Inviato da Redazioneil 5/6/2011 19:30:00 (11204 letture)
In ricordo di Robert Kennedy, nelle ricorrenza del suo assassinio, avvenuto a Los Angeles il 6 giugno 1968. Questo discorso fu pronunciato da RFK il 5 aprile 1968, il giorno dopo l’assassinio di Martin Luther King. (Lo spezzone è estratto dal DVD “L’Altra Dallas” di Massimo Mazzucco. QUI una sintesi di 10 minuti del film).
TRADUZIONE:
Ogni volta che la vita di un americano viene spezzata senza motivo da un altro americano, ogni volta che viene lacerato quel tessuto vitale che un altro uomo ha così dolorosamente e faticosamente intrecciato, per se stesso e per i suoi figli, ogni volta che questo accade l'intera nazione ne resta umiliata.
Eppure sembriamo tollerare un livello crescente di violenza, che ignora sia la nostra comune umanità che le nostre pretese di civiltà. Accettiamo tranquillamente reportage giornalistici di civili massacrati in terre lontane. Glorifichiamo le uccisioni sugli schermi del cinema e della TV, e lo chiamiamo “intrattenimento”.
Troppo spesso giustifichiamo coloro che vogliono costruire la propria vita sui sogni infranti di altri esseri umani.
C'è poi un altro tipo di violenza, più lenta ma altrettanto nefasta e devastante ...
... quanto un colpo di fucile o una bomba nella notte. E' la violenza delle istituzioni, l'indifferenza, l'immobilità e il degrado. Questa è la violenza che colpisce i poveri, e avvelena le relazioni fra gli uomini perchè hanno un diverso colore della pelle. E' la lenta distruzione di un bambino per fame, e scuole senza libri, e case senza il riscaldamento d'inverno.
Si toglie all'uomo la sua essenza nel negargli la possibilità di presentarsi come un padre e come un uomo in mezzo ad altri uomini. E anche questo colpisce tutti noi.
Quando insegni ad un uomo ad odiare e temere suo fratello, quando insegni che l'altro è inferiore a causa del suo colore o per quello in cui crede, o per le sue idee politiche, quando insegni che quelli diversi da te minacciano la tua libertà, il tuo lavoro, la tua casa o la tua famiglia, allora impari anche ad affrontare gli altri non come concittadini ma come nemici, impari ad essere accolto non con collaborazione ma con sopraffazione, impari ad essere soggiogato e reso schiavo.
Alla fine impariamo a guardare ai nostri fratelli come estranei. Estranei con cui condividiamo la città ma non la comunità, persone legate a noi dal luogo in cui vivono, ma non da un intento comune. Impariamo a condividere solo una paura comune, un comune desiderio di allontanarci l'uno dall'altro, una spinta comune a rispondere al disaccordo con la violenza.
Dobbiamo riconoscere la vanità delle false distinzioni, le false distinzioni fra gli uomini, e dobbiamo trovare il nostro modo di crescere, nello sforzo di far crescere tutti. Dobbiamo riconoscere di fronte a noi stessi che il futuro dei nostri figli non può essere costruito sulle disgrazie di qualcun altro.
La nostra vita su questo pianeta è troppo breve, il lavoro da fare è troppo grande, per permettere che questo sentimento si diffonda ancora, in questo nostro paese. Di certo non si può cancellare il problema con un programma, nè con una legge. Potremmo però ricordarci, almeno una volta, che coloro che vivono con noi sono nostri fratelli, e condividono con noi lo stesso breve istante di vita. Che essi desiderano, come noi, solo la possibilità di vivere la propria vita, con motivazione e felicità, conquistando ogni soddisfazione e ogni realizzazione possibile.
Robert F. Kennedy – Cincinnati (Ohio) 5 aprile 1968
Quando ho ascoltato le parole di Robert la prima volta, le volte successive, negli anni, quando capitava; dopo aver guardato - l'altra Dallas; dopo averle riascoltate ora, beh... vengo preso, coinvolto, sempre dal medesimo sentimento; dalla stessa "scoperta", dalla stessa consapevolezza.
Non voglio però soffermarmi sul lato puramente emotivo poiché, comunque, emotivamente se siamo in sintonia lo si comprende e basta, senza troppe spiegazioni ..anzi, non c'è nulla da spiegare. Queste parole, come dice NeWorld, sono cariche di Amore per la vita e per il prossimo..
Altro invece mi preme e riguarda una riflessione su quello che è stato IL BIVIO, già un BIVIO, che le oligarchie hanno sradicato con una forza tale che solamente la paura stessa che John e Robert potevano incutere loro, poteva giustificare.
Ci sono molti modi di parlare, di comunicare, di raccontare, di sperare, di sognare, di dare speranza, di sentirsi riflettori e portavoce dei bisogni dell'uomo; dei popoli. Il messaggio di Robert Kennedy ha una tensione e una energia VIVA che non può essere spiegata se non con una incrollabile volontà di innovazione; con la volontà ferrea di sapere di essere in missione e di sapere a quale guerra ci si deve preparare se si vuole denunciare la menzogna. E soltanto l'Amore è innovativo. In qualsiasi tempo lo si cavalchi. Il resto sono solo canzonette e perbenismo.
E ogni volta che ascolto queste parole comprendo il VUOTO del mondo politico odierno e non c'è nessun dizionario al mondo che possa spiegarci perfettamente cosa sia in effetti la retorica e la demagogia ... è così semplice: - dicesi «retorica e demagogia» = TUTTO ciò che diverge da questo messaggio del 5 Aprile 1968.
Misti mi morr Z - 283 - Una volta creato il manicomio, la ragione l'ha sempre il direttore; che l'abbia o meno