Italy needs reform FT.com Financial TimesApril 7 2008 Dismaying though it is that Italy this weekend faces yet
another general election, the prospect that it will return an ineffectual government headed by Silvio Berlusconi, and staffed by the same, unredeemable caste of politicians that consistently ducks the challenges the country can no longer afford to evade, is profoundly depressing.
The outgoing centre-left coalition of Romano Prodi, in power less than two years, had made modest progress – especially in improving Italy’s disastrous public finances – as it lurched from one crisis to another. Nothing in the previous record of Mr Berlusconi suggests this crab-like advance will continue.
Italy had a priceless chance to renew itself politically when the
Tangentopoli investigations by activist magistrates began unknotting the interests of businessmen, politicians and mafiosi; and a golden opportunity to re-engineer its economy, after swapping the lira for the euro sharply reduced its borrowing costs. It did neither.
Few among the political class can escape blame for this. But the five wasted years of 2001-06 under Mr Berlusconi, a vainglorious populist who came into politics seemingly to dodge the courts and protect his business interests, stand out – especially now it looks as though they are about to be repeated.
Walter Veltroni, the former mayor of Rome leading the centre-left’s challenge, has expressed some resolve to continue reform, for instance by slashing the thicket of laws that stifle enterprise.
But the loose spending promises from both sides ignore the realities of Italy’s low (and falling) growth, vast public debt and declining economic competitiveness. Mr Berlusconi’s unfunded public spending promises are particularly demagogic – about three times Mr Veltroni’s, according to one study – while the parties of the right appear to see saving
Alitalia, the terminally loss-making flag carrier, as the
main national imperative.
All this could be dismissed as the rhetorical froth of electioneering, were it not that the last Berlusconi administration saddled Italy with an electoral system that guarantees fragmented coalitions bickering over sectional interests. That will almost certainly remain true in spite of recent political mergers on both the right and the left.
Italy is in
relative decline. It is sinking under a bloated public sector, over-regulation and crumbling infrastructure. Its traditional comparative advantage in manufacturing is being sorely tested. It needs determined structural reform of the economy and political renewal. It does not look like it will get them.
The Financial Times 2008
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«Il ritorno di Berlusconi? Veramente deprimente...» Durissimi articoli di Financial Times e Wall Street JournalRoberto Brunelli - L'Unità 9 aprile 2008
«Profoundly depressing...». Chissà come l’ha presa, il Berlusconi Silvio, qui definito anche «il populista vanaglioroso».
Altro che «unfit to lead Italy», inadatto a guidare l’Italia, come scrisse oramai secoli fa l’Economist, attirandosi l’accusa di essere un giornale in mano ai comunisti.
Questa volta la prospettiva del ritorno di Berlusconi Silvio al governo del Paese è «profondamente deprimente». Lo scrive il Financial Times, considerato il quotidiano economico più autorevole d’Europa, e giudizi ancor più duri li riserva al Cavaliere di Arcore il Wall Street Journal, che nella sua edizione europea dedica l’intera pagina tre all’Italia. Titolo: «Nelle prigioni italiane vige la regole delle porte aperte».
Esempio più eclatante della malagiustizia italiana? L’ex premier, ovviamente: «Egli è stato al centro di più di una dozzina di inchieste giudiziarie e ha subito almeno sei processi per reati che vanno dall’evasione fiscale alla corruzione di giudici. Altrove vicende giudiziarie di questo genere avrebbero messo fine ad una carriera politica. Berlusconi invece ha una forte possibilità di essere eletto ancora».
Giudizi pesanti. Scrive il Financial Times che «i cinque anni sprecati dell’ultimo governo Berlusconi, un populista vanaglorioso (”vainglorious populist”) sceso in campo apparentemente per scansare i giudici e perseguire i propri interessi personali, sono particolarmente significativi, specialmente adesso che potrebbero ripetersi».
Il candidato del centrosinistra, Walter Veltroni - sostiene il quotidiano nella pagina degli editoriali - ha espresso una certa determinazione nel voler continuare le riforme, per esempio riducendo il dedalo di leggi e burocrazia che impastoiano le imprese...», così come si riconoscono alcuni «modesti progressi», soprattutto nel campo della finanza pubblica, al governo Prodi. Tuttavia, mentre «le promesse venute da entrambi gli schieramenti di aumentare le spese ignorano la realtà dell’Italia, la cui crescita è bassa e in ulteriore caduta», le promesse di Berlusconi «per spese pubbliche senza copertura sono particolarmente demagogiche, superando di tre volte quelle di Veltroni».
No, non è un bel quadro. E colpiscono i toni duri, implacabili, dei due grandi giornali. Niente sconti all’Italia. Il Financial Times usa, a proposito del nostro paese, il termine «declino», e chiede «riforme strutturali» per l’economia nonché «un forte rinnovamento della classe politica», ma aggiunge anche «non sembra che l’Italia le avrà, queste riforme».
Tragico anche il quadro offerto dal Wall Street Journal: un quadro nel quale trova posto anche Salvatore Cuffaro, che probabilmente sarà eletto al Senato nonostante sia stato «recentemente condannato in primo grado e in attesa dell’appello per aver favorito un mafioso». Ma è sempre il capo del Pdl il cuore del ragionamento: «Berlusconi, che è anche uno degli uomini più ricchi d’Italia, è stato condannato in due processi, ma alla fine le sentenze sono state respinte in appello o sono decadute perché prescritte».
Sembra quasi una continuazione quel passaggio dell’articolo del Financial Times che definisce «profondamente deprimente» l’ipotesi «che ritorni un governo privo di efficacia guidato da Berlusconi e composto dalla stessa irrecuperabile casta di politici che regolarmente scantona le sfide che il paese non può più permettersi di eludere».
Dal Pdl non si registrano, a questo momento, reazioni di rilievo.
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Che vinca Veltroni o Berlusconi uguale? Mah...