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opinione : La società del benessere
Inviato da Redazione il 27/8/2006 22:07:46 (6165 letture)

[pubblicato Ottobre 2005]

Questo articolo vuole essere un elogio della lentezza. Lentezza intesa non come movimento in sè, ma come l'opposto di quel diffuso valore di efficienza, di dinamicità, di "produttività", su cui poggia la nostra società moderna. Ma non sto per questo suggerendo di produrre di meno. Anzi.

Il criterio fondamentale per distinguere il positivo dal negativo, nel mondo del lavoro, è ovviamente il denaro. Se tu inventi una scorciatoia per arrivare prima dal punto A al punto B, senza per questo penalizzare il tuo prodotto, "sei bravo", vali di più, perchè accorciare i tempi di produzione significa ridurre i costi, e quindi aumentare il profitto.

E così dalla nostra vita - poichè il nostro lavoro "è" la nostra vita - scompaiono, giorno dopo giorno, tutte le pause, tutti gli iati, tutti i ritagli inutili ...

... di un ciclo perennemente spinto verso la perfezione dinamica, ovvero l'ottimizzazione esasperata del rapporto costo-guadagno.

Ma a favore di chi? E soprattutto, al prezzo di cosa?

Il signor Rossi, che fa il panettiere, sta preparando venti panini per un gruppo di tecnici che dovranno passare la giornata in campagna, a fare dei rilievi. Arrivato al diciottesimo panino, però, si accorge di non avere abbastanza prosciutto per tutti, e così preleva un paio di fette da un panino già fatto, un paio da un altro, e in qualche modo arriva a venti. Tòh, pensa soddisfatto, non solo l'ho risolta, ma ci ho pure guadagnato qualcosa in più: con il prosciutto per diciotto panini, me ne faccio pagare venti.

A mezzogiorno i tecnici in trasferta cominciamo ad aver fame, e decidono di andare in pausa. Si dividono i loro panini, e iniziano a masticare di gusto. Quasi tutti, almeno. Ce n'è uno in particolare, a cui è capitato un panino praticamente vuoto, che mastica meccanicamente, con lo sguardo perso nel nulla. Non se ne accorge nemmeno, in realtà: la fame è tanta, e anche se il pasto non è dei più invitanti, manda giù senza farci caso.

La giornata prosegue come tante altre, ed entro sera i rilievi sono completati. Ma il giorno dopo, quando il lavoro viene presentato in direzione, ci si accorge che qualcosa non quadra. Si rifanno i calcoli da cima a fondo, e alla fine si scopre che uno di loro aveva fatto un grossolano errore, che ha compromesso il lavoro di tutti. Era naturalmente il tecnico con poco prosciutto, il quale, rimasto con lo stomaco pesante, non aveva dedicato la necessaria attenzione al suo lavoro.

Da qui in poi la storia prosegue da sola. Il costo aggiuntivo per i rilievi da rifare viene in qualche modo ricaricato sul cliente, il quale però, non potendo alzare i prezzi a causa della concorrenza, è costretto a diminuire la qualità del suo prodotto. Se faceva i biscotti al cioccolato, ci metterà un pò meno di cioccolato, e un pò più di segatura.

E così il nostro panettiere, qualche tempo dopo, si ritrova a fare una certa fatica ad inghiottire la sua colazione di biscotti al cioccolato, e quando tira su la serranda il suo umore non è dei migliori.

Intendiamoci, è una sfumatura minima, una differenza impercettibile, della quale non si rende conto nemmeno lui. Esattamente come quella fettina in meno di prosciutto, che mancava dal panino sfortunato. Ma il suo malumore rimane, e lo porta in seguito a litigare con la moglie, che è arrivata tardi in negozio. E così un paio di clienti, che stavano per entrare in panetteria, decidono di fare retromarcia, per non imbarazzare i due negozianti.

Alla fine della giornata il panettiere ha perso esattamente quello che aveva guadagnato un mese prima, vendendo diciotto panini al prezzo di venti.

E' una favoletta da tre lire, ovviamente, ma è anche quanto succede a noi tutti i giorni. Ognuno di noi cerca di fregare l'altro - perchè ottimizzare, diciamocelo chiaramente, significa fregare un tuo simile - senza renderci conto che nel momento in cui guadagni una lira in più, la stai togliendo a qualcun altro. E siccome le lire complessive sono quelle che sono (in questa storiella il signoraggio non compare), accade che lo sforzo costante di ciascuno per "ottimizzare" la sua produzione non fa altro che abbassare il livello generale dello scambio, senza che nessuno diventi in realtà piu ricco.

La ricchezza relativa che hai ottenuto fregando l'altro finisce nel momento in cui il prodotto che ti ritorna è di qualità inferiore al suo potenziale.

In altre parole, una comunità è in grado di produrre una precisa quantità di beni X ad un livello di qualità Y, indipendentemente dal flusso di circolazione monetaria fra di loro. La vera ottimizzazione da ricercare, quindi, è quella fra "produttività" e benessere interiore.

Se il nostro tecnico avessa mangiato con gusto un panino di quelli che grondano prosciutto da tutte le parti, sarebbe stato di ottimo umore, non avrebbe fatto errori, il gruppo non avrebbe avuto bisogno di tornare una seconda volta, e la società avrebbe risparmiato invece di incorrere in spese supplementari. Tale risparmio avrebbe permesso bla bla bla… fino al nostro panettiere che si mangia per colazione dei gustosi biscottoni al puro cioccolato, e scende in panetteria talmente allegro da riuscire a vendere il doppio di quanto vende normalmente.

L'ho già detto, è una favoletta semplice semplice, intesa solamente a chiarire un concetto, e non certo a dare la soluzione ad un problema così complesso. L'equilibrio di cui parlo è sicuramente difficile da trovare, e le variabili in gioco debbono essere mille di più di quelle prese in considerazione, ma di certo una cosa, a questo punto, la possiamo dire: tirando al limite la corda della "produttività", si finisce per vivere tutti da cani.

Massimo Mazzucco

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I commenti sono proprietà dei rispettivi autori. Non siamo in alcun modo responsabili del loro contenuto.
Autore Albero
naima
Inviato: 12/10/2005 12:53  Aggiornato: 12/10/2005 12:53
Ho qualche dubbio
Iscritto: 9/10/2005
Da:
Inviati: 56
 Re: La società del benessere
Per aggiungere qualità ai rapporti di lavoro:
Apportare un elemento nuovo nel rapporto economico e nello scambio mercantile tra uomini: la consapevolezza.
Proviamo a comprendere cosa succede durante un normale scambio di merci o prestazioni tra due persone. Poniamo che una fornisca all’altra una riparazione di un mobile. Entrambe le persone vivono in un’ambiente nel quale ci sono dei riferimenti monetari per una prestazione del genere, come p.e. il costo orario di un operaio specializzato, comune ecc. Lo scambio avviene ad un livello che generalmente risponde a atteggiamenti di potere. Una persona che ha svolto più volte questo lavoro e che ha di sé un’immagine forte, farà passare al cliente una richiesta generalmente superiore alla media, confortando la sua richiesta con esempi simili, tariffe ecc., contobattendo alle osservazioni del cliente con fermezza, chiudendo la definizione del prezzo per il servizio con qualche trovata del tipo sconto, offerte aggiuntive per strappare al cliente una cifra per lui “conveniente” e “chiudere”. Tutte le varie scuole di vendita forniscono indicazioni per manipolare la controparte ed ottenere il maggiore profitto dalla situazione. Generalmente la parte più forte o più esperta raggiunge i suoi obiettivi, la parte più debole soccombe.
Ora proviamo ad aggiungere a questo confronto la consapevolezza di una sensazione interna sottile nel cliente di un disagio, ebbene questo disagio denota che qualcosa non è stato valutato. Più esercitiamo questa nostra sensibilità più saremo in grado di verificare se lo scambio sia stato equo. Facciamo attenzione di essere obiettivi e di non porre nella discussione una nostra valutazione del nostro io ferito, perché ciò porterebbe ad un confronto a livello di potere. La nostra attenzione deve elevarsi a cercare quella sensazione di equità, che potrebbe essere definita con una semplice prova: ciò che mi viene chiesto è superiore o inferiore a quello che io reputo equo? .Rifarei questo scambio a questo condizioni anche se le parti fossero invertite? Una volta percepito questo disagio, esso va espresso all’altra persona, invitandola di valutare con la stessa attenzione le proprie sensazioni e invitandola ad esprimerle. Questo scambio di valutazioni ha valore esclusivamente, se dopo un breve lasso di tempo possiamo notare che nel dialogo sparisce lentamente la lotta o l’uso del proprio potere. L’attenzione va posta totalmente sulla sincera descrizione del proprio vissuto. Questo processo tra due persone ben disposte diventa rapido e porta entrambi i soggetti ad un maggiore rispetto
Il rapporto viene spostato a livello del cuore, con tutte le caratteristiche proprie di questo livello. Quando entrambe le persone raggiungono questo stato e continuando a far convergere le rispettive richieste, giunge il momento in cui entrambi concordano sull’ammontare e notano in se stessi che sparisce reciprocamente il disagio iniziale, lasciando il posto ad una sottile gioia o affetto reciproco.
Dopo qualche esperienza consapevole si cristallizza questa sensazione ed in paricolar modo tra due persone che hanno già avuto questa esperienza si è in grado di risolvere anche valutazioni molto complesse. In ogni nuovo confronto disponibile tra le parti ci si avventura parlando delle proprie sensazioni in merito in una maggiore comprensione del proprio valore si comincia distinguere con rapidità atteggiamenti di potere propri ed altrui che vengono superati con il continuo riportare alla descrizione dei fatti (sensazioni reazioni emotive ecc.)

miradio
Inviato: 12/10/2005 13:07  Aggiornato: 12/10/2005 13:07
Mi sento vacillare
Iscritto: 27/8/2004
Da:
Inviati: 513
 Re: La società del benessere
MAZZUCCO ministro del welfare, altrochè Maroni!!

"...che il gregge si trasformi in branco... È questo l’incubo dei potenti"
(Ernst Junger)
uboote99
Inviato: 12/10/2005 13:56  Aggiornato: 12/10/2005 13:56
So tutto
Iscritto: 12/7/2005
Da: legnano
Inviati: 7
 Re: La società del benessere
Mia nonna, classe 1903, diceva: "la gatta frettolosa ha fatto i gattini orbi"

Si esaspera tutto ed alla fine si vive male, si lavora in modo allucinante, i rapporti umani degradano, la famiglia si sfascia e la società ci perde.
Ci perde parecchio.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti.

Abbiamo poi bisogno delle ferie, dello psicanalista, di medicine per la depressione, i bambini a scuola devono avere lo psicologo infantile alrimenti si disidattano...

Ma non è casuale, secondo me fa tutto parte del piano: generare fatturato o, se preferite, spillare soldi ai più rendendoli schiavi di un sistema che, ahimè, non penso possa essere cambiato, se non un prezzo elevatissimo...potremmo (non noi ma i nostri nipoti) dovere passare per un altro medioevo.


Saluti a tutti

maurizio
padrealdo
Inviato: 12/10/2005 14:28  Aggiornato: 12/10/2005 14:28
Ho qualche dubbio
Iscritto: 31/1/2005
Da: Reggio Emilia
Inviati: 130
 Re: La società del benessere
C'é qualcosa di telepatico, e un giorno su LC si parlerà anche di questo. Sta di fatto che alcuni giorni fa ho comperato un libro che "mi ispirava" e ora mi accingo a leggerlo, sebbene già sappia che sarà un'impresa, inconcludente come sono. Ma questo thread è lo stimolo che ci voleva.

Ve lo segnalo, naturalmente; poi mi saprete dire. Meglio senza, di Brende Eric, EURO 14,00 - 274 p., brossura, 2005, Ponte alle Grazie, Collana Saggi

{"Quando è più lento, il tempo è più capiente" dovremmo tutti noi trovare il coraggio di allentare il contatto con la tecnologia per ritrovare quello che in gran parte è già andato perduto: il senso della nostra vita. Ben scritto e scorrevole l'ho trovato descrittivo-coinvolgente al punto giusto. Non manca il punto di vista femminile che in più punti è ben espresso e sostanzialmente è esplicativo nella descrizione dei manicaretti a cui partecipava Brende in comuni giorni di lavoro: una donna che non vive bene la sua condizione di vita non si cimenta in pietanze elaborate per piacere di qualcun altro. E' forse questa la chiave di lettura. Il lavoro della donna è qui descritto al pari di quello di un uomo in una società rurale dove regna la riflessione anziché il nervosismo ed i toni imperativi, almeno questo è quello che ci trasmette la lettura. Il racconto di una serena autarchia in tempo di pace. Scorrevole la lettura, gradevole la sensazione che produce la riflessione scaturita dalla lettura.}

Aggiungo solo che il riferimento è quello della comunità Amish (in Pennsylvania, credo). Ma non é un libro sugli Amish { http://www.religioustolerance.org/amish.htm } e sulla loro filosofia - ne potremmo discutere a lungo... -, bensì sul concetto di tempo nella frenetica società che tutto e tutti travolge.

Ciao.

Coraggio, il meglio è passato. (E. Flaiano)
Linucs
Inviato: 12/10/2005 14:32  Aggiornato: 12/10/2005 14:32
Sono certo di non sapere
Iscritto: 25/6/2004
Da:
Inviati: 3996
 Re: La società del benessere
E' una favoletta da tre lire, ovviamente,

...e non è la prima, e non sarà l'ultima: ma ne abbiamo sentite di peggiori.

In altre parole, una comunità è in grado di produrre una precisa quantità di beni X ad un livello di qualità Y, indipendentemente dal flusso di circolazione monetaria fra di loro. La vera ottimizzazione da ricercare, quindi, è quella fra "produttività" e benessere interiore.

E due parole sull'antropocrazia non le vogliamo aggiungere?

L'ho già detto, è una favoletta semplice semplice, intesa solamente a chiarire un concetto, e non certo a dare la soluzione ad un problema così complesso. L'equilibrio di cui parlo è sicuramente difficile da trovare, e le variabili in gioco debbono essere mille di più di quelle prese in considerazione, ma di certo una cosa, a questo punto, la possiamo dire: tirando al limite la corda della "produttività", si finisce per vivere tutti da cani.

E se non è colpa del business, magari sarà colpa dell'economia: speriamo che il Ministero dei Panini stabilisca nuove e forti regole per proteggerci tutti dai fabbricatori e dagli spacciatori di panini falsi. Se il Ministero dei Panini non basta, occorrerà organizzare un World Summit, un Global Forum, un Multilateral Panel o una Global Conference per risolvere brillantemente il problema a livello globale, con la cittadinanza mondiale e il welfare mondiale dei panini al prosciutto.

Se poi magari un giorno ci si dovesse stancare della favolette sarebbe sempre ora.

(non sia mai, altrimenti dov'è il divertimento?)

kex
Inviato: 12/10/2005 15:05  Aggiornato: 12/10/2005 15:05
Ho qualche dubbio
Iscritto: 19/7/2005
Da: calabria
Inviati: 180
 Re: La società del benessere
una volta si diceva
" Quello e' bravo e quindi deve guadagnare molto"
oggi si dice
" Quello guadagna molto quindi deve essere bravo"

una goccia fara' traboccare il vaso

vorrei regalare ai miei figli un po' di consapevolezza in piu'
florizel
Inviato: 12/10/2005 16:21  Aggiornato: 12/10/2005 16:21
Sono certo di non sapere
Iscritto: 7/7/2005
Da: dove potrei stare meglio.
Inviati: 8195
 Re: La società del benessere
Redazzucco
La vera ottimizzazione da ricercare, quindi, è quella fra "produttività" e benessere interiore.

L'auspicio sotteso alla tua affermazione ha in sè qualcosa di utopistico,che mal si applica alla nostra realtà economica e politica.
Credo che l'ottimizzazione di cui parli non possa essere raggiunta se consideriamo l'attuale concezione che si ha della "produzione".
E della sua sempre più invasiva centralità nelle relazioni umane e tra i popoli.
In primo luogo,perchè il rapporto tra produzione e consumo è inevitabilmente inserito in un contesto capitalistico "globalizzato",e questo già implica che ciò che consumiamo non è solo frutto di "richieste",ma soprattutto di "offerte" imposte dal mercato atte ad arginare eventuali crolli economici.
Ci troviamo quindi di fronte ad un'economia basata sulle ragioni della produttività in sè,e ben poco spazio,inevitabilmente,è lasciato al "benessere interiore",
poichè in un contesto del genere,efficienza e dinamicità sono strumenti indispensabili alla produzione globale e al sostegno di un'economia basata sulla concorrenza spietata nella corsa al profitto.
E se poco spazio è lasciato al benessere interiore,in questo caso sembra ancor più paradossale affermare che il nostro lavoro "è" la nostra vita.
Il nostro lavoro è la vita nostra messa al servizio del capitale,del mercato mondiale,proprio in virtù del circolo vizioso descritto nell'articolo.

Ed ancor più paradossale diventa parlare di "benessere interiore" se consideriamo che una delle leggi di tale economia è appunto "fregare l'altro".
Il mondo produttivo sembra essere abitato da schiavi consapevoli di tale condizione,e rifiutarla implicherebbe l'esclusione sociale e l'impossibilità di sopravvivenza.
Senza contare il criterio di "facile sostituibilità" degli individui,sistematicamente messa in atto in assenza delle caratteristiche richieste dal regime di produzione,
ed in questa ottica è esclusa a priori qualunque ipotesi di "gratificazione" morale,in termini di meriti ed iniziative personali creative e svincolate dall'esigenza produttiva.
In questo senso,mi pare che la produzione sia un processo del tutto estraneo alla possibilità di qualunque benessere interiore.

Un'occhiata più ampia sull'argomento:
http://www.ainfos.ca/02/nov/ainfos00463.html

"Continueremo a fare delle nostre vite poesie, fino a quando Libertà non verrà declamata sopra le catene spezzate di tutti i popoli oppressi". Vittorio Arrigoni
NoNamE
Inviato: 12/10/2005 18:09  Aggiornato: 12/10/2005 18:09
So tutto
Iscritto: 26/9/2005
Da: Nowhere
Inviati: 5
 Re: La società del benessere
Quello che scrivi è vero, anche se in italia in sto campo tendiamo ad "eccellere"......flessibilità, velocità nei lavori e precisione allo stesso tempo e come paga la piu bassa d'europa.
Io mi sono rotto di stare in questa nazione, lavori male, ti pagano peggio, vai bene solo se sei uno di quelli "furbi" che truffano,rubano e non si fanno un giorno di galera, anzi se non ti stai zitto te lo fanno fare a te che ti fai il culo tutto il giorno.
Io mi sto organizzando per andarmene in gran bretagna, meno burocrazia, tasse e paghe di gran lunga migliori di qua, per i primi tempi faro il "pendolare", ma cmq credo che con il tempo mi stabiliro in pianta stabile li e vadaviailcul sto paese.....

florizel
Inviato: 12/10/2005 19:35  Aggiornato: 12/10/2005 19:35
Sono certo di non sapere
Iscritto: 7/7/2005
Da: dove potrei stare meglio.
Inviati: 8195
 Re: La società del benessere
Padrealdo
in una società rurale dove regna la riflessione anziché il nervosismo ed i toni imperativi

Conosco il libro che hai segnalato,ma solo per una presa visione superficiale.
La tua descrizione mi convince,e lo leggerò.Una grande quiete emana dai suoi contenuti.
E' fin dalla sua fondazione che la produzione,prima industrializzata poi a tecnologia avanzata,richiede a chi lavora un sempre maggiore investimento,non solo in termini temporali "quantitativi",ma anche "qualitativi".
Nel corso dei decenni,la macchina produttiva ha dovuto impadronirsi degli stessi àmbiti personali degli individui,al punto da riuscire nell'intento di fondere ciò che si fa e ciò che si è. Fusione solo fittizia,ma illusione necessaria per una migliore "resa" della produzione.
In questo senso,in un sistema economico dove la produzione è fine a se stessa, il carico di umanità che dovrebbe pervadere la vita lavorativa diventa una sorta di "zavorra",preludio alla solitudine dei nostri tempi.

Questo discorso,in ogni caso,è applicabile solo all'occidente ricco;nei paesi poveri,che pure concorrono al mercato mondiale,di certo un lavoratore sottopagato e sfruttato non potrebbe dire di "riconoscersi" nel suo lavoro.
Seppur illusoriamente.

Riorganizzare la produzione adeguandola all'essenza ed alla totalità delle dimensioni interiori degli individui,implica il sovvertimento di tutto il sistema neoliberista su cui si fonda il dominio globale.
Implica la sostituzione del consumo alienante con il recupero di una consapevolezza del "bisogno" e della libera scelta senza la quale nessun'ipotesi alternativa è possibile.

"Continueremo a fare delle nostre vite poesie, fino a quando Libertà non verrà declamata sopra le catene spezzate di tutti i popoli oppressi". Vittorio Arrigoni
UTO
Inviato: 13/10/2005 4:04  Aggiornato: 13/10/2005 4:04
Ho qualche dubbio
Iscritto: 10/10/2005
Da: Finalmente a CASA
Inviati: 65
 Re: La società del benessere
Caro Massimo,
come dire...il piu' delle volte ho il vago sospetto che quella fetta di prosciutto in meno nel mio panino, quei 4-5 mL di benzina in meno nel mio serbatoio, quei 50 centesimi in meno dal mio resto etc etc, non siano propio dovuti alla frenesia da produttivita' ma piuttosto all'istinto di sopravvivenza del Sig. Rossi, vittima di una sorta di selezione naturale che tende a conservare il patrimonio genetico della Giraffa Furba.
Mi sentirei quindi di fare un elogio all'onesta' e alla frenesia di vivere nel rispetto del prossimo il quale, in ultima analisi, avra' sempre il potere di scegliere se prendersi un onesto panino dal Sig Rossi o un sandwich sfavillante da Mc-Smart-Giraffe.

Redazione
Inviato: 13/10/2005 8:37  Aggiornato: 13/10/2005 8:40
Webmaster
Iscritto: 8/3/2004
Da:
Inviati: 19594
 Re: La società del benessere
FLORIZEL: Citazione:
Riorganizzare la produzione adeguandola all'essenza ed alla totalità delle dimensioni interiori degli individui,implica il sovvertimento di tutto il sistema neoliberista su cui si fonda il dominio globale.
Implica la sostituzione del consumo alienante con il recupero di una consapevolezza del "bisogno" e della libera scelta senza la quale nessun'ipotesi alternativa è possibile.


Una volta tanto, concordo con te al …. bèh, facciamo 99% (che per noi è già moltissimo!)

E' sui termini "sovvertimento" e "sostituzione" che avanzo una riserva, nel senso che per me nulla accade in maniera drastica, improvvisa, "artificiale".

Nemmeno le rivoluzioni (ti anticipo, nel caso) avvengono "improvvisamente". Certo, la sera prima era tutto calmo, e il mattino dopo la reggia è a fuoco. Ma l'azione violenta, i forconi alzati, o comunque il mutamento radicale, non sono che la parte visibile di un processo lento e costante - di malsopportazione di vessazioni sempre crescenti - che è venuto maturando nel tempo, e che è arrivato al punto di ebollizione. In altre parole, non si può dire "giovedì alle 4 facciamo la rivoluzione", è lei che quando è pronta succederà da sola, grazie ad un detonatore qualunque.

Tanto per essere chiari, capovolgo il concetto: non è "stato" Hitler a portare il nazismo, anche se lui ne è stato chiaramente il veicolo "visibile". Ma Hitler già nasceva in una Vienna il cui sindaco aveva vinto le elezioni su una piattaforma apertamente antisemita. E a sua volta l'antisemitismo mitteleuropeo affondava le radici addirittura nel medioevo, dall'inizio delle persecuzioni contro gli ebrei negli stati cristiani (dai Re Cattolici in poi, tanto per capirci).

Hitler poi, grazie ad una combinazione particolare di personalità, storia inviduale e chissà che altro gli frullava nel cervello, è stato il catalizzatore "fisico" di quel sentimento, ma il "nazismo" era già maturo prima che lui lo "inventasse".

Tornando a noi, saranno gli individui a cambiare il sistema, nel tempo, e non il sistema a cambiare loro, di colpo. Per il resto… eh eh, accordo totale.

cacciucco
Inviato: 13/10/2005 8:57  Aggiornato: 13/10/2005 8:57
Mi sento vacillare
Iscritto: 13/5/2005
Da: la terra
Inviati: 347
 Re: La società del benessere
Salut...
...ma il panettiere sta vendendo panini o in realtà la sua forza lavoro?
...lo ha detto Floz in un suo commento "alienazione"... lo diceva già Marx ne "il capitale" "feticismo".... rottura della relazioni sociali.... ma come direbbe Linucs probabilmente io ho il socialismo sulla spalla...quindi.. vi saluto!
>>>Svoosshhh
glu..glu..glu..
cacciucco

Esser colto per essere libero: la cultura è un'arma, non un fronzolo. Martì
Paxtibi
Inviato: 13/10/2005 11:36  Aggiornato: 13/10/2005 11:36
Sono certo di non sapere
Iscritto: 3/4/2005
Da: Atene
Inviati: 8134
 Re: La società del benessere
Non è un po' ingiusto prendersela con il panettiere?
Il poveretto cerca solo di far quadrare i conti e di arrivare a fine mese, con lo stato che gli svuota il portafogli ad ogni piè sospinto e gli euri che ogni giorno valgono meno.

Nella favoletta non c'è il re con le sue gabelle?
No, perché ho l'impressione che senza di esse il prosciutto sarebbe bastato...

cacciucco
Inviato: 13/10/2005 11:57  Aggiornato: 13/10/2005 11:58
Mi sento vacillare
Iscritto: 13/5/2005
Da: la terra
Inviati: 347
 Re: La società del benessere
Hola Pax,
>>Non è un po' ingiusto prendersela con il panettiere?
...no!.. Se avesse avuto un po' di rigore morale avrebbe dovuto dire ai tecnici: ragazzi io ho il prosciutto solo per 18 panini, 200 mt più avanti c'è un altro panettiere che vi può fare gli altri due panini....
>>e gli euri che ogni giorno valgono meno
euri?? Ma non si parlava di Yuan? eh eh eh
con simpatia
cacciucco

Esser colto per essere libero: la cultura è un'arma, non un fronzolo. Martì
Paxtibi
Inviato: 13/10/2005 12:24  Aggiornato: 13/10/2005 12:24
Sono certo di non sapere
Iscritto: 3/4/2005
Da: Atene
Inviati: 8134
 Re: La società del benessere
D'accordo Cacciucco, ma una cosa è il giudizio morale, altra l'analisi economica.

Se una fettina di prosciutto in meno può provocare gli effetti descritti da Massimo, cosa provoca il 50% in meno dei guadagni nelle tasche di tutti?

E ancora, se il panettiere è colpevole di scarsa moralità per la fettina mancante, quanto sono colpevoli il re ed i suoi dignitari che derubano impunemente il popolo con ogni mezzo?

cacciucco
Inviato: 13/10/2005 12:46  Aggiornato: 13/10/2005 12:46
Mi sento vacillare
Iscritto: 13/5/2005
Da: la terra
Inviati: 347
 Re: La società del benessere
>>Se una fettina di prosciutto in meno può provocare gli effetti descritti da Massimo, cosa provoca il 50% in meno dei guadagni nelle tasche di tutti?

Troppo malcontento generale, quindi... la rivoluzione!

>>...quanto sono colpevoli il re ed i suoi dignitari che derubano impunemente il popolo con ogni mezzo?

Enormemente colpevoli!! per questo è necessario cacciarli, quindi... vedi sopra.

cacciucco

Esser colto per essere libero: la cultura è un'arma, non un fronzolo. Martì
florizel
Inviato: 13/10/2005 13:12  Aggiornato: 13/10/2005 13:12
Sono certo di non sapere
Iscritto: 7/7/2005
Da: dove potrei stare meglio.
Inviati: 8195
 Re: La società del benessere
Redazzucco
Citazione:
Una volta tanto, concordo con te al …. bèh, facciamo 99% (che per noi è già moltissimo!)

Bhè,si può già pensare ad una rivolta,allora...
Citazione:
il mutamento radicale, non sono che la parte visibile di un processo lento e costante

Questa volta sono anch'io d'accordo con te,e questo dovrebbe preoccuparti.
E' proprio questo che sostengo quando parlo della Spagna del '36.
La sollevazione popolare spagnola era stata sostenuta,alimentata e coordinata per decenni,e sicuramente quello che ha mosso centinaia di migliaia di individui ha avuto il tempo di maturare e coinvolgere OGNI aspetto della loro vita,ed all'oppressione non solo si opponeva un rifiuto,ma anche l'idea di un'esistenza alternativa.

E c'è un altro piccolo particolare:la straordinaria consapevolezza che nessun leader potesse sostituirsi alla capacità organizzativa dal basso,alcun modello o "delegato" potesse dare voce al dissenso.
Da questo punto di vista,l'esempio che fai di Hitler cade nel vuoto,perchè se di rivoluzione stiamo parlando,allora dobbiamo ammettere che il miglior modo per affondarla è affidarne la gestione ad un "capo".Ammesso,e non concesso,che i contenuti delle teorie naziste potessero incarnare l'idea di rivoluzione.
Sarebbe più corretto definirla "controrivoluzione" allo stato puro.
E temo che il nazismo abbia esacerbato volutamente l'aspetto "nazionalista" del dissenso popolare,strumentalizzandone le ragioni a discapito dell'elaborazione delle stesse.
Lo stesso dicasi per le sorti della rivoluzione d'ottobre.Sai che per me il momento più "alto" di quell'evento fu la sollevazione dei marinai di Kronstadt contro gli stessi leaders responsabili dell'adeguamento "statalista" delle lotte delle masse.

Una "rivoluzione" non è solo sollevamento fine a se stesso,è qualcosa che implica la consapevolezza di un'esistenza altra da opporre all'oppressione. Il "rifiuto" è possibile solo mettendo in campo responsabilità e creatività dei soggetti direttamente coinvolti in tale processo,e la delega a qualsivoglia leader è un modo di restare prigionieri dello stesso sistema che si vorrebbe abbattere.

"Continueremo a fare delle nostre vite poesie, fino a quando Libertà non verrà declamata sopra le catene spezzate di tutti i popoli oppressi". Vittorio Arrigoni
Paxtibi
Inviato: 13/10/2005 13:38  Aggiornato: 13/10/2005 13:38
Sono certo di non sapere
Iscritto: 3/4/2005
Da: Atene
Inviati: 8134
 Re: La società del benessere
Citazione:
La sollevazione popolare spagnola era stata sostenuta,alimentata e coordinata per decenni,e sicuramente quello che ha mosso centinaia di migliaia di individui ha avuto il tempo di maturare e coinvolgere OGNI aspetto della loro vita,ed all'oppressione non solo si opponeva un rifiuto,ma anche l'idea di un'esistenza alternativa.


A proposito, sono solo io a pensare che la guerra spagnola non sia stata altro che una grande trappola per il movimento anarchico e libertario che stava crescendo in quegli anni in Europa?

florizel
Inviato: 13/10/2005 13:44  Aggiornato: 13/10/2005 13:44
Sono certo di non sapere
Iscritto: 7/7/2005
Da: dove potrei stare meglio.
Inviati: 8195
 Re: La società del benessere
Cacciucco
Citazione:
ma come direbbe Linucs probabilmente io ho il socialismo sulla spalla...

Diciamo che sulla spalla abbiamo appollaiata la visione che storiograficamente è data del "socialismo".
Se Linucs con la sua ironia intende questo,sono d'accordo con lui.
Fermo restando che finchè il marxismo rimane a sua volta un dogma,come realmente è avvenuto per la sinistra mondiale,il non superamente delle sue teorie implicherebbe il restringimento di nuove concezioni ed ipotesi di liberazione.

"Continueremo a fare delle nostre vite poesie, fino a quando Libertà non verrà declamata sopra le catene spezzate di tutti i popoli oppressi". Vittorio Arrigoni
florizel
Inviato: 13/10/2005 13:54  Aggiornato: 13/10/2005 13:55
Sono certo di non sapere
Iscritto: 7/7/2005
Da: dove potrei stare meglio.
Inviati: 8195
 Re: La società del benessere
Paxtibi
Citazione:
una grande trappola per il movimento anarchico e libertario che stava crescendo in quegli anni in Europa?

Se con questo intendi la repressione della lotta anarchica ad opera degli stessi comunisti inviati dall'unione sovietica ,sono d'accordo con te.
In questo senso,si è operata una sorta di mistificazione di quell'evento.
Lo stesso coinvolgimento degli anarchici nelle istituzioni era già di per sè elemento incrinante delle teorie che mossero la rivoluzione.

Considerando il contesto storico,la radicalizzazione del pensiero anarchista di fronte alla deriva statalista della rivoluzione sovietica,allora l'ipotesi dell'affossamento del movimento anarchico sarebbe valida.
Ma non so se è corretto parlare di trappola,piuttosto di "prevenzione" messa in atto dalla stessa sinistra di fronte al dilagare di un pensiero libertario che mostrava di potersi concretizzare.

"Continueremo a fare delle nostre vite poesie, fino a quando Libertà non verrà declamata sopra le catene spezzate di tutti i popoli oppressi". Vittorio Arrigoni
ivan
Inviato: 13/10/2005 14:23  Aggiornato: 13/10/2005 14:33
Sono certo di non sapere
Iscritto: 22/7/2004
Da: Bronx
Inviati: 11520
 Re: La società del benessere
Mi pare che le situazioni descritte in questo forum siano descritte anche nella teoria dei giochi, di cui sto leggendo adesso un bel libro.

Mi pare che la situazione del panettiere posta essere descritta con il dilemmma degli alberi in Islanda che era più o meno del tipo: << se consumiamo gli alberi per riscaldarci, alla fine non ci saranno più alberi per nessuno, ma senessuno rispetta questa regola, perchè dovrei essere io che a rispettarla visto che se gli altri non la rispettano nel rispettarla non traggo nessun vantaggio?>>

Mi pare che ci fosse poi un altro gioco, quello di una società i cui individui possono collaborare o non collaborare, rispettare o non rispettare le regole. Mi pare che si dimostri che la strategia di gioco che conduce al maggior profitto per tutti sia quella della collaborazione e del rispetto delle regole.
A tal proposito, questo è un articolo interessante: http://www.lescienze.it/specialarchivio.php3?id=10603 , così come questo: http://www.lescienze.it/specialarchivio.php3?id=6453 .


Insomma, gli argomenti della teoria dei giochi sono davvero interessanti.

lamefarmer
Inviato: 14/10/2005 10:43  Aggiornato: 14/10/2005 10:43
Mi sento vacillare
Iscritto: 23/9/2005
Da: vacu°u(m)
Inviati: 334
 Re: La società del benessere
(da "Human Delirium", post vari di mia produzione)


Noi siamo proprietari. Ma di cosa?
(Per esempio) il corpo ci appartiene?

Proviamo a capirlo. Il possesso, é il concetto papà della prorprietà.
Fra le due c'é un "attestato", cioé un "contratto" verbale o scritto,
che afferma il nostro diritto di prelazione sul bene,
tale da essere prova per l'esercizio di tale diritto.

Il diritto (scritto dall'uomo per l'uomo) dice che la proprietà non é
necessariamente l'usufrutto del bene.
Cioé posso essere proprietario, ma il bene può goderselo benissimo un altro.

Il possesso quindi non determina tanto la possibilità o meno
di usufruire, ma determina una ricchezza implicita e quantificabile.

Cosa accade in un bene su cui nessuno abbia mai esercitato il proprio diritto
di proprietà?
Possiamo esercitare liberamente tale diritto: lo dichiariamo nostro.

Come possiamo cedere una proprietà o un usufrutto di una proprietà nostra,
volontariamente?
Possiamo vendere (barattare)

Come possiamo possedere un bene di proprietà di un altro che non cede?
Possiamo conquistarlo.

Di tutti questi ragionamenti cosa appare evidente? Che si tratta di illusioni,
mere convinzioni condivise, tanto reali quanto una qualunque modella su un
cartellone pubblicitario.

Un bosco può appartenermi?
Se estraggo del metallo dalla roccia mi arricchisco?
Prendendo della creta dalla terra, per lavorarla, diventa mia?
Le piante da cui ricavo il legno sono per mio personale usufrutto?
Gli animali sono qui per essere al mio servizio?

Per poter esercitare il diritto di proprietà occorre una espressione
(compulsiva) umana: il desiderio. Per poter condividere tale diritto occorre
un altra espressione (compulsiva) umana: l'egoismo.
Perché l'egosimo esista, devo poter affermare davanti a uno specchio che il
mio corpo é distinto dall'immagine che vedo e che io sono quel corpo
(oggettivo e reale) distinto.

Ciò fa del mio corpo una mia proprietà?

...e se l'avessimo semplicemente in ususfrutto?

Ognuno parla di se stesso, sempre e comunque
naima
Inviato: 15/10/2005 10:14  Aggiornato: 15/10/2005 10:14
Ho qualche dubbio
Iscritto: 9/10/2005
Da:
Inviati: 56
 Re: La società del benessere
Quando una persona sposta delle pietre generalmente a lungo andare comincia a considerarle sue,perchè inconsapevolmente lascia un pò della sua energia nell'oggetto. questa persona non ha la consapevolezza e la capacità di riprendersi questa energia indietro per cui prende la pietra. Staccandosi dall'oggetto , anche mentalmente , si aiuta a riprendersi l'energia abbandonata nell'oggetto stesso e si lascia la pietra dove sta.....

Redazione
Inviato: 15/10/2005 10:30  Aggiornato: 15/10/2005 10:36
Webmaster
Iscritto: 8/3/2004
Da:
Inviati: 19594
 Re: La società del benessere
NAIMA: "questa persona non ha la consapevolezza e la capacità di riprendersi questa energia indietro per cui prende la pietra. "

Questo vale anche per i diamanti rubati? (in fondo, per fare un furto ce ne va di energia...)

IVAN: Nella storia dei giochi che stai leggendo, c'è anche il dilemma del prigioniero, o gioco del prigioniero, o qualcosa del genere? (Riguarda i due criminali, arrestati e interrogati separatamente. Era interessante, ma non mi ricordo più com'è.)

ivan
Inviato: 15/10/2005 11:00  Aggiornato: 15/10/2005 11:00
Sono certo di non sapere
Iscritto: 22/7/2004
Da: Bronx
Inviati: 11520
 Re: La società del benessere
Si, c'è anche il dilemma del prigioniero.

Ne parliamo settimana prossima.

Ciao.

Paxtibi
Inviato: 15/10/2005 16:07  Aggiornato: 15/10/2005 16:07
Sono certo di non sapere
Iscritto: 3/4/2005
Da: Atene
Inviati: 8134
 Re: La società del benessere
Dilemma del prigioniero

Due persone sono state arrestate dopo una rapina in banca, e sono state messe in cella di isolamento. Un furbo inquisitore fa ad ognuno di loro la proposta: "se tu confessi e il tuo complice tace, ti libererò da ogni accusa ma userò la tua testimonianza per far condannare duramente l'altro. Se tu taci e il tuo complice confessa, tu sarai condannato e lui liberato. Se confessate tutti e due, sarete entrambi colpevoli ma io terrò conto del fatto che avete mantenuto la vostra parola. Se tacete tutti e due non posso considerarvi colpevoli della rapina, ma vi condannerò ugualmente per uso illegale di armi da fuoco. Se desideri confessare, devi lasciare una nota al carceriere prima del mio ritorno che avverrà domani mattina"


Ashoka
Inviato: 15/10/2005 19:52  Aggiornato: 15/10/2005 19:52
Sono certo di non sapere
Iscritto: 11/7/2005
Da:
Inviati: 3660
 Re: La società del benessere
... e poi c'e' la ripetizione del dilemma (dopo che vengono riarrestati ..) con l'accordo preventivo a non confessare

... e la ripetizione infinita con la premessa (se tu hai confessato la volta scorsa io confessero ma se non lo hai fatto terro' fede all'accordo..

.. ah gli equilibri di Nash...

Tutta roba che insegnano ad economia.. (ma la scuola austriaca perche' no?)

Ashoka

ivan
Inviato: 17/10/2005 20:09  Aggiornato: 17/10/2005 20:09
Sono certo di non sapere
Iscritto: 22/7/2004
Da: Bronx
Inviati: 11520
 Re: La società del benessere
Il dilemma del prigioniero viene preso come modello per la simulaizone dei comportamenti sociali "odierni", in cui il comportamento del singolo si può rincodurre in molti casi al dilemma del prigioniero; le conseguenze delle scelte singolo, che si ripetono per tutti gli individui, andranno a determinare il comportamento della società. Esempi a tal proposito ve ne sono tanti, come ad esempio il già citato esempio degli alberi in Islanda o la fila ai semafori o ancora di non usare l'automobile quando i livelli di smog sono alti.
Con tutto il rispetto per la teoria dei giochi, che ha comuqnue ha dato una dignità scientifica allo studio di queste situazioni, il limite di queste simulazioni è che il comportamento delle masse è indotto (o influenzato che dir si voglia) dai mass-media, a volte anche in maniera subdola (come avviene con molti siti web che hanno il solo scopo di seminare certi tipi di germi).

Redazione
Inviato: 17/10/2005 21:58  Aggiornato: 17/10/2005 21:58
Webmaster
Iscritto: 8/3/2004
Da:
Inviati: 19594
 Re: La società del benessere
Mah, a rivederlo bene, a me 'sto "dilemma" del prigioniero me pare proprio 'na strunzata.

Se io fossi uno dei due ladri, ragionerei così: è evidente che la stessa identica proposta la stiano facendo anche al mio socio, ed è altretatnto ovvio che anche lui si renda conto di questo. Anche se non possiamo parlare, sappiamo ambedue la stessa cosa, e sappiamo che l'altro la sa. E' quindi naturale fare la scelta che conviene a tutti e due, nella globalità dell'operazione (cioè non confessare, e cavarsela con la pena minore).

In altre parole, è un "falso dilemma" nel momento in cui viene presentato al singolo. Per quanto ciascun ladro ne viva solamente una parte, è perfettamente cosciente del gioco nel suo insieme.

ivan
Inviato: 18/10/2005 18:02  Aggiornato: 18/10/2005 18:03
Sono certo di non sapere
Iscritto: 22/7/2004
Da: Bronx
Inviati: 11520
 Re: La società del benessere
Nel caso del "ladro", questo "gioco" ha una soluzione che sembra ovvia.
Ma la vita ci pone situazioni analoghe in cui la soluzione giusta non è poi così ovvia.
Esempio, la murge pugliese: per secoli i suoi querceti sono stati segati per farci navi prima e traversine ferroviarie poi; ovviamente la scelta per il "singolo" era <<se non taglio l'albero, l'ecosistema si conserverà e nel futuro avremo profitto anche oggi devo fare una rinuncia; d'altronde gli "altri" continuano a segare le querce, quindi è inutile che io mi sacrifichi>>. Ovviamente la soluzione più ovvia è continuare a segare gli alberi, ma oggi sulla murgia non c'è più una quercia, e il territorio si sta desertificando.
Era meglio l'uovo oggi e non la gallina domani? Per chi nel passato traeva profitto dal comemrcio di legname, la soluzione era ovvia; per chi oggi o domani volesse trarre profitto dal commercio di legname, bè è meglio che si rivolga altrove.
La "teoria dei giochi" è poi piena di altri esempi, come la programamzione lineare (che leggo con stupore essere stata usata per progettare alcune barche che partecipato e vinto alle regate di <<'America's Cup>>).
Sono argomenti intriganti, anche se a prima vista sembrano assurdi.

ivan
Inviato: 18/10/2005 18:11  Aggiornato: 18/10/2005 18:11
Sono certo di non sapere
Iscritto: 22/7/2004
Da: Bronx
Inviati: 11520
 Re: La società del benessere
A proposito, su www.lescienze.it:

Citazione:

18.10.2005
Manipolare le scelte
Non sempre ci si accorge se le intenzioni e i risultati non coincidono

lamefarmer
Inviato: 19/10/2005 15:38  Aggiornato: 19/10/2005 15:38
Mi sento vacillare
Iscritto: 23/9/2005
Da: vacu°u(m)
Inviati: 334
 Re: La società del benessere
Ancora una volta uno spunto dal mitico MM.
Ecco che qui, proprio in questo luogo(non)comune
mi trovo già bella e sfornata la soluzione del dilemma
così pomposamente rilasciata da un amico, che si sente
superiore per gli studi d'economia faticosamemente
e costosamente intrapresi alla scuola inglese e che mi spiattella
ad ogni pié sospinto, perché sono meno dotato e più sfigatello.

Fu lui a pormi il dilemma del giochino (stava casualmente studiando la teoria
dei giochi) e fu lui a dirmi la soluzione: "IO" disse con fare saccente
"direi tutta la verità, perché in questi casi é sempre la soluzione migliore,
dato che non posso predeterminare cosa farà il mio compare,
ma so che é un ladro come me cercherà il maggior vantaggio per se stesso".
Non fa una grinza, pensai, ma non mi convince.

Mi suonava una campanella del tipo: ma non c'era un certo "gruppo" criminoso che fu chiamato omertoso, così efficiace da esistere anche oggi?
Ancora una volta la realtà non voleva proprio stare dentro la teoria (stà maledetta!)

Era quello il periodo in cui il mio amico, sorta d'autoletto paladino
contro i cattivi (che in effetti bisogna ammettere, erano davvero criminali)
mi citava esempi così, per dirmi che il male non poteva vincere.

Io nel mio piccolo non riesco invece a cancellare una puntata di Star Trek,
che faceva più o meno così: "il bene vince, ma deve stare molto attento"
Come dire, se mettiamo in vetrina il male,
prima o poi ci verrà voglia di comprarlo. O no?

Ognuno parla di se stesso, sempre e comunque
lamefarmer
Inviato: 19/10/2005 16:38  Aggiornato: 19/10/2005 16:38
Mi sento vacillare
Iscritto: 23/9/2005
Da: vacu°u(m)
Inviati: 334
 Re: La società del benessere
(Human Delirium, produzione personale mia propria e irroproducibile perché troppo assurda, unico copywrite autoimposto al mondo )

Ho scoperto da poco un uso davvero curioso e di stampo italico
della proprietà.

Se infatti fosse sfuggito alla massa, vorrei annuncare tale geniale soluzione
che in realtà sembra una moda non recente e non solo italica
che stà facendo a pezzi il solido mercato,
meglio di due miseri aerei su due misere torri.

Investiamo grossi debiti privati, con i crediti resi disponibili da un altro,
di proprieta di altro ancora e ci facciamo soldi a palate.

Il piano é semplice e si rifà al giochino delle equazioni, tipo:
0=0, che equivale a dire 12000-(2x500)+(2x2x10x10x10)-(500x30)=0
e via così producendo cifre da capogiro, che se sembrano venire dal nulla
bisogna fare ancora più grandi, altrimenti qualcuno può accorgersi
come funziona il magico trucco del sacchetto delle monetine infinite.
Stregonierie da saltimbanco, premiate con il Nobel.

Salvo poi scoprire che si trattava del nulla di pensionati
casalinghe e borghesi piccoli piccoli vari. Infatti per quanto le cifre ballino,
poi i conti devono sempre tornare, e se piazzi una cosa lì
la dovrai predere di là. Allora se te diventi ricco e prima eri un pezzente,
forse qualcuno che proprio pezzente non era ora lo é diventato?
La domanda vera quindi é: a chi tocca oggii?
E' una lotteria, un gioco a premi, che nelle luci del grande circo,
il DisneyPark della cuccagna, attende come di collodiana memoria
che si possa finalmente aprire il mercato degli asini anche per oggi.

Dal canto suo il popolo, abbagliato dall'ultima novità, e preso com'é
dalla furia godereccia dell'ultima moda, o dell'ultima partita,
guarda distratto e beotamente sorride
al riccazzo spuntato come un fungo, chiamandolo "beato",
come fosse San Gerolamo, giustamente messo tra un teschio e la clessidra,
icona di un ennesimo simulacro dell'ennesimo superuomo,
che poi fa anche un po' shakespeariano, prima ancora che nietzscheano.

Ad alcuni, più privilegiati, capita poi d'andare dal dentista
é scoprire con sorpresa (ogni volta autentica)
che l'odontotecnico era il mestiere che voleva fare.

Ma allora, mi chiedo, bastava conoscere le mandibole per diventare squalo?
Panico.

Poi mi conforto subito, il mondo non é improvvisamente cambiato,
forse solo un pochino mutato,
prima bisognava essere certificati, adesso chiunque può essere farabutto
basta essere stati svezzati da giovani con vero latte di lupa.
In caso, il latte ogm omega3 senza lattosio di lupa é disponibile
nelle migliori rivendite, rigorosamente certificato CEE.

Una vera conquista dell'era democrativa: la Cina fa sQuola,
ma solo con schiavi.

Viva la giustizia, viva il progresso, che se non ci ammazza lui
potremmo sempre rifarci con l'ultima puntata dell'isola dei famosi.

Gio!

Ognuno parla di se stesso, sempre e comunque
soleluna
Inviato: 19/10/2005 18:11  Aggiornato: 19/10/2005 18:11
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 29/3/2005
Da: orbita di Anarres
Inviati: 1309
 Re: La società del benessere
Lamefarmer
geniale!

"perche' ballate e vi fate l'acconciatura, visto che qua e' impossibile anche comprare da mangiare?"
"perche' magari oggi e' l'ultimo giorno che viviamo, e vogliamo amarlo quanto piu' possibile"
Grozny
Demon84
Inviato: 28/8/2006 1:43  Aggiornato: 28/8/2006 1:43
Ho qualche dubbio
Iscritto: 20/2/2006
Da:
Inviati: 224
 Re: La società del benessere
M.M. ma lo hai capito adesso? eheh... scherzo..

Quoto pienamente l'articolo per rendersene conto basta leggere gli annunci di lavoro, almeno quelli che leggo io, fanno veramente SCHIFO!

ti chiedono di saper fare 20000 cose diverse e devi avere 400 anni di esperienza sulle spalle e ti chiedono un età minima di 25 anni (la maggioranza delle volte).

Praticamente vogliono il meglio, che sappia fare tutto e pagarlo un cazzo solo per minimizzare i costi, visto che quelli stronzi che guadagnano ogni mese 100'000 franchi (e anche più) solo essendo azionisti di una fottuta banca, ne possano guadagnare 100'005.

Tanto poi, non sanno comunque come spenderli, se non in film porno perché si ritrovano una moglie obesa (altro che ubriaca).

Scusate lo sfogo.. ma ci voleva.. ora vado a letto perché domani, dopo 2 anni di spaccamento ho FORSE trovato un lavoro stabile.

Notte a tutti!

Citazione:
"Il mio viaggio di scoperte non è ancora finito, sebbene io ormai sia un uomo...più cose conosco meno cose capisco e meno cose capisco più mi sembra di tornare bambino" (Demon's summons 2006)

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