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storia & cultura : RFK e Nelson Mandela
Inviato da Redazione il 8/12/2013 18:10:00 (7719 letture)

Mentre i giornalisti di mezzo mondo continuano a ripetere come un mantra l'eulogia - ormai già stereotipata - di Nelson Mandela, ben pochi ricordano un evento che ebbe luogo in Sud Africa oltre quarant'anni fa: la visita, inattesa ed improvvisata, di Robert Kennedy.

Nonostante nel 1966 Robert Kennedy fosse un senatore degli Stati Uniti, era stato invitato in Sud Africa dall'Università di Cape Town in forma privata. Ai governanti di allora infatti interessava poco un senatore americano che aveva lottato apertamente, nel proprio paese, per i diritti civili. Ma Kennedy riuscì comunque a trasformare questo suo viaggio privato in un evento politico di grande importanza.

Erano gli anni più bui dell'apartheid, un periodo nel quale la repressione da parte dei bianchi aveva raggiunto le massime vette, con rastrellamenti sistematici, arresti di massa ed esecuzioni sommarie.

Nelson Mandela era uno dei giovani leader neri finiti in prigione, ed era stato condannato all'ergastolo. Quasi nessuno sapeva chi fosse, e Mandela era destinato a finire i suoi giorni nell'oblio della storia.

Ma c'era già qualcuno, venuto da lontano, che aveva saputo dare voce a quella che sarebbe in seguito diventata l'anima del movimento che avrebbe portato alla definitiva cancellazione dell'apartheid.

In Sud Africa Robert Kennedy tenne cinque discorsi, in cinque università diverse, sempre davanti ad un pubblico fatto esclusivamente di bianchi. Quella che segue è una sintesi di due dei cinque discorsi: il primo, tenuto a Cape Town, e l'ultimo, tenuto due giorni dopo a Johannesburg. Questo video ritrae l'introduzione di Kennedy al suo primo discorso (vedi testo a seguire).



Dal discorso di Cape Town, 6 giugno 1966

Sono qui, questa sera, a causa del profondo interesse ed affetto che provo per una terra che fu colonizzata dagli olandesi a metà del 17º secolo, che fu poi presa in mano dai britannici, e che divenne finalmente indipendente. [...]


Una terra dove gli abitanti locali furono inizialmente sottomessi, e con i quali le relazioni rimangono problematiche a tutt'oggi; una terra che si è definita su una frontiera ostile; una terra che ha saputo mettere sotto controllo le sue grandi risorse naturali grazie ad una intensa applicazione delle tecnologie moderne; una terra che una volta importava schiavi, e che oggi fatica a cancellare le ultime tracce di quella forma di schiavitù. Sto parlando, naturalmente, degli Stati Uniti d'America.

[Nota: con questo piccolo "inganno retorico" Robert Kennedy riuscì a strappare un applauso e a conquistarsi immediatamente la simpatia del pubblico.]

Questo è il "Giorno della Conferma", una celebrazione della libertà. Oggi noi siamo qui nel nome della libertà. Al cuore del concetto occidentale di libertà e democrazia sta la convinzione che l'individuo, il figlio di Dio, sia il centro di tutti i valori, e che ogni società, gruppo o stato, esistano a suo beneficio. Ne consegue che un allargamento della libertà per ciascun essere umano debba essere lo scopo supremo e la pratica quotidiana di una qualunque società occidentale.

Il primo elemento alla base di questa libertà individuale è la libertà di parola: il diritto di esprimere e comunicare idee, che ci separa dalla stupidità delle bestie delle praterie e delle foreste; il diritto di richiamare i governi ai loro doveri e ai loro obblighi; e soprattutto, il diritto di affermare la propria appartenenza a quell'insieme politico - a quella società di uomini - con i quali condividiamo la nostra terra, il nostro passato ed il futuro dei nostri figli.

A braccetto con la libertà di parola va il diritto di essere ascoltati, di contribuire alle decisioni dei governi da cui dipendono le nostre vite. Tutto ciò che rende la vita di un uomo degna di essere vissuta - la famiglia, il lavoro, l'educazione, un posto dove allevare i propri figli e dove riposare la propria mente - tutto ciò dipende dalle decisioni dei governi, e tutto ciò può essere spazzato via in un solo istante, da un governo che non tenga presenti le necessità della propria popolazione. L'essenza ultima dell'essere umano può quindi essere protetta e preservata solo laddove il governo si faccia carico non solo delle necessità dei ricchi, non solo di quelle di coloro che appartengono ad una particolare religione, o ad una particolare razza, ma delle necessità di tutta la sua gente.

Questi sono i diritti sacri di una società occidentale, e queste erano le differenze fondamentali fra noi e la Germania nazista, esattamente come lo furono fra Atene e la Persia.

Questi diritti rappresentano l'essenza delle nostre differenze con il comunismo di oggi. [Nota: in Sud Africa, in quel periodo, tutti gli oppositori al regime venivano sistematicamente definiti "comunisti", esattamente com'era accaduto negli Stati Uniti nel periodo del maccartismo].

Io sono irrevocabilmente contrario ia comunismo, perché mette lo Stato al di sopra dell'individuo e della sua famiglia, e perché non permette la libertà di parola, di protesta, di religione e di stampa, cosa che è caratteristica di tutti gli stati totalitari. La strada per opporsi al comunismo però non è quella di imitare la sua forma dittatoriale, ma di allargare le libertà individuali, nei nostri paesi come in tutto il mondo.

C'è gente in ogni parte del mondo che etichetta come "comunista" una qualunque minaccia ai propri privilegi. Ma, come ho potuto vedere nei miei viaggi attraverso il mondo, il processo di riforma non è comunismo. Mentre la negazione della libertà, nel nome di qualunque cosa essa avvenga, non fa che rafforzare proprio quel comunismo che dice di voler combattere.

[...]

Negli ultimi cinque anni noi [negli Stati Uniti] abbiamo fatto di più per garantire l'eguaglianza ai nostri cittadini neri, e per aiutare i più poveri - sia bianchi che neri - di quanto sia stato fatto negli ultimi 100 anni. Ma rimane ancora molta strada da percorrere.

Ci sono infatti milioni di neri che non sono addestrati per svolgere i lavori più semplici, e a migliaia di loro vengono comunque negati i diritti che sono stabiliti dalla legge. Mentre la violenza degli abbandonati, dei maltrattati e degli offesi getta la sua ombra sinistra sulle strade di Harlem, di Watts e di South Chicago.

Certe persone temono che il cambiamento cancellerà i diritti di una minoranza, particolarmente laddove la minoranza è di razza diversa dalla maggioranza [nota: in quel periodo, in Sudafrica, 4 milioni di bianchi controllavano la vita di 25 milioni di neri]. Noi negli Stati Uniti crediamo alla protezione delle minoranze, e riconosciamo il contributo alla leadership che esse possono dare. Ma non crediamo che un solo essere umano - che appartenga ad una minoranza oppure ad una maggioranza - possa mai essere sacrificato sull'altare di una qualunque teoria o strategia politica.

Non tutte le nazioni crescono nello stesso modo e con lo stesso ritmo, e non sempre le soluzioni che sono valide negli Stati Uniti possono essere imposte o trapiantate in altri paesi. Ciò che è importante è che tutte le nazioni marcino comunque verso una maggiore libertà, verso la giustizia per tutti, verso una società sufficientemente forte e flessibile da poter andare incontro alle necessità di tutta la sua gente, in un mondo che sta cambiando rapidamente sotto i nostri occhi.

Nell'arco di poche ore l'aereo che mi ha portato qui ha attraversato oceani e paesi che sono stati il crocevia della storia umana. In pochi minuti abbiamo ripercorso le migrazioni dell'uomo nel corso di migliaia di anni. In pochissimi secondi abbiamo sorvolato campi di battaglia sui quali milioni di esseri umani hanno sofferto e sono morti. Dall'aereo però non si vedeva nessun confine nazionale, e non c'erano alte muraglie a dividere un popolo dall'altro; si vedevano solo la natura e l'opera dell'uomo - case, industrie e fattorie - che riflettevano dovunque lo sforzo comune dell'umanità per migliorare la propria vita.

Ogni nazione incontra ostacoli diversi e persegue obbiettivi diversi, che vengono definiti dal proprio passato e dalla propria esperienza. Eppure, quando io parlo ai giovani di ogni parte del mondo, resto colpito non dalla loro diversità ma dalla somiglianza dei loro obiettivi, dei loro desideri, delle loro preoccupazioni e delle loro speranze per il futuro.

C'è discriminazione razziale a New York, c'è ineguaglianza razziale nell'apartheid in Sudafrica, e c'è la schiavitù dell'uomo sulle montagne del Perù. C'è gente che muore di fame nelle strade dell'India, c'è un ex-primo ministro che viene giustiziato sommariamente in Congo, ci sono intellettuali che finiscono in prigione in Russia, e migliaia di persone vengono massacrate in Indonesia; nel frattempo, montagne di denaro si riversano sull'acquisto di armamenti in ogni parte del mondo.

Questi sono tutti mali differenti, ma sono tutti il risultato dell'azione umana. Essi riflettono l'imperfezione della giustizia umana, l'inadeguatezza della compassione umana, la mancanza di sensibilità verso le sofferenze dei nostri simili; essi segnano il limite delle nostre capacità di utilizzare la conoscenza per il benessere di tutti gli esseri umani nel mondo. Per questo motivo, tutti questi mali risvegliano le caratteristiche comuni della coscienza e dell'indignazione, ed una condivisa determinazione a cancellare per sempre le inutili sofferenze degli altri esseri umani, sia a casa nostra come nel resto del mondo.

Sono queste le qualità che rendono la gioventù di oggi l'unica vera comunità internazionale.

[...]

Dal discorso di Johannesburg, 8 giugno 1966

[...]

Sono rimasto particolarmente colpito dalla gioventù del Sud Africa. Non solo da quelli che sono giovani di età, ma anche da coloro di ogni età che sono pervasi da un grande spirito di immaginazione, di coraggio, e da un grande appetito per l'avventura della vita.

Questi giovani, come i giovani del mio paese e quelli di tutto il mondo, desiderano costruire un futuro migliore, e desiderano lasciare il loro segno sulle pagine della storia. Ecco perché la vostra opera è così importante: perché gli uomini accorreranno al richiamo di ciò che è coraggioso e di ciò che è giusto.

Ma quale è esattamente la battaglia a cui siamo chiamati?

La prima è la battaglia per il futuro. Sono finiti giorni in cui una nazione poteva nascondersi dietro a muraglie di pietra, a cortine di ferro oppure di bambù. Il vento della libertà, del progresso e della giustizia soffia oggi su ogni altipiano e si infila nelle 1000 fessure delle sue rocce, trasportato dagli aeroplani, dalle comunicazioni via satellite e dalla stessa aria che tutti respiriamo.

Il Sud Africa di domani sarà diverso da quello di oggi, esattamente come l'America di domani sarà diversa dalla nazione ha lasciato qualche giorno fa. Ma noi non dobbiamo chiederci se il cambiamento verrà; dobbiamo piuttosto chiederci se potremo guidare quel cambiamento per metterlo al servizio dei nostri ideali e verso un ordine sociale che sia adeguato alle necessità di tutte le nostre genti. Non potremo mai controllare quel cambiamento attraverso la forza e la paura, ma soltanto attraverso la libera opera di una mente tollerante, che sia aperta alle nuove conoscenze, in modo da poter rafforzare il più fragile e più poderoso dono dell'essere umano, il dono della ragione.

Coloro che invece si escludono dalle nuove idee e dal pubblico confronto, non soltanto mostrano una grande paura ed incertezza del loro punto di vista, ma si garantiscono che il cambiamento, quando avverrà, non sarà di loro gradimento. E così costoro incoraggeranno le forze della violenza, che sono l'unica alternativa alla ragione di una mente aperta al desiderio di giustizia.

E' proprio la giustizia la seconda battaglia che siamo chiamati a combattere. Nessuno deve commettere l'errore di credere di combattere questa battaglia per gli altri. La combatte per se stesso, e così dobbiamo fare tutti. Ciò che ci insegnano i tempi moderni è che la crudeltà è contagiosa, e che la malattia che sprigiona non conosce limiti di razza o di nazione.

Ma la libertà non è come il denaro, che si può aumentare prendendo semplicemente quello degli altri. La libertà può aumentare solo se crescono e vengono assicurate le libertà di tutti gli altri esseri umani. Mentre colui che mette gli altri in schiavitù finisce per mettere in schiavitù anche se stesso: le catene infatti hanno due estremi, e colui che regge la catena vi rimane attaccato tanto fortemente quanto la persona che egli ha incatenato.

C'è chi sostiene che il gioco non vale la candela, dice che l'Africa è troppo primitiva per svilupparsi, che le sue genti non sono pronte alla libertà e all'autodeterminazione, e che la violenza e il caos siano inevitabili. Chi dice queste cose dovrebbe gettare uno sguardo sulla storia dell'umanità: non è stato certo l'uomo nero dell'Africa ad inventare i gas velenosi o la bomba atomica, a mandare 6 milioni di uomini donne e bambini alle camere a gas, e ad usare poi i loro corpi come fertilizzanti. Hitler, Stalin e Tojo non erano certo uomini neri dell'Africa, e non sono stati i neri africani a bombardare e distruggere Rotterdam, Shanghai, Dresda o Hiroshima.

Tutti noi vorremmo superare le crudeltà e le follie dell'umanità, ma questa battaglia non si potrà vincere puntando semplicemente il dito contro gli altri. Si potrà vincerla solo con le nostre azioni, compiute da uomini che dedicheranno tutte le loro facoltà fisiche e mentali all'educazione, al miglioramento e all'aiuto dei loro simili.

Ed è questo il terzo aspetto della nostra battaglia: dobbiamo saper combattere per noi stessi, come individui, per l'individualità di tutti gli esseri umani.

Un grande scrittore americano, Mark Twain, una volta ha detto: "Che cos'è una nazione? È la voce comune di tutto il suo popolo." Ciascuno deve parlare, da solo e sotto la propria responsabilità. Ciascuno da solo deve decidere che cosa è giusto e che cosa è sbagliato, che cosa è patriottico e cosa no. Altrimenti sarà considerato un traditore, sia di se stesso che del proprio paese.

E' questa la più pesante responsabilità di tutte: un peso che spesso gli uomini si sono rifiutati di portare, demandando il governo, l'ideologia, le convinzioni ed i poteri alla forza dello stato. La storia è piena di gente che ha trovato molto più facile combattere invece di pensare; più facile lasciare che fossero le autorità a scegliere i nostri nemici e i nostri amici, invece di farlo noi stessi; più facile seguire ciecamente invece di condurre, anche se questo avesse comportato la scelta di un solo individuo, che agisse liberamente nel pieno possesso del suo pensiero critico.

Oggi dirò a voi quello che il presidente Kennedy disse una volta ai giovani americani: "Siete voi che dovete decidere, siete voi quelli che debbono preoccuparsi di trovare la verità, perchè siete voi quelli che hanno meno legami di tutti con il nostro presente, e più legami di tutti con il vostro futuro".

Oggi fra di voi, in questa grande università, io credo di conoscere quella che sarà la vostra decisione.

Robert Fitzgerald Kennedy

Traduzione di Massimo Mazzucco per luogocomune.net

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I commenti sono proprietà dei rispettivi autori. Non siamo in alcun modo responsabili del loro contenuto.
Autore Albero
Kenshiro
Inviato: 8/12/2013 19:14  Aggiornato: 8/12/2013 19:14
Mi sento vacillare
Iscritto: 21/5/2010
Da: Croce del Sud
Inviati: 318
 Re: RFK e Nelson Mandela
Un grande uomo.
Ma lo hanno fatto fuori.
Come avevano fatto con suo fratello.Un altro grande uomo.
Come avevano fatto con Lincoln.Un altro grande uomo.

Non conviene essere grandi uomini....

Mondo marcio!!!
trotzkij
Inviato: 8/12/2013 19:18  Aggiornato: 8/12/2013 19:18
Sono certo di non sapere
Iscritto: 18/9/2006
Da:
Inviati: 3704
 Re: RFK e Nelson Mandela

I complotti non esistono, ... tranne quando ci sono
leorubino
Inviato: 9/12/2013 2:14  Aggiornato: 9/12/2013 2:14
Ho qualche dubbio
Iscritto: 17/8/2013
Da: Torino
Inviati: 37
 Re: RFK e Nelson Mandela
MEGLIO UN GIORNO DA KENNEDY CHE NOVANT'ANNI DA QUEI "SIGNORONI" (PERALTRO GIA' TUTTI SOTTOTERRA, O QUASI TUTTI...) CHE LI HANNO ASSASSINATI, CHE HANNO COPERTO, CHE HANNO DEPISTATO, CHE NON HANNO INDAGATO, CHE HANNO SDRAMMATIZZATO ECC...CITTADINI ED ELETTORI COMPRESI...

SE LA VITA TERRENA NON E' TUTTO, ALLORA NON VORREI ESSERE AL LORO POSTO (dei signoroni).
SE INVECE LA VITA TERRENA E' TUTTO, ALLORA NEANCHE VORREI ESSERE AL LORO POSTO. CI MANCHEREBBE...



Chi porta il paraocchi, si ricordi che del completo fanno parte anche il morso e la sferza. (Stanislaw J. Lec)

LO STOLTO NON VA ISTRUITO, VA SOLO CONTRADDETTO!
(A. Schopenhauer)

La giustizia è come una tela di ragno: trattiene gli insetti piccoli, mentre i grandi la trafiggono e restano liberi. (SOLONE 638 ca. - 560 ca. a.C.).

L'ignoranza della legge non esime da responsabilità. Ma la sua conoscenza spesso sì. (STANISLAW.J.LEC).

L'intelligenza non serve a chi non ce l'ha. (A. SCHOPENHAUER).



Analfabetismo scientifico:

http://altrogiornale.org/request.php?46

Ciao.

Leo.

Aironeblu
Inviato: 9/12/2013 3:53  Aggiornato: 9/12/2013 3:53
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 12/1/2012
Da: Ha Noi
Inviati: 1947
 Re: RFK e Nelson Mandela
A tanti anni di distanza è facile cogliere dietro a questi discorsi fortemente positivi ed egualitari il sottofondo dogmatico del capitalismo americano, che pone esplicitamente l'individuo al di sopra della società, in aperta contrapposizione all'ideologia comunista retoricamente additata come il male più profondo.
Il BENE INDIVIDUALE al di sopra del BENE COMUNE: non c'è niente da fare, è l'etica dominante dell'Occidente in cui anche dei grandi come i Kennedy non sono sfuggiti, e che è stata la causa prima del disastro sociale che si manifesta oggi in tutta la sua drammaticità, con ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri, mentre pochi grandi potenti si stanno comprando gli Stati Nazione con tutti i loro abitanti.
Peccato che Robert Kennedy non si sia accorto di come tutti gli esempi da lui citati su alcune delle grandi nefandezze commesse dal suo paese (armi chimiche, bombe atomiche, bombardamenti a tappeto) derivino esattamente dall'etica individuale del capitalismo che pone gli individui in competizione tra di loro nell'illusione di un antagonismo virtuoso guidato dalla mano invisibile del mercato. Oggi che (giustamente!) molte divisioni razziali sono state superate, e gli USA sono rappresentati da un presidente nero, è facile constatare che questa grande conquista egualitaria non è stata sufficiente a costruite quel futuro con cui Kennedy animava le giovani generazioni, proprio perchè la lotta al razzismo è stata inquadrata nella visione individualista e antagonista del capitalismo piuttosto che in una visione orientata verso un'idea del BENE COMUNE (che nulla c'entra col comunismo).

Del resto... Uno yankee è sempre uno yankee.

illupodeicieli
Inviato: 9/12/2013 11:02  Aggiornato: 9/12/2013 11:02
Mi sento vacillare
Iscritto: 2/1/2005
Da:
Inviati: 323
 Re: RFK e Nelson Mandela
Parole importanti, concetti ancora tutti validi, ma la rincorsa a reperire denaro per le necessità immediate, turba inevitabilmente , così come ci priva delle risorse mentali, della creatività, di tanti individui.

Redazione
Inviato: 9/12/2013 11:25  Aggiornato: 9/12/2013 11:25
Webmaster
Iscritto: 8/3/2004
Da:
Inviati: 19594
 Re: RFK e Nelson Mandela
AIRONEBLU: Citazione:
Il BENE INDIVIDUALE al di sopra del BENE COMUNE: non c'è niente da fare, è l'etica dominante dell'Occidente in cui anche dei grandi come i Kennedy non sono sfuggiti,
RFK non ha mai sostenuto una tesi de genere. Non ha mai parlato di "bene individuale" come qualcosa di materialistico, ma di BENESSERE dell'individuo, che deriva da eguaglianza, giustizia e libertà.

Citazione:
Peccato che Robert Kennedy non si sia accorto di come tutti gli esempi da lui citati su alcune delle grandi nefandezze commesse dal suo paese (armi chimiche, bombe atomiche, bombardamenti a tappeto) derivino esattamente dall'etica individuale del capitalismo che pone gli individui in competizione tra di loro nell'illusione di un antagonismo virtuoso guidato dalla mano invisibile del mercato.
Ripeto, RFK non ha MAI sostenuto l'etica individuale del capitalismo. Basta ascoltare il suo discorso sul PIL per capirlo.

Cerchiamo di non fare confusione fra Individuo e individualismo. Sono due cose completamente diverse.

perspicace
Inviato: 9/12/2013 12:44  Aggiornato: 9/12/2013 12:44
Sono certo di non sapere
Iscritto: 3/9/2011
Da: località sconosciuta
Inviati: 3281
 Re: RFK e Nelson Mandela
Da quest'uomo in tutta la sua vita io gli ho sentito dire solo cose giuste.

Avercelo ora un uomo così sarebbe un sogno. Lui è perfettamente ciò che io reputo un grande uomo.

Chissà se mai i suoi sogni potranno realizzarsi e noi avere una mente aperta e concretamente, decisa a portare il benessere comune ad ogni individuo come lui era determinato a fare.

Personaggi come lui sono fari che ci indicano la via verso il paradiso in terra per gli uomini di buona volontà.

Io non parlo come scrivo, io non scrivo come penso, io non penso come dovrei pensare, e così ogni cosa procede nella più profonda oscurità. Kepler
Calvero
Inviato: 10/12/2013 11:31  Aggiornato: 10/12/2013 12:30
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/6/2007
Da: Fleed / Umon
Inviati: 13165
 Re: RFK e Nelson Mandela
Citazione:
Un grande scrittore americano, Mark Twain, una volta ha detto: "Che cos'è una nazione? È la voce comune di tutto il suo popolo."


Come potrà mai esistere una voce comune in una logica piramidale??

.. sarà inevitabile che man mano si avvicinerà alla cima (sempre gli venisse concesso) essa non potrà che strozzarsi ai suoi vertici, che si congiungono in un angolo acuto, dopo che erano partiti da un'ampia base.

Non solo le parole di Mark Twain sono bellissime e cariche di valori indiscutibili, lo sono anche quelle di Kennedy, parole che sono cariche di intelligenza e visione d'insieme prima ancora della poetica che le veste, ma ...

.. ma il problema rimane e rimarrà. Se sarà chi governa a farle proprie, dovrà essere eliminato. Non c'è spazio alle voci comuni in angoli acuti e appuntiti.

Purtroppo Twain non ha tenuto conto che una nazione più è ricca più dovrà verticalizzarsi, inevitabile che al gregge che sia alla base, dovrà venire limitata la sua voce man mano che vorrà salire dove si prendono le decisioni ...

..e anche questo, come dice Kennedy, lo dimostra la storia. Tanto più si è ricchi (come nazione) tanto più v'è bisogno di confini, muri, separazioni e vari gradi di classificazione che dividano gli uomini dagli uomini. Anche il colore della pelle è una bufala in realtà, per il Potere, ogni potere, è soltanto l'elemento di un'equazione e...

... e tanto più rinunceremo all'effimero e all'opulenza, tanto non vi sarà bisogno di classificazioni, separazioni, muri e confini. Quella di Kennedy è e sarà sempre un'utopia perché poggia la sua giustezza su di un modello insostenibile: - la modernità. Se non si avrà il coraggio di ammettere che abbiamo vissuto e vogliamo vivere in un mondo sbagliato - in questo senso "comodo, civile e ricco", non si potrà mai pretendere di vivere in un mondo giusto; finanche a una nazione le cose riuscissero ad andare bene o meglio, allora da qualche altra parte una "voce" comune starà pagando lo scotto.

Siamo tutti s'un treno senza freni e purtroppo bisognerebbe trasportare trasferire le parole dei Kennedy in un nuovo paradigma, questo ormai si è migliorato strategicamente e sa vedere avanti e noi:- sempre bloccati nel passato, nelle logiche del passato, che è la cosa peggiore.

Il Potere e i suoi soprusi (quando la capiremo?) non è cosa tradizionalista, è come un arrampicatore sociale, oggi ha un vestito, domani un altro, oggi ha una morale, domani un'altra, oggi ha un etica, domani un'altra ...

... bisogna smettere di pensare in senso storico.

Misti mi morr Z - 283 - Una volta creato il manicomio, la ragione l'ha sempre il direttore; che l'abbia o meno
Polipol
Inviato: 10/12/2013 12:48  Aggiornato: 10/12/2013 12:48
Ho qualche dubbio
Iscritto: 30/5/2011
Da:
Inviati: 158
 Re: RFK e Nelson Mandela

Calvero
Inviato: 10/12/2013 13:29  Aggiornato: 10/12/2013 13:30
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/6/2007
Da: Fleed / Umon
Inviati: 13165
 Re: RFK e Nelson Mandela
________________
_____________

Obama in Sudafrica tesse le lodi per i grandi Liberatori del XX° secolo;

Papa Francesco è turbato e rivela come non si possa accettare la fame del mondo, visto che di cibo ce ne sarebbe per tutti.

Non fa una piega ....

Manca Riina che tesse le lodi di Falcone ...

... e Attivissimo che rivela come non si possa accettare la mancanza di verità nei media, nonostante ve ne sarebbe così tanta da divulgare.

Misti mi morr Z - 283 - Una volta creato il manicomio, la ragione l'ha sempre il direttore; che l'abbia o meno
Redazione
Inviato: 10/12/2013 13:44  Aggiornato: 10/12/2013 13:44
Webmaster
Iscritto: 8/3/2004
Da:
Inviati: 19594
 Re: RFK e Nelson Mandela
Grande Calvero! Grandioso intervento.

Stavo giusto vedendo il discorso di Obama, e mi saliva un certo nonsochè alla gola...

Pyter
Inviato: 10/12/2013 15:15  Aggiornato: 10/12/2013 15:20
Sono certo di non sapere
Iscritto: 15/9/2006
Da: Sidonia Novordo
Inviati: 6250
 Re: RFK e Nelson Mandela
Obama in Sudafrica tesse le lodi per i grandi Liberatori del XX° secolo;

Papa Francesco è turbato e rivela come non si possa accettare la fame del mondo, visto che di cibo ce ne sarebbe per tutti.



Napolitano rispolvera la verve social-comunista: grazie a Mandela, un mondo più equo è possibile.

"Con la sua vita ha dimostrato che un mondo più equo e solidale, dove diversità è sinonimo di ricchezza, è possibile"

E' un fenomeno, bisogna dirlo.
Mettere insieme nella stessa frase equità, solidarietà, diversità e ricchezza ( e giocando pure sul doppio significato di ricchezza) non è facile.

"Nessuno ha il diritto di fare quel che desidera, ma tutto è organizzato per il meglio." (Antico decreto reale tolemaico)
P.K.89
Inviato: 13/12/2013 18:53  Aggiornato: 13/12/2013 18:53
Mi sento vacillare
Iscritto: 3/7/2013
Da:
Inviati: 601
 Re: RFK e Nelson Mandela
Non ho approfondito la storia dei Keenedy, perchè come ogni argomento interessante di cui si parla in questo portare, c'è bisogno di tempo per documentarsi.

Ma mi chiedo come questi grandi uomini siano riusciti ad arrivare tanto in alto con idee tanto "strampalate". In genere, senza alcuni compromessi si è stroncati sul nascere. O hanno dovuto ingoiare tantissimi rospi per poi provare a cambiare le cose nel concreto da una posizione di vertice o non capisco come sia stato possibile. In ogni caso sono dei veri martiri.

Mi lasciano perplesso anche le figure di Gandhi e dello stesso Mandela appunto.
Cit. "O muori da eroe o vivi tanto a lungo da diventare il cattivo"

La citazione è di bassa lega, ma mi sembra una frase abbastanza vera a certi livelli. Falcone e Borsellino possono esser un altro esempio.


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