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Energia e Ambiente : Marcin Jakubowski: Ecologia Open Source
Inviato da Redazione il 9/5/2011 6:30:00 (7402 letture)

E’ in arrivo l’hardware “fai da te”.

Quando nel lontano 1983 Richard Stallman[1] fondò il progetto GNU[2], nessuno si sarebbe aspettato che avrebbe dato vita ad un movimento così forte ed organizzato come quello del software libero, che da nicchia assolutamente ristretta è cresciuto fino a diventare un nuovo modo di sviluppo in grado di cambiare gli equilibri economici.

Al giorno d'oggi l'Internet che conosciamo è popolata in grande misura da server con sistemi operativi aperti, che fanno girare applicazioni aperte, in larga parte gratuite.

Questo però non vuol dire che le aziende non possano beneficiarne e trarne profitto: l'azienda probabilmente più importante nel mondo Internet, Google, è nata e cresciuta grazie al sistema operativo Linux, che gira su centinaia di migliaia di server in tutto il mondo. Un risultato che un allora giovanissimo Linus Torvalds[3] non si sarebbe certamente mai sognato.

Eppure quando una idea è particolarmente buona, ed apre a tutti la possibilità di partecipare, possono nascere comunità di persone, accomunate dallo stesso obiettivo, che riescano a lavorare in maniera altamente produttiva.

Ma il concetto di “Open Source”[4] non è rimasto limitato al software: negli ultimi anni ci sono stati diversi tentativi per sviluppare anche hardware aperto[5], …

… con esperimenti più o meno riusciti. Uno dei progetti più interessanti in tal senso è Arduino[6], tra l'altro tutto italiano.

Un altro campo in cui un progetto Open Source potrebbe portare una vera rivoluzione è quello economico: in tal senso vedremo se Bitcoin[7], l'idea rivoluzionaria di Satoshi Nakamoto, o qualche suo derivato, riuscirà ad avere il successo che si merita.

Sempre nel campo dell'hardware, ma non informatico questa volta, una persona di nome Marcin Jakubowski[8] sta portando avanti un progetto ancora più ambizioso[9], e cioè quello di creare progetti Open Source per tutte le più importanti macchine di produzione che vengono utilizzate in una civiltà moderna come la nostra.

Sentiamo direttamente da lui la sua storia e quali risultati è riuscito ad ottenere:





Fonte: Dusty – Il portico dipinto


* 1. Biografia di Richard Stallman: http://biografieonline.it/biografia.htm?BioID=1093
* 2. GNU is Not Unix: http://www.gnu.org/home.it.html
* 3. Biografia di Linus Torvalds: http://biografieonline.it/biografia.htm?BioID=1152
* 4. Definizione di software Open Source: http://it.wikipedia.org/wiki/Open_Source
* 5. Open Hardware: http://it.wikipedia.org/wiki/Open_hardware
* 6. Arduino: http://it.wikipedia.org/wiki/Arduino_%28hardware%29
* 7. Bitcoin, una moneta online che sfida banche e governi: ilporticodipinto.it/bitcoin
* 8. Marcin Jakubowski: http://openfarmtech.org/wiki/Marcin_Jakubowski
* 9. Open Source Ecology: http://opensourceecology.org/

Voto: 7.00 (3 voti) - Vota questa news - OK Notizie


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I commenti sono proprietà dei rispettivi autori. Non siamo in alcun modo responsabili del loro contenuto.
Autore Albero
spettatore
Inviato: 9/5/2011 7:52  Aggiornato: 9/5/2011 7:52
Mi sento vacillare
Iscritto: 15/11/2004
Da:
Inviati: 883
 Re: Marcin Jakubowski: Ecologia Open Source
Open source? Una volta si chiamava "condivisione" !
"Quando il bambino era bambino......", mi verrebbe da parafrasare da "Il cielo sopra Berlino", quando le comunità non erano spersonalizzate, quando il bisogno di uno era il bisogno di tutti gli altri, quando IO e MIO ammuffivano nel reparto "Questo no" dell'animo umano, le cose erano vere, come vero e sincero era il cuore dell'uomo e della donna. Non abbiamo scelta: torneremo ad essere così. Dopo.


Lo spettatore

Citazione:
Non metterti a discutere con un idiota. La gente potrebbe non accorgersi della differenza.
schottolo
Inviato: 9/5/2011 11:15  Aggiornato: 9/5/2011 11:15
Mi sento vacillare
Iscritto: 12/7/2007
Da:
Inviati: 772
 Re: Marcin Jakubowski: Ecologia Open Source
In più tutti gli elettrodomestic, automobili, pc, ecc.ecc sono costruiti affinchè si rompano dopo un determinato periodo: vedi questo doc: OBSOLESCENZA PROGRAMMATA.

aleste85
Inviato: 9/5/2011 11:31  Aggiornato: 9/5/2011 11:31
Ho qualche dubbio
Iscritto: 24/5/2010
Da:
Inviati: 204
 Re: Marcin Jakubowski: Ecologia Open Source
@schottolo
è vero ciò che dici e non è un segreto.
all'università mi ha detto più volte questo concetto...
i prodotti devono avere una durata tale da non rompersi subito ma prima o poi devono guastarsi.
ricordo che ci portarono come esempio quello di un paio di case produttrici di elettrodomestici che facevano dei prodotti perfetti e sono fallite perchè l'apparecchio durava talemente tanto che la gente non aveva bisogno di comprare pezzi di ricambio , o comunque non doveva sostituire l'oggetto con uno nuovo

RiccardoG
Inviato: 9/5/2011 11:50  Aggiornato: 9/5/2011 11:50
Ho qualche dubbio
Iscritto: 14/1/2010
Da:
Inviati: 88
 Re: Marcin Jakubowski: Ecologia Open Source
Questa mi mancava, per cui grazie davvero.
L'idea che ormai la gente voglia fare da sé è concreta, e in molti campi: d'altronde con internet e con servizi come youtube si possono imparare in pochissimo tempo le tecniche di saldatura di componenti elettronici molto piccoli, tanto per fare un esempio.

brian
Inviato: 9/5/2011 12:25  Aggiornato: 9/5/2011 12:25
So tutto
Iscritto: 22/6/2009
Da:
Inviati: 24
 Re: Marcin Jakubowski: Ecologia Open Source
Ciao, volevo ringraziare chi ha segnalato,già l'altra volta, il
doc.L'OBSOLESCENZA PROGRAMMATA
(spagnolo-sott-ita, si trova su youtube...).
mentre noi cerchiamo di semplificarci la vita e non capiamo perchè
dopo pochi anni dobbiamo ricomprare un cosa, chi ci fornisce il prodotto
deve sottostare a regole che ne limitano la durata perchè...
il bello è che,senza saperlo, ho fatto come il protagonista del doc.,
non mi sono arreso, ho cercato in RETE e scoperto che non ero solo e
qualcuno aveva trovato la soluzione e la resa disponibile...fantastico!
che soddisfazione abbattere queste regole, fatte con l'unico
scopo di fammi ricomprare la stessa cosa, e almeno per una volta
metterlo nel c@@o all'OBSOLESCENZA PROGRAMMATA"...
alla prossima.

music-band
Inviato: 9/5/2011 13:42  Aggiornato: 9/5/2011 13:42
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 6/10/2005
Da: Shangri-la
Inviati: 1680
 Re: Marcin Jakubowski: Ecologia Open Source

wagner
Inviato: 9/5/2011 13:56  Aggiornato: 9/5/2011 13:56
Ho qualche dubbio
Iscritto: 4/11/2005
Da: New Orleans
Inviati: 67
 Re: Marcin Jakubowski: Ecologia Open Source
@Musicband Guarda che il Primo Aprile è passato da un pezzo

"La musica è diventata così intellettuale.La musica deve essere divertimento,un piacere.Soprattutto la musica rock." Duane Allman
Virtus
Inviato: 9/5/2011 14:58  Aggiornato: 9/5/2011 14:58
Ho qualche dubbio
Iscritto: 8/5/2011
Da: Lecce
Inviati: 93
 Re: Marcin Jakubowski: Ecologia Open Source
Da utilizzatore e contributor diretto del software opensource non posso che essere contento di questo articolo.

Makk
Inviato: 9/5/2011 15:00  Aggiornato: 9/5/2011 15:00
Mi sento vacillare
Iscritto: 9/12/2009
Da:
Inviati: 933
 Re: Marcin Jakubowski: Ecologia Open Source
Citazione:

spettatore:
Open source? Una volta si chiamava "condivisione" !

No. E' diverso.

Il concetto di "sorgente aperta" è un'evoluzione di "condivisione", nel senso che VA' AL DI LA' della condivisione come la intendiamo nel senso comune.

Ed è nello stesso tempo una scommessa, perché superare il concetto di condivisione (portandolo oltre, appunto) non è detto che funzioni. E se non dovesse funzionare c'è il rischio di produrre qualcosa d'altro che è diverso dalla condivisione sia in bene che in male (per adesso comunque l'esperimento funziona!!).


Mi permetto una digressione, che metto a disposizione di chi ne vuole sapere di più.

Forse, se si capisce bene il concetto rivoluzionario e ordinato di open source (e magari quello altrettanto rivoluzionario ma più libertario di "free software", software libero, cui accenna Dusty nel primo capoverso), si capisce quanto potenziale ci sia nell'Open Source, sia rispetto alla "condivisione" delle idee (collaborazione comunitaria) che alla "scopiazzatura" delle idee (il modo in cui le idee tracimano la comunità e si spargono nel mondo).


==================================
In informatichese "sorgente" è al maschile ("il codice sorgente").
Cioè la programmazione ordinata in un software, un "programma", che può essere ispezionata, modificata, corretta, riutilizzata da altri programmatori per migliorare il software originale o per creare altro software a partire da quello.

Sembra banale: da una buona idea nascono altre idee, giusto?

No. In informatica vige la regola di rendere "opaco" il software, in modo che un programmatore diverso dal creatore si trovi davanti un "labirinto" di codice incomprensibile e non possa né alterarlo, né riutilizzarlo, neanche capire come e perché il software faccia quello che fa (e neanche "cosa" fa, nel senso di funzioni nascoste e magari maligne, come nei virus). Si chiama software "a sorgente chiuso" o più comunemente "proprietario".

Ed è stata la norma del software, da quando i computer sono usciti dai costosissimi centri di calcolo militari, universitari e industriali e sono approdati alle case e piccole aziende.

Programmare è faticoso, e per remunerarlo bisogna venderlo. Cosa che (apparentemente) non si può fare se qualunque altro programmatore può rifare lo stesso a partire dall'idea originale.
Software "proprietario" dunque, che posso duplicare (come sappiamo benissimo) ma ritrovandomi illegale utilizzatore, perseguibile.

Tuttavia, programmare è anche divertente, e i programmatori adorano scambiarsi le idee, pavoneggiarsi, lavorare su progetti ambiziosi e fuori portata del singolo. E ficcanasare nei progetti altrui, per correggerli, prendere a prestito idee, o anche solo saperne di più.

Soprattutto nelle università, l'ambiente della programmazione è vitalissimo. Data l'immaterialità del software, la sua infinita riutilizzabilità, spesso la inutilità pratica immediata (intanto lo fò, poi si vede se serve a qualcosa) è normale non pensarlo con un "cartellino del prezzo" attaccato.
I programmatori sono in sostanza dei bambinoni geniali che pasticciano col Lego delle Potenzialità, sperimentali come i chimici, liberi di volare alto come i matematici.

Potete immaginare quanto stretta gli stia l'imposizione di limiti.

Eppure... il denaro, il rientro d'investimento, il diritto a vedere ripagata la fatica...

Tutto ragionevolissimo. E quindi anche nelle università cominciavano a girare (ereditati dall'industria informatica) gli equivalenti del "brevetto", della "attribuzione di paternità", della "proprietà intellettuale", dei "patti di non divulgazione".
Software chiuso, proprietario. Questa era la strada. Così va il mondo. Ed è l'unico modo.

Poi un uomo ha levato la sua voce e ha detto: NO.

Era Richard Stallman. Il Profeta. Che disse che il software dev'essere libero.
Come Lutero con le sue 95 tesi, Stallman enunciò le 4 libertà che deve avere il software:
- Libertà di eseguire [far funzionare] il programma per qualsiasi scopo [anche diverso da quello voluto dal creatore]
- Libertà di studiare il programma e modificarlo [sorgente aperto]
- Libertà di ridistribuire copie del programma in modo da aiutare il prossimo.
- Libertà di migliorare il programma e di distribuirne pubblicamente i miglioramenti, in modo tale che tutta la comunità ne tragga beneficio.


Ma... e i soldi?

Nella licenza GPL (grande invenzione di Stallman & soci) che correda legalmente il software libero, non è probito vendere il software. Ma il primo compratore riceverà col software anche l'obbligo (legalmente riconosciuto) di permettere che altri abbiano lo stesso programma gratis.

Follia?

No: io ingaggio un programmatore per farmi fare un software che mi serve, ne ricavo dei vantaggi che mi ripagano della spesa e nello stesso tempo sono pioniere e permetto che altri fruiscano del mio investimento. Ho l'innovazione ma non la preziosa esclusiva sull'innovazione.

Mi manca il "valore aggiunto" dell'esclusiva, che rende così pantagruelicamente vantaggioso il software proprietario: creo il software, e milioni di $ dopo essermi ripagato le spese di creazione, ho ancora davanti milioni di $ di fatturato a costi di produzione zero.

L'economia del Free Software rinuncia programmaticamente ai guadagni che potrebbe generare.
Per un capitalista "classico" questa è una bestemmia.
Per un programmatore è irrilevante. C'è talmente tanto nuovo software da pensare e creare; c'è tanta necessità di lui per modificare e adattare alle più diverse esigenze il software esistente; c'è bisogno di lui anche solo per manutenere l'ordinaria amministrazione e il supporto tecnico di software già installato; che le sue fonti di guadagno non sono a rischio di estinzione.

L'economia Free Software taglia fuori l'intermediario.
L'azienda paga bene i servizi che riceve eppure li paga una frazione rispetto al software proprietario.
I produttori di computer e accessori vendono di più perché senza il costo delle licenze software fare una scelta d'acquisto è una decisione più a cuor leggero (e magari compro una macchina "più" di quella minima indispensabile).

Chi ci rimette sono Bill Gates e la sua Microsoft, la Apple, la Adobe (di Photoshop) e in generale tutti quelli che non vendono servizi informatici ma solo "diritti d'uso". Che si vedono limare (per ora di poco) le percentuali di vendita.

Ma mica spariscono! Sono solo costrette a una competizione agguerrita. Il vero fautore del Free Software non ha niente contro l'industria informatica: è l'industria che si trova in difficoltà quando le sue tattiche monopolistiche di impedire l'uso di Free Software (o il libero uso del software closed source) si manifestano come limitazioni alla libertà che l'utente vuole avere di farci il cacchio che vuole colla macchina e col software che ha a disposizione (e spesso ha pagato).



Non c'è bisogno di dire che Stallman e il movimento del Free Software furono definiti comunista, anarchico, velleitario, leftist, nemico del progresso, e chi più ne ha più ne metta.

E che la propaganda-contro creò una spaccatura all'interno del movimento: nacque il movimento dell'Open Source. Che in pratica si accontenta della seconda legge di Stallman (il sorgente deve rimanere aperto e ispezionabile) e glissa sulle problematiche della redistribuzione libera e della modificazione e riutilizzo del software.
Tuttavia adotta la Licenza GPL come modello-base.

All'atto pratico, un software libero e un software Open Source sono virtualmente indistinguibili, anche nella libertà di uso e riuso, ma gli Open Source non si pronunciano sulle parti "scomode" (tipo le robe di aiutare il prossimo e la comunità, bleah!).

L'ipocrisia paga: il software Open Source è combattuto industrialmente ma non politicamente, riceve cattiva stampa (da chi campa con le inserzioni dei colossi dell'informatica), ma è "politically correct" e sta conquistando sempre più utenti e aziende.


Quello che conta, ai fini del topic, è che la rinuncia al proprietarismo si dimostra percorribile dal punto di vista economico, funzionale, di innovazione, di "caos produttivo".

E anche politicamente, in modo limitato: gli adepti dell'Open Source condividono la filosofia di Stallman nei fatti e nello spirito che li anima.
Solo che non aiutano gli utenti a rendersi conto dei vantaggi del modo di pensare e agire del Free Software.
La scommessa è che non ci sia bisogno di rivendicare le libertà per fruirne.

Una scommessa che per ora è minoritaria (il software free/open source copre circa il 7% del mercato) ma vincente (le percentuali sono in crescita ormai da anni).

==================================
La "condivisione" comunitaria è limitata alle élite di informatici, non diffusa neanche fra chi il software lo usa quotidianamente.
Ma è la condivisione di uno spirito, di un'etica, che oltrepassano la comunità come la pensiamo noi (villaggio, città) ed è una condivisione che vive nella comunità degli spiriti affini, ovunque essi si trovino.

Nell'estensione del concetto di Open Source fuori dall'informatica, è auspicabile che ci sia dietro il potenziale "eversivo" di volere il bene non del mio vicino e amico, ma dello sconosciuto che non incontrarò mai.

Quindi, sì: è condivisione, ma l'aiutare il mio prossimo è spersonalizzato.
Non è il calore del "contatto vero", l'emotività dell'empatia.

Non devo per forza essere "buono", devo essere soprattutto convinto della razionalità della mia scelta di condividere le conoscenze.

Ed è una scommessa della Madonna!

Virtus
Inviato: 9/5/2011 16:23  Aggiornato: 9/5/2011 16:23
Ho qualche dubbio
Iscritto: 8/5/2011
Da: Lecce
Inviati: 93
 Re: Marcin Jakubowski: Ecologia Open Source
Citazione:
Makk:

I produttori di computer e accessori vendono di più perché senza il costo delle licenze software fare una scelta d'acquisto è una decisione più a cuor leggero (e magari compro una macchina "più" di quella minima indispensabile).


Queste sono le uniche righe del commento che non mi sento di condividere a pieno.
Purtroppo la maggior parte degli acquirenti "non sa cosa acquista" quando paga per un PC e il solo vedere una schermata, un logo, il nome di un software che sia leggermente diverso dal solito in esposizione, è sufficiente a fargli storcere il naso.

Rimango dell'idea che il software opensource è ancora appannaggio di pochi semplicemente perché molti hanno (o non hanno per niente) una visione distorta della libertà in questo senso.

Complimenti Makk.

peonia
Inviato: 9/5/2011 16:25  Aggiornato: 9/5/2011 16:25
Sono certo di non sapere
Iscritto: 26/3/2008
Da: Roma
Inviati: 6677
 Re: Marcin Jakubowski: Ecologia Open Source
Qui se non troviamo dei modi per affrancarci tra poco avremo le catene e la palla al piede!
La follia e la brama di potere sono in aumento di pari passo alla scelleratezza, non possiamo più assistere, impotenti, inventiamoci qualcosa, altrimenti dovremo ricorrere a metodi più drastici

Un'altra notizia carina, come questo articolo, è la seguente:
http://www.zeusnews.com/index.php3?ar=stampa&cod=14808

...Non temete nuotare contro il torrente. E' di un'anima sordida pensare come il volgo, solo perche' il volgo e' in maggioranza... (Giordano Bruno)
Mande
Inviato: 10/5/2011 0:50  Aggiornato: 10/5/2011 0:50
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 13/1/2008
Da: Cologna veneta
Inviati: 1301
 Re: Marcin Jakubowski: Ecologia Open Source
Dusty, ogni giorno stupisci sempre più.

Un elogio ben meritato all'open source che si contrappone al closed source altresì detto software proprietario o brevettato.

Semplificato all'estremo il brevetto altro non è che l'estensione nel mondo impalpabile delle idee del concetto di proprietà privata mentre l'open source ne è la negazione.

Il brevetto è il diritto alla proprietà privata di una cosa immateriale come lo è una idea od un pensiero. L'open source invece è un bene collettivo che può essere fruito da tutti senza limiti.

Questo dovrebbe farti riflettere come esperto di informatica. Come mai la condivisione è positiva in caso di beni immateriali come le idee mentre per i beni materiali consideri migliore la competizione tra vari proprietari?

Jakubowski propone i progetti dei macchinari open source ovvero la proprietà collettiva e condivisa da tutta l'umanità degli stessi ed è sicuramente un progetto lodevole. Probabilmente con un ottimo futuro.

Ma pensa poi se il nostro Jakubowski usa il suo trattore 2.0 cinquanta giorni l'anno...
E se quando non lo usa lo condivide col vicino?
Ognuno con le sue piccole misere proprietà private quando sarebbe assai più conveniente un insieme di proprietà condivise tra più persone. I benefici sono evidenti come lo sono per i software open source. Eppure la cultura nella quale siamo immersi prevede che ogni contadino possegga il suo trattore. Che lo usi dieci giorni all'anno invece che quotidianamente è indifferente.

Certo una persona che usa un oggetto poche volte potresti anche dirmi che lo può affittare. La logica della proprietà privata che se non viene ceduta può solo essere prestata in cambio di un compenso. L'open source dimostra che è più conveniente per una comunità condividere che non scambiarsi proprietà.

Una critica però te la devo fare.
Citazione:

Un altro campo in cui un progetto Open Source potrebbe portare una vera rivoluzione è quello economico: in tal senso vedremo se Bitcoin[7], l'idea rivoluzionaria di Satoshi Nakamoto, o qualche suo derivato, riuscirà ad avere il successo che si merita.

Senza rientrare nella polemica sui bitcoin dove quello che avevo da dirti l'ho già scritto...
Qui commetti un grosso errore di associazione. Non puoi dare per scontato che le qualità open source del programma di Nakamoto si trasferiscano a bitcoin.

Openoffice (adesso anche LibreOffice) è un programma opensource ma non per questo trasferisce le sue caratteristiche ai documenti che un utente crea. Se io scrivo un libro col wordprocessor della suite non sono obbligato a condividerlo ma posso averne la proprietà.
Allo stesso modo bitcoin come prodotto del software potrebbe conservare in teoria le qualità dell'open source ma nella pratica le perde tutte.

1) Non è liberamente modificabile. Si può modificare il programma di Nakamoto ma non si possono modificare le regole di bitcoin senza abbandonare il suo progetto.

2) Non è copiabile. Non possono esistere duplicati di un singolo bitcoin ovvero falsificarli.

3) Non è liberamente distribuibile. La distribuzione è stata fissata arbitrariamente dall'algoritmo del programma.

In pratica associare bitcoin all'open source è completamente errato. Non a caso i bitcoin possono essere posseduti (proprietà privata) mentre l'open source prevede la proprietà collettiva.

Pessimo esempio in tutti i sensi.

furion2012
Inviato: 10/5/2011 1:17  Aggiornato: 10/5/2011 1:17
Ho qualche dubbio
Iscritto: 7/8/2009
Da:
Inviati: 174
 Re: Marcin Jakubowski: Ecologia Open Source
Rendere illegale l'open source

ma quale illegale, se si legge bene l articolo è un pesce d' aprile.

Mande
Inviato: 10/5/2011 15:31  Aggiornato: 10/5/2011 15:31
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 13/1/2008
Da: Cologna veneta
Inviati: 1301
 Re: Marcin Jakubowski: Ecologia Open Source
Per chi fosse interessato a costruirsi un generatore elettrico a concentrazione di energia solare segnalo l'interessante progetto open-source che ricalca o forse addirittura precede il progetto archimede di Rubbia.

http://digilander.libero.it/digitalrino/page_1.htm

Sono molti anni che esiste quella pagina sui server di libero e non saprei dire chi ha progettato per primo tra i due un sistema produzione elettrica mediante la concentrazione di raggi solari.

Virgil
Inviato: 11/5/2011 18:28  Aggiornato: 11/5/2011 18:38
Mi sento vacillare
Iscritto: 19/8/2010
Da:
Inviati: 384
 Re: Marcin Jakubowski: Ecologia Open Source
a coloro che hanno commentato quest'articolo parlando di programmi e os opensource vorrei porre una domanda....usate o avete mai usato linux o os open source?

P:S: il discorso di far durare poco una cosa come l'ha messa quel ragazzo che parlava dell' università (o il video postato che sto scaricando per vedere) è un po diversa....anche a me a impianti industriali e costruzioni mi hanno detto delle cose ma un tantino diverse sono state le conclusioni.

Makk
Inviato: 11/5/2011 22:59  Aggiornato: 11/5/2011 22:59
Mi sento vacillare
Iscritto: 9/12/2009
Da:
Inviati: 933
 Re: Marcin Jakubowski: Ecologia Open Source
Citazione:
a coloro che hanno commentato quest'articolo parlando di programmi e os opensource vorrei porre una domanda....usate o avete mai usato linux o os open source?

Direi che ci sta tutta una replica altrettanto sibillina:
"perché questa domanda?"

Virgil
Inviato: 12/5/2011 12:41  Aggiornato: 12/5/2011 12:41
Mi sento vacillare
Iscritto: 19/8/2010
Da:
Inviati: 384
 Re: Marcin Jakubowski: Ecologia Open Source
Citazione:
Direi che ci sta tutta una replica altrettanto sibillina: "perché questa domanda?"
perchè mi è parso di capire che molti sono interessati al lato "umano" e "sociale" dell'open source a livello informatico (m il discorso si puo allargare anche al prodotto di cui si parla nell'articolo) ma secondo me hanno poca conoscenza del merito...e questo porta a fomentarsi per qualcosa che si crede buona ma che alla fine ha molti lati negativi, piu di quelli positivi a volte.

stesso discorso quando si parla a livello ingegneristico di prodotti che devono durare poco o nelle passate discussioni su nucleare e fonti rinnovabili.


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