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storia & cultura : I FIGLI DI ABELE
Inviato da Redazione il 28/3/2005 13:13:13 (4027 letture)

I FIGLI DI ABELE - Nomadi e sedentari: di chi è la terra?

di Carlo Brevi

I testi di storia ci insegnano che l’umanità scoprì l’agricoltura tra il 10.500 e l’8.000 a.C. Una prima conseguenza di questa fondamentale rivoluzione fu un radicale cambiamento nel modo in cui l’umanità stessa si rapportava con il suolo e con la terra.

In precedenza le varie popolazioni vivevano di quello che la terra offriva loro e una volta esaurite le risorse di un luogo si spostavano, alla ricerca di nuove distese da sfruttare. Questo era il ben noto modo di vivere naturale dei popoli pre–storici, il nomadismo.

Ma con la scoperta dell’agricoltura la rivoluzione fu grande: una stessa porzione di terra poteva fornire sostentamento per molte generazioni, ...

... e alcuni popoli misero termine al loro pellegrinare. Conseguenza ultima del nuovo vivere sarebbero state le città.

L’urbanizzazione fu la definitiva consacrazione dei popoli sedentari.

Ma non tutti i popoli scelsero questa via: per millenni intere etnie continuarono nei loro spostamenti, e quando nomadi e sedentari entravano in contatto lo scontro era inevitabile.

La questione fondamentale, irrisolvibile, era una sola: con che diritto i popoli sedentari prendevano possesso della terra?

Non era una questione semplice; la proprietà privata degli oggetti era universalmente accettata e non era messa in discussione, ma il suolo era per definizione universale, creato dagli dei a beneficio di tutti gli uomini.Chi si fosse trovato su un determinato luogo aveva diritto di goderne i frutti e ricavarne sostentamento, ma non aveva nessun diritto sul suolo stesso.

Con che diritto quindi i popoli sedentari rivendicavano il possesso di quel suolo per sempre? La storia ha risposto in maniera molto semplice: chi prendeva possesso della terra basava le sue ragioni esclusivamente sull’uso della forza; il suo diritto svaniva nel momento in cui una popolazione più forte glielo toglieva.

Ma vediamo cosa ci dicono i testi antichi, attraverso i miti che ci hanno tramandato, riguardo questo proposito.

Un’interessante chiave di lettura vedrebbe lo scontro tra nomadi e sedentari descritto sotto forma allegorica nella Bibbia, nel noto episodio di Caino e Abele.

Nella Genesi si narra di due fratelli che conducono due esistenze differenti. Abele è un pastore, accompagna le sue greggi nei loro spostamenti: è un nomade, non lavora la terra. Caino invece è un agricoltore e nel racconto biblico rappresenterebbe i primi popoli sedentari.

Lo scontro fra Abele e Caino descrive quindi l’inevitabile scontro tra i due modi di vivere che si andavano delineando, e poiché Abele è la vittima ci da anche l’indicazione su chi effettivamente uscì vincitore da questo scontro.

Dopo il delitto Dio costringe Caino alla fuga, e ci viene detto che la sua opera successiva fu la fondazione di una città, inevitabile conseguenza del modo di vita che conduceva.

Ritroviamo le stesse caratteristiche del racconto della Genesi nella leggenda di Romolo e Remo e della nascita di Roma. Romolo, dopo un auspicio divino, acquista il diritto di fondare una città e di darle il suo nome; il fratello Remo non accetta questa prevaricazione e irridendo il solco che Romolo stava tracciando quale confine invalicabile della nuova città lo sfida.Romolo ritiene di avere il diritto di uccidere il fratello, e così fa.

Sono quindi riproposti alcuni aspetti fondamentali comuni alla storia di Caino ed Abele: anche in questa allegoria abbiamo due fratelli, che si ritrovano a condurre due esistenze diverse. Romolo fonda una città, come Caino, e si arroga il diritto di prendere possesso del suolo dove la città sorge. Remo non riconosce questo diritto, ma esce sconfitto dallo scontro.

Con la differenza che la vittoria di Romolo avviene con il benestare della divinità, che era invece assente nel mito di Caino e Abele. Questo sembrerebbe sancire la vittoria definitiva dei popoli stazionari sui popoli nomadi, vittoria ottenuta con l’uso della forza, sulla quale viene a basarsi l’intera storia di Roma e dell’occidente europeo.

E' interessante notare come la proprietà della terra sia associata in entrambi i miti con un delitto. Oggi infatti il diritto sulla terra non viene più messo in discussione, ma il mezzo attraverso il quale si esercita questo diritto non è affatto mutato: è sempre la forza.

Capita però che arrivi il momento di cercare delle soluzioni a dei problemi che questa situazione ha portato: come comportarsi con i popoli nomadi, in un ‘epoca in cui il loro “annientamento” diretto non è più possibile?

Sembrerebbe una mera questione speculativa, se non fosse che con l’evolversi delle strutture sovrannazionali queste considerazioni ritornano attuali.

Quando il processo di unificazione della nuova comunità europea verrà portato a termine, nel nostro continente la minoranza più numerosa sarà quella dei Rom. Nell’Europa dei 25 gli Zingari sono in nove milioni, qualcosa di più di una semplice minoranza.

Gli Zingari rappresentano l’ultimo popolo nomade presente in Europa, hanno una cultura comune e non hanno mai voluto abbandonare il loro modo di vivere tradizionale. Sono però inseriti in un contesto in cui pare che non vi sia spazio per chi rifiuti di considerare legittima la proprietà del suolo.

I popoli sedentari hanno vinto la loro battaglia molti secoli fa, ma gli Zingari, i figli di Abele, nella loro sconfitta si rifiutano di “amalgamarsi” con i vincitori e di assumere le loro usanze.

Lo scontro con la società “civile” è ancora una volta inevitabile.

Carlo Brevi (Santaruina)


VEDI ANCHE:

LA VILLETTA E L'UOMO NUOVO, di Carlo Brevi.

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I commenti sono proprietà dei rispettivi autori. Non siamo in alcun modo responsabili del loro contenuto.
Autore Albero
vulcan
Inviato: 28/3/2005 20:06  Aggiornato: 28/3/2005 20:06
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 29/1/2005
Da: Sardigna
Inviati: 2092
 Re: I FIGLI DI ABELE
Lo scontro con la società “civile” è ancora una volta inevitabile. …………………………………………………………………………………………………… Mi verrebbe la tentazione di toglier le virgolette dal “civile”, sciogliendo ogni riserva , e non per una sorta di pregiudizio rispetto alle popolazioni nomadi, bensi per sincera convinzione che i mondi “sedentario” di Caino e Romolo rappresentino di fatto il mio mondo, il mondo civile! Il nomadismo rappresenta dal mio punto di vista una condizione comunque “arretrata ” nella storia dell’Umanità, considerato il fatto che impedisce l’aquisizione di una precisa identità (al contrario della sedentarietà), o meglio il perseguimento di una non identità, un’identità sempre in sospeso del “ chi siamo?” Le popolazioni nomadi dunque , non possono definirsi nel concetto espresso da qualche parte da tommy69 come “cittadini del mondo” , se non nel senso più astratto , poichè in esso vivono e transitano senza dare o ricevere alcunché. L’identità che esprimono è una identità del tutto e niente, un’identità della non appartenenza che mal si raccorda con la storia dell’umanità nel suo fluire. Persino gli Ebrei dopo secoli cessano il loro nomadismo alla ricerca di una terra promessa e di una condizione di sedentarietà. Ritengo anche che il processo di aggregazione umana prima e di urbanizzazione poi, rappresentino processi fisiologici ed inevitabili della storia cosi come il processo di forza che tra le genti ha determinato l’aquisizione delle terre , dei suoi confini ed infine della proprietà privata. “Civile”, l’aggregazione e la sedentarietà, sinonimi di progressione culturale (con tutti i suoi limiti), di identità specifiche, di creatività ed arte, di sviluppo del pensiero e delle idee. “Arretrato” il nomadismo, poiché in esso è riscontrabile prevalentemente ristagno culturale con accenni incompleti e parziali di evoluzione . Nell’Europa dei 25 gli Zingari sono in nove milioni, qualcosa di più di una semplice minoranza. .................................................................................................................................. Ma quando il vero processo di stratificazione della “nuova Europa” giungerà al suo plateau fisiologico ,e non a breve media scadenza! Allora, il fenomeno del nomadismo sarà inevitabilmente assimilato al nuovo mondo Europeo. Ma il vero e nuovo mondo Europeo , non sarà l’unificazione simbolica o di fatto dei 25 paesi dell’unione bensi, rappresenterà realisticamente ben oltre L’Europa del nostro attuale e prossimo immaginario, una casa comune ed unica, dove la stratificazione in più tempi di lingue usanze e civiltà diverse non consentirà facilmente il riconoscimento delle singole identità. Noi in Europa ci troviamo solo al principio di un incredibile processo storico culturale! E A me piace “viaggiare” lontano.

"Indaga le parole a partire dalle cose e non le cose a partire dalle parole." Misone
Santaruina
Inviato: 28/3/2005 22:42  Aggiornato: 28/3/2005 22:42
Sono certo di non sapere
Iscritto: 13/10/2004
Da: Sud Europa
Inviati: 5123
 Re: I FIGLI DI ABELE
Citazione:
Il nomadismo rappresenta dal mio punto di vista una condizione comunque “arretrata ” nella storia dell’Umanità, considerato il fatto che impedisce l’aquisizione di una precisa identità (al contrario della sedentarietà), o meglio il perseguimento di una non identità, un’identità sempre in sospeso del “ chi siamo?”
Vulcan Non si può certo imputare ai popoli nomadi di non avere la possibilità di acquisire una precisa identità. Il popolo Rom questa identità ad esempio ce l’ha eccome, un’identità così marcata che ha impedito loro di fondersi con le varie popolazioni stazionarie con cui venivano a contatto nel corso degli anni. E parliamo di una storia di millenni. Gli Zingari sanno benissimo chi sono, e ne sono enormemente orgogliosi. Domande come “chi siamo?” sono più nostre che loro. Inoltre, anche i nativi americani erano nomadi, e anche loro avevano un’identità marcata e una cultura ricchissima; se si confronta la loro cultura con quella dei bianchi che li hanno sterminati mi verrebbe quasi da dire che essere “arretrati” non è sempre un qualcosa di negativo. Blessed Be

-o- Ama e fa' ciò che vuoi -o-
Anonimo
Inviato: 28/3/2005 22:43  Aggiornato: 28/3/2005 22:43
 Re: I FIGLI DI ABELE
POSTATO DA GRAZIA (EX-GRAZIA 57) come comportarsi con i popoli nomadi, in un ‘epoca in cui il loro “annientamento” diretto non è più possibile? Carlo Brevi (Santaruina) In una società assolutamente intollerante come la nostra il diverso, che sia nomade, o extracomunitario o che comunque appartenga ad una cultura alternativa è considerato ai margini e talvolta anche rifiutato. Lo zingaro o “rom” viene genericamente associato al termine ladro, disonesto, rapitore di bambini e criminalizzato a volte solo per le sue scelte di vita spesso dettate da normali esigenze di sopravvivenza. In realtà la reazione nei loro confronti sebbene giustificata talvolta da ragioni di ordine pubblico o d’igiene o legali (accattonaggio), spesso è determinata da un puro pregiudizio nei loro confronti che porta ad un rifiuto della loro presenza pari a quello loro di “non volersi amalgamare” Di qua la difficoltà d’ imposizione del proprio modello o delle proprie condizioni sociali a tutela del proprio “territorio”, della propria cultura a prescindere da una vera educazione "civica" di apertura verso l'esterno. Quanto poi alla considerazione di Vulcan: ( ) “Il nomadismo ……impedisce l’aquisizione di una precisa identità”, io non la condivido. Un popolo nomade porta con sé la propria identità, costituita da un bagaglio culturale, storico, religioso dal quale non può prescindere perché intrinsecamente legato a lui; .dell’identità del popolo rom non bisogna dimenticare che fa parte anche il genocidio compiuto dal nazismo nei loro confronti che è stato pari a quello ebreo; eppure di quello nessuno parla mai. Anziché parlare di “acquisizione” io preferire parlare di integrazione della propria identità con nuovi elementi che fanno ancora ed ancora parte della sua storia. L’Europa del nostro attuale e prossimo immaginario… una casa comune ed unica, dove la stratificazione in più tempi di lingue usanze e civiltà diverse non consentirà facilmente il riconoscimento delle singole identità. Ma se riconosci le identità non disconosci che ne abbiano una?? E’ bello sognare un’Europa, casa comune ed unica …… E A me piace “viaggiare” lontano.. Anche a me…..dove andiamo?? [ Modificato da Redazione Attivo 17/4/2005 12:46 ]

vulcan
Inviato: 28/3/2005 23:29  Aggiornato: 28/3/2005 23:29
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 29/1/2005
Da: Sardigna
Inviati: 2092
 Re: I FIGLI DI ABELE
Santa non vorrei essere frainteso, non intendo affatto rigettare in modo aprioristico la scelta del popolo nomade. Questo concetto era nella premessa del mio intervento. Ma in quanto scelta ho ritenuto di poterne descrivere secondo un mio punto di vista i limiti in essa insiti. …. o meglio il perseguimento di una non identità, un’identità sempre in sospeso del “ chi siamo?” Mi riferisco in particolare alla possibilità che un gruppo più o meno omogeneo, un popolo (frammentato in quanto nomade) possa essere capace o presenti la possibilità di sviluppare ben al di là del senso di appartenenza tribale , una propria carta d’identità. Ritengo che l’identità di un popolo infatti, possa esclusivamente essere definita e caratterizzata almeno nei suoi parametri artistici , letterari e filosofici etc , in caso contrario essa rappresenta solo mera appartenenza tribale, identità di appartenenza al gruppo. Se c’è un’identità essa è per l’appunto “in sospeso” impossibilitata di fatto all’espressione e alla sua manifestazione e non certo per causa dei popoli sedentari , bensi per un limite esattamente insito nella condizione di nomadismo stesso! Il popolo nomade , non intende ricevere, “ loro sanno chi sono” , e neanche noi sedentari intendiamo ricevere. Ma loro chi sono? In quanto all’arretratezza hai ragione, non sempre è uno svantaggio, ma nel mio discorso di definizione di arretratezza non c’è nessun atteggiamento sprezzante.

"Indaga le parole a partire dalle cose e non le cose a partire dalle parole." Misone
vulcan
Inviato: 28/3/2005 23:39  Aggiornato: 28/3/2005 23:39
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 29/1/2005
Da: Sardigna
Inviati: 2092
 Re: I FIGLI DI ABELE
Grazia 57 Un popolo nomade porta con sé la propria identità, costituita da un bagaglio culturale, storico, religioso dal quale non può prescindere perché intrinsecamente legato a lui; …………………………………………………………………………………………...................................………. Quando un bagaglio culturale storico e religioso è intrinsecamente legato,(imbavagliato) non è capace di espandere la propria interezza. E’ come un DNA incapace di replicarsi! grazia57 Anche a me piace… viaggiare lontano …..dove andiamo?? ----------------------------------------------------------------------- ho prenotato un fine settimana presso un campo rom in una palafitta di fortuna.. … si lo so, non è come una stanza a 5 stelle , però un poco di elasticità e spirito di adattamento non fa male!! [ Modificato da vulcan Attivo 28/3/2005 22:41 ] [ Modificato da vulcan Attivo 28/3/2005 22:53 ]

"Indaga le parole a partire dalle cose e non le cose a partire dalle parole." Misone
Redazione
Inviato: 28/3/2005 23:57  Aggiornato: 28/3/2005 23:57
Webmaster
Iscritto: 8/3/2004
Da:
Inviati: 19594
 Re: I FIGLI DI ABELE
Anche qui, mi sembra più che altro una questione di termini. Se per "identità" intendi la corrispondenza etnico-culturale con un determinato pezzo di territorio, ha sicuramente ragione Sergio. Se invece la intendi come "portatore di tradizioni secolari", allora ha ragione Carlo. Anche gli ebrei, in fondo, sono i più "diasporati" di tutti (diaspeiromai=disseminare - giusto Carlo?), eppure conservano un'unità di gruppo superiore a quella di chiunque altro. (Quando poi gli metti anche una nazione sotto i piedi, ecco che non capiscono più niente e si credono i padroni del mondo). Massimo P.S. Attenti quei due nei banchi in fondo, che vi vedo!!! [ Modificato da Redazione Attivo 28/3/2005 23:03 ]

ivan
Inviato: 29/3/2005 2:04  Aggiornato: 29/3/2005 2:04
Sono certo di non sapere
Iscritto: 22/7/2004
Da: Bronx
Inviati: 11520
 Re: I FIGLI DI ABELE
Citazione:
Il nomadismo rappresenta dal mio punto di vista una condizione comunque “arretrata ” nella storia dell’Umanità,
Quale è il metro con cui si misura "l'avanzamento" nella storia dell' umanità? Citazione:
considerato il fatto che impedisce l’aquisizione di una precisa identità (al contrario della sedentarietà), o meglio il perseguimento di una non identità, un’identità sempre in sospeso del “ chi siamo?”
E perchè mai devo avere una precisa identità? Perchè mai devo essere classificato, quindi schedato? "Nostra patria è il mondo intero, nostra legge è la libertà".

vulcan
Inviato: 29/3/2005 10:06  Aggiornato: 29/3/2005 10:06
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 29/1/2005
Da: Sardigna
Inviati: 2092
 Re: I FIGLI DI ABELE
La corrispondenza etnico-culturale con un determinato pezzo di territorio ….. …………………………………………………………………………………………………….. La corrispondenza etnico-culturale con un determinato pezzo di territorio,(sedentarietà) esprime di fatto la possibilità che in essa possa definirsi e delinearsi con precisione il modo d’essere d’un popolo.”La replicazione del DNA“. Se gli incas o gli Egiziani fossero stati popoli nomadi, oggi non saremmo di sicuro affascinati dalla loro storia e dal livello di “civiltà” in quel preciso momento storico. Se gli Europei fossero stati tutti popoli nomadi , come erano all’origine, oggi non ci ritroveremmo a discutere davanti ad un pezzo di conquista tecnologica che è anche esse comunque espressione d’una parte di progresso e identità del mondo occidentale. Se i Romani fossero stati dei nomadi oggi non potremmo meravigliarci dell’architettura del colosseo e di Roma intera. Se gli Italici fossero stati tutti nomadi oggi non potremmo affatto stupirci davanti al David di Donatello o al Mosè di Michelangelo, o l’ultima cena di L. Da Vinci! Senza voler apparire reazionario, e con tutto il rispetto, credo che tutto questo sia in grado di distinguere nettamente questo modello di Identità rispetto al ….come "portatore di tradizioni secolari". [ Modificato da vulcan Attivo 29/3/2005 9:20 ]

"Indaga le parole a partire dalle cose e non le cose a partire dalle parole." Misone
vulcan
Inviato: 29/3/2005 10:10  Aggiornato: 29/3/2005 10:10
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 29/1/2005
Da: Sardigna
Inviati: 2092
 Re: I FIGLI DI ABELE
Quale è il metro con cui si misura "l'avanzamento" nella storia dell' umanità? …………………………………………………………………………………………………...........................……… Conduco il discorso solo e secondo un mio punto di vista soggettivo, non potrebbe essere altrimenti. Era nella premessa del mio intervento iniziale.Ma rinunciare a definire dei parametri parzialmente oggettivi ed almeno teorici attraverso i quali possa esser valutato “l’avanzamento” significa accettare l’appiattimento del “siamo tutti uguali”. Forse se insieme diamo uno sguardo indietro, alla storia e alle grandi civiltà che essa ha espresso, potremmo ritrovare i parametri di cui si parla. Ma siamo veramente tutti uguali? E perchè mai devo avere una precisa identità? Perchè mai devo essere classificato, quindi schedato? ………………………………………………………………………………………………………… Nessuno obbliga nessuno ad avere una identità o un livello di identità più o meno determinato,più o meno elevato. Prendo atto della scelta del nomadismo, sostengo semplicemente che prima o poi questo verrà assimilato al modello “civile” prevalente, senza guerre, né conquiste, né oppressioni. Avere un’identità non significa essere schedati nel senso negativo del termine. Significa semmai prendere atto che esiste all’interno di un popolo una caratterizzazione specifica e peculiare; l’organizzazione della società, le modalità e le regole di convivenza, l’espressione artistica in tutte le sue forme, architettura, filosofia, letteratura e cosi via. Cosa altro può esprimere un popolo, se non questo, oltre all’essere portatore di tradizioni popolari? Oppure questa elencazione non ha alcun spessore storico?

"Indaga le parole a partire dalle cose e non le cose a partire dalle parole." Misone
Santaruina
Inviato: 29/3/2005 11:28  Aggiornato: 29/3/2005 11:28
Sono certo di non sapere
Iscritto: 13/10/2004
Da: Sud Europa
Inviati: 5123
 Re: I FIGLI DI ABELE
Io capisco il punto di vista di Sergio, non reputo assolutamente sbagliato l’essere orgogliosi di quello che la nostra civiltà ha saputo creare nel tempo. Per chi invece concede alla parola “cultura” un significato più ampio, e all’interno di questo termine considera più importante lo sviluppo spirituale di un popolo rispetto a qualsiasi creazione materiale, anche un popolo nomade può apparire “evoluto”. E’ una questione di significato che si da ai termini, come diceva Massimo. Resta però un fatto: la nostra storia si fonda su di una prevaricazione, di cui dobbiamo essere consapevoli. Il possesso della terra è una convenzione tra “gentiluomini”; se qualcuno non accettava questa convenzione, la situazione si risolveva a mazzatte. E vorrei specificare un aspetto: non è mai stato messo in discussione il diritto ad un riparo, un’abitazione. Quello che era difficile far accettare era la presa di possesso del suolo, della terra. E’ un tabù che ci siamo portati dietro fino al XVI secolo, per quanto possa sembrare strano. Prima di allora infatti la terra non poteva mai essere oggetto di compravendita, veniva solamente assegnata in gestione per un periodo limitato. La Roma dei Papi rinascimentali fu costruita in questo modo: i terreni venivano assegnati a chi avesse voluto costruire una casa, solitamente per un periodo di 99 anni (contratto di enfiteusi) dietro pagamento di un affitto irrisorio. “Vendere” la terra era inconcepibile.

-o- Ama e fa' ciò che vuoi -o-
ivan
Inviato: 29/3/2005 14:00  Aggiornato: 29/3/2005 14:00
Sono certo di non sapere
Iscritto: 22/7/2004
Da: Bronx
Inviati: 11520
 Re: Figli di questa terra
Citazione:
meravigliarci dell’architettura del colosseo
Meraviglie, già; è una questione di punti di vita; forse lo è oggi per noi turisti, forse lo era per chi all'epoca stava sugli spalti a godersi lo spettacolo, ma sicuramente il colosseo meraviglia era per la gente che dentro ci moriva (" Ave Caesar, Morituri Te Salutant " ...). Citazione:
o l’ultima cena di L. Da Vinci!
Lo sfregio fatto al dipinto è ben noto a tutti; Leonardo poi morì esule in Francia; la maggior parte dei suoi scritti è andata persa; in Italia, poi, poco è mancato che facesse una brutta fine. Citazione:
oggi non ci ritroveremmo a discutere davanti ad un pezzo di conquista tecnologica che è anche esse comunque espressione d’una parte di progresso e identità del mondo occidentale.
Se non fosse stato per gli arabi, parole come algebra o algoritmo semplicemente non esisterebbero; così come non esisterebbe la numerazione araba che è ed stata alla base del "progresso" del pensiero scientifico. [ Modificato da ivan Attivo 29/3/2005 13:01 ]

ivan
Inviato: 29/3/2005 14:03  Aggiornato: 29/3/2005 14:03
Sono certo di non sapere
Iscritto: 22/7/2004
Da: Bronx
Inviati: 11520
 Re: I FIGLI DI ABELE
Citazione:
Ma siamo veramente tutti uguali?
SI! [ Modificato da ivan Attivo 29/3/2005 13:04 ]

vulcan
Inviato: 29/3/2005 15:54  Aggiornato: 29/3/2005 15:54
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 29/1/2005
Da: Sardigna
Inviati: 2092
 Re: I FIGLI DI ABELE
Per chi invece concede alla parola “cultura” un significato più ampio, e all’interno di questo termine considera più importante lo sviluppo spirituale di un popolo rispetto a qualsiasi creazione materiale, anche un popolo nomade può apparire “evoluto”. ………………………………………………………………………………………………………............................… Il concetto di “evoluto” espresso da Carlo e già un’espressione capace di venire incontro al concetto che tento di esprimere. Esistono e sono esistite, oppure no, società o civiltà più evolute di altre? Oppure sono tutte da considerarsi al medesimo livello? La civiltà Egizia era più evoluta o no rispetto alla contemporanea civiltà nuragica della Sandalia e del nomadismo ebraico d’allora? Oppure le civiltà sono da considerarsi tutte uguali? Tutte sicuramente hanno una loro valenza intrinseca, ma esisterà pure una graduazione di valori che possa suggerire il livello di evoluto!! Non credo sia opportuno appiattire il mondo. Dunque se esistono differenze tra una civiltà e l’altra , cosa contraddistingue il concetto di evoluto? Cosa si intende per cose materiali? Il David? Il Michelangelo? La stupenda architettura arabo Islamica? La filosofia Greca? La letteratura del Romanticismo? La torre Eifel? Tutte le cose, anche quelle strettamente materiali che vengono realizzate provengono dalla spiritualità di un popolo, dall’architettura alla filosofia, dalla pittura alla scultura e cosi via. Esse rappresentano la estrinsecazione formale della spiritualità e degli orientamenti di un popolo o di un gruppo in un determinato momento. Ad ogni popolo può essere riconosciuta una propria spiritualità intrinseca , altra cosa e la sua possibilità espressiva capace si, questa, di specificare , determinare, disegnare materialmente tale condizione e patrimonio potenziale. Questo indendo soggettivamente per evoluto o per arretratezza.

"Indaga le parole a partire dalle cose e non le cose a partire dalle parole." Misone
vulcan
Inviato: 29/3/2005 15:55  Aggiornato: 29/3/2005 15:55
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 29/1/2005
Da: Sardigna
Inviati: 2092
 Re: I FIGLI DI ABELE
Chi si fosse trovato su un determinato luogo aveva diritto di goderne i frutti e ricavarne sostentamento, ma non aveva nessun diritto sul suolo stesso. ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………. Ricordo al tal proposito che in Sardegna furono i Piemontesi durante il regno sardo Piemontese a delimitare le terre e creare la proprietà privata (legge delle chiudende), in tal modo essi avrebbero potuto poi tassarne il proprietario! Prima d’allora le terre erano libere esattamente come nel concetto espresso nella citazione. Non vi è dubbio sul fatto che la “ sedentarietà” e l’ acquisizione delle terre nasca attraverso un’atto di forza, del più forte sul più debole! Caino contro Abele, Romolo contro Remo. Se però in tutto il mondo il nomadismo in generale è una espressione di “civiltà” in minoranza numerica rispetto alla sedentarietà, ciò suggerisce che ci possa pur essere una spiegazione. A tal proposito sono convinto che se la condizione di nomadismo sia stata nel tempo progressivamente abbandonata da molti popoli compreso quelli europei, ciò dipenda essenzialmente dalla necessità di radicare il proprio spiritualismo e poter esprimere in modo completo la propria potenzialità. A specificare la diversità tra civiltà vale pure il concetto di forza, ove la civiltà più debole è soprafatta da quella più forte! Gli Incas, i Maya, i nuragici, gli indiani d’America e cosi via. E’ assolutamente fisiologico, il nostro problema è che a tutti i costi noi valutiamo con “l’etica” questi eventi storici, dimenticando che l’uomo è animale intelligente ed aggressivo. Non vi è etica nel “ pesce grande manga pesce piccolo” Mors tua vita mea. Ma essendo l’uomo dotato di cervello “nobile” esso deve obbligatoriamente tendere verso un’etica del comportamento e delle scelte e quest’ultimo si pone come modello da perseguire come in una sorta di auto apprendimento storico e di delimitazione della propria aggressività intrinseca.

"Indaga le parole a partire dalle cose e non le cose a partire dalle parole." Misone
vulcan
Inviato: 29/3/2005 15:56  Aggiornato: 29/3/2005 15:56
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 29/1/2005
Da: Sardigna
Inviati: 2092
 Re: I FIGLI DI ABELE
Ma siamo veramente tutti uguali? …………………………………. Certamente davanti a Dio , l’universo , la morte la vita, la libertà i diritti e i doveri e cosi via , siamo tutti eguali. Ma siamo altrettanto diversi nel modo di estrinsecarci e di manifestarci al mondo . Ciò ha valore per i singoli quanto per i popoli. Non intendo perciò la diversità come sinonimo di diseguaglianza . E su questo non vorrei essere assolutamente equivocato! L’eguaglianza a tutti i costi è solo appiattimento teorico ed astratto, la diversità e solo ricchezza d’appartenenza!

"Indaga le parole a partire dalle cose e non le cose a partire dalle parole." Misone
vulcan
Inviato: 29/3/2005 15:58  Aggiornato: 29/3/2005 15:58
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 29/1/2005
Da: Sardigna
Inviati: 2092
 Re: I FIGLI DI ABELE
Signor maestro scusi! Siccome ho finito i compitini ... posso andare a fare pipi??

"Indaga le parole a partire dalle cose e non le cose a partire dalle parole." Misone
tommy79
Inviato: 29/3/2005 16:02  Aggiornato: 29/3/2005 16:02
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 14/6/2004
Da:
Inviati: 1131
 Re: I FIGLI DI ABELE
Il nomadismo, come ha più che esaurientemente spiegato nell'articolo Carlo, è un'usanza antica dei popoli. Oggi è decisamente superata, anche se i rom continuano a comportarsi secondo quel modello. Non ci sarebbe nulla di male se la cosa riguardasse solo loro e non danneggiasse in qualche modo gli altri. Infatti, nulla vieterebbe a noi italiani, per esempio, di abbandonare le nostre case e tornare a vivere nelle caverne se lo desiderassimo. Il fatto è che per essere nomade devi installarti necesariamente sul suolo altrui e rifiutare, a causa del tuo stile di vita, qualsiasi forma di integrazione. Tu sai che oggi sei a Milano, ma domani potresti essere a Torino e dopodomani a Bergamo ecc......quindi non vai a lavorare ma mendichi e se ti mancano i soldi per mangiare cosa fai? Devi rubare o dedicarti ad attività illegali ed antisociali. Di conseguenza non puoi pretendere che la gente sedentaria del posto ti veda di buon occhio. Nessuna sorpresa, quindi, se da che mondo è mondo nomadi e sedentari non vanno d'accordo. Il sedentarismo è stato consacrato dalla Storia e il nomadismo abbandonato quasi da tutti. Ai rom non resta che fare altrettanto se vogliono avere qualche possibilità di essere accettati e non considerati come delinquenti (a volte a ragione altre a torto). "Ma siamo veramente tutti uguali? SI!" Ivan, perchè ti ostini? Un pastore tedesco e un bulldog appartengono entrambi alla razza canina ma diresti che sono uguali? Diverso non è inferiore! Diverso non è inferiore! Diverso non è inferiore! Diverso non è inferiore! Quando verrà capito ed accettato?

Santaruina
Inviato: 29/3/2005 18:58  Aggiornato: 29/3/2005 18:58
Sono certo di non sapere
Iscritto: 13/10/2004
Da: Sud Europa
Inviati: 5123
 Re: I FIGLI DI ABELE
Citazione:
Il fatto è che per essere nomade devi installarti necessariamente sul suolo altrui.
Questo è uno dei punti centrali del problema dei nomadi oggi; il problema non sta tanto nella nostra convenzione di appropriarci del suolo, ma nell’averlo acquisito tutto. Non rimane oggi nei paesi civili un suolo che non sia di qualcuno, e anche il cosiddetto “suolo pubblico” va incontro a delle precise restrizioni. Basta pensare ai parchi pubblici con i loro orari di chiusura, alle piazze in cui non ci si può sdraiare, ad esempio, alle panchine in cui dopo un certo orario bisogna dare spiegazione della propria presenza. Non esistono luoghi collettivi, luoghi in cui ognuno potrebbe andare a fare quello che è possibile farvi, magari un prato in cui piantare una tenda o un bosco in cui procurarsi legna. Sarebbe troppo bello? Questi luoghi sono sempre esistiti, erano pensati ad uso in particolar modo dei cittadini meno abbienti; potevano fare pascolare le loro bestie, raccogliere i frutti degli alberi che vi crescevano e così via. E volendo essere precisi questi luoghi esisterebbero ancora oggi, sono chiamati patrimonio demaniale e ognuno potrebbe usufruirne; sono residui di legislazioni medioevali mai abolite, anche se ultimamente lo stato li sta illegalmente vendendo ai privati, ma questo è un altro discorso. Comunque, quando oggi i nomadi arrivano in una città devono chiedere il permesso al comune per stanziarsi in un luogo appositamente destinato a loro, per un determinato periodo. Ci siamo impadroniti di tutta la terra , anche quella che avremmo potuto benissimo lasciare libera. Quindi, credo che il vero problema non sia la nostra scelta di vita, ma il modo in cui non abbiamo lasciato spazio per le altre realtà, quando invece con la “civiltà“ che abbiamo saputo costruire questo avrebbe potuto non essere inevitabile. Blessed Be

-o- Ama e fa' ciò che vuoi -o-
Linucs
Inviato: 29/3/2005 20:02  Aggiornato: 29/3/2005 20:02
Sono certo di non sapere
Iscritto: 25/6/2004
Da:
Inviati: 3996
 Re: I FIGLI DI ABELE
Visto che si parla di proprietà pubbliche... http://tinyurl.com/3zbop http://tinyurl.com/7yn4e Non rimane oggi nei paesi civili un suolo che non sia di qualcuno, e anche il cosiddetto “suolo pubblico” va incontro a delle precise restrizioni. Quindi non è "pubblico", ma proprietà dello Stato imbecille che molto probabilmente lo lascia a marcire. Magari se fosse stato in mano a qualcun altro sarebbe servito a qualcosa, o almeno penso che questo sia il caso della discarica di cessi (letteralmente: sanitari) che avevo sotto la finestra dell'altra casa Basta pensare ai parchi pubblici con i loro orari di chiusura, alle piazze in cui non ci si può sdraiare, ad esempio, alle panchine in cui dopo un certo orario bisogna dare spiegazione della propria presenza. Questo non è tanto un problema di proprietà del suolo, ma di autorità dell'imbecille armato di distintivo che pensa di prevenire il crimine recandosi a rompere l'anima al cittadino che passa per caso, magari facendo attenzione a stare ben lontano dai gruppetti sospetti (non si sa mai, potrebbe essere accusato di discriminazione). Non esistono luoghi collettivi, luoghi in cui ognuno potrebbe andare a fare quello che è possibile farvi, magari un prato in cui piantare una tenda o un bosco in cui procurarsi legna. La cosa straordinaria è che non esistono, ma continuiamo a regalare soldi allo Stato per mantenerli. Peccato che non esistono. Qualcosa mi sfugge. Sarebbe troppo bello? Questi luoghi sono sempre esistiti, erano pensati ad uso in particolar modo dei cittadini meno abbienti; potevano fare pascolare le loro bestie, raccogliere i frutti degli alberi che vi crescevano e così via. Non si può, non sono ancora riusciti a far rilasciare lo scontrino agli alberi... E volendo essere precisi questi luoghi esisterebbero ancora oggi, sono chiamati patrimonio demaniale e ognuno potrebbe usufruirne; sono residui di legislazioni medioevali mai abolite, anche se ultimamente lo stato li sta illegalmente vendendo ai privati, ma questo è un altro discorso. Li sta illegalmente vendendo ai privati, o regalando alla cricca globale del World Heritage, ovvero ai banchieri. C'è sempre il solito lieve dettaglio del debito pubblico da risolvere, visto che tutta questa roba "pubblica" viene venduta per coprire debiti che il "pubblico" non ha mai contratto (io almeno non ricordo di aver firmato nulla.) Comunque, quando oggi i nomadi arrivano in una città devono chiedere il permesso al comune per stanziarsi in un luogo appositamente destinato a loro, per un determinato periodo. Immagino che questo permesso si estenda magicamente ai mezzi pubblici... Ci siamo impadroniti di tutta la terra , anche quella che avremmo potuto benissimo lasciare libera. Questo perché siamo cattivi e ingordi e occidentali. O forse siamo governati da una manica di stronzi. Quindi, credo che il vero problema non sia la nostra scelta di vita, ma il modo in cui non abbiamo lasciato spazio per le altre realtà, quando invece con la “civiltà“ che abbiamo saputo costruire questo avrebbe potuto non essere inevitabile. Se Beerlusconi e la compagnia dei neopat/neocon/comecazzosifannochiamare non si toglie alla svelta dai piedi, forse la cosa migliore è diventare tutti nomadi e fare rotta verso il Baranghistan o il Bazonghistan o altri luoghi più civili. E forza Sealand...

Santaruina
Inviato: 29/3/2005 20:24  Aggiornato: 29/3/2005 20:24
Sono certo di non sapere
Iscritto: 13/10/2004
Da: Sud Europa
Inviati: 5123
 Re: I FIGLI DI ABELE
>>>Ci siamo impadroniti di tutta la terra , anche quella che avremmo potuto benissimo lasciare libera. >>>Questo perché siamo cattivi e ingordi e occidentali. O forse siamo governati da una manica di stronzi. Probabilmente la seconda che hai detto…

-o- Ama e fa' ciò che vuoi -o-
Anonimo
Inviato: 29/3/2005 20:34  Aggiornato: 29/3/2005 20:34
 Re: I FIGLI DI ABELE
POSTATO DA GRAZIA (EX-GRAZIA 57) Santaruina: Ci siamo impadroniti di tutta la terra , anche quella che avremmo potuto benissimo lasciare libera. Quindi, credo che il vero problema non sia la nostra scelta di vita, ma il modo in cui non abbiamo lasciato spazio per le altre realtà, quando invece con la “civiltà“ che abbiamo saputo costruire questo avrebbe potuto non essere inevitabile. ------------------ Sono d’accordo con quanto dici ma mi chiedo,alla luce della conformazione della nostra società regolata da norme tanto restrittive circa l’utilizzo del suolo pubblico se sia legittimo in senso stretto (non considerando in questo caso l’aspetto morale o etico) che un nucleo, appartenente ad un popolo nomade occupando stabilmente un’area possa godere di un utilizzo gratuito laddove purtroppo il godimento di qualsiasi bene ha socialmente un prezzo . Con matematica certezza posso assicurare che non ho mai visto nessun gruppo di rom pagare un’ euro per l’occupazione del suolo pubblico o per ritiro rifiuti nella mia città contrariamente a quanto avviene per attività o strutture che si autosostengono tipo spettacoli viaggianti e attività circensi. Ma forse questo è un altro aspetto del problema e sono parzialmente uscita fuori! [ Modificato da Redazione Attivo 17/4/2005 12:46 ]

Santaruina
Inviato: 29/3/2005 22:08  Aggiornato: 29/3/2005 22:08
Sono certo di non sapere
Iscritto: 13/10/2004
Da: Sud Europa
Inviati: 5123
 Re: I FIGLI DI ABELE
Citazione:
mi chiedo,alla luce della conformazione della nostra società regolata da norme tanto restrittive circa l’utilizzo del suolo pubblico se sia legittimo in senso stretto (non considerando in questo caso l’aspetto morale o etico) che un nucleo, appartenente ad un popolo nomade occupando stabilmente un’area possa godere di un utilizzo gratuito laddove purtroppo il godimento di qualsiasi bene ha socialmente un prezzo
Grazia, In teoria, e legalmente, i Rom potrebbero sostare nel terreno demaniale, terreno di tutti, non dello stato, che lo stato sta illegalmente vendendo. La tua domanda è più che giusta, ma a me preoccupa molto di più uno stato che mi priva illegalmente di un terreno del quale , come gli altri, avrei il diritto di usufruire. Inoltre tu dici che “il godimento di qualsiasi bene ha un prezzo”. Tutti i beni per essere definiti tali devono avere un valore d’uso, ma non tutti hanno anche un valore di mercato. (es°: l’aria che respiriamo ha valore d’uso ma non valore di mercato). Il fatto che si sta andando verso un’epoca in cui valore d’uso e valore di mercato coincidono (è successo con il suolo, sta succedendo con l’acqua, probabilmente rimarrà fuori solo l’aria) per me è una disgrazia enorme, che sia legale o meno dal mio punto di vista è una catastrofe. Blessed Be

-o- Ama e fa' ciò che vuoi -o-
ivan
Inviato: 29/3/2005 22:15  Aggiornato: 29/3/2005 22:15
Sono certo di non sapere
Iscritto: 22/7/2004
Da: Bronx
Inviati: 11520
 Re: I FIGLI DI ABELE
Citazione:
Non esistono luoghi collettivi, luoghi in cui ognuno potrebbe andare a fare quello che è possibile farvi, magari un prato in cui piantare una tenda o un bosco in cui procurarsi legna.
Era quello che cercavo in fondo di dire in un post del forum sulle villette. Ormai i margini dei luoghi collettivi si stringono sempre di più. C'è solo da rimanere sconfortati dalle dimensioni che ha assunto il fenomeno. E la cosa ancora più sconfortante è il non poter far niente per invertire questa tendenza. [ Modificato da ivan Attivo 29/3/2005 21:17 ]

ivan
Inviato: 29/3/2005 22:22  Aggiornato: 29/3/2005 22:22
Sono certo di non sapere
Iscritto: 22/7/2004
Da: Bronx
Inviati: 11520
 Re: I FIGLI DI ABELE
Citazione:
probabilmente rimarrà fuori solo l’aria
Mi sa che anche l'aria è dentro. Non mi ricordo bene, ma mi pare che nel protocollo di Kioto sia stata prevista qualcosa in merito.

Linucs
Inviato: 29/3/2005 22:34  Aggiornato: 29/3/2005 22:34
Sono certo di non sapere
Iscritto: 25/6/2004
Da:
Inviati: 3996
 Re: I FIGLI DI ABELE
C'è solo da rimanere sconfortati dalle dimensioni che ha assunto il fenomeno. A vedere come siamo messi tra debiti e interessi direi che può solo andare peggio...

Anonimo
Inviato: 29/3/2005 22:56  Aggiornato: 29/3/2005 22:56
 Re: I FIGLI DI ABELE
POSTATO DA GRAZIA (EX-GRAZIA 57) Santaruina ma a me preoccupa molto di più uno stato che mi priva illegalmente di un terreno del quale , come gli altri, avrei il diritto di usufruire. ------------------- Situazione ancora più ignobile secondo me è la vergognosa cessione di beni immobili dello "Stato" (quindi non vendita), anzichè ad enti pubblici statali che ne rivendicano l'utilizzo per fini istituzionali, ad enti extraterritoriali. Caso specifico è cio che succede nella mia cittadina dove ciò che grida scandalo è il fatto che lo stato stia cedendo alcune strutture molto complesse già richieste da enti decentrati statali a favore della base americana.Gli enti statali si arrangino! - questo in sintesi. Dico questo per rinforzare il concetto da te espresso che a te crea preoccupazione a noi "imbestialimento". Chiaramente tutto ciò è un ulteriore aspetto di questo complesso argomento. [ Modificato da Redazione Attivo 17/4/2005 20:54 ]

tommy79
Inviato: 30/3/2005 12:18  Aggiornato: 30/3/2005 12:18
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 14/6/2004
Da:
Inviati: 1131
 Re: I FIGLI DI ABELE
"Non rimane oggi nei paesi civili un suolo che non sia di qualcuno, e anche il cosiddetto “suolo pubblico” va incontro a delle precise restrizioni." In effetti anche questo è vero, però non vedo perchè quel poco se lo debbano accaparrare, sfidando le istituzioni, dei rom per la maggior parte slavi e non degli italiani. E sappiamo benissimo come riducono i posti dove mettono piede. E, dato che è suolo pubblico quindi potenzialmente anche mio, a me non sta bene per niente. "Questi luoghi sono sempre esistiti, erano pensati ad uso in particolar modo dei cittadini meno abbienti; potevano fare pascolare le loro bestie, raccogliere i frutti degli alberi che vi crescevano e così via." Non lo vedi un po' irrealizzabile al giorno d'oggi? Specialmente in certe realtà urbane? Se tutti cominciano ad andare nei parchi pubblici e fare quello che gli pare, come lo immagini un pomeriggio qualsiasi in un parco cittadino? "Comunque, quando oggi i nomadi arrivano in una città devono chiedere il permesso al comune per stanziarsi in un luogo appositamente destinato a loro, per un determinato periodo." Mi pare anche giusto visto quello che portano ogni volta che arrivano. Almeno sappiamo che ci sono e bene o male anche chi sono. "Quindi, credo che il vero problema non sia la nostra scelta di vita, ma il modo in cui non abbiamo lasciato spazio per le altre realtà, quando invece con la “civiltà“ che abbiamo saputo costruire questo avrebbe potuto non essere inevitabile." Non condivido molto sempre questa filosofia dell'autocolpevolizzazione ad oltranza. La società è cresciuta in questo senso.....sono i nomadi ad essere rimasti fuori dall'evoluzione storica.

solenero
Inviato: 30/3/2005 14:22  Aggiornato: 30/3/2005 14:22
Mi sento vacillare
Iscritto: 19/7/2004
Da: Valle Seriana Superiore
Inviati: 846
 Re: I FIGLI DI ABELE
In Rwanda se non vado errando gli scontri sono cominciati proprio per questioni di terra, che vedevano i cristiani stazionari contro i musulmani nomadi. Che sia giusto o meno ormai la terra è in vendita e del posto dove qualche decina di persone che si possano fermare qualche mese non rimarrà che un ricordo. I nomadi sono destinati all'estinzione.

Lentamente, inesorabilmente, la sabbia del tempo ricopre la mente.
- Frankie hi-nrg MC -
Santaruina
Inviato: 30/3/2005 14:47  Aggiornato: 30/3/2005 14:47
Sono certo di non sapere
Iscritto: 13/10/2004
Da: Sud Europa
Inviati: 5123
 Re: I FIGLI DI ABELE
Se si legge attentamente il racconto della Genesi si scopre che non vi è un particolare motivo per cui Dio gradisce l’offerta di Abele e non fa altrettanto con quella di Caino. All’oratorio spiegano questo fatto dicendo che Caino offriva gli scarti del suo raccolto, ma ciò non viene menzionato nella Bibbia, è un’interpretazione a posteriori. In realtà Dio mostra di avere una particolare simpatia nei confronti di Abele, senza un apparente motivo. Questo aspetto è interessante perché per millenni tutte le culture, anche quelle che osteggiavano i popoli nomadi, hanno riconosciuto loro un particolare rapporto con Dio, quasi fossero i figli prediletti della divinità, esattamente come nel racconto della Genesi. I nomadi hanno sempre portato con sé questa aura, riconosciuta loro anche da chi li avversava. Molte leggende orientali descrivono ad esempio i Rom come originari del mitico regno di Agharthi, il regno nascosto in cui la divinità tiene il suo ultimo baluardo, al riparo da una terra totalmente in preda alle forze del male. A mio parere questo indica che anticamente si era consapevoli della rottura attuata dalla scelta di occupare il suolo stabilmente, ed anche se oggi concetti come “equilibrio naturale” ci dicono ben poco ci furono epoche in cui violare il corso naturale degli eventi richiedeva un grande sacrificio. Un grande sacrificio ed un sottile senso di colpa che lasciava le sue tracce nei miti che i nostri antenati si tramandavano. Blessed be

-o- Ama e fa' ciò che vuoi -o-
ivan
Inviato: 30/3/2005 22:17  Aggiornato: 30/3/2005 22:17
Sono certo di non sapere
Iscritto: 22/7/2004
Da: Bronx
Inviati: 11520
 Re: I FIGLI DI ABELE
Citazione:
sono i nomadi ad essere rimasti fuori dall'evoluzione storica.
Citazione:
I nomadi sono destinati all'estinzione.
A giudicare da questa notizia, non sono solo i nomadi ad essere in pericolo di estinzione: http://italy.indymedia.org/news/2005/03/761625_comment.php#761646 Quanto ai vantaggi evolutivi dei sedentari: http://italy.indymedia.org/news/2005/03/761388_comment.php#761590 [ Modificato da ivan Attivo 30/3/2005 21:25 ]


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