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palestina : LA PAROLA A CAINO
Inviato da Redazione il 23/8/2005 11:34:16 (4559 letture)

In una miscela di dramma autentico e di melodramma ad uso mediatico, in un perverso capovolgimento delle parti, continua lo sgombero dei territori occupati da parte dei coloni israeliani, così fortemente voluto da Sharon. Lo stesso Sharon che, paradosso nel paradosso, istituì e diresse il cosiddetto "Ministero per la Colonizzazione" dei territori occupati, circa 40 anni fa.

LA PAROLA A CAINO - di Marta Caruso

Mi chiedo spesso se il destino della gente sia davvero segnato dall'inizio. Ripercorrendo le tappe della mia vita, dire che io sia nato sotto una cattiva stella, pare quasi un eufemismo. Quando venni al mondo, mio padre mi guardò e sospirò: "…carino…"; così mia madre, che aveva un precedente pesante alle spalle, per assecondarlo mi chiamò "Caino". Per mio fratello le cose andarono diversamente. Venne al mondo che aveva il viso incorniciato dai riccioli biondi; se all'epoca fosse stato già inventato, …

... avrebbero detto che pareva proprio Gesù Bambino.

Mio padre, quando lo vide, con grande entusiasmo esclamò: - "Ah…bello!" Mia madre, sempre per farlo contento, gli mise il nome di "Abele". Io e mio fratello, nonostante non avessimo molta parentela da cui attingere i connotati, non ci assomigliavamo per niente. La mamma diceva sempre che per lei eravamo entrambi belli, ma il fatto stesso che dovesse ribadirlo, era un segno tangibile della sua malafede.

Quando i nostri genitori decisero le attività che avremmo dovuto svolgere, pur considerando che le possibilità erano infinite, io mi ritrovai a fare il contadino, mentre a mio fratello spettò il compito di badare al gregge. Il risultato fu che io incominciai a coltivare la terra e lui le arti. Un giorno chiesi alla mamma: - "Madre perché mi hai fatto così brutto e sfortunato?"

Quella mi guardò e rispose: - "Chiedilo a tuo padre" Allora andai dal papà e gli chiesi: - "Padre, perché mi hai fatto così brutto e sfortunato?" Mio padre mi mandò nuovamente a chiederlo alla mamma. Nella mia famiglia le cose funzionavano così, nessuno voleva mai prendersi la responsabilità. Mio fratello, dal canto suo, non faceva niente per rendermi la vita facile e anzi, se riusciva a farmi qualche affronto, era anche contento.

Ogni giorno passava sul mio campo con il gregge, ed ogni giorno io lo pregavo di non rovinarmi il raccolto. Gli dicevo: - "Fratello caro, ma con tutto sto po' di mondo che abbiamo a disposizione, devi proprio passare sul mio campo con tutte le pecore? " Quando tornava a casa correva subito dalla mamma a raccontarle che l'avevo ingiuriato, che avevo il cuore arido e che non l'amavo. Un giorno la mamma mi prese in disparte, e mi chiese per quale motivo ci fosse attrito fra me e Abele. Io le raccontai la storia del campo e delle pecore, lei mi guardò e con un mezzo sorriso esordì: " Ma benedetto ragazzo! Con tutto sto po' di mondo che hai a disposizione, devi proprio coltivare il campo dove passa Abele?!"

Dopo quel dialogo capii che non era più il tempo delle parole. Il giorno dopo alla solita ora, Abele passò sul mio campo con le sue dannate pecore. Io lo chiamai a gran voce e gli dissi "senti, brutto deficiente, se trovo ancora una tua pecora sul mio campo me la faccio arrosto!"

Quello fece spallucce e se ne andò. Da allora, non solo passava regolarmente sul campo, ma lasciava pure che le pecore pascolassero liberamente il raccolto. Una sera, presi una pecora che aveva lasciata incustodita, la sgozzai e la portai a casa per arrostirla. Alla mamma raccontai che era una pecora selvatica, e quella ci credette. A mia madre tutti raccontavano fesserie, persino i serpenti. Quando, davanti alla brace, Abele addentò un cosciotto, immediatamente scoppiò in lacrime ed esclamò: - "Ma questa è la coscia della Lola!"

Da quando i miei genitori furono cacciati dal paradiso terrestre, ogni anno il proprietario del latifondo, che noi chiamavamo per brevità "il Signore" ci chiedeva i frutti del nostro lavoro da mezzadri. Quando veniva il tempo di pagare il debito al "Signore", io preparavo la parte migliore del raccolto per donarla generosamente. Quell'anno il campo era stato talmente danneggiato dalle pecore di Abele, che il raccolto era modesto e di pessima qualità.

Tanto magro era il frutto del mio lavoro, quanto grasse erano le pecore di mio fratello. Il "Signore" arrivò fra lampi è saette, poiché era molto coreografico. Accettò i doni e con tono solenne disse: - " Abele ha un cuore grande, guardate che belle pecore grasse mi porta in dono!". Poi si girò con sdegno verso di me, e disse: - "Guardate invece Caino… che schifezza!" L'umiliazione fu così grande che decisi di coltivare altri interessi oltre al lavoro e alla famiglia.

Nutrivo gran curiosità per tutto ciò che mi circondava. Avevo notato che per uno strano fenomeno, tutti gli oggetti erano attratti verso il suolo; inoltre, la forza d'attrazione era proporzionata al peso degli oggetti. Un giorno, mentre facevo degli esperimenti sui sassi, lungo il fiume, si avvicinò mio fratello. Mi guardò beffardo e mi chiese cosa stessi facendo. Io gli spiegai per sommi capi la mia teoria. Quello mi guardò e scoppio a ridere. Allora presi due pietre di diverso peso e le feci cadere al suolo. Lui non capì e rise ancora. Disse che per vedere quale pietra toccava il suolo per prima era necessario collocarsi sul terreno. Appoggiò la testa sul prato ridendo come un matto. Poi mi guardò e disse: - "…Avvertimi quando lanci che mi spo….."

Marta Caruso (Bianca)


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I commenti sono proprietà dei rispettivi autori. Non siamo in alcun modo responsabili del loro contenuto.
Autore Albero
fiammifero
Inviato: 23/8/2005 12:19  Aggiornato: 23/8/2005 12:19
Sono certo di non sapere
Iscritto: 28/2/2005
Da: ROMA
Inviati: 5691
 Re: LA PAROLA A CAINO
nessuno tocchi caino !

Sarà un caso ?

Citazione:
le cose di cui ci sentiamo assolutamente certi non sono mai vere (Oscar Wilde)
cacciucco
Inviato: 23/8/2005 14:42  Aggiornato: 23/8/2005 14:42
Mi sento vacillare
Iscritto: 13/5/2005
Da: la terra
Inviati: 347
 Re: LA PAROLA A CAINO
Salve a tutti,
a tal proposito c'è un interessante articolo "la gabbia di Sharon" di Simone Santini....
di ritorno da un po' di mare (casa mia)
cacciucco

Esser colto per essere libero: la cultura è un'arma, non un fronzolo. Martì
florizel
Inviato: 23/8/2005 15:03  Aggiornato: 23/8/2005 15:03
Sono certo di non sapere
Iscritto: 7/7/2005
Da: dove potrei stare meglio.
Inviati: 8195
 Re: LA PAROLA A CAINO
In questa operazione di ritiro da Gaza sembra smarrirsi il senso stesso delle ragioni che hanno invece originato la colonizzazione: il mito di una terra senza popolo per un popolo senza terra.
L’ideologia sionista ha messo le basi per permettere ai coloni di ignorare la presenza dei palestinesi su quelle terre, ed oggi li sgombera proprio sulla base di una presunta politica di “pace” con il popolo palestinese.

Sembra una contraddizione in termini, ma se consideriamo l’opportunismo politico di Israele, le sue basi sioniste, tutto questo non può stupire.
In tutto questo, i coloni sembrano a prima vista le “vittime” di tale politica.

Non dobbiamo scordare che i coloni erano consapevoli di andare ad occupare una terra che apparteneva ai palestinesi, per cui non credo che si possa parlare di capovolgimento delle parti. Qui gioca il ruolo della politica e del suo opportunismo, ed in questo caso parlerei di opportunismo finalizzato ai futuri equilibri in terra mediorientale.Oggi ne fanno le spese i coloni, a loro volta pedine nelle mani di un gigante che prescinde dalle stesse ragioni su cui fonda la sua esistenza.
Per l’ostinazione che dimostrano i coloni in questi giorni di sgombero, se fosse stata opposta da un altro popolo, sarebbe intervenuta, e non solo diplomaticamente, la politica statunitense.


Invece, Bush si limita a definire questo “un passo storico che contribuira' al cammino della pace in Medio Oriente."(-fonte:Ansa)
Ai coloni sono state offerte somme di denaro per andare via, ai palestinesi è stato costruito un muro intorno alle loro case, se non sono ancora state distrutte.Quel muro esiste ancora, ed è in continua costruzione.
Questo lo stesso Abu Mazen sembra dimenticarlo.
Il gioco delle parti, e del loro capovolgimento, continua.

"Continueremo a fare delle nostre vite poesie, fino a quando Libertà non verrà declamata sopra le catene spezzate di tutti i popoli oppressi". Vittorio Arrigoni
Polidoro
Inviato: 23/8/2005 15:51  Aggiornato: 23/8/2005 15:51
Mi sento vacillare
Iscritto: 9/4/2005
Da:
Inviati: 488
 Re: LA PAROLA A CAINO
LE PAROLE LE PAROLE LE PAROLE

Ovvero: Le Parole, dove vanno?

Io ero abituato al Far West dove, dopo aver ben ammazzato gli aborigeni, i figlioli dei Padri Pellegrini (Pellegrini!) con il comune appellattivo di "Coloni", giustappunto "colonizzavano". Terra vergine, dato che gli aborigeni erano troppo ignoranti per coltivarla (niente pomodori).

Allora quelli erano i coloni, per me. Ancora di più lo erano i Terrestri alle prese con un pianeta straniero (e vergine!) quando leggevo romanzi di Fantascienza.

Questi sono, erano i coloni, per me. E per voi, amici ?

I coloni israeliani ?

Ma quali coloni, dissodavano terre mai toccate da mani umane?

Coloni, coloni, tutti si sono abituati a dire "COLONI".

Ditemelo che sbaglio, forse sbaglio.

Le COLONIE INGLESI, le colonie greche......

"Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuovi orizzonti ma nell'avere nuovi occhi." Marcel Proust
florizel
Inviato: 23/8/2005 16:50  Aggiornato: 23/8/2005 16:50
Sono certo di non sapere
Iscritto: 7/7/2005
Da: dove potrei stare meglio.
Inviati: 8195
 Re: LA PAROLA A CAINO
Voglio agganciarmi al commento di Polidoro per attirare l’attenzione sul Keren Kayemet le Israel (Fondo Nazionale Ebraico) fondato nel 1903 nel sesto congresso sionista.Il KKLI è una multinazionale finanziaria che nel primo ventennio del novecento avviò una campagna tra la popolazione americana ed inglese, anche non ebraica, per la “fertilizzazione del deserto”.

Oggi sappiamo che quello chiamato deserto è un territorio pazientemente lavorato dalle mani palestinesi, a cui è stata sottratta acqua affinché non potessero più coltivarlo. Il controllo politico e militare di Israele ha permesso il dirottamento di vene acquifere verso gli insediamenti dei coloni: “….non sarà permesso ad alcuna persona di installare, di possedere o mettere in funzione (….) alcuna installazione per il pompaggio idrico (Punishing a nation, Human rights violations during the Palestinian Uprising, Al-Haq, dicembre 1987/88).

Anche per questo la tesi della colonizzazione non regge, tutto rientrava in un progetto che andava al di là dei confini geografici di Israele e cioè nel progetto di assicurarsi una posizione geografica di tale potenza da poter controllare, se non gestire, tutta la politica dei rapporti tra occidente e medioriente.

Altro che deserto e pomodori….” A te torneremo Palestina, a te torneremo intrecciando i rami dell’ulivo…..”

"Continueremo a fare delle nostre vite poesie, fino a quando Libertà non verrà declamata sopra le catene spezzate di tutti i popoli oppressi". Vittorio Arrigoni
Lestaat
Inviato: 23/8/2005 17:50  Aggiornato: 23/8/2005 17:50
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 27/7/2005
Da: Perugia
Inviati: 1774
 Re: LA PAROLA A CAINO
Resta davvero incredibile che son sempre daccordo con voi...
L'argomento Israele e Palestina sembra quasi intoccabile su ogni altro sito, o newsletter...
Leggere post come quelli di polidoro è come avere una boccata di ossigeno, per non sentirsi davvero alieni...o come preferisco pensare: "straniero in terra straniera".
Per questo..."un bicchiere d'acqua a tutti, da groccare in compagnia"

In nomine libertatis vincula edificamus.
In nomine veritatis mendacia efferimus.
sharnin
Inviato: 23/8/2005 20:23  Aggiornato: 23/8/2005 20:23
Ho qualche dubbio
Iscritto: 7/7/2005
Da:
Inviati: 31
 Re: LA PAROLA A CAINO
Gli ebrei e la Palestina, storia di un imbroglio

IL POPOLAMENTO ANTICO

GLI EBREI NON SONO STATI I PRIMI ABITANTI DELLA PALESTINA E NON NE SONO MAI STATI GLI ABITANTI ESCLUSIVI.
Nella zona sirolibanopalestinese c’erano quelli che chiamavano sé stessi cananei e il paese Canaan, gruppi etnicamente compositi che però avevano la stessa lingua e la stessa cultura.
Sono gli stessi che poi i greci chiameranno Fenici, ma già gli egiziani chiamavano fenukki.
In seguito ci arrivano i Filistei, Pelešet, genti più tecnologizzate - che erano probabilmente venute da Creta, in cui erano giunte dall’Anatolia - portatori di una tecnologia del ferro più avanzata di quella già presente, ma a cultura inferiore, tant’è che adotteranno la lingua dei cananei.
Questi cercano di stabilire la loro egemonia sulle città cananee rimaste, nelle zone di coste e vallate, mentre nelle zone più interne si sviluppano villaggi e cittadine fortificate, con disboscamenti, terrazzamenti e sfruttamenti idrici tipici della prima età del ferro, ad opera di gruppi di origine tribale e pastorale, cioè di cultura più arcaica, che così si sedentarizzano, a cui i aggiunsero, POSTERIORMENTE all’arrivo dei Filistei, dalla Siria (non dalla bassa Mesopotamia, da una Ur di Siria) dei gruppi sempre di pastori seminomadi siriani, e gli habiru (= rifugiati)*, quella categoria sociale costituita dal personale, a status giuridico di semischiavitù, dei palazzi e dei templi, che la crisi di questi lascia libera. O meglio furono le componenti meno istruite di questo personale, quelle che venivano impiegate in ruoli di polizia, di esazione tributi, etc. ad aggregarsi alle tribù dei villaggi, perché gli esperti - gli ummanu in assirobabilonese - essendo preziosi e poco sostituibili, vengono sempre reimpiegati anche dopo i cambiamenti di regime
* Il termine habiru, in Mesopotamia e in Egitto, indica quei fuorusciti, quegli scacciati dalla tribù, esiliati dal territorio tribale e accompagnati oltre il confine fluviale, senza diritto di ritorno, che riuscivano - entrare in territorio tribale altrui senza lasciapassare vuol dire essere uccisi - a rifugiarsi nella corte del re, nel dalam dello sceicco, del sultano, nel santuario del dio con diritto di asilo (città bianca) etc. e che diventavano schiavi del re, (o sceicco, sultano ...) o del santuario (letteralmente schiavi del dio e in epoca cristiana schiavi del santo) e sono chiamati anche figli della città. (Le città bianche erano le città d’asilo, città senza asilo invece sono le città rosse, città di guerra, fortificate, come probabilmente era Dimini, in Tessaglia)
Gli habiru erano dei detribalizzati: cioè avevano perso il nome e la protezione della loro tribù, e assumevano dei nomi caratteristici, anche dei nomi di clan caratteristici.
In genere costituivano una specie di guardia speciale o un corpo speciale di dipendenti, spesso utilizzati per rastrellare tributi dai villaggi. Ricevevano protezione (non potevano essere estradati, né raggiunti dalla vendetta di sangue) ma diventavano schiavi per sempre, loro e i loro discendenti e potevano sposare solo persone della loro condizione. Dovevano vivere in villaggi e città a loro riservati senza contatti con la popolazione tribale. Ma schiavi regi erano anche gli artisti di corte, i contabili di corte e del tempio (la banca della dinastia clanica o tribale), insomma categorie di dipendenti regi non liberi anche molto diverse tra loro.
Potevano anche essere deportati in territori conquistati per costituire colonie che dovevano però restare isolate in mezzo alle popolazioni locali. Venivano usati come quinte colonne, come enclaves poste tra popolazione malfidate - malfidate dal punto di vista degli imperi. Poiché il sistema è universale gli ebrei appunto non costituiscono una popolazione ma piuttosto una categoria sociale di semischiavi, vincolati a determinati obblighi (la Legge) e fruenti di determinati privilegi, tra l’altro quello di potersi sposare e avere figli, che in genere era interdetto agli schiavi, nei tempi più antichi.

***
LA BIBBIA (TA BIBLA= I LIBRI)

Nel XII sec. non c’è più un potere centrale unificante. Proprio a questa epoca si riferiscono quei racconti di fondazione giustificativi di determinati riti e quelle strutture genealogiche che dovrebbero regolare i rapporti politici intertribali (con una delimitazione artificiale che relega altri gruppi in collocazioni inferiori) che vengono riportate dalla Bibbia.
Questi racconti vengono redatti (VI sec. aC) in epoca molto posteriore a quella degli avvenimenti (XII sec aC) narrati; sono basati su dati indiretti e incerti, e sono deformati dagli scopi politici precisi, e di quel momento politico, dei circoli di potere che li hanno redatti.
Uno degli scopi è il sostegno alle pretese territoriali dei reduci dall’esilio babilonese sui gruppi che erano rimasti in Palestina; un altro sono le polemiche pro e anti-monarchiche del VI sec. In realtà una “ età dei Giudici” precedente quella monarchica non è mai esistita perché ci sono sempre stati dei Re in Palestina. Un altro elemento anacronistico è la proiezione indietro nel tempo di una situazione religiosa che è del VII, VI sec. aC e che si è determinata progressivamente nel tempo: lo yahwismo come religione monoteistica e gli israeliti presentati come un gruppo che entra nella Palestina già perfettamente strutturato, come lega di tribù con magistrati comuni.
Il patto (berit) tra Yahwe e il suo popolo riecheggia i patti (di vassallaggio) del Tardo Bronzo tra Grande Re e piccolo Re, col dio Yahwe al posto del grande Re e il popolo al posto del piccolo Re e con le modifiche imposte dall’epoca e dalla situazione diversa. Col dio (inconoscibile) al posto del Faraone o del Re assiro nella realtà si consolida ulteriormente quello stato di semischiavitù di questo popolo (cioè di questa categoria sociale locale) con l’aggravante che, in questo modo, questi non sapevano neanche a chi in realtà erano asserviti, anche se, al di fuori di templi e palazzi, si trovano in condizioni di maggiore autonomia quotidiana.
Insomma invece di essere soggetti ai regolamenti dei templi e dei palazzi come dipendenti asserviti, tutti costoro vengono vincolati dalla Legge religiosa, presentata anzi come un privilegio esclusivo. E’ quello che succederà più tardi ai cristiani: gli schiavi riscattati, ricomperati (redempti), salvati perciò dalla schiavitù, dovevano ringraziare il cielo di diventare soltanto degli affrancati semischiavi nelle comunità di eguali soggette all’imprenditore (redemptor) che ne aveva la gestione e li affittava oppure li impiegava negli appalti di grandi opere pubbliche commissionate da re, santuari, principi, etc.
Nell’inesistente Periodo dei Giudici viene così collocata la nascita di quella Lega tribale tenuta insieme da comunanza di sangue e di culto che lotterebbe con le residue città-Stato cananee e con gli altri gruppi nazionali emergenti, che invece prende consistenza verso il 1000 ed evolve, con David, nella monarchia istituzionale. Con questa si ritorna allo Stato territoriale, che stavolta però abbraccia tutta la Palestina, che prima era frammentata in tante città-Stato e in cui ora prevale l’elemento israelita su tutte le altre componenti etnico-politiche. Questo Stato si estenderà, con una politica di espansione militare: ai due regni di Giuda e di Israele si aggiungono la città-Stato di Gerusalemme, elevata a capitale ed altri territori. Anche se la tradizione sopravvaluta l’estensione del regno davidico questo si pone, nella regione siro-palestinese del X sec, in una posizione di preminenza.
Si ricrea una situazione in cui il Palazzo costituisce il nucleo dello Stato mentre il resto della popolazione, spinto ai margini della vita politica, è solo fonte di tasse, di contribuzioni e di lavoro. La situazione si accentua con il successivo regno di Salomone. Nella capitale si costruisce un palazzo reale e un annesso piccolo tempio di Yahwe, con dei sacerdoti che sono dei dipendenti regi. Questo rappresenta il culto ufficiale e la divinità dinastica, in contemporaneità ma non in opposizione con altri centri e con altri culti presenti nel paese. Il regno viene diviso in 12 distretti fiscali – artificiosi dal punto di vista etnico e storico - imponendo a tutti un sistema di sottomissione a cui i cittadini erano già abituati, ma a cui i gruppi tribali si ribelleranno.
Successivamente i due regni base originari – Giuda e Israele - si dividono di nuovo, e il regno di Giuda, raccolto intorno alla capitale, rimane fedele alla dinastia di David. Gerusalemme mantiene un ampio prestigio politico e religioso, ma in realtà Giuda è uno stato di secondaria importanza, economicamente povero. Il regno di Israele, più grande e importante, è lo stato egemone della Palestina. Al ritorno del frazionamento politico (Giuda, Israele, le 5 città filistee, Ammoniti, Moab, Edom - ognuno con le sue divinità nazionali) corrisponde però una sostanziale omogeneizzazione culturale e linguistica.
Questo periodo finisce con la conquista assira - dal 750 aC – e con l’impoverimento dovuto ai tributi e alle devastazioni assire, lo spopolamento causato dalle deportazioni e la deculturazione che ne seguì.
Al crollo dell’impero Assiro subentra la conquista dei Babilonesi che arrivano ad occupare Gerusalemme, distruggono il tempio, smantellano le mura e deportano a Babilonia la classe dirigente (poca gente) che non viene fusa con le popolazioni locali come facevano gli Assiri, ma viene mantenuta coesa, con la propria identità e col proprio re.
Nel successivo vuoto politico e demografico che si crea in Palestina si hanno ulteriori spostamenti di popolazioni. La Palestina si riempie di una popolazione mista, povera e culturalmente dequalificata. Le élites dirigenti esiliate a Babilonia consideravano se stesse (e non i poveri rimasti o confluiti in Palestina) come i veri eredi della cultura nazionale e la Palestina e Gerusalemme come loro esclusiva appartenenza. Quando riuscirono a tornare (ma non tutti tornarono) inventarono, a giustificazione delle loro pretese territoriali e politiche, un quadro di riferimento riferito al XIII e XII sec che è assolutamente inventato.
Yahwe era un dio già attestato nella regione, - di tipologia nomadico-pastorale più che agraria – in origine non dei più importanti, e non era neppure la divinità poliade di Gerusalemme. Era inserito in un contesto politeistico, perché compare con una divinità femminile per paredra – sia Anat che Ashera - come è epigraficamente attestato.
Nel corso del periodo monarchico si assiste a una crescita del prestigio di Yahwe; a una assimilazione di altre divinità, soprattutto pastorali come El, ‘Elyion; a una subordinazione o demonizzazione di altre ancora, specie della coppia Baal-Astarte che era il perno delle economie agrarie. In più, il tentativo di restaurazione dell’identità politica nazionale fatto dei re di Giuda Ezechia e Giosia di contro all’aggressione assira porta alla concentrazione del culto nel tempio di Gerusalemme, alla persecuzione degli altri culti e dei sacerdoti non yahwistici, con una operazione simile a quella fatta da dal faraone Akhenaton. Nel tempio si rinverrà “ per caso “ un antico manoscritto che contiene il testo della legge del dio Yahwe a cui tutti ora dovranno obbedire.
Questa struttura politica che áncora alla legge divina, e non più solo all’obbedienza dinastica, l’identità politica viene mantenuta negli esuli dalla politica babilonese.
Quando la politica del subentrato Impero persiano consente, dopo pochi decenni, il ritorno degli esuli in una Giudea abbastanza spopolata, permette anche la rifondazione del tempio (il secondo tempio), l’adozione della Legge religiosa come valida anche civilmente e la costituzione di un nucleo di autonomia nazionale. Soprattutto favorisce l’egemonia del gruppo dirigente reintrodotto. Non viene però restaurata la monarchia e il potere viene concentrato nella classe sacerdotale (clan sacerdotali) che attua una politica di razzismo, e di squalifica e di persecuzione dei gruppi diversi che non si assoggettavano.

La Bibbia è una raccolta di testi molto disparati e stratificati, infarciti di interventi testuali di ogni genere e con una distanza veramente notevole fra l’epoca degli episodi riferiti ed epoca della narrazione, ed è più utile per ricostruire l’epoca in cui sono stati scritti che l’epoca di cui raccontano. All’analisi si vede che la maggior parte dei testi è di epoca achemenide ed ellenistica, pochi sono del periodo dell’esilio babilonese. Tutti i testi però contengono, stratificati e reimpiegati, anche dati storici e materiali antichi, anche mesopotamici (diluvio, etc.) e iranici – come in tutte le altre letterature - che è possibile in parte datare. Tra l’altro molti sono i nomi di divinità mesopotamiche: Ester/Istar, Mardocheo/Marduk etc.
Per il “periodo delle origini” è più attendibile la documentazione archeologica ed epigrafica di quella testuale. Per l’età monarchica c’è un’idealizzazione e sopravvalutazione del Regno di David, ma gli avvenimenti grosso modo corrispondono a quelli delle altre fonti.
Le diverse redazioni storiografiche possono andare dal VI sec al IV sec. aC.
Un secondo blocco testuale è quello delle “ profezie ”. Le profezie erano messaggi politici del tipo parlami nuora che suocera intende, erano un modo di comunicare a chi doveva capirli messaggi politici che non potevano venire espressi in chiaro, come per esempio i contrasti interni tra il partito filobabilonese e quello filoegiziano (oggi potrebbero essere quello filoamericano e quello “antiamericano”) o cose del genere.
Sono l’archeologia e la documentazione sia epigrafia che archivistica che permettono un ancoraggio sicuro della storia riportata dai testi. A volte convalidano i testi, a volte li smentiscono.

BIBLIOGRAFIA
Mario Liverani "Oltre la Bibbia-Storia antica di Israele", edizioni Laterza 2003
Giovanni Garbini I Filistei Rusconi
Storia e ideologia nell’Israele antico Paideia
I Fenici Napoli 1980
M. Liverani Antico Oriente. Storia Società Economia Laterza
Poi Paolo Xella, Giovanni Pettinato, etc etc

***

Dopo la conquista romana e gli eventi che ne seguirono la maggior parte degli ebrei (ma non tutti) se ne andarono spontaneamente dalla Palestina.
Che 2000 anni dopo i supposti (ma come lo dimostrano? e con quali titoli di proprietà?) discendenti di costoro rivendichino dei diritto su quella regione di contro a quelli che ci sono sempre stati è semplicemente una truffa.

Polidoro
Inviato: 23/8/2005 22:26  Aggiornato: 23/8/2005 22:26
Mi sento vacillare
Iscritto: 9/4/2005
Da:
Inviati: 488
 Re: LA PAROLA A CANINO (Zitto ABELE!)
Mi sento in obbligo di arricchire la storia con qualche particolare piccante:
Da ALATEUS

La Bibbia è il racconto mitizzato delle gesta di alcune bande di protervi beduini ebrei (da Eber = Errante) che appartenevano al gruppo etnico degli Hapiru, un coacervo di predoni e di mercenari dei quali si ha notizia per la prima volta nella Lettera di Shulgi (papiro di Brooklin e di Leida) e nelle Lettere di Tell el Amarna.
Costretti a vagare nel deserto per innumerevoli secoli, cacciati e combattuti da tutti i popoli per la loro brutale natura di ladri, predatori, assassini, razziatori e portatori di paurose epidemie a causa della loro incredibile sporcizia; tant'è vero che il loro onnipotente YHWH, ad un certo punto, sente il bisogno di insegnare loro alcuni elementari comportamenti su come "cacare" (comportamenti istintivi persino per i cani). Dal Deuteronomio 23/13:
Avrai un luogo fuori dall'accampamento e uscirai la fuori. Avrai un piolo nel tuo bagaglio e con esso scaverai quando ti accovaccerai fuori, quindi ti volgerai a ricoprire i tuoi escrementi. Poiche' il Signore tuo Dio si muove in mezzo al tuo accampamento.........ed egli non deve vedere presso di te alcuna indecenza;

Non parliamo poi della circoncisione più volte imposta per arginare la blenorragia (scolo) che impestava la totalità della popolazione adulta.

Dio Buono!

La Tribù dei SUDDICI (Suddicei...)

Vado a fare una Doccia

"Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuovi orizzonti ma nell'avere nuovi occhi." Marcel Proust
florizel
Inviato: 23/8/2005 23:01  Aggiornato: 23/8/2005 23:01
Sono certo di non sapere
Iscritto: 7/7/2005
Da: dove potrei stare meglio.
Inviati: 8195
 Re: LA PAROLA A CAINO
"Che 2000 anni dopo i supposti (ma come lo dimostrano? e con quali titoli di proprietà?) discendenti di costoro rivendichino dei diritto su quella regione di contro a quelli che ci sono sempre stati è semplicemente una truffa."

Sharnin,la tua domanda finale parla chiaro,
ma credo che non sia necessario andare tanto lontano nel tempo per capire su cosa si fonda lo stato di Israele.
Lo stesso ha dimostrato più volte di poter prescidere dalla propria storia e/o di potersene servire qualora facesse comodo.
Purtroppo il nazismo ha fatto un gran favore al sionismo,sterminando milioni di innocenti e fornendo ad esso il presupposto per invadere una terra, così come i morti dell'11/9 sono serviti a giustificare le guerre statunitensi.
Tutto questo nel nome della "democrazia" che oggi toglie il diritto alla vita ed al ritorno di quanti quelle terre hanno dovuto lasciarle sotto la minaccia delle armi, i palestinesi.
A tale proposito è utile dare un'occhiata a questo:
http://www.disinformazione.it/definizioneisraele.htm
Giusto per capire l'interpretazione dello stato di Israele dell'appartenenza all'ebraismo.

Gli israeliani si riconoscono nella negazione dell'identità palestinese,su questo si fonda il loro impero in medioriente, e se i coloni si sentono traditi è perchè con il ritiro forzato gli viene disconosciuta la stessa ragion d'essere che li ha sostenuti nell'insediarsi in terre non loro.

"Continueremo a fare delle nostre vite poesie, fino a quando Libertà non verrà declamata sopra le catene spezzate di tutti i popoli oppressi". Vittorio Arrigoni
grazia
Inviato: 24/8/2005 1:17  Aggiornato: 24/8/2005 1:17
Mi sento vacillare
Iscritto: 5/1/2005
Da:
Inviati: 337
 Re: LA PAROLA A CAINO
Certamente sull'onda emotiva dello sgombero dalla striscia di Gaza da parte dei coloni israeliani questo racconto di marta sembra calzi perfettamente. Ma molti spunti si traggono da questo racconto che non sono solo legati allo stretto episodio israeliano.
Intravvedo in esso molti aspetti delle nostre contraddizioni quotidiane, molti rapporti costruiti a proprio uso e consumo, molta cultura creata ad uso e consumo di chi da questa cultura deve trarne benefici. Un esempio per tutti, quello della interpretazione letterale degli episodi biblici a vantaggio della dottrina che possa essere utilizzata per un migliore controllo della massa.

Brava Marta, nella più ovvia narrazione del racconto, quella che contiene principalmente l'lemento umano, hai dimostrato una forte carica umoristica. Complimenti.
grazia

"Solo la verità può rendere liberi quanti oggi non vogliono essere servi..."

Paolo Sylos Labini
da "Intoccabili" di Lodato-Travaglio
Refosco
Inviato: 24/8/2005 9:54  Aggiornato: 24/8/2005 9:54
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/5/2004
Da: Bologna
Inviati: 785
 Re: LA PAROLA A CAINO
Considerata l'importanza e l'estrema attualità dell'argomento, ho approfittato per allargare la nostra "biblioteca virtuale" inserendo una nuova categoria: Israele-Palestina .

I libri attualmente "recensiti" (e quelli che seguiranno a breve, per costituire la base di partenza) sono quelli che ho letto io ma volevo precisare che è possibile agli iscritti, proporre libri ritenuti interessanti e che ovviamente abbiano attinenza con gli argomenti trattati nel sito.

Le categorie attualmente esistenti potranno ovviamente essere incrementate, anche dietro vostro suggerimento.

grazie.

la libertà è un bene incommensurabile solo per chi brama essere eretico

(non ricordo di chi)
sharnin
Inviato: 24/8/2005 11:00  Aggiornato: 24/8/2005 11:00
Ho qualche dubbio
Iscritto: 7/7/2005
Da:
Inviati: 31
 Re: LA PAROLA A CAINO
Dopo la caduta dell’Impero Ottomano che dominava tutta intera la zona, senza divisioni statuali al suo interno, “nel periodo nel quale le potenze europee, in primis l'Inghilterra, decidevano le sorti della Palestina e incoraggiavano il movimento sionista ad occuparla, la Palestina non era un deserto. Era, al contrario, un paese dove viveva una comunità politica e civile composta di oltre seicentomila persone, che dava nome al territorio e che lo occupava legittimamente da secoli.
I palestinesi parlavano l'arabo ed erano in gran parte mussulmani sunniti, con la presenza di minoranze cristiane, druse e sciite, che usavano anch'esse la lingua araba. Grazie al suo elevato grado di istruzione, la borghesia palestinese costituiva una élite della regione mediorientale: intellettuali, imprenditori e banchieri palestinesi occupavamo posti chiave nel mondo politico arabo, nella burocrazia e nelle industrie petrolifere del Golfo Persico. Questa era la situazione sociale e demografica della Palestina nei primi decenni del Novecento e tale sarebbe rimasta fino a qualche settimana prima della proclamazione dello Stato d'Israele nella primavera del 1948.”
Prima ancora dello stato di Israele gli inglesi e i banchieri ebrei loro soci come i Rotschild incominciarono a mandarci degli ebrei RUSSI che erano ESTRANEI a quel paese, gli Ostjuden, di cui TUTTI volevano liberarsi naturalmente dopo averli imbottiti di storie sulla Bibbia, la terra promessa etc., la loro superiorità, e bugie del genere.
Tra l'altro gli ostjuden erano, e sono, profondamente disprezzati da tutti gli altri ebrei, specialmente dai sefarditi.
Gli inglesi hanno creato dal nulla lo stato di Israele, con la scusa che i poveri ebrei erano perseguitati dappertutto e non sapevano dove andare. Ma in realtà la cosa ERA collegata all'eliminazione degli ebrei da parte dei nazisti - progetto “bilderberghiano”, perchè lo sapevano “tutti” i governi di questa persecuzione e nessuno fece nulla per fermarla, lo sapevano anche i capi ebrei, e tutti erano daccordo: gli servivano queste vittime per poter creare lo Stato di Israele, lo ha praticamente detto persino Golda Mayr.
Quindi QUESTO PROGETTO PREVEDEVA DUE CRIMINI, IL GENOCIDIO DEGLI EBREI PRIMA E QUELLO DEI PALESTINESI DOPO.
Gli inglesi e i banchieri ebrei sionisti si preoccuparono di scavare e mantenere un solco di odio tra ebrei e arabi, un solco di odio che non esisteva, e di criminalizzare gli arabi. Gli ebrei immigrati, che avevano la coda di paglia, ci cascarono e gli faceva anche comodo, per non sentirsti degli usurpatori. Ma lo erano.
Nel frattempo lo Stato dei palestinesi non è stato contemporaneamente creato!

Gli unici ebrei che hanno veramente diritto di stare in quella zona sono quelli che c'erano già e i loro discendenti, non gli altri. Tra l’altro quelli che già c’erano, che erano una minoranza rispetto agli arabi, facevano la stessa vita degli arabi, con cui convivevano in santa pace e parlavano arabo, perchè l’ebraico era una lingua morta come il latino, usata solo in ambito religioso. Inoltre bisogna dire che tra ebrei palestinesi (veramente palestinesi) e arabi non c'è una grande differenza dal punto di vista etnico.
Sono stati fatti “ritornare” in Palestina moltitudini di ebrei i cui antenati non avevano mai avuto nulla a che fare con quei posti neanche 2000 anni prima, buttando fuori i palestinesi che ci stavano, e adesso si pretende che i palestinesi profughi molto recenti il cui diritto al ritorno è stato sancito dalla risoluzione 194 dell'Onu, non possano più tornare in Palestina! I palestinesi che stanno in Siria e Libano sono profughi, rifugiati, gente che vive nei campi profughi una non vita, una morte civile, guardando gli usurpatori che occupano la loro terra.Questo è anche peggio del genocidio. Quei palestinesi che stavano a casa loro prima che l'artificioso “Stato di Israele” li buttasse fuori di casa.

“L'intera vicenda dell'invasione sionista della Palestina e della autoproclamazione dello Stato di Israele ruota dunque attorno ad una operazione ideologica che poi si incarnerà in una sistematica strategia politica: la negazione dell'esistenza del popolo palestinese.
Nelle dichiarazioni dei maggiori leader sionisti - da Theodor Herzl a Moses Hess, a Menachem Begin, a Chaim Weizman - la popolazione nativa, quando non è totalmente ignorata, viene squalificata come barbara, indolente, venale, dissoluta. A questo diffusissimo clichet coloniale è strettamente associata l'idea che il compito degli ebrei sarebbe stato quello di occupare un territorio arretrato e semideserto per ricostruirlo dalle fondamenta e “modernizzarlo”. E secondo una interpretazione radicale della “missione civilizzatrice” dell'Europa e del suo “colonialismo ricostruttivo”, la nuova organizzazione politica ed economica israeliana avrebbe dovuto escludere ogni cooperazione, se non di carattere subordinato e servile, della popolazione autoctona (mentre lo Stato israeliano sarebbe rimasto aperto all'ingresso di tutti gli ebrei del mondo e soltanto degli ebrei).
Non a caso, la prima grande battaglia che i palestinesi sono stati costretti a combattere per risalire la china dopo la costituzione dello Stato d'Israele è stata quella di opporsi alla loro vera e propria cancellazione storica. Il loro obiettivo primario è stato di affermare - non solo contro Israele, ma anche contro paesi arabi come l'Egitto, la Giordania, la Siria - la loro identità collettiva e il loro diritto all'autodeterminazione. Soltanto molto tardi, non prima del 1974, le Nazioni Unite prenderanno formalmente atto dell'esistenza di un soggetto internazionale chiamato Palestina e riconosceranno in Yasser Arafat il suo legittimo rappresentante.
La negazione dell'esistenza di un popolo nella terra dove si intendeva installare lo Stato ebraico è lo stigma coloniale e, in definitiva, razzistico che caratterizza sin dalle sue origini il movimento sionista: un movimento del resto strettamente legato alle potenze coloniali europee e da esse sostenuto in varie forme. Dopo aver a lungo progettato di costituire in Argentina, in Sudafrica o a Cipro la sede dello Stato ebraico, la scelta del movimento sionista cade sulla Palestina non solo e non tanto per ragioni religiose, quanto perchè si sostiene, assieme a Israel Zangwill, che la Palestina è “una terra senza popolo per un popolo senza terra”.
I nazionalisti ebrei volevano una conquista attraverso il terrorismo, sono loro che già negli anni venti e trenta cominciarono a far esplodere ordigni nei mercati arabi. Infatti è in nome di questa logica coloniale che espulsero grandi masse di palestinesi - non meno di settecentomila - grazie soprattutto al terrorismo praticato da organizzazioni sioniste come la Banda Stern, guidata da Yitzhak Shamir, e come l'Irgun Zwai Leumi, comandata da Menahem Beghin, celebre per essersi resa responsabile della strage degli abitanti - oltre 250 - del villaggio di Deir Yassin.
Poi, a conclusione della prima guerra arabo-israeliana, l'area occupata dagli israeliani fu fatta espandere ulteriormente, passando dal 56 per cento dei territori della Palestina mandataria, assegnati dalla raccomandazione della Assemblea Generale delle Nazioni Unite, al 78 per cento, includendo fra l'altro l'intera Galilea e buona parte di Gerusalemmme. Infine, a conclusione dalla guerra dei sei giorni, nel 1967, come è noto, Israele si impadronisce anche del restante 22 per cento, si annette illegalmente Gerusalemme-est e impone un duro regime di occupazione militare agli oltre due milioni di abitanti della striscia di Gaza e della Cisgiordania. Il tutto accompagnato dalla sistematica espropriazione delle terre, dalla demolizione di migliaia di case palestinesi, dalla cancellazione di interi villaggi, dall'intrusione di imponenti strutture urbane nell'area di Gerusalemme araba, oltre che in quella di Nazaret.
Ma, fra tutte, è la vicenda degli insediamenti coloniali nei territori occupati della striscia di Gaza e della Cisgiordania a fornire la prova più persuasiva della malafede israeliana. Come spiegare altrimenti il fatto che, dopo aver conquistato il 78 per cento del territorio della Palestina, dopo aver annesso Gerusalemme-est ed avervi insediato non meno di 180 mila cittadini ebrei, lo Stato di Israele si è impegnato in una progressiva colonizzazione anche di quell'esiguo 22 per cento rimasto ai palestinesi, e già sotto occupazione militare? Come è noto, a partire dal 1968, per iniziativa dei governi sia laburisti che di destra, Israele ha confiscato circa il 52% del territorio della Cisgiordania e vi ha insediato oltre 200 colonie, mentre nella popolatissima e poverissima striscia di Gaza ha confiscato il 32 per cento del territorio, istallandovi circa 30 colonie.
Complessivamente non meno di 200 mila coloni oggi risiedono nei territori occupati, in residenze militarmente blindate, collegate fra loro e con il territorio dello Stato israeliano attraverso una rete di strade (le famigerate by-pass routs) interdette ai palestinesi e che frammentano e lacerano ulteriormente ciò che rimane della loro patria.
Si può dunque concludere che il “peccato originale” dello Stato di Israele è il suo carattere strutturalmente sionista: il suo rifiuto non solo di convivere pacificamente con il popolo palestinese ma persino di gestire la propria egemonia in modi non repressivi, coloniali e sostanzialmente razzisti. Ciò che l'ideologia sionista è riuscita ad ottenere è stata la progressiva conquista della Palestina dall'interno. E ciò ha dato e continua a dare al mondo - non solo a quello occidentale - l'impressione che l'elemento indigeno sia costituito dagli ebrei e che stranieri siano i palestinesi. In questa anomalia sta il nucleo della tragedia che si è abbattuta sul popolo palestinese, la ragione principale delle sue molte sconfitte: il sionismo è stato molto più di una normale forma di conquista e di dominio coloniale dall'esterno. Esso ha goduto di un consenso e di un sostegno generale da parte dei governi e della opinione pubblica europea come non è accaduto per alcun'altra impresa “coloniale” e tutto questo perchè gli angloamericani avevano bisogno di un gendarme del petrolio e di una quinta colonna nel Mediterraneo.

vulcan
Inviato: 24/8/2005 16:21  Aggiornato: 24/8/2005 16:24
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 29/1/2005
Da: Sardigna
Inviati: 2092
 Re: LA PAROLA A CAINO
A rileggere più volte il racconto di Marta si intravedono una miriade di possibili interpretazioni.. e per quanto esso si ricolleghi bene alla questione israelo palestinese ..la sua indicazione etica và ben oltre questa storia..

C'è poco da stare allegri ,mi viene ad esempio in mente che

"a volte siamo caino , altre volte siamo abele..."

Dipende solo dalle situazioni.

ciao Marta

"Indaga le parole a partire dalle cose e non le cose a partire dalle parole." Misone
titano75
Inviato: 24/8/2005 16:36  Aggiornato: 24/8/2005 16:36
Mi sento vacillare
Iscritto: 22/4/2005
Da: Roma
Inviati: 704
 Re: LA PAROLA A CAINO
Ciao Sergio,

la doppia faccia forse è proprio una caratteristica inconscia di noi umani........

Dipende sempre dalla situazione.......forse siamo imperfetti proprio perchè siamo fatti di contrari.....di azioni e reazioni.......
E' umano......

Titano

a faccià in giù su di uno specchio d'acqua....
ascolto il mondo e vedo il fondo...
florizel
Inviato: 24/8/2005 16:52  Aggiornato: 24/8/2005 16:52
Sono certo di non sapere
Iscritto: 7/7/2005
Da: dove potrei stare meglio.
Inviati: 8195
 Re: LA PAROLA A CAINO
Certo, il racconto di Marta lascia ampio spazio alla riflessione, ma non trovo che le parti siano ribaltabili.
Caino passa per essere un fetentone, mentre Abele tira la pietra e nasconde la mano.Entrambi potrebbero essere le due facce della stessa medaglia, e se la cosa è riferibile a Sharon ed ai coloni, la metafora mi pare perfetta.
Il problema è che le due cose non si possono tenere staccate dalla questione "palestina", poichè è proprio in virtù della negazione del popolo palestinese che i coloni hanno aderito all'invito sionista di popolare quelle terre.
Ora, se anche Abele volesse ritirare il capo prima che Caino tiri la pietra, dovrebbe fare i conti con la sua specularità al fratello nel gioco.

Diciamo che giocano con le pietre, i campi e le pecore di qualcun'altro.

"Continueremo a fare delle nostre vite poesie, fino a quando Libertà non verrà declamata sopra le catene spezzate di tutti i popoli oppressi". Vittorio Arrigoni
Refosco
Inviato: 24/8/2005 17:35  Aggiornato: 24/8/2005 17:35
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/5/2004
Da: Bologna
Inviati: 785
 Re: LA PAROLA A CAINO
dal racconto di Marta a me il fetentone sembra essere Abele (con la complicità passiva dei genitori), non Caino.

la libertà è un bene incommensurabile solo per chi brama essere eretico

(non ricordo di chi)
florizel
Inviato: 24/8/2005 20:31  Aggiornato: 24/8/2005 22:48
Sono certo di non sapere
Iscritto: 7/7/2005
Da: dove potrei stare meglio.
Inviati: 8195
 Re: LA PAROLA A CAINO
"a me il fetentone sembra essere Abele "
Sarei d'accordo se Caino ed Abele fossero rispettivamente palestinesi ed israeliani in genere.Ma in questo caso non vedrei specularità.
Ma se ai coloni fosse affibiato il ruolo di Caino, e ad Abele quello di Sharon, i conti non mi tornerebbero.
Forse dovremmo "tradurre" il racconto di Marta per poter esprimere meglio un opinione.

Sono convinta che la questione Israele/Palestina sia la cartina al tornasole della politica mondiale.
Israele, come gli Stati Uniti, ha fondato la sua supremazia in quella terra assoggettando e riducendo a ghetti le comunità palestinesi che vi vivevano, allo stesso modo dei primi pionieri che in America pianificarono lo sterminio degli indiani, annientandone la cultura, la memoria, ed ogni possibilità di riscatto.
I coloni, in tale contesto, sono oggettivamente sostenitori, a loro volta sostenuti, della politica sionista.
Una voce ebrea fuori dal coro:http://www.arabcomint.com/israel%20shamir.htm
Per ulteriore approfondimento:
http://www.tmcrew.org/archiviochomsky/me4_vincitore.html

"Continueremo a fare delle nostre vite poesie, fino a quando Libertà non verrà declamata sopra le catene spezzate di tutti i popoli oppressi". Vittorio Arrigoni
Polidoro
Inviato: 24/8/2005 23:06  Aggiornato: 24/8/2005 23:06
Mi sento vacillare
Iscritto: 9/4/2005
Da:
Inviati: 488
 Re: LA PAROLA A CAINO
ALATEUS
"Le figure di Caino e Abele sono una piatta ripetizione dell'analoga vicenda avestica di Manu e Yima mentre l'evento del diluvio ha il suo preciso riscontro nei fatti narrati nel "Poema di Gilgamesh".
Infine, a proposito del frutto proibito, chi ha detto che si trattasse di una mela? Solo i cattolici. Gli ebrei sostengono che fosse un fico, gli ortodossi un'arancia, gli islamici un grappolo d'uva o un calice di vino. In effetti la mela e' un frutto nordico, portata in oriente solo a partire dal 1800.
C'e' anche chi dice che Eva si sia tolta lo sfizio all'età di 80 anni, due mesi e 17 giorni.
"

Con queste storielle edificanti ti mettono davanti a due opzioni: bianco e nero, cattivo e buono, due squadre di calcio, maschile e femminile, e ti dicono:

SCEGLI.

e tu ti senti di dover scegliere, e ti metti da una parte, contro l'altra. Proprio come è utile a chi comanda la fazione.

Non bisogna giocare a questo gioco.

"Questa nuova religione non unisce ne affratella le genti. Questa religione non ha fatto altro che dividere il genere umano attraverso un razzismo estremo, il sessismo ed altri particolarismi. Questa religione infatti si nutre sulla divisione tra i popoli, perché per esistere necessita di un nemico da combattere, sia terreno che sovranaturale. Questa religione sostiene che alcuni popoli sono speciali o eletti perché possiedono la vera fede, mentre gli altri sono immorali e dannati e spesso insiste sul fatto che è dovere degli eletti distruggere gli altri. Comunque non è la sola: altre religioni sostengono gli stessi concetti.

"Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuovi orizzonti ma nell'avere nuovi occhi." Marcel Proust
vulcan
Inviato: 24/8/2005 23:08  Aggiornato: 24/8/2005 23:08
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 29/1/2005
Da: Sardigna
Inviati: 2092
 Re: LA PAROLA A CAINO
Citazione:
Certo, il racconto di Marta lascia ampio spazio alla riflessione, ma non trovo che le parti siano ribaltabili.



Oh ,florizel

Se si spinge la chiave di lettura degli eventi Israelo palestinesi indietro nel tempo .. e nella stessa storia dell’umanità, sarei comunque cauto nel classificare caino e abele secondo una chiave esclusivamente “modernista” .. il bene e il male , i buoni e i cattivi …
Indipendentemente dalle più che ovvie ragioni ai nostri occhi della causa palestinese..un’interpretazione storica più temeraria può tranquillamente far risalire questa secolare contrapposizione ad uno dei tanti conflitti sulla terra non risolti tra nomadismo e sedentarietà.

In questo caso dunque chi è caino e chi abele?

Gli ebrei si sa sono sempre stati un popolo nomade ….

Ti rimando eventualmente alla lettura dell’articolo di Carlo brevi su:
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I FIGLI DI ABELE - Nomadi e sedentari: di chi è la terra? ( di Carlo Brevi )

In precedenza le varie popolazioni vivevano di quello che la terra offriva loro e una volta esaurite le risorse di un luogo si spostavano, alla ricerca di nuove distese da sfruttare. Questo era il ben noto modo di vivere naturale dei popoli pre–storici, il nomadismo.

Ma con la scoperta dell’agricoltura la rivoluzione fu grande: una stessa porzione di terra poteva fornire sostentamento per molte generazioni, ...

... e alcuni popoli misero termine al loro pellegrinare. Conseguenza ultima del nuovo vivere sarebbero state le città.

L’urbanizzazione fu la definitiva consacrazione dei popoli sedentari.

Ma non tutti i popoli scelsero questa via: per millenni intere etnie continuarono nei loro spostamenti, e quando nomadi e sedentari entravano in contatto lo scontro era inevitabile.

La questione fondamentale, irrisolvibile, era una sola: con che diritto i popoli sedentari prendevano possesso della terra?

Non era una questione semplice; la proprietà privata degli oggetti era universalmente accettata e non era messa in discussione, ma il suolo era per definizione universale, creato dagli dei a beneficio di tutti gli uomini.Chi si fosse trovato su un determinato luogo aveva diritto di goderne i frutti e ricavarne sostentamento, ma non aveva nessun diritto sul suolo stesso.

Con che diritto quindi i popoli sedentari rivendicavano il possesso di quel suolo per sempre? La storia ha risposto in maniera molto semplice: chi prendeva possesso della terra basava le sue ragioni esclusivamente sull’uso della forza; il suo diritto svaniva nel momento in cui una popolazione più forte glielo toglieva.

Un’interessante chiave di lettura vedrebbe lo scontro tra nomadi e sedentari descritto sotto forma allegorica nella Bibbia, nel noto episodio di Caino e Abele.

Nella Genesi si narra di due fratelli che conducono due esistenze differenti. Abele è un pastore, accompagna le sue greggi nei loro spostamenti: è un nomade, non lavora la terra. Caino invece è un agricoltore e nel racconto biblico rappresenterebbe i primi popoli sedentari.

Lo scontro fra Abele e Caino descrive quindi l’inevitabile scontro tra i due modi di vivere che si andavano delineando, e poiché Abele è la vittima ci da anche l’indicazione su chi effettivamente uscì vincitore da questo scontro……………………….

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ciao
sergio

"Indaga le parole a partire dalle cose e non le cose a partire dalle parole." Misone
florizel
Inviato: 25/8/2005 0:00  Aggiornato: 25/8/2005 0:03
Sono certo di non sapere
Iscritto: 7/7/2005
Da: dove potrei stare meglio.
Inviati: 8195
 Re: LA PAROLA A CAINO
Vulcan,
noi non abbiamo che l'articolo di Marta come parametro speculativo per l'interpretazione degli eventi in terra israelo-palestinese.

Lo stesso articolo di Redazzucco ci rimanda allo scritto di Marta. E' chiaro che si cerca di attenersi a quei parametri per poterne parlare e discutere.

Anche se l'articolo di Santaruina è ineccepibile dal punto di vista esplicativo dei diversi popoli e delle loro caratteristiche nomadi o sedentarie, mi pare che la questione coloni/israele/palestina vada ascritta nei mutamenti storici avvenuti più recentemente.Non credo che si tratti solo di un semplice conflitto sul possesso della terra, tout-court.
Era questo l'intento dell'articolo di Marta e di Mazzucco?
Se è così, allora io non l'ho capito.

"Continueremo a fare delle nostre vite poesie, fino a quando Libertà non verrà declamata sopra le catene spezzate di tutti i popoli oppressi". Vittorio Arrigoni
fiammifero
Inviato: 25/8/2005 1:17  Aggiornato: 25/8/2005 1:17
Sono certo di non sapere
Iscritto: 28/2/2005
Da: ROMA
Inviati: 5691
 Re: LA PAROLA A CAINO
Citazione:
Non credo che si tratti solo di un semplice conflitto sul possesso della terra, tout-court.


anche se a pretesto portano le profezie,la Bibbia,Dio,la diaspora,l'olocausto,l'ONU,si tratta sempre di possesso di terre,e forse è una caso se sono territori ricchi di acqua e con sbocco sul mare?
Le guerre si fanno per conquistare vantaggi reali,cose concrete invocando la benedizione del Dio di turno per giustificare la bramosia.

Citazione:
le cose di cui ci sentiamo assolutamente certi non sono mai vere (Oscar Wilde)
Annuit_Coeptis
Inviato: 25/8/2005 12:24  Aggiornato: 25/8/2005 12:24
So tutto
Iscritto: 26/7/2005
Da: Lamuria
Inviati: 30
 Re: LA PAROLA A CAINO
Questo e' quello che scriveva oggi il dailystar Libano:

THE DAILY STAR, Libano
http://www.dailystar.com.lb

Israele sequestra terre palestinesi per costruire il muro.

Le autorità israeliane hanno ordinato la confisca di circa sessanta chilometri quadrati di terreni palestinesi per costruire una nuova sezione del muro di separazione tra Israele e la Cisgiordania. La porzione di territorio serve a includere in territorio israeliano il più grande insediamento colonico dei Territori, quello di Maaleh Adumim. I palestinesi hanno condannato la confisca e hanno accusato il governo israeliano di procedere all'esproprio dei terreni mentre l'attenzione della comunità internazionale è puntata sul ritiro dalla Striscia di Gaza.

Prima o poi le verita' vengono sempre a galla!
cacciucco
Inviato: 25/8/2005 12:24  Aggiornato: 25/8/2005 12:24
Mi sento vacillare
Iscritto: 13/5/2005
Da: la terra
Inviati: 347
 Re: LA PAROLA A CAINO
Salve a tutti,
ho trovato un altro interessante articolo di Lindsey Hilsum sullo sgombero dei territori occupati da parte dei coloni israeliani....
..il lupo perde il pelo ma non il vizio...
cacciucco

Esser colto per essere libero: la cultura è un'arma, non un fronzolo. Martì
florizel
Inviato: 25/8/2005 12:32  Aggiornato: 25/8/2005 12:42
Sono certo di non sapere
Iscritto: 7/7/2005
Da: dove potrei stare meglio.
Inviati: 8195
 Re: LA PAROLA A CAINO
Dal tuo link, Cacciucco:

" E mentre nuovi insediamenti ebrei sono in costruzione, alcune case palestinesi nel cuore della storica Gerusalemme Est araba sono minacciate di essere demolite."

Chissà Abu Mazen cosa ne pensa...http://www.peacereporter.net/default_news.php?idn=9984
---------------------------------------------------------------------------------------------
"Nel discorso odierno il leader dell’ ANP, ha inoltre ribadito la necessità che il ritiro degli israeliani da Gaza, avenga nella piu’ totale calma e civiltà, invitando le fazioni estremiste a non ostacolare il processo di sgombero lungo la Striscia, al fine di dimostrare al mondo di meritare uno stato."
La fonte è questa: http://www.warnews.it/index.php/content/view/1873/36/

"Continueremo a fare delle nostre vite poesie, fino a quando Libertà non verrà declamata sopra le catene spezzate di tutti i popoli oppressi". Vittorio Arrigoni
titano75
Inviato: 25/8/2005 12:39  Aggiornato: 25/8/2005 12:39
Mi sento vacillare
Iscritto: 22/4/2005
Da: Roma
Inviati: 704
 Re: LA PAROLA A CAINO
Oggi mi sento pigro.......hanno rotto le palle.....io li metterei tutti in mare.....non vorrei mai più sentire una parola sulla palestina,la cisgiordania,israele.......ma se facessero una grande spiaggia aperta a tutti????

Titano.

a faccià in giù su di uno specchio d'acqua....
ascolto il mondo e vedo il fondo...
vulcan
Inviato: 25/8/2005 12:48  Aggiornato: 25/8/2005 12:48
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 29/1/2005
Da: Sardigna
Inviati: 2092
 Re: LA PAROLA A CAINO
Citazione:
hanno rotto le palle


Oh tità.. abbronzato e rilassato dal sole?

In effetti il titolo di fatto della questione Israelo palestinese mi sembra
"la storia infinita".

Sono comunque sempre stato convinto che indipendentememnte dalle ragioni dell'uno e della'altro a perpeturare nel tempo questo braccio di ferro ci sia in fondo al "secchio" un'odio razziale originario da entrambe le parti.. capace di moltiplicare azioni e controazioni.

ciao
sergio

"Indaga le parole a partire dalle cose e non le cose a partire dalle parole." Misone
florizel
Inviato: 25/8/2005 12:51  Aggiornato: 25/8/2005 12:51
Sono certo di non sapere
Iscritto: 7/7/2005
Da: dove potrei stare meglio.
Inviati: 8195
 Re: LA PAROLA A CAINO
".......ma se facessero una grande spiaggia aperta a tutti????"

Devi chiederlo a Sharon e a Bush, Titano75.

"hanno rotto le palle....."
Penso che quelle dei palestinesi siano completamente triturate.
Eppure non sono altrettanto pigri.

"Continueremo a fare delle nostre vite poesie, fino a quando Libertà non verrà declamata sopra le catene spezzate di tutti i popoli oppressi". Vittorio Arrigoni
titano75
Inviato: 25/8/2005 12:59  Aggiornato: 25/8/2005 12:59
Mi sento vacillare
Iscritto: 22/4/2005
Da: Roma
Inviati: 704
 Re: LA PAROLA A CAINO
Carissima Florizel se avessimo veramente voce in capitolo forse in questo mondo ci sarebbe più spazio all'implacabile senso ........ della rilassatezza e della dialettica.....altro che Bush e Sharon...hanno gl'occhi foderati di prosciutto...

Titano.

a faccià in giù su di uno specchio d'acqua....
ascolto il mondo e vedo il fondo...
dot
Inviato: 25/8/2005 13:24  Aggiornato: 25/8/2005 13:24
Ho qualche dubbio
Iscritto: 27/7/2005
Da:
Inviati: 110
 Re: LA PAROLA A CAINO
Per quanto riguarda la 'controinformazione' su Israele e il conflitto con i palestinesi, rimando ai vari libri di Chomsky sull'argomento, il quale pur essendo americano ed ebreo, è un critico efferato della politica israeliana e di quella americana a suo sotegno e di come l'informazione made in Usa copra in maniera indecente tutto quello che è avvenuto in quei luoghi nelgi ultimi 50 anni... dubito quindi che ad uno così si possano rivolgere accuse di antisemitismo o antiamericanismo...

personalmente ritengo che entrambe le parti abbiano le loro responsabilità, e che schierarsi dall'una o dall'altra è sempre rischioso, in quanto si rischia di rimanere invischiati nel conflitto... mi chiedo tuttavia se e come potranno andarne fuori.

Forse se nascesse un vero e proprio Stato palestinese già sarebbe un passo avanti...ma anche il ritiro da Gaza adesso, certo hanno smobilitato i coloni, ma il controllo militare di mare, cielo e terra, rimane in mano israeliana.. e poi Israele ha deterrente nucleare sufficiente per tenere a bada tutto il mondo arabo...figuriamoci uno staterello palestinese attaccato ai suoi confini come un gemello siamese...

mah?!? è una situazione complicatissima, vedremo come andrà a finire con muri, contromuri, teste e testate...

So che un giorno parlavo con un amico esule palestinese (quindi ovviamente di parte), che qui fa il falegname, il quale mi diceva, "...i ribelli palestinesi? ma cosa vuoi che possano fare, ormai i palestinesi sono schiacciati come le formiche, non serve a niente, i palestinesi non esistono più..."

Ripensandoci una volta anche un amico tibetano mi diceva una cosa simile riferendosi ad una esercitazione con paracadutisti e armamenti pesanti dei cinesi in Tibet alla fine degli anni '90 (dove per altro non c'era nessuna ribellione in corso), mi diceva: "sai c'è un detto tibetano che fa così: non serve la scure per ammazzare i pidocchi"...

florizel
Inviato: 25/8/2005 13:28  Aggiornato: 25/8/2005 13:39
Sono certo di non sapere
Iscritto: 7/7/2005
Da: dove potrei stare meglio.
Inviati: 8195
 Re: LA PAROLA A CAINO
" un'odio razziale originario da entrambe le parti.. "

Bhè, Vulcan, su questo non hai torto, ma è d'obbligo aggiungere che l'odio razziale degli israeliani è il condimento di un preciso progetto politico-economico di cui la presa di possesso di quelle terre è stata la necessaria conseguenza, un odio razziale che dicono aver vissuto già loro stessi sulla propria pelle,e che sventolano in loro difesa tacciando di antisemitismo chiunque metta in discussione la loro politica.
L'odio dei palestinesi è la tragica ma comprensibile conseguenza della sistematica operazione di rimozione della loro storia e della loro vita da parte dei governi israeliani.
Vorrei vedere se ai palestinesi fosse concesso costruire sinagoghe e formare comunità riconosciute dagli stati in tutto il mondo a causa del loro martirio, così come è stato concesso agli israeliani.
Qualcosa non torna.

Una piccola riflessione:http://www.fisicamente.net/index-256.htm

"Continueremo a fare delle nostre vite poesie, fino a quando Libertà non verrà declamata sopra le catene spezzate di tutti i popoli oppressi". Vittorio Arrigoni
bianca
Inviato: 25/8/2005 22:22  Aggiornato: 25/8/2005 22:27
Mi sento vacillare
Iscritto: 13/10/2004
Da: bologna
Inviati: 569
 Re: LA PAROLA A CAINO
Chi è Caino ?

Il solito " invidioso" frustrato.

Una figura retorica, quello bastardo dentro.

La storia di Caino e Abele, parafrasando Marquez ,è la cronaca di due morti annunciate: quella fisica di Abele, e quella morale di Caino.
Ora, a me dispiace un po' sguazzare in questa tragedia biblica, con il cinismo rustico di Bruno Vespa, ma io questo pezzetto della Genesi, l’ho proprio letto per benino.

Citazione:
“Dopo un certo tempo, Caino offrì frutti del suolo in sacrificio al Signore; anche Abele offrì primogeniti del suo gregge e il loro grasso. Il Signore gradì Abele e la sua offerta, ma non gradì Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbattuto. Il Signore disse allora a Caino: «Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto? Se agisci bene, non dovrai forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, ma tu dòminalo»


Ora io non so sia chiara la differenza, fra coltivare la terra ai primordi facendo il bue e l'aratro contemporaneamente, e pascolare un gregge.

Ma sostanzialmente credo che sia la stessa che passa fra vangare, dissodare, seminare, raccogliere su mille metri di campo, e portare il cane a fare la pipì.

Quindi, se dopo tutto sto lavoro il Signore si schifa pure, che Caino si trovi ad essere un tantino contrariato, mi pare appena normale.

Il Signore vede e prevede.
Ma provoca deliberatamente Caino.
Lo porta sul baratro, lo guida verso il punto di non ritorno...
E che gli dice? Domina l'istinto.
Già lo sa che Caino è un sfigato , già sa che ammazzerà suo fratello...
Prima lo provoca e poi gli dice "domina l'istinto".

Ha bisogno di un assassino?
I fornicatori già li ha…
Adultera…..manca
Agnostico …manca
Assassino….celo!

Se non vogliamo dargli “concorso in omicidio” gli vogliamo attribuire almeno “istigazione a delinquere”?

Circonvenzione d'incapace?

Guida (spirituale) in stato di ebrezza?

Insomma gli serve un esempio negativo, un capro espiatorio, un apprendista terrorista con cento ore di “simulatore di lancio” sul groppone.. (sto esagerando?)
E se lo trova li, a portata di mano, invidioso, nero, brutto, sporco e peloso.

Il cattivo per eccellenza.

Con la lucidità che solo un Signore Onnipotente può avere, si studia persino l’epilogo:
“ Chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!”.

Un’assicurazione kasco.

Si sa mai.
Metti che ci siano due terroristi nello stesso paradiso terrestre…



Citazione:
Il futuro dell’uomo
è a una drammatica stretta
ho visto un panda
con la mia faccia sulla maglietta.
Stefano Benni
grazia
Inviato: 25/8/2005 23:53  Aggiornato: 25/8/2005 23:53
Mi sento vacillare
Iscritto: 5/1/2005
Da:
Inviati: 337
 Re: LA PAROLA A CAINO
Marta:



Tanto il racconto, quanto la spiegazione.............

a buon intenditor poche parole

grazia

"Solo la verità può rendere liberi quanti oggi non vogliono essere servi..."

Paolo Sylos Labini
da "Intoccabili" di Lodato-Travaglio
vulcan
Inviato: 25/8/2005 23:56  Aggiornato: 25/8/2005 23:56
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 29/1/2005
Da: Sardigna
Inviati: 2092
 Re: LA PAROLA A CAINO
La citazione di Marta riprende un episodio all’interno della bibbia che riguarda Caino e Abele .. e le sacre scritture sono piene di cose simili ..Il fatto è che a Mazzucco poi gli viene (giustamente) l’idea di mettere in relazione gli eventi Israelo palestinesi complicando assai di più la questione.

L’insegnamento strettamente “etico” intenzionale del Dio biblico ..…sarebbe …

“Abbi la capacità di sopportare anche l’ingiustizia e la sofferenza di un rifiuto .. (l’indicazione và ben oltre l’episodio) qualsiasi esso sia.... e non guardare con gli occhi della vendetta o del rancore perché dentro te stesso stai agendo bene. Continua dunque la tua azione perché se agisci bene puoi tenere sempre il volto alto”. Controlla il tuo istinto.. riferendosi alla bramosia di una eventuale ritorsione.

Il “fetentone“ per dirla alla refosco , semplificando sarebbe Abele .. il popolo israeliano, e caino i palestinesi.

Comunque per farla breve, secondo "l'equazione" etica di sui sopra sono arrivato alla conclusione ( vi risparmio i passaggi).. che Caino e Abele siano semplicemente ruoli intercambiabili tra israeliani e palestinesi…Un pò qui un pò là!

Oh .. poi magari scusatemi se mi sono annodato in questo tentativo di correlare Mazzucco con Bianca..!

ops che casino..
ciao
vulcan

"Indaga le parole a partire dalle cose e non le cose a partire dalle parole." Misone
Paxtibi
Inviato: 27/8/2005 3:06  Aggiornato: 27/8/2005 3:06
Sono certo di non sapere
Iscritto: 3/4/2005
Da: Atene
Inviati: 8134
 Re: LA PAROLA A CAINO
I miei complimenti a Marta, davvero interessante l'interpretazione del mito.
Anche il parallelo con la contrapposizione tra nomadi/pastori e stanziali/agricoltori, con questi ultimi che prevalgono.
Del resto, all'epoca della sua creazione, questo mito era attualità.


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