ordinamento e quella dei suoi apparati burocratici e politici, quella della Costituzione formale e quella di una costituzione materiale retta su un'ampia sfera secretata. Essa è, in definitiva, un modo d'essere del sistema politico. (...) Ed è probabile che questo impianto interpretativo possa risultare utile a leggere non solo le stragi degli anni Sessanta, ma anche storie più vicine nel tempo, molto più vicine, sino a quelle presenti. (Almanacco Guanda 2007, op. cit., pp. 60-61)

Il testo di Pinotti ("Una Trama Lunga Sessant'Anni. 1945-2007: una Cronologia") è, poi, come dice il suo stesso titolo, essenzialmente una cronologia delle "trame italiane" dal 1945 al 2007: nonostante la secchezza delle informazioni, va avanti per ben 42 pagine (all'incirca il 20% dell'intero volume). Si tratta di uno "strumento di rapida consultazione", il cui unico limite, a mio avviso, è quello di dare poco spazio alle infinite dinamiche "strane" del fenomeno della "lotta armata". Non mi dilungherò nemmeno sui saggi di Fabiani ("Da Sarajevo alle Twin Towers ed oltre") e di Riotta ("America, il Paese delle Strane Coincidenze"), in quanto non sono altro che una disamina del fenomeno dei complotti antichi e recenti, nonché della figura del "complottista", svolta – anche se il filosofo austriaco non viene mai citato – secondo il punto di vista di Popper e dei suoi seguaci, di cui ho già svolto in precedenza un'ampia disamina critica e risparmio al lettore la ripetizione. Fabiani mantiene, in questo, una certa dignità: per ciò che concerne Riotta, i toni sono invece decisamente grevi e l'impressione generale è che l'autore parli molto per sentito dire sugli argomenti di cui tratta. Anche sul saggio della Bazzi ("Le Leggende sull'AIDS e l'Impero Farmaceutico") non c'è molto, dal mio punto di vista, da dire: è una esposizione delle tesi "non convenzionali" sull'AIDS e del fenomeno di "Big Pharma", tutto sommato dignitosa.[1]

Vale la pena, invece, di analizzare un po' più nel dettaglio il saggio di Taino ("Affari e Finanza: il Club dei Padroni"), dedicato, come dice il testo, all'idea che i "padroni del vapore" si siano in qualche modo – e da tempo – coalizzati ed organizzati in forme nascoste, tramite una o più associazioni di stampo massonico/esoterico, tramite le quali portano avanti una serie di strategie segrete per mantenere e rafforzare nel tempo il loro potere, superando i tradizionali confini statali. Un "Club dei Padroni" clandestino, insomma, che condiziona pesantemente i destini del mondo, svuotando di ogni minimo significato concreto anche i meccanismi democratici.

Taino parte esponendo la tesi dello storico americano Carroll Quigley, "il più accademicamente rispettabile e credibile teorico americano della cospirazione globale" (Almanacco Guanda 2007, op. cit., p. 127):

Si tratta di uno storico poco conosciuto al grande pubblico ma di grande influenza sulle èlite americane e anglosassoni che nel 1966 pubblicò un volume ponderoso (Tragedy & Hope) nel quale sostenne, tra l'altro, che buona parte della storia del XX secolo è stata determinata da un establishment finanziario angloamericano che aveva l'obiettivo di dominare il mondo. Banchieri, industriali ed i loro referenti politici. Obiettivo benigno, sia chiaro, ad opinione di Quigley, anche se criticabile certe volte per modi e forme di realizzazione. (Almanacco Guanda 2007, op. cit., p. 127)

Sono le stesse tesi di molti "complottisti", i quali hanno solo mutato di segno valutativo l'analisi del "Club dei Padroni", per usare le parole di Taino, che questi espone a grandi pennellate ed utilizzando un solo esempio (la tesi della sostanziale continuità tra Bush padre e Clinton, andato al potere perché il primo aveva deluso le aspettative dell'establishment mondiale fatto di banchieri, industriali e politici) per esporre immediatamente tutto il suo scetticismo:

Il complotto "dei Bush e dei Clinton" (...) non è minimamente provato e, soprattutto, non regge la prova dei fatti. (...) La parte vera è quella più vicina al lavoro storico di Quigley e riguarda i banchieri che, a cavallo dei secoli XIX e XX, imposero veramente le loro regole e la loro ideologia all'economia in generale e alla politica. (...) Che i banchieri con la tuba si siano mossi tra i club di Pall Mall, gli uffici di Wall Street e le cancellerie europee per promuovere i loro interessi (...) è fatto provato. (...) hanno fatto le loro operazioni di lobby (ad alto livello) come succedeva ai tempi: nella penombra, usando il denaro, i muscoli e spesso il potere della stampa amica. La parte di irrealtà sta invece nel credere che oggi, nel mondo, esista un comitato di affari (...) che tira i fili della finanza, dell'economia, della politica fino a eleggere o far cadere i presidenti americani. (Almanacco Guanda 2007, op. cit., p. 129)

Taino qui usa due pesi e due misure. "Il complotto dei Bush e dei Clinton" che lui espone manca certamente di prove reali, effettive. Nulla quaestio. Taino, però, dimentica immediatamente questa sua sacrosanta richiesta di fondamento documentario esponendo la sua tesi "anticomplottista", che risulta altrettanto esposta alla stessa critica. Ci dice, infatti, che un'alleanza internazionale, segreta, dei padroni del vapore, disposta ad usare "nella penombra" il denaro, la forza, la disinformazione e che ha raggiunto pienamente i suoi scopi – il controllo dell'economia e della politica – è "fatto provato" dagli studi storici, fino però alla prima metà del XX secolo: oggi, invece, una tale organizzazione non esiste più. Ora, se è "fatto provato" che un'organizzazione dei potenti della terra in grado di condizionare pesantemente economia e politica è esistita nel passato relativamente recente, in base a cosa si afferma che tale organizzazione si è sciolta? Quali sono le prove documentarie in merito?

Il fatto che Taino non noti quest'aspetto della faccenda è indicativo di una presa di posizione aprioristica, che appare con anche maggiore evidenza nel passo seguente:

Certo che esistono le lobby, che ce ne sono di influenti e che, se potessero, farebbero ancora tutto nella penombra dei corridoi di Washington, di Londra, di Parigi, di Pechino. Ma una cosa sono i gruppi di interesse che difendono, in modo più o meno lecito, i loro interessi, un'altra è credere che riescano a influenza direttamente la storia (...). In particolare oggi, quando la trasparenza informativa è travolgente, credere nella Spectre è ingenuo, se non pura superstizione. (Almanacco Guanda 2007, op. cit., p. 130)

Per l'esattezza, viste le sue affermazioni precedenti, Taino avrebbe dovuto dire: credere che la Spectre esista ancora. Ora però sappiamo in base a cosa Taino ritiene che essa non possa più esistere: "oggi, quando la trasparenza informativa è travolgente", evidentemente, essa non potrebbe esistere senza che i grandi media ci informino della sua esistenza: dunque deve essere scomparsa.

Il ragionamento – sia pure implicito – è formalmente corretto; peccato che la premessa – la travolgente trasparenza informativa – sia falsa. Taino ha già detto, per la "Spectre" del passato, che ammette come "fatto provato", come questa utilizzasse "nella penombra" oltre a muscoli e denaro anche "il potere della stampa amica". Oggi che i processi di spaventosa concentrazione della proprietà dei mezzi di comunicazione di massa sono avvenuti proprio in direzione di quel mondo di "banchieri, industriali e politici" protagonisti delle vicende narrate da Quigley, in che direzione andrebbe meglio rivolta l'accusa d'ingenuità e superstizione?

Anche nelle righe finali, Taino ritorna sul tema della travolgente trasparenza informativa ("il flusso informativo che non si ferma davanti a quasi niente" – Almanacco Guanda 2007, op. cit., p. 132) e così conclude: invece di pensare che l'associazione più o meno segreta dei potenti della terra presente fino a pochi decenni fa esista ancora,

Si può, più ragionevolmente, parlare di tanti complotti, cioè delle mille strategie che ogni giorno vengono messe in campo dai soggetti più diversi per raggiungere obiettivi di gruppo, di partito, di lobby nei diversi campi della finanza e del potere. Niente di nuovo, però: in fondo, le cospirazioni sono sempre state "la continuazione della politica con gli stessi mezzi". (Almanacco Guanda 2007, op. cit., p. 132)

Il ragionamento ci sembra anche valido, ma non può servire a contestare l'idea che i potenti della terra complottino su larga scala: se si afferma che i "soggetti più diversi" complottano e, per di più, che il complotto è "la continuazione della politica con gli stessi mezzi", conseguenza logica è che i piccoli gruppi lobbistici complotteranno su piccola scala, quelli medi su media scala, quelli grandi su grande scala. Il fatto che le strategie siano mille, non implica che tra queste non ci siano quelle su grande scala – anzi. Che poi riescano o meno, in tutto o in parte, che siano queste o quelle, che qualcuno possa talvolta prendere lucciole per lanterne, è un'altra storia.

Enrico Voccia (Shevek)


1 - Al limite, forse avrebbe dovuto distinguere meglio tra due tesi “non convenzionali”: l'una che dice, sostanzialmente, che l'AIDS esiste, è dovuto al virus HIV, ma questo è stato prodotto in laboratori militari o similari; l'altro che nega che l'HIV esista e/o che sia la causa dell'AIDS – tesi reciprocamente incompatibili ed accomunate dal solo essere eterodosse rispetto all'interpretazione standard del fenomeno, ma che l'autrice mescola con eccessiva facilità.

VEDI ANCHE: "La recente riflessione sul concetto di cospirazione (Parte I - I Filosofi)"


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Autore Albero
sick-boy
Inviato: 22/12/2007 12:09  Aggiornato: 22/12/2007 12:09
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 18/10/2006
Da: Leith
Inviati: 2710
 Re: La recente riflessione sul concetto di cospirazione (...
Ciao Shevek

Bell'articolo!

D'altronde, un complotto di medie/grandi dimensioni è – per quanto la cosa possa non piacerci affatto e/o essere del tutto illegale – una particolare specie di azione di governo. Seguendo la logica di Cardini/Panebianco, perciò, non solo i "Grandi Complotti" ma anche le azioni di governo standard, a causa della complessità intrinseca degli eventi umani, sarebbero impossibili ed inattuabili – il che è, ovviamente, di gran lunga empiricamente falso. La storia degli Stati e delle loro strategie di governo, infatti, è leggibile anche nell'ottica di un'acquisizione di sempre più sofisticate strategie di riduzione della complessità e multifattorialità delle azioni sociali.

Qui hai demolito egregiamente la "tesi di impossibilità" di Cardini e Panebianco - e si potrebbe discutere se, a partire da tale constatazione ci siano incentivi alla pervasività del potere. Che la parte citata di Giannulli

Dunque, il Doppio Stato non è un secondo Stato nascosto, ma lo stesso Stato in una doppia funzione: quella prevista dall'ordinamento e quella dei suoi apparati burocratici e politici, quella della Costituzione formale e quella di una costituzione materiale retta su un'ampia sfera secretata. Essa è, in definitiva, un modo d'essere del sistema politico. (...) Ed è probabile che questo impianto interpretativo possa risultare utile a leggere non solo le stragi degli anni Sessanta, ma anche storie più vicine nel tempo, molto più vicine, sino a quelle presenti.

in qualche modo avvalla.

Riotta

No comment

Il ragionamento – sia pure implicito – è formalmente corretto; peccato che la premessa – la travolgente trasparenza informativa – sia falsa. Taino ha già detto, per la "Spectre" del passato, che ammette come "fatto provato", come questa utilizzasse "nella penombra" oltre a muscoli e denaro anche "il potere della stampa amica". Oggi che i processi di spaventosa concentrazione della proprietà dei mezzi di comunicazione di massa sono avvenuti proprio in direzione di quel mondo di "banchieri, industriali e politici" protagonisti delle vicende narrate da Quigley, in che direzione andrebbe meglio rivolta l'accusa d'ingenuità e superstizione?

anche qui sei stato molto puntuale.

Si può, più ragionevolmente, parlare di tanti complotti, cioè delle mille strategie che ogni giorno vengono messe in campo dai soggetti più diversi per raggiungere obiettivi di gruppo, di partito, di lobby nei diversi campi della finanza e del potere. Niente di nuovo, però: in fondo, le cospirazioni sono sempre state "la continuazione della politica con gli stessi mezzi".

Ne emerge un quadro dove si dà per assodata l'esistenza di una zona grigia dalle dimensioni non definite, sulle cui dinamiche è possibile formulare solo delle ipotesi, la cui poca consistenza in alcuni casi, è usata poi come prova da chi nega la sensatezza della ricerca "complottista".

Lestaat
Inviato: 22/12/2007 12:29  Aggiornato: 22/12/2007 12:43
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 27/7/2005
Da: Perugia
Inviati: 1774
 Re: La recente riflessione sul concetto di cospirazione (...
E a me vengono spontanee due domande:
ma questa globalizzazione c'è o non c'è?
e soprattutto, dobbiamo essere sempre così presuntuosi da pensare che un eventuale gruppo di potere che indirizza la politica dei paesi occidentali tutti sia un complotto "universale"?
I tempi cambiano solo per me, noi, la gente o cambiano anche le organizzazioni internazionali, gli enti infra-statuali, l'ampiezza della capacità di pressione delle multinazionali e delle banche?

Come al solito, a mio avviso, siamo di fronte, anche nel caso degli storici più affermati, di una chiusura ideologica ad una spiegazione che oramai diventa sempre più evidente proprio perchè ne aumenta la scala di influenza.
Sminuire su un piano fumettistico da uomini in nero il potere e l'influenza che un non folto gruppo finanziario-industriale riesce ad esercitare, non riesco a non ricondurlo sempre più spesso all'ETA' di tali storici.
Non che uno rimbambisca, al contrario, sono cosciente che in una persona aumentino la saggezza e la capacità di analisi con l'età, ma certo oggi ci troviamo di fronte ad una differenza di vedute che abbraccia quasi i sessanta anni.
Non si può pretendere che una persona nata e cresciuta negli anni venti o trenta, accetti con facilità l'idea che quelle stesse forze che hanno aiutato, influenzato o a volte spinto alcuni eventi della loro vita, oggi siano in grado di fare molto di più.
Prima c'era la Banca d'Italia, la banca centrale francese, quella tedesca, la federal reserve (prendo le banche come semplice esempio)....ognuna delle quali con i suoi poteri, con la sua influenza...oggi c'è la BCE....e i suoi poteri di influenza sono gli stessi delle vecchie banche centrali ma concentrati in un unico ente sovranazionale guidato da un ristrettissimo gruppo finanziario, che è poi lo stesso che guida l'economia tutta, che produce armi, che produce farmaci, che produce CIBO, che distribuisce l'acqua...beh mi pare sufficiente.
Il punto è che oggi il potere esercitato da tali organismi E' in grado non di influenzare gli eventi ma di ordinarli. Nessuno credo abbia mai paventato l'idea di una SPEKTRE, sia chiaro, stiamo parlando degli stessi poteri di una volta accresciuti dalla globalizzazione e dalla "privatizzazione" di una serie infinita di piccoli gruppi di potere che oggi, più di ieri, sono concentrati in un ristrettissimo gruppo di persone (al solito non parlo dei dieci uomini in nero, ma di un migliaio massimo di persone che guidano i consigli di amministrazione di gran parte dell'esistente).
Il tutto poi è condito dall'inconsapevolezza, spesso colpevole, del fatto che stiamo comunque parlando di soltanto una parte del mondo e della società umana, la quale, grazie soprattutto alla seconda guerra mondiale, si ritrova ad essere un unico grande pease alla cui guida ha messo quelle organizzazioni sovranazionali di cui sopra.
A differenza della prima metà del novecento, insomma, ce n'è la possibilità, il movente e sempre più spesso le prove che tali organismi guidino le scelte dei paesi occidentali.
Detto questo possiamo parlare filosoficamente di tutto, ma, eliminando dal discorso l'"universalità" del complotto perchè non di questo si parla, e dell'impossibilità nella sua eventuale messa in atto, perchè evidente a chiunque è il contrario.
No?

PS
Su quanto poi questo "gruppo di potere" sia insinuato nella storia e in che ambiti è tutto un altro discorso che, credo, non 'centri molto con l'articolo, ma che ritengo quasi fondamentale, eahime, pericoloso.

PS2
E' comunque eccezionale come quei diamine di protocolli vengano tirati fuori ogni volta che serve e comunque ogni volta ci si limita a discutere su quando, come e perchè siano stati inventati e non ci si soffermi mai sui loro contenuti che sono degni di nota anche per uno scritto del 1908, senza dover per forza essere accusati di antisemitismo. Sono cmq un libro interessante, possiamo scrivere allah al posto di sion per quanto mi riguarda, oppure l'architetto, o magari krishna...poco mi importa, restano un libro spaventosamente attuale visto che è del 1908

PS3
Enrico, non vglio assolutamente criticare l'articolo che trovo assolutamente splendido, è solo che ho un punto di vista, diciamo, "altro", sulla questione ed essendo appassionato di storia è anche una questione che mi accalora particolarmente.

In nomine libertatis vincula edificamus.
In nomine veritatis mendacia efferimus.
Pausania
Inviato: 22/12/2007 13:03  Aggiornato: 22/12/2007 13:08
Sono certo di non sapere
Iscritto: 6/4/2006
Da:
Inviati: 3872
 Re: La recente riflessione sul concetto di cospirazione (...
Shevek, tu ci vizi...

Però l'articolo mi ha fatto spuntare un pizzico di amarezza in più rispetto alla solita che mi prende leggendo Luogocomune. Intanto che sotto la categoria "storici" siano stati messi Riotta e Panebianco: ma come si fa?

In secondo luogo non mi è piaciuta molto la definizione del rapporto tra "storia" e "complottismo" che gli Autori di cui si discute, perché è approntata in modo tale che gli esiti di questa definizione siano quelli voluti in partenza.

In poche parole si dice che il "complottismo" è la ricerca di legami e trame nascoste che spieghino la storia, nel tentativo impossibile di ridurre ad unità un processo eterogeno contraddistinto da spinte in parte coordinate in parte contrastantisi.

Mi pare però che questa concezione di storia, se in un linguaggio quotidiano è accettabile (la storia è l'insieme degli avvenimenti passati), non è accettabile se usata da personalità che la storia la fanno e la studiano.

Perché la "storia" non è un fatto oggettivo che vive di vita propria e che noi studiamo ed interpretiamo; la storia è un racconto soggettivo che cerca i legami di causa-effetto tra un numero finito di dati precedentemente selezionati. Non mi si fraintenda: non è un giudizio negativo sulla storia o sullo studio storico, tutt'altro. Ma bisogna essere coscienti che anche il miglior libro di storia è solo una interpretazione della documentazione reperibile su un determinato avvenimento (o una serie di avvenimenti). E questa interpretazione risente di tutta una serie di variabili che nel tempo portano a "riscrivere" letteralmente quella storia stessa.

Togliendoci da argomenti spinosi che hanno forti riflessioni ideologiche, è interessante notare come la storia che noi diamo per scontata in realtà sessanta anni fa fosse completamente diversa. Pensiamo alla storia antica: se si legge un libro di storia antica di 60 o 70 anni fa, non sembra nemmeno di parlare degli stessi fatti, tanto era diversa l'interpretazione che si dava dei medesimi fatti (in parte per ragioni culturali, in parte ideologiche, in parte per la mancanza di dati fondamentali che oggi invece sono di dominio pubblico o quasi).

Mi pare insomma errata la posizione di Cardini, che vede nel "complottismo" un tentativo di colmare le lacune della storia, perché in realtà esso è la semplice proposizione di un'altra interpretazione dei medesimi fatti, alternativa al racconto storico comunemente accettato.

Spiace che Cardini pecchi di questa superficialità, ma la sua visione (o almeno quello che traspare da quel che ho letto qui) è sostanzialmente quella di una storia come "verità tangibile", come "processo reale" e di un "complottismo" come "spiegazione di quel processo a causa della non-comprensione di quel processo".

In realtà storia e complottismo stanno sullo stesso piano (quello della interpretazione del mondo), ma la storia ha dalla sua un maggior prestigio ed una più larga accettazione; ma in realtà il complottismo (quello sano, sereno e serio) è il semplice tentativo di far considerare all'interno del racconto storico una serie di dati tralasciati dal racconto storico stesso.

L'appello al ricorrere ai dati e ai documenti che si fa è del tutto pleonastico: per prima cosa, perché una qualsiasi analisi che non si basi su dati ragionevolmente certi è fallata in partenza, e poco importa che sia storia, complottismo o altro. Poi perché non mancano certo gli esempi in cui gli "storici non complottisti" hanno scritto in base a dati falsati, oppure ignorando alcuni dati in favore di altri. E' un problema intrinseco alla storia, che sia complottista o meno.

Ma è ancor più pleonastico considerando l'atteggiamento nei confronti del complotto, sempre preso come categoria astratta e mai come insieme di questioni particolari, forse perché scendendo dall'astratto al concreto bisogna invece confrontarsi con la dura realtà dei fatti.

Un'ultima notazione: interessante vedere come i "piccoli complotti" siano autorizzati, quelli "grandi" invece no. Omettendo di definire cosa sia un complotto "grande". Grande e piccolo sono categorie relative. Per me, cittadino privato senza potere, un grande complotto potrebbe essere quello di organizzare qualche truffa remunerativa ai danni – chessò? – di un pensionato. Con i miei limitati mezzi non posso aspirare ad altro.

Ma per esempio, far credere ad un Paese di centinaia di milioni di abitanti che l'Iraq ha armi di distruzione di massa e quindi ottenere il consenso per attaccarlo e raderlo al suolo, è una cospirazione "grande" o "piccola"? Per Mario Rossi è così grande da essere forse impensabile, ma per il Presidente degli Stati Uniti probabilmente si tratta di ordinaria amministrazione, il solito noioso lavoro di politico.

Lestaat
Inviato: 22/12/2007 13:08  Aggiornato: 22/12/2007 13:08
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 27/7/2005
Da: Perugia
Inviati: 1774
 Re: La recente riflessione sul concetto di cospirazione (...
Citazione:
Intanto che sotto la categoria "storici" siano stati messi Riotta e Panebianco: ma come si fa?


EHEHEHEH
Lascia perde che l'altra sera su rai due c'era Mieli che parlava di storia con sotto la didascalia:
"Paolo Mieli - storico"

AHAHAHA
Stavo per vomitare

In nomine libertatis vincula edificamus.
In nomine veritatis mendacia efferimus.
shevek
Inviato: 22/12/2007 15:06  Aggiornato: 22/12/2007 15:06
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 27/4/2005
Da: Napoli
Inviati: 1249
 Re: La recente riflessione sul concetto di cospirazione (...
Salut y Libertad a todos...

Sulla questione Riotta e Panebianco: io avevo scritto che avrei commentato gli interventi diCitazione:
storici professionisti, cultori di storia e politologi (in senso stretto e lato).


Li infilavo, insomma, nella categoria, un po' generica, dei "politologi"...


Shevek

"Il potere è l'immondizia nella storia degli umani" - F. Guccini
www.portadimassa.net - WEB-TV e non solo di Filosofia
Lestaat
Inviato: 22/12/2007 15:07  Aggiornato: 22/12/2007 15:07
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 27/7/2005
Da: Perugia
Inviati: 1774
 Re: La recente riflessione sul concetto di cospirazione (...
@Shevek
Si era capito non ti preoccupare, ma era inevitabile un moto di stizza da parte di qualcuno per l'accostamento dei termini che da davvero il voltastomaco.
:P

In nomine libertatis vincula edificamus.
In nomine veritatis mendacia efferimus.
Pausania
Inviato: 22/12/2007 15:34  Aggiornato: 22/12/2007 15:34
Sono certo di non sapere
Iscritto: 6/4/2006
Da:
Inviati: 3872
 Re: La recente riflessione sul concetto di cospirazione (...
Ciao Shevek, ovviamente il mio riferimento non era a te, ci mancherebbe... ma ad una certa tendenza massmediatica a distribuire titoli come fossero autografi.

Effettivamente dovevo essere più chiaro, per evitare fraintendimenti

Redazione
Inviato: 22/12/2007 20:11  Aggiornato: 22/12/2007 20:14
Webmaster
Iscritto: 8/3/2004
Da:
Inviati: 19594
 Re: La recente riflessione sul concetto di cospirazione (...
Confesso che anche a me il nome di Riotta ha fatto rizzare i peli sulla schiena. Se però è vero che "la storia la scrivono i vincitori", allora è anche accettabile che si possano fregiare loro dei titoli che più gli aggrada.

Mi stupisce invece quello che dice Cardini. Il suo ragionamento arzigogolato fa a pugni con l'immagine di "complottista naturale" che proietta quando va da Costanzo o da Mentana.

Confusione interiore, o paraculismo all'ultimo grado?

cocis
Inviato: 22/12/2007 20:35  Aggiornato: 22/12/2007 20:35
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 11/1/2006
Da: V
Inviati: 1430
 Re: La recente riflessione sul concetto di cospirazione (...
intanto gli usa stanno costruendo il super pc da 1 miliadri di $ che servirà per smascherare il terrorismo..

USA contro il terrorismo..

Lotta al terrorismo, operativo entro il 2013 un database da un miliardo di dollari
in grado di contenere i dati (l'iride, le impronte digitali etc) di decine di milionid i persone
Usa, il Grande Fratello diventa realtà
l'Fbi prepara il "cervellone" biometrico

WASHINGTON - Un bunker supersegreto e superprotetto grande come due campi da calcio, tra la montagne della West Virginia - forse il più isolato tra gli Stati americani - ospiterà nei prossimi anni l'Ngi, cioè il Next Generation Identification (il Sistema di Identificazione della prossima generazione) in grado di smascherare in pochi secondi - almeno nelle intenzioni - qualunque terrorista. Come scrive con ampio rilievo il Washington Post, l'Fbi sta preparando un cervellone da un miliardo di dollari, un "Grande Fratello" in grado di contenere i dati biometrici - come l'iride o le impronte digitali - di decine di milioni di persone. Quella che vedrà la luce a Clarksburg sarà la più grande banca dati antiterrorismo del mondo e dovrà essere operativa entro il 2013.

ohmygod
Inviato: 23/12/2007 2:55  Aggiornato: 23/12/2007 2:55
Sono certo di non sapere
Iscritto: 16/10/2007
Da:
Inviati: 3652
 Re: La recente riflessione sul concetto di cospirazione (...
Come ha detto Pausania ci stai "viziando"

Stavolta però sono in sintesi con le tue analisi.Ho avuto conferma di ciò quando alla fine di ogni tesi esposta ne fornivo una mia succinta controtesi.Questo pensiero veniva a spegnersi man mano che mi reggevo sulla fondatezza del tuo pensiero.
Mentre ho una riserva <sul'aspetto antioperaio dei Protocolli>... dovrò rileggere la storia.

Del Giannulli mi è rimasta impressa la "doppiezza"-la "dualità" del termine Doppio Stato.La singolarità la si può notare nella conclusione:uno Stato la cui funzione è doppia.Il tenutario della "doppia" è la "costituzione materiale" retta su un'ampia sfera secretata. < Essa è, in definitiva, un modo d'essere del sistema politico.

Di Quigley ammiro "l'onestà"nel definire il "lavoro" di banchieri,industriali ed i loro referenti politici il fine per un obbiettivo benigno.Umano troppo umano.

Taino< Ci dice, infatti, che un'alleanza internazionale...è "fatto provato" dagli studi storici, fino però alla prima metà del XX secolo: oggi, invece, una tale organizzazione non esiste più.>
Ora, se è "fatto provato" che un'organizzazione dei potenti della terra in grado di condizionare pesantemente economia e politica è esistita nel passato relativamente recente, in base a cosa si afferma che tale organizzazione si è sciolta? Quali sono le prove documentarie in merito?.

Come faccia Taino a non chiederselo?
E' logico arrivare a una conclusione avendo come riferimento ciò che ci chiediamo nel mentre occultiamo tutto ciò che non ci chiediamo?
Forse dovrei riconsiderare un termine per definire questo comportamento.
Shevek lo definisce come "una presa di posizione aprioristica" io sarei stato meno indulgente: in particolare oggi, quando la trasparenza informativa è travolgente!!!

L'olocausto rimane pur sempre una aberrazione della mente umana.
Il perchè di questo accanimento verso l'ebreo mi ha lasciato sempre interdetto così come le giustificazioni approntate allo scopo.

Almeno fino a ieri:<Così parlò Benjamin Freedman>
www.effedieffe.com/interventizeta.php?id=2512¶metro=storia

Il discorso può essere inserito in quel tipo di "complottismo" storico di cui gli stessi storici ne ignorano l'esistenza.E se "ignorano" l'esistenza di un'altra realtà questa è da ritenersi considerata falsa?
Non me lo so spiegare!

PS come dice Lestaat non è importante l'origine di quei diamine di protocolli ma parte del loro contenuto ha influenzato libri che in parte ne sono la continuazione.

shevek
Inviato: 23/12/2007 3:14  Aggiornato: 23/12/2007 3:14
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 27/4/2005
Da: Napoli
Inviati: 1249
 Re: La recente riflessione sul concetto di cospirazione (...
Salut y Libertad, Massimo e Ohmygod!


Massimo: del testo di Cardini ho analizzato quello che mi parevano i punti critici. In esso, specialmente nel finale, fuoriescono le argomentazioni "complottiste". Ho l'impressione che esso sia vittima di quello che - ti ricordi? - in un altro articolo definivo "il tabù storiografico sul complotto dei potenti", che influenza molto l'ambito accademico, per cui, anche chi coglie determinati dati empirici a favore di determinate interpretazioni di specifici eventi storici, vive nel timore, spesso inconscio, di beccarsi l'insulto di "complottista". Non a caso, l'unico storico ben riconosciuto dall'accademia che ha trattato di questi temi, Quigley, non ha subito ostracismi solo perché ha detto che i potenti complottano sì, "ma a fin di bene". Cardini, però, mi sembra aver concesso un po' troppo al tabù, al punto da svalutare le sue stesse conclusioni.

Ohmygod: I Protocolli dei Savi di Sion sono stati una delle più grandi porcate della storia umana, di matrice razzista e classista allo stesso tempo. Si tratta, inoltre, senza ombra di dubbio, uno dei complotti su larga scala e perfettamente riusciti orditi dai potenti della terra, tramite servizi segreti statali - per nulla "deviati", tra l'altro - che hanno utilizzato allo scopo infiltrati professionali e le loro entrature nel mondo dell'informazione di massa. La realtà di una tale provocazione è perfettamente comprovata, cosa che rende ancor più difficile comprendere la loro continua citazione da parte di chi, magari, afferma che i complotti su larga scala sono strutturalmente impossibili e/o inefficaci.


Shevek

"Il potere è l'immondizia nella storia degli umani" - F. Guccini
www.portadimassa.net - WEB-TV e non solo di Filosofia
desbouvet
Inviato: 23/12/2007 5:47  Aggiornato: 23/12/2007 5:47
Mi sento vacillare
Iscritto: 10/6/2007
Da:
Inviati: 541
 Re: La recente riflessione sul concetto di cospirazione (...
Ma la parola "complotto" secondo voi è adeguata ? O ce la "cuciono" addosso, per ridurre l'intera questione a un gioco di ruolo ?

E se non fosse un gioco di ruolo, ma una cosa più seria ?

I livelli di lettura degli avvenimenti....

Se si tiene d'occhio lo spessore simbolico di alcuni avvenimenti, e si indaga la presenza di segni rituali, all'interno degli avvenimenti, si arriva alla conclusione che esiste per forza un "dietro le quinte", e che nessuna pomposa elucubrazione, che non si misuri sullo stesso livello di lettura degli avvenimenti, può aver diritto di contraddire la verità.

Il barone universitario o lo pseudo-storico scribacchino della rai, può benissimo venire a dire che tu, "complottista", hai un inconscio senso di inferiorità da quando sei venuto al mondo, e ti manca il cortile dell'Olimpo, e conduci una vita frustrata, e sei molto suggestionabile, e non hai scientificità di visione, e non approfondisci le questioni storiche, etc etc etc

Ma io so che ci stai provando. Io sono già oltre, ai tuoi vaneggiamenti interessati. Io so che un "dietro le quinte" c'è.

Insomma, basta guardarsi attorno !!!

(Il Mondo) "è tutto intorno a te!".

shevek
Inviato: 23/12/2007 13:18  Aggiornato: 23/12/2007 13:18
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 27/4/2005
Da: Napoli
Inviati: 1249
 Re: La recente riflessione sul concetto di cospirazione (...
Salut y Libertad Desbouvet!


Sono sostanzialmente d'accordo con te. Nella lingua italiana, "complottista" può avere due significati: 1. chi i complotti li fa 2. chi i complotti li analizza. Purtroppo, non ci sono due parole differenti, come accade per altre cose e, chi i complotti li nega/difende, ci gioca sopra, attribuendo per di più un valore negativo al secondo significato. Lo fanno partendo dall'idea che i complotti sono impossibili e/o inefficaci: è questo il punto che va smontato, nella nostra personale battaglia di "critica dell'ideologia"...


Shevek

"Il potere è l'immondizia nella storia degli umani" - F. Guccini
www.portadimassa.net - WEB-TV e non solo di Filosofia
sick-boy
Inviato: 23/12/2007 17:13  Aggiornato: 23/12/2007 17:13
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 18/10/2006
Da: Leith
Inviati: 2710
 Re: La recente riflessione sul concetto di cospirazione (...
Shevek, permettimi di dissentire (lo faccio sempre quando viene fuori la questione): chi fa la cospirazione ha un nome ben preciso: cospiratore. Bisognerebbe attenersi a quello. Complottista è invece usato per designare chi vede complotti ovunque.

In fondo Popper(nomen omen? questa comporta vari salti logici) e chi gli è andato dietro più che negare una cospirazione dicono che non è possibile celare una grande Verità, o più semplicemente che non esiste nessuna grande Verità, perchè se esistesse sarebbe venuta fuori.

Complottista è proprio un termine di merda, IMHO.

Spooky_max
Inviato: 27/12/2007 12:31  Aggiornato: 27/12/2007 12:31
Ho qualche dubbio
Iscritto: 11/9/2007
Da: vetrina
Inviati: 99
 Re: La recente riflessione sul concetto di cospirazione (...
Fabio Volo su radio DJ pochi minuti fa ha affrontato il tema cospirazione. E' stato letto un comunicato che sembrava quasi tratto da LC, accenni anche di 11/9 fra l'altro, dopodichè ha invitato ad approfondire l'argomento.
Non sono un grande ascoltatore di radio (e di radio dj in particolare) ma lavorando qualche volta mi capita. Nel quel poco che mi capita è gia la seconda volta che becco Fabio Volo ad interessarsi di temi trattati da LC. Secondo me è un frequentatore...

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