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Iraq : IRAQ DEMOCRATICO?
Inviato da Redazione il 12/3/2004 23:48:53 (2454 letture)

IRAQ DEMOCRATICO?

di Fabio de Nardis


Senza nascondere un pizzico di orgoglio, i quotidiani americani danno risalto alla notizia che i membri dell’Iraqi Governing Council, sotto la supervisione dei militari americani e inglesi (quindi in totale serenità) hanno firmato la bozza costituzionale che dovrebbe aprire la via al processo di democratizzazione del paese. Lo stesso Bush rivendica la cosa come un proprio risultato che porterà entro il 30 Giugno alla formazione di un Governo sovrano deciso dagli elettori. Secondo gli accordi, il nuovo Iraq dovrebbe assumere una forma di governo repubblicana, federale, democratica e pluralistica. L’Islam, come religione ufficiale, sarà la principale fonte ispiratrice del processo legislativo anche se a tutte le religioni sarà consentito il diritto all’esistenza (almeno questo). Le lingue ufficiali saranno l’arabo e il kurdo.

Insomma, a breve il mondo potrà contare...

...su un’altra pseudo-democrazia, dove la garanzia delle procedure non sarà corrisposta da alcun reale sentimento democratico. Si ripropone l’atavico dilemma che attanaglia da sempre la comuntà politologica internazionale. Cos’è in fondo la democrazia, un insieme di regole o un sistema di valori che esprime quelle regole? La maggior parte degli studiosi (compreso il compianto Norberto Bobbio) protende verso la prima delle due affermazioni. Dunque, la democrazia non sarebbe altro che un sistema in cui il massimo dell’incertezza decisionale deve essere garantito dal massimo della certezza normativa. In questo senso, un paese per essere considerato democratico è sufficiente che garantisca elezioni libere, ricorrenti e competitive.

Ma allora come ci spieghiamo la Russia, formalmente democratica ma praticamente stretta sotto il polso autoritario di Putin, e a giudzio dei principali commentatori internazionali? Come ci spieghiamo la Bolivia e le tante neo-democrazie Centro e Sud Americane, dove gli oppositori continuano a scomparire senza che nessuno alzi un dito? Come ci spieghiamo le tante plutocrazie orientali, solo formalmente democratiche? Come ci spieghiamo realtà tribali come l’Afghanistan o l’Iraq stesso, dove l’Ayatollah Ali Sistani, capo spirituale della maggioranza Shiita, già annuncia battaglia contro la nuova bozza di Costituzione accusata di lasciare un margine di azione troppo ampio alla minoranza kurda?

Veramente tutti questi paesi possono essere considerati democratici? È ovvio, senza procedure certe che organizzano un sistema politico non si può avere democrazia. Ma cos’è che giustifica le regole. Io cittadino irakeno devo rispettare le nuove leggi che mi vengono imposte per paura della sanzione o perché credo siano giuste? Quanto a lungo si può sperare nel rispetto delle procedure se queste vengono concepite come il prodotto della pressione esterna da parte di un sistema di potere e culturale alternativo e potenzialmente antagonista. Il vecchio Rousseau una volta scrisse che il governante non avrebbe potuto mantenere il proprio potere a lungo senza trasformare il comando in diritto e l’obbedienza in dovere. Sul primo punto ci siamo; ma per far sì che ci si riconosca nell’architettura normativa che rende lecito il comando occorre una cultura democratica, che in Iraq, come negli altri casi citati, non esiste.

La democrazia, là dove si è storicamente consolidata, ha rappresentato il punto di arrivo di un processo secolare di lotte e rivoluzioni per la conquista dei diritti civili, politici e in ultimo sociali. In Italia abbiamo avuto movimenti politici e partiti che hanno materialmente costruito la nostra pur acciaccata democrazia, da un lato, attraverso la normativizzazione del comportamento politico con la Costituzione forse più avanzata di tutto l’Occidente; dall’altro, attraverso un lungo lavoro pedagogico per socializzare i cittadini alle regole e ai valori della democrazia.

Dove sono, in Iraq o in Afghanistan, il Partito socialista o comunista, il Partito d’Azione, quello repubblicano; dove sta la stessa Democrazia cristiana? Dove sono Gramsci, Gobetti, i fratelli Rosselli, Rousseau, Tocqueville e Montesquieu?

È facile esportare un sistema istituzionale manu militari, meno facile è farlo funzionare.

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Autore Albero
SWE
Inviato: 13/3/2004 15:38  Aggiornato: 13/3/2004 15:38
Mi sento vacillare
Iscritto: 8/3/2004
Da:
Inviati: 744
 Re: IRAQ DEMOCRATICO?
Ciao, Fabio, se ti è possibile, vorrei un chiarimento su questa tua riflessione finale perché non ne ho capito bene il senso . ..Dove sono, in Iraq o in Afghanistan, il Partito socialista o comunista, il Partito d’Azione, quello repubblicano; dove sta la stessa Democrazia cristiana? Dove sono Gramsci, Gobetti, i fratelli Rosselli, Rousseau, Tocqueville e Montesquieu? Te lo chiedi perché ritieni che, non essendoci ideologie e personaggi come questi, il processo di democratizzazione non avrebbe,lì, possibilità di affermarsi... O ti chiedi “dove sono” nel senso che non sai se esiste il corrispettivo iracheno, afgano, iraniano ecc..ecc..di” personalità trainanti ” capaci di condurre i paesi islamici verso una loro specifica forma di democratizzazione ? Ti faccio questa domanda perchè io posseggo una visione assai approssimativa della storia e dell'evoluzione dei paesi arabi . L'unica cosa che mi viene in mente ( ma che è molto circoscritta nel tempo e comunque relativamente recente) riguarda la vicenda storico-politica legata alla nascita dell'Iran moderno generalmente associata alla salita al potere di Reza Palavi nel 1925, quando il paese cambia nome da Persia a Iran.. Durante la Seconda guerra mondiale Gran Bretagna e Unione Sovietica invadono il Paese e costringono lo Scià ad abdicare perchè la sua politica era ritenuta filonazista. Il figlio, Mohamed Reza che gli succede, opta per una politica filo occidentale e antisovietica. Ma nel 1951 Muhammad Mossadeq - dopo alterne vicende - ottiene i pieni poteri e inizia la nazionalizzazione della Compagnia petrolifera anglo-iraniana . Si dice che l'MI6 britannico, in accordo con la CIA ( sia per riappropiarsi del monopolio delle compagnie petrolifere- da una parte - che per stroncare un tentativo laico e riformista che avrebbe potuto portare all'uscita dell'Iran dall'orbita occidentale - dall'altra- ) organizzarono un complotto per rovesciare Mossadeq. La cui eliminazione, avvenuta nel '53, favorì, in seguito, l'avvento del fondamentalismo di Khomeini.... Chissà cosa sarebbe successo se l'Operazione Ajax non fosse mai avvenuta ? Se Mossadeq, largamente appoggiato dalla neonata borghesia iraniana avesse potuto condurre il suo paese sulla strada di una prima forma di "democrazia" in Medio Oriente ? Forse non avrebbe potuto "esistere" neanche un Saddam... Potresti rispondermi ...se il naso di Cleopatra ecc. ecc... Ma quello che volevo dire è : chi ci dice che non siano esistiti e non esistano dei Gramsci, dei Partiti d'azione... diversi nei modi e nei termini da come noi li concepiamo, anche nei paesi arabi dei quali solo da due anni a questa parte incominciamo seriamente ad occuparci ? Emanuela [ Modificato da SWE Attivo 13/3/2004 16:13 ]

Anonimo
Inviato: 13/3/2004 18:53  Aggiornato: 13/3/2004 18:53
 Re: IRAQ DEMOCRATICO?
Cara Emanuela, Capisco il tuo interrogativo e cerchero' di spiegarmi. Avrai notato che cerco appositamente di utilizzare un linguaggio un po' provocatorio per suscitare la curiosita' e a volte l'indignazione di lettori o lettrici attente e preparate come te. Quando mi chiedo dove siano quei partiti e quelle personaita', mi riferisco proprio a cio' che dico e cioe' che la democrazia liberaldemocratica (per non parlare di quella socialdemocratica) come noi la intendiamo, e che oggi si cerca di imporre, non e' mai esistita neanche nella cultura politica di un partito in quell'area. Conosco un pochino la storia dell'Iraq perche' me lo impone la disciplina che insegno a L'Orientale di Napoli, e ti assicuro che l'unico partito che dagli anni trenta potesse contare su un'organizzazione e un sistema ideologico e' quello comunista che pero' assunse subito una rigida ortodossia sovietica senza fare mai quel salto qualitativo che ha caratterizzato i comunisti europei. Gli altri partiti (che non ti sto ad elencare), tranne forse il Bath di Saddam fondato a Damasco da un Cristiano (ironia della sorte) erano privi di un corpus ideologico, condividevano un piu' o meno marcato nazionalismo panarabo e si dividevano essenzialmente sul tipo di relazione da impostare con il paese occidentale di turno, ora gli olandesi e i tedeschi, ora i francesi, ora gli inglesi, ora i sovietici e infine gli americani, stretti alleati del regime bathista dal '78 all'89. Insomma, quello che intendo dire e' che io credo nella possibilita' che un giorno quell'area geopolitica possa democratizzarsi ma credo anche che cio’ che sta avvenendo rappresenta una indebita forzatura politico-istituzionale che rende piu’ difficile quell’approdo. La democrazia non e’ un giochino di ingegneria costituzionale ma e’ un obiettivo che va desiderato, interiorizzato e conquistato, come stanno cercando di fare gli studenti nell’Iran che mi citavi. Proprio questo esempio mostra che essa non e’ assolutamente incompatibile con l’Islam. La tecnica sta nell’interpretazione dei testi e nella loro storicizzazione. La stessa sharîa, la legge islamica, applicata ortodossamente in diversi Stati e disattesa nella maggior parte dei paesi islamici moderni, non rappresenta l’Islam ma l’interpretazione delle sue fonti basilari che è stata data in un determinato contesto storico. Dunque, per ragionare su una sua reinterpretazione occorre partire da quelle fonti e non imporre un sistema nuovo che, per quanto positivo, è visto come distante dalla propria storia e cultura. Così come la Chiesa Cattolica in Occidente si è laicizzata (manco tanto) dopo secoli di fondamentalismo, anche l’Islam può fare lo stesso perché sia nel Corano che nella Sunna sono presenti i diritti fondamentali dell’uomo, oltre naturalmente a elementi discriminatori, per esempio relativamente alle condizioni della donna, ma che non mancano d’altronde anche nella Bibbia. ciao F.

SWE
Inviato: 13/3/2004 20:38  Aggiornato: 13/3/2004 20:38
Mi sento vacillare
Iscritto: 8/3/2004
Da:
Inviati: 744
 Re: IRAQ DEMOCRATICO?
Mi era sfuggito il senso “provocatorio” dell’ultima tua frase che ho trascritto ! Allora sì, sono completamente d’accordo con te. Anch’io sono convinta che democrazia e Islam non siano incompatibili. Lo sono se per “democrazia” intendiamo la “ nostra” democrazia, quella con le “nostre” regole, quella raggiunta attraverso il “nostro” percorso storico-filosofico- religioso- politico –culturale… La rozzezza degli americani che non hanno capito quanto fosse difficoltoso e delicato un loro intervento in quell’area perché l’Iraq non è una nazione, ma un complesso di nazioni in cui coesistono faticosamente dimensioni etnico- culturali diverse, lascia stupefatti. D’altro canto che il mondo islamico, a sua volta non abbia saputo operare un rinnovamento ed una revisione al proprio interno, dopo il disfacimento dell’impero ottomano, è anch’ esso un fatto. E adesso, nell’era della globalizzazione, che costringe società e culture diverse a doversi obbligatoriamente confrontare, il mondo arabo potrebbe trovarsi pericolosamente isolato. Il danno, le divisioni e le tensioni che questa guerra ha portato in Medio Oriente non so come potranno essere risolte. Sono però convinta che non ci troviamo di fronte ad uno “scontro di civiltà”, ma - come assai acutamente aveva affermato Edward Said – ad “uno scontro di ignoranza” dovuto alla non conoscenza reciproca di due mondi che da sempre si sono contrapposti. Grazie per la sollecita risposta. A presto, emanuela


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