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news internazionali : Italia e Cina: il trave e la pagliuzza
Inviato da Mnz86 il 18/12/2005 8:28:52 (7102 letture)

di Andrea Franzoni

Sono molte, specie nell'ultimo periodo, le storie di sfruttamento e di maltrattamenti ai danni degli operai cinesi. La Cina, paese che ci fa enormemente paura e che sembra sempre in procinto di schiacciarci, viene infatti dipinta come un regno di campi di lavoro pieni di forzati che vengono spremuti fino alla morte, lavorando decine di ore al giorno senza la minima protezione, e che vengono poi sbattuti tranquillamente per strada una volta inutili.

Questa situazione terribile, per la verità per nulla dissimile a quella nella quale versano milioni di lavoratori in Sud America, in Asia, in est Europa o in Africa, è al centro di una feroce strumentalizzazione mossa da interessi meramente economici, ovviamente, ma che prova a far leva sulla difesa dei diritti dei lavoratori rivendicando dazi, barriere e altre limitazioni sulle merci cinesi (andando contro agli stessi principi di libero mercato professati da decenni). Mentre il cinese viene sempre più stereotipato, e mentre gli industriali nostrani invocano uno sbarramento delle frontiere …


… che ci salvi dall'invasione gialla pretendendo, come ipotetica condizione per aprire i commerci, il rispetto dei diritti dei lavoratori e l'aumento dei loro salari, gli stessi industriali sembrano dimenticarsi della loro ferrea etica non appena, imbarcatisi sul primo aereo, trovano il primo lembo di terra privo di diritti su cui impiantare la loro bella fabbrichetta. E non stiamo parlando solo del Terzo Mondo, dove pure facciamo schifezze da qualche decennio, ma della stessa Cina, e quindi degli stessi lavoratori cinesi, i cui diritti sono improvvisamente al centro dell'agenda politica dell'occidente.

E' recente, infatti, una notizia di quelle che fanno saltare dalla sedia ma che, sfortunatamente, pare aver avuto pochissimo risalto da parte dei media. Proviene proprio dalla Cina, e per la precisione dalla provincia di Shenzou dove, il 3 e 4 novembre, c'è stata una pesante mobilitazione operaia. 2.800 lavoratori sono scesi per strada protestando contro l'abbassamento del salario, le insalubri condizioni di lavoro e, soprattutto, il pestaggio di alcuni di loro che sarebbero stati malmenati proprio dai "supervisori" arrivati per l'occasione dall'Italia. L'azienda al centro delle proteste è l'italianissima DeCoro, che produce divani che esporta in America vantandosi della qualità Made in Italy (a fronte del "prezzo cinese") dal 1997.

La notizia è stata riportata per prima dalla canadese CBC (1), oltre che da diversi quotidiani online asiatici e dall'Associated Press. La vicenda, in particolare, è stata trattata con ampio risalto dal China Labour Bulletin, di stanza ad Hong Kong per sfuggire agli ostacoli dell'oscurantismo cinese, che vi ha dedicato due esaurienti articoli (2).

In Italia, che io sappia (da quello che ho pescato sulla rete), vi ha accennato nel suo blog Beppe Grillo (il titolo "Italiani brava gente" è suo) (3) e l'edizione cartacea di Repubblica, con un ottimo lavoro di Federico Rampini(4).

La vicenda. La DeCoro fabbrica i suoi prodotti in una grande fabbrica in Cina (la più grande fabbrica di divani di tutto il mondo, si vanta il titolare sul sito internet (5) assemblando le materie prime provenienti da tutto il mondo: pelli italiane, intelaiature svedesi, parti meccaniche statunitensi e poliestere coreano. Sono circa 3.000 gli operai che, esclusivamente a mano, fabbricano fino a 55 container pieni di divani per un fatturato di circa 300 milioni di euro (a fronte di un investimento iniziale di soli 2,5) (6).

Le paghe sono discrete per essere in Cina: 240 dollari al mese. Il China Labour Bulletin, certo, denuncia violazioni della legge cinese (7), leggi che probabilmente in pochi rispetteranno e che le stesse autorità faranno applicare senza essere troppo severi. Gli operai della DeCoro (gli operai cinesi per i cui diritti, leghisti e industriali italiani, tanto si battono) sono obbligati a lavorare 7 giorni su 7, sforando decisamente le 44 ore settimanali (e otto ore al giorno) massime per legge, inoltre non hanno pensione, maternità, assicurazione per gli infortuni, assistenza medica e nemmeno alcuna tutela contrattuale. Un lavoratore, ad esempio, ha raccontato di aver lavorato per tre anni spruzzando colla sui pezzi di spugna, con in dotazione soltanto tre mascherine al mese, completamente immerso nelle esalazioni della colla stessa e in misteriose polveri, senza nemmeno un check-up medico finchè non ha iniziato a ammalarsi.

Voi direte: in Cina questa è la prassi, ed è ridicolo fare la morale sullo sfruttamento dei lavoratori. Queste cose, però, dovreste andarle a dire a Confindustria, che ultimamente dice di essere in prima linea per la difesa dei lavoratori cinesi. Come possiamo pretendere maggiori diritti per gli operai quando i nostri stessi industriali fanno lo stesso in tutto il Terzo Mondo e anche nella stessa Cina? Accusare i cinesi di essere degli incivili e dei barbari, nell'ambito dei diritti dei lavoratori, può essere totalmente legittimo, ma a patto di ammettere che anche noi non siamo affatto migliori, anzi. E ripararsi dietro a commenti come "stando con lo zoppo si impara a zoppicare" non è sufficiente per un paese presunto civile, come il nostro, che per di più ha alle spalle una tradizione di lotte e conquiste di cui dovremmo andare fieri e che dovrebbe essere il nostro marchio di fabbrica.

Le agitazioni, comunque, sono iniziate il 28 settembre quando 10 operai, visto il taglio del 20% totalmente inatteso rilevato nella busta paga, hanno deciso di andare a chiedere spiegazioni ai manager della ditta i quali, invece che fornire spiegazioni, gli hanno ritirato i pass per entrare nella fabbrica proibendogli, così, di andare al lavoro. Gli operai, due giorni dopo, si sono quindi presentati fuori dalla fabbrica chiedendo di poter riavere il permesso di ritornare al lavoro o esigendo, in caso, una lettera di licenziamento. Dopo avere organizzato un sit in, secondo gli operai stessi, sono stati aggrediti da quattro o cinque "supervisori" italiani che li hanno insultati e picchiati mandandone tre all'ospedale. (7)

"Io sono stato il primo ad essere picchiato - ha dichiarato Liang Tian al South China Morning Post riportato da AP - Sono stato buttato a terra e preso a violenti pugni nello stomaco. Poi mi hanno schiacciato la faccia a terra mentre io rimanevo disteso: è stato veramente umiliante". "Sono come lupi - ha testimoniato Li Fangwei affermando che gli operai, nella fabbrica DeCoro, vengono picchiati regolarmente - sono razzisti e ci trattano come schiavi". (8)

A seguito di questi fatti l'intera fabbrica è entrata in sciopero e la manifestazioni è stata sedata dalla polizia in assetto antisommossa. Gli slogan scanditi dai manifestanti comprendevano temi come il ripristino della giustizia, la fine delle violenza ai danni dei lavoratori e il ripristino dei loro diritti umani. La fabbrica è stata chiusa per almeno due giorni, in modo da stemperare gli animi: le notizie ufficiali si fermano qui, al 6 novembre, e non c'è dato di sapere quali sono stati poi gli sviluppi.

L'azienda sul sito ufficiale non accenna allo spiacevole inconveniente (9), tuttavia è stato il titolare Luca Ricci a dare la sua versione, tramite il quotidiano online delle ditte che si occupano di arredamento (10). I 10 operai, afferma, sono stati licenziati perchè non sapevano lavorare. Quanto alle paghe, Ricci afferma che in otto anni non sono mai state abbassate. Ricci (che al momento dei fatti era negli USA, ma ha parlato con un testimone diretto) ha poi affermato che sono stati gli operai ad aggredire, nel tentativo di entrare con la forza nello stabilimento, uno dei supervisori italiani. Solo allora gli altri 4 italiani sarebbero intervenuti in difesa del compagno, ferendo gli operai cinesi.

Giovanni Prati, altro dirigende della DeCoro, ha poi affermato ad AsiaNews che l'incidente è stato esagerato e che non era intenzionato "a un taglio del salario ma solo a una redistribuzione della griglia sulla quale vengono calcolati i salari" (11)

E' possibile trovare, in questa vicenda, anche un razzismo asiatico e cinese nei confronti dell'Italia. Molti, infatti, affermano che il governo cinese è spesso più morbido nel reprimere le manifestazioni di scontento contro le multinazionali straniere rispetto che contro le aziende cinesi. Anche nell'attenzione di testate come il China Labour Buletin, forse, si può denotare un pò di campanilismo e di nazionalismo. Anche se ciò fosse vero, comunque, un pò di discriminazione razziale ci farebbe veramente bene.

Sempre il China Labour Buletin, inoltre, riporta le dichiarazioni di Pezzotta, sindacalista della CISL, che ha chiesto chiarimenti e addiritture la possibilità di ispezionare la fabbrica (come per Guantanamo). Adolfo Urso, vice ministro alle attività produttive, ha commentato interpellato da AdnKronos: "Mi stupisco delle notizie che sono apparse sui giornali cinesi, rimbalzate anche in Italia. Ovviamente tocca poi ai manager dell'impresa difendersi e tutelarsi da queste accuse e risponderne nelle sedi competenti, anche in quelle giudiziarie cinesi, ove ci fossero". Alla fine, però, è l'immagine dell'Italia a esserne danneggiata.

In conclusione, una volta detta la frase di rito, tutti sono tornati a fregarsene dei lavoratori cinesi. Lontano dagli occhi (e dal portafogli), lontano dal cuore. E vissero (quasi) tutti felici e contenti.

Vediamo però di ricordarci di questo evento quando Confindustria, con l'acqua alla gola, chiederà dazi e agevolazioni per difendere i diritti dei lavoratori cinesi. Quelli che si lamentano dello sfruttamento degli operai cinesi, in verità, sono come la volpe che dichiara che l'uva, che non riesce a raggiungere perchè troppo alta, non è affatto buona. Che ce lo dicano apertamente, senza ipocrisie e squallidi proclami etici: dobbiamo proteggere l'economia perchè non reggiamo ai ritmi cinesi. Capiremmo, o dovremmo capirlo anche perchè, l'invasione cinese, minaccia più di tutti i lavoratori occidentali.

Andrea Franzoni (Mnz86)

-----------------------------------------------

E-mail della direzione dello stabilimento cinese: info.cn@DeCoro.com
______________________________________________________

(1) Workers at Italian furniture factory in China strike over beatings by bosses (CBC, 2/11/05)

(2) Workers at Italian-invested sofa factory in Shenzhen went on strike as three allegedly beaten by Italian supervisors (China Labour Buletin, 4/11/05)
(3) Italiani brava gente (9/11/05)
(4) Cina, operai contro azienda italiana "Picchiati e trattati da schiavi" (Repubblica, 5/11/05)
(5) About Us
(6) La qualità è Made in Italy, i prezzi Made in China (il Giornale, 12/10/2004)
(7) Italian sofa maker in Shenzhen violates China's labour law (China Labour Buletin, 9/11/2005)
(8) Chinese Sofa Factory Workers Go on Strike (AP, 3/11/05)
(9) http://www.decoro.com
(10) DeCoro faces labor dispute in China (Forniture Today, 4/11/05)
(11) Shenzhen: Italian supervisor beats workers protesting salary cut (Asia News, 3/11/05)

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I commenti sono proprietà dei rispettivi autori. Non siamo in alcun modo responsabili del loro contenuto.
Autore Albero
illupodeicieli
Inviato: 18/12/2005 9:01  Aggiornato: 18/12/2005 9:01
Mi sento vacillare
Iscritto: 2/1/2005
Da:
Inviati: 323
 Re: Italia e Cina: il trave e la pagliuzza
Lavoro, ahimè, nel settore dell'arredamento come agente di commercio e so che cosa vuol dire, e non da oggi, il fattore prezzo. Tuttavia non ho ricette da suggerire,tra l'altro non verrebbero prese in considerazione. Per scelta personale, che a volte paga e a volte paga ma in ritardo, scelgo di vendere e rappresentare prodotti unici e particolari, diversi dagli altri . Certo che far osservare solo il problema dei lavoratori è essere miopi. Il vero problema è che da noi,e forse anche in altri paesi del mondo, non si hanno i soldi per acquistare i nostri (made in italy) prodotti :alcuni dei quali sono, tra l'altro, anche scadenti (parlo del settore arredamento ,settore che credo conoscere ) e ,quindi con un rapporto qualità/ prezzo sballato.Si tratta di vedere cosa può fare per vivere un cittadino,come me, a quasi 50 anni che perderà il lavoro se,come si percepisce da tempo, arriveranno i prodotti cinesi o del terzo mondo sul mercato. Non ci saranno,e l'elenco può essere lungo, agenti di commercio di hifi,mobili,abbigliamento e calzature, e poi,forse, sarà anchel'ora del settore alimentare e ,come leggevo sul blog di grillo, la fine dei padroncini e dei vari corrieri espressi. Il fatto è che l'analisi,sia di Grillo che di Blondet e di altri, oltre logicamente la mia, è incompleta e forse affronta solo certi aspetti, quelli che in qualche modo ci toccano direttamente o che,come me ,credo di conoscere.

freemind
Inviato: 18/12/2005 10:28  Aggiornato: 18/12/2005 10:28
Mi sento vacillare
Iscritto: 17/6/2004
Da:
Inviati: 380
 Laogai
Da più parti si fa riferimento ai laogai (crdo che lo stesso Max in risposta ad un post avesse preannunciato l'articolo presente proprio sul tema, ma vedo che l'argomento non è esattamente quello), e io confesso di saperne ben poco.
Allora che si fa in questi casi, avendo a disposizione Internet? Si clicca e vai!

Ragazzi, io dei laogai ho trovato ben poco. C'è un certo Harry Wu che oggi vive in america e che racconta d'essere stato internato per 19 anni in un laogai. Ne descrive le condizioni di vita inumane e promuove a Washington una associazione (la Laogai Research Foundation - http://www.laogai.org/news/index.php) per denunciare la cosa e raccogliere fondi.

Bene, a parte Harry Wu io non ho trovato altre testimonianze sulla cosa. Su Amnesty International non ne trovo traccia, e questo fatto è veramente strano.

Se qualcuno ha ulteriori informazioni / link / fonti, mi può aiutare a trovarli affinché io mi possa fare un'idea più precisa della cosa?
Grazie

Noi non ci realizziamo mai. Siamo due abissi: un pozzo che fissa il cielo - FERNANDO PESSOA
yarebon
Inviato: 18/12/2005 10:30  Aggiornato: 18/12/2005 10:30
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 25/10/2005
Da:
Inviati: 2366
 Re: Italia e Cina: il trave e la pagliuzza
dare la colpa alla Cina dell'aumento dei prezzi e della crisi economica italiana è da ipocriti! La crisi italiana è cominciata nel 1992 quando ci fu una grossa svalutazione della lira e fummo cacciati addirittura dalla sme. Poi siamo riusciti a far quadrare i conti e per un pò ad abbattere un economia che cresceva per vie illegali (tangentopoli). Ora che il clamore di quei fatti e di tangentopoli è finito, ritornano le tangenti e l'Italia è uno dei paesi più indebitati del mondo, con un Tronchetti Provera che è entrato nel guiness dei primati per essere l'uomo con più debiti del mondo eppure personaggi come questo in Italia vengono elogiati e messi a capo di grandi aziende. Non nego che nel futuro l'invasione economica cinese possa avere effetti, ma un'invasione economica di paesi stranieri l'Italia l'ha avuta sempre, gli usa hanno tentato di scardinare i luoghi di ritrovo come le pizzerie con i vari mcdonalds, non hanno avuto successo, nel senso la gente nonostante i mcdonalds mangia per fortuna ancora la pasta e la pizza e i ristoranti cinesi non hanno creato un calo tra i ristoranti italiani. Il settore alimentare è in crisi per i prezzi alti, non per i cinesi e la gente non va dai cinesi a comprare gli alimenti come alternativa ai supermercati, ma nei discount che sono italiani. L'entrata nell'euro ha fatto aumentare i prezzi in tutta Europa, più in Italia che in altri paesi, dove vige la regola dell'imbroglio e dell'arrotondare i prezzi e l'arte dell'arrangiarsi! L'unico settore in cui credo abbiano influito i cinesi è quello dell'abbigliamento che in effetti è in crisi (oltre che per la crisi economica globale iniziata nel 2000 e dopo l'11 settembre resa pubblica) proprio per i prezzi bassi che loro propongono, per il resto chi vuole puntare il dito sull'economia cinese non vuole ammettere i propri sbagli. Il mercato è vasto e per tutti ci potrebbe essere spazio!

Mnz86
Inviato: 18/12/2005 10:54  Aggiornato: 18/12/2005 10:54
Ho qualche dubbio
Iscritto: 4/7/2005
Da: BS
Inviati: 246
 Re: Italia e Cina: il trave e la pagliuzza
questa volta, devo dirlo, non posso non schierarmi con Beppe Grillo:

http://www.internazionale.it/beppegrillo/articolo.php?id=11258

(visto che la tassa sull'inquinamento non mi pare, visto l'andazzo, realmente praticabile, perchè non piazzare qualche bel dazio alle merci che siamo in grado di produrre anche noi?

Mi viene fastidio quando sento gli economisti di Prodi che dicono che per salvare l'Italia dalla crisi ci vuole più mercato e più liberismo

Mnz86
Inviato: 18/12/2005 11:06  Aggiornato: 18/12/2005 11:06
Ho qualche dubbio
Iscritto: 4/7/2005
Da: BS
Inviati: 246
 Re: Laogai
FreeMind: anche se esistono testate di stampa non controllate direttamente dallo stato, in Cina, non troveremo mai nessuno veramente informato dei fatti parlare dei LaoGai a parte magari qualche esule, credibile come gli esuli cubani a Miami (quelli che mettono le bombe negli hotel dei turisti occidentali a Cuba per conto della CIA). Ho letto tempo fa un articolo di Blondet a riguardo, questo è il link del mio blog dove l'avevo riportato all'epoca

http://mnz86.giovani.it/?did=324659

, ma mi sembra (nonostante stimi molto Blondet) non troppo credibile (con i cinesi ci fanno il sapone e il botulino, cose già sentite e smentite -x quanto riguarda sapone e botulino- qualche decennio fa). Tra l'altro è stato pubblicato sulla Padania, fate voi..

La Cina è ancora troppo al centro delle opposte propagande per poter essere "studiata" in maniera distaccata. Ho letto un librone sulla Cina (Cina spa, pubblicato con NuoviMondiMedia) che si spendeva in lunghe descrizioni e in proiezioni economiche senza fare una parola sui laogai.

Io credo che sia un fenomeno decisamente ingigantito. Quindi prendiamo quello che ci dicono sulla Cina con le pinze!

ivan
Inviato: 18/12/2005 11:10  Aggiornato: 18/12/2005 11:12
Sono certo di non sapere
Iscritto: 22/7/2004
Da: Bronx
Inviati: 11520
 Re: Italia e Cina: il trave e la pagliuzza
Citazione:

Mi viene fastidio quando sento gli economisti di Prodi che dicono che per salvare l'Italia dalla crisi ci vuole più mercato e più liberismo


E' sconfortante: la ricetta che "questi" hanno sempre pronta è sempre la solita: "socializziamo le perdite, privatizziamo i profitti".
E' una formula da cui derivano numerose varianti sul tema, ma il cui succo è sempre lo stesso: "ognuno per sè e Dio per tutti".
Ci hanno anche tritato i maroni con la versione accademica: il ben noto "dilemma del prigioniero", situazione assurda ma da cui sono riusciti anche a tirarci qualche Nobel incorniciandolo nella teoria dei giochi. Bravi, non c' è che dire.
Sarebbe il caso di ripensare il nostro modello economico, ma considerato che di fregature ne abbiamo avute fin troppe, l'unica via che vedo è un "sistema economico etico": semplicemente iniziamo ad applicare l'etica in tutti gli aspetti della nostra vita, secondo me alla lunga qualcosa in meglio cambierà.
Mi ripeto: vi sono aziende che producono e commercializzano merci ottenute in maniera non etica? Bene, queste merci non entreranno mai nel mio carrello della spesa.

razor
Inviato: 18/12/2005 11:36  Aggiornato: 18/12/2005 11:36
Ho qualche dubbio
Iscritto: 9/7/2005
Da:
Inviati: 287
 Re: Italia e Cina: il trave e la pagliuzza
Intanto se ne parla.
Mi pare di capire che il succo del discorso di Andrea Franzoni che ultimamente in occidente stia partendo una campagna denigratoria dei sistemi di lavoro cinesi (vedi laogai) per arginare in qualche modo il prodotto cinese al 100% mentre dalla porta di servizio grandi multinazionali approfittano dei suddetti sistemi per produrre le proprie merci a costo bassissimo, salvo poi rivenderle sui nostri mercati con profitti astronomici.

Cosa c'è da stupirsi? Il compito di qualsiasi manager è quello di garantire i maggiori profitti possibili alla propria azienda e fino a quando esisteranno differenze così macroscopiche tra le condizioni sia economiche sia di sicurezza tra lavoratori dei vari angoli del pianeta purtroppo sarà così.

Adesso però sta succedendo qualcosa che che forse questi signori si dovevano aspettare: i cinesi hanno cominciato ad esportare in proprio. Hanno cominciato nel settore tessile dove oramai la fanno da padrone e stanno sistematicamente invadendo ogni settore, in ultimo anche la roccaforte "automobile" che da noi ha sempre goduto di una sfacciata protezione.

Ma mentre il loro interesse è quello di tutelare il proprio orticello il nostro sarebbe quello di tutelare il nostro lavoro ed il nostro salario quindi che fare?

Io non sono un economista e una ricetta non ce l'ho, ma se dovessi seguire l'istinto la soluzione sarebbe quella di fornire una giusta informazione, far capire alla gente che ogni volta che compri cinese risparmi sul momento ma sul momento perdi anche un pezzetto del tuo lavoro. Una bella etichetta "made in europe 100%" adeguatamente pubblicizzata e protetta anche se un palliativo rappresenterebbe comunque un inizio.

razor
Inviato: 18/12/2005 12:02  Aggiornato: 18/12/2005 12:02
Ho qualche dubbio
Iscritto: 9/7/2005
Da:
Inviati: 287
 Re: Italia e Cina: il trave e la pagliuzza
Comunque parlando nello specifico di Laogai mi sembra abbastanza riduttivo fidarsi dell'impressione che sia tutta una balla solo perchè ne sta parlando solo una parte dell'informazione.

Personalmente credo invece che ci sia molto di vero, anche per quanto riguarda la fine che fanno gli organi dei condannati a morte.
Non dimentichiamoci dei documentari filmati riguardanti le esecuzioni con un colpo alla nuca, e la assoluta mancanza di pietà nel chiedere le spese di esecuzione alla famiglia del condannato se volevano riavere un corpo da tumulare.

Questi sono spietati, ragazzi....

Mnz86
Inviato: 18/12/2005 12:05  Aggiornato: 18/12/2005 12:05
Ho qualche dubbio
Iscritto: 4/7/2005
Da: BS
Inviati: 246
 Re: Italia e Cina: il trave e la pagliuzza
Non tutti si possono permettere il commercio etico. Finchè il cinese costerà un terzo dell'etico la gente, avendo entrambi a disposizione, preferirà riempirsi la pancia sul momento o sacrificarsi eroicamente sull'altare della difesa dell'industria italiana? Sono bellissimi discorsi, quelli sul commercio etico, ma i 3x2 dell'Auchan, quando si ha fame, valgono più di ogni convincimento morale e di ogni giusta informazione.

Sarebbe carino dire: ci siamo rotti le palle di chiudere aziende tessili, ora facciamo un bel mega incentivo alle aziende tessili italiane che producono posti di lavoro e mettiamo un bel dazio sul tessile estero (anche sulla Nike o sulla DeCoro- che fa divani, ok). Certo che per questo ci vorrebbe uno stato strangolato delle banche e finanziato delle multinazionali.

Max_Piano
Inviato: 18/12/2005 12:14  Aggiornato: 18/12/2005 12:16
Sono certo di non sapere
Iscritto: 10/12/2005
Da:
Inviati: 3666
 Re: Italia e Cina: il trave e la pagliuzza
Difendersi dalla Cina è impossibile e senza senso : cosa dovremmo fare ?
Mettere dei dazi medioevali sulla importazione dei prodotti ?
A parte che questa soluzione andrebbe contro gli accordi WTO già firmati dieci anni fa (e che piuttosto andavano non firmati!) ma ci sarebbero altri inconvenienti : i primi a subire gli effetti negativi di questa politica sarebbero proprio le classi sociali più deboli.
Che piaccia oppure no molte famiglie riescono ad arrivare a fine mese proprio grazie all'abbattimento dei prezzi introdotto dalla concorrenza cinese.

L'occidente pensava, mi si perdoni l'espressione colorita, di "prendere la vacca per le palle", colonizzando da un lato un enorme mercato interno in rapida espansione (tra poco si venderanno più Ferrari in Cina che nel resto del mondo) dall'altra sfruttandone la manodopera a prezzi stracciati (vestiti, elettronica, ecc... ).
L'occidente ha guadagnato con la Cina per almeno dieci anni trasformando la Cina nella grande manufatturiera del mondo.
Ora la Cina sta pretendendo la sua parte.

La prima fase è nota a tutti : prodotti cinesi spesso scadenti ma di prezzo super concorrenziale. Le aziende occidentali possono ancora rispondere con prodotti di qualità superiore anche se molti di questi sono essi stessi Made in Cina !

Con il tempo dalla Cina arriveranno prodotti sempre più avanzati dai quali sarà difficile (per rapporto qualità/prezzo ) difendersi.
La differenza di investimento in ricerca tecnologica tra l'occidente e la Cina è incredibile; la Cina è aiutata anche dalla mole impressionante di investimenti esteri e da una politica disinvolta che riesce a unire i campi di lavoro da regime comunista con il turbo-capitalismo in stile Hong-Kong.
Il consenso è creato da un lato con una polizia oppressiva (libertà solo di fare soldi) dall'altro migliorando esponenzialmente lo stile di vita della classe sociale medio-alta (come gli USA ma in modo più estremo).
A questo possiamo aggiungere che anche lo stile di vita delle classi operaie è leggermente migliorato se paragonato a quegli immensi campi di lavoro che sono le realtà rurali e contadine della Cina occidentale.
Qualcosa sta cambiando ma è difficile che la Cina riconosca a breve termine i diritti base dei lavoratori, che da noi sono uno standard, visto che le stesse aziende occidentali hanno sfruttato la manodopera a basso costo per arricchirsi !
Chi siamo "noi" per fare prediche ?
Prima dell'adesione della Cina al WTO bisognava mettere dei paletti di delimitazione (limiti alla delocalizzazione, diritti lavoratori, ecc...) ora è troppo tardi !

Perchè il caso Cina non è scoppiato dieci anni fa ? Ovvio : solo ora gli industriali europei e americani, dopo essersi arricchiti con lo sfruttamento, stanno realizzando che le aziende cinesi vogliono esautorarli (vedi il caso della IBM comprata dalla cinese Lenovo). Allora la Cina non è più la grande opportunità ma la terribile minaccia.

Ancora oggi possiamo ridere delle automobili cinesi (pericolose e di scarsa qualità) come facevamo per i prodotti giapponesi (che ora sono al top). Ma un domani ?

Se non si corre immediatamente ai ripari (enormi investimenti in ricerca tecnologica) non avremo possibilità contro la Cina ! E questo significherà un ulteriore aumento della disoccupazione.
Fra l'altro dobbiamo anche augurarci che l'esplosiva economia cinese non salti per aria perchè se la Cina dovesse crollare ci trascinerebbe con lei.

Abbiamo proprio creato un mostro !

razor
Inviato: 18/12/2005 12:20  Aggiornato: 18/12/2005 12:20
Ho qualche dubbio
Iscritto: 9/7/2005
Da:
Inviati: 287
 Re: Italia e Cina: il trave e la pagliuzza
Max_Piano, straquoto tutto, salvo accettare supinamente che il mostro da noi creato ci mangi.
Per fortuna abbiamo gente che per meri motivi di interesse tenterà di salvarsi-salvarci il culo e come sai sono piuttosto bravi.

Per una volta ci toccherà parteggiare per loro...

illupodeicieli
Inviato: 18/12/2005 12:40  Aggiornato: 18/12/2005 12:40
Mi sento vacillare
Iscritto: 2/1/2005
Da:
Inviati: 323
 Re: Italia e Cina: il trave e la pagliuzza
per salvare e riavviare la baracca,non penso sia sufficiente investire in tecnologia, visto che sono state trasferite in diversi paesi del mondo intere fabbriche nuove di zecca: creare prodotti tecnologicamente avanzati, non basta, perchè possono essere copiati e realizzati e messi sul mercato a costi nettamente inferiori ai nostri.poi il problema credo sia sempre quello dei soldi:i clienti o consumatori che dir si voglia non hanno denaro . se si vuole scendere in particolari basta andare in giro e vedere coi propri occhi e sentire con le proprie orecchie.non farsi abbindolare dai servizi tv o dei giornali. come dicono alcuni ,cioè ritornare a consumare i prodotti locali...andate ,se per sbaglio venite in sardegna a vedere il prezzo del pecorino sardo ...e meno male che è fatto o dovrebbe essere prodotto quì da noi. è chiaro che poi uno sceglie altro e compra straniero. piuttosto che teorizzare ,mi perdoni chi lo ha fatto, su problemi o questioni internazionali, visto che gente come grillo o altri giornalisti, invitano al consumo di prodotti locali o al made in italy, ecco ci dicano i prezzi e dove acquistare , ma anche con quali soldi oppure si è già tornati non dico a mettere soldi da parte ma ,finalmente, con lo stipendio si arriva al 30 di ogni mese?

Max_Piano
Inviato: 18/12/2005 14:29  Aggiornato: 18/12/2005 14:29
Sono certo di non sapere
Iscritto: 10/12/2005
Da:
Inviati: 3666
 Re: Italia e Cina: il trave e la pagliuzza
Citazione:

Per fortuna abbiamo gente che per meri motivi di interesse tenterà di salvarsi-salvarci il culo e come sai sono piuttosto bravi.


Sono meno ottimista su questo : da tempo l'Europa e l'Italia in particolare non sono più il centro del mondo.
Gli USA stessi sono in declino e verranno superati dalla Cina sia come produzione industriale che come ricerca tecnologica e forse un giorno anche come potenza militare.
Il PIL cinese sta superando quello americano : è un dato di fatto indiscutibile.
La storia vede da sempre civiltà emergere e andare in declino : forse noi siamo in declino.

Citazione:

per salvare e riavviare la baracca,non penso sia sufficiente investire in tecnologia, visto che sono state trasferite in diversi paesi del mondo intere fabbriche nuove di zecca: creare prodotti tecnologicamente avanzati, non basta, perchè possono essere copiati e realizzati e messi sul mercato a costi nettamente inferiori ai nostri.


Non è sufficiente ma di sicuro è necessario se non vogliamo entrare in un circolo vizioso che ci spazzerà via. Ma probabilmente è troppo tardi (gli investimenti in questo senso richiedono decenni per dare risultati).
In ogni caso separerei le aree di ricerca da quelle di produzione.

Certamente pensare di essere competitivi con la Cina a livello di produzione è impossibile : come competere con gli operai cinesi proprio ora che la stessa Cina sta delocalizzando le proprie industrie in altri paesi dove la manodopera costa ancora meno (Vietnam, Cambogia, Korea del Nord, ecc) ?
L'unica è competere a livello di ricerca, di progetti. Fare qualcosa che non convenga essere esportato, qualcosa che sfrutti ad esempio il miglior benessere collettivo europeo (istruzione, libertà di espressione, ecc..), o la nostra cultura (stile, design, originalità).
Sembra incredibile ma una delle aziende che sta facendo affari d'oro con la middle class emergente cinese è proprio la svedese Ikea !


Usa e Russia hanno capito che un modo per guadagnare con la Cina è basato sulla fornitura di quello che le manca : l'energia per crescere (petrolio e gas).

L'Europa deve trovare altre strade possibilmente più a lungo termine. E farlo in fretta.

Paxtibi
Inviato: 18/12/2005 15:12  Aggiornato: 18/12/2005 15:12
Sono certo di non sapere
Iscritto: 3/4/2005
Da: Atene
Inviati: 8134
 Re: Italia e Cina: il trave e la pagliuzza
Citazione:
Se non si corre immediatamente ai ripari (enormi investimenti in ricerca tecnologica) non avremo possibilità contro la Cina ! E questo significherà un ulteriore aumento della disoccupazione.


In realtà esistono solo due strade per non soccombere alla Cina:

1- L'assimilazione in Europa del modello cinese, adeguando salari e orari di lavoro.

2- Detassare produttori e consumatori europei per consentire un livello dei prezzi concorrenziale e convincere gli imprenditori a produrre in loco.

Indovinate su quale delle due si sta orientando l'Unione Europea...

Santaruina
Inviato: 18/12/2005 15:47  Aggiornato: 18/12/2005 15:47
Sono certo di non sapere
Iscritto: 13/10/2004
Da: Sud Europa
Inviati: 5123
 Re: Italia e Cina: il trave e la pagliuzza
Nei secoli capita ogni tanto che compaiono uomini che, senza possedere doti di preveggenza, semplicemente osservando i processi sociali in atto sanno vedere anche la loro futura conclusione.

Fu il caso di René Guénon, e le sue parole critiche nei confronti della modernità datate fine ottocento mi tornavano in mente leggendo l’articolo di Andrea e i commenti.

Come porre rimedio a questo disastro?

Bisogna capire dove questo disastro nacque, innanzitutto.

Questa che osserviamo è la naturale evoluzione dello spirito moderno che fonda la sua ragione d’essere sulla produzione esclusiva di beni materiali e sulla rincorsa di un astratto “benessere” economico, santificato nelle divinità eteree chiamate “PIL” e “produzione”.

Tutto prevedibile, fin dagli inizi.

Non credo sia possibile oramai invocare “etica” o “giustizia”; con una veloce riflessione si può intuire che non sono compatibili con la filosofia moderna dello “sviluppo”.

La Cina è l’apice di questo processo: un miliardo di schiavi al servizio della produzione, esseri umani tenuti in vita per servire le divinità incorporee del profitto.
E’ la modernità che trionfa, la modernità che finalmente si realizza.

Perché questo era il suo unico fine,il suo scopo: trasformare l’essere umano in strumento.
E la Cina è la vetta del processo.

Inutile sorprendersi, inutile cercare soluzioni all’interno della modernità stessa.

Blessed be

-o- Ama e fa' ciò che vuoi -o-
Krya
Inviato: 18/12/2005 17:52  Aggiornato: 18/12/2005 18:25
Mi sento vacillare
Iscritto: 22/8/2005
Da: Toscana
Inviati: 438
 Re: Italia e Cina: il trave e la pagliuzza
Pensate al paradosso, pur considerando lo stato Cinese, quanto di più distante ci possa essere dal "Comunismo" filosofico, e come per gli individui a maggior ragione per gli Stati, uno è per quello che fà e non per come si dipinge, nonostante questo diventa dimostrazione che al "Capitale" non si sopravvive.

Certo è che senza l'autolesionistico aiuto dei paesi "civili", che hanno esportato tecnologia in cambio di schiavitù e quindi profitto, difficilmente avremmo avuto problemi di questo genere, in tempi così rapidi, li avremmo avuto ugualmente, ne sono certo, ma con processi più lunghi e più mediati.

Questo però, anche se molti non saranno in accordo, mette in difficoltà il teorema della cerchia che controlla il mondo, non credo rientrasse o fosse previsto, nei loro piani, questo bruciante e incontrollabile scatto economico Cinese, il potere per esserlo veramente, deve essere controllabile, e questa parcelizzazione e delocalizzazione cinese e non solo, guardate la mappa di chi diventa ricco, non è controllabile per niente, ormai non è più il prodotto che fà ricco l'uomo ed è quindi a lui subordinato, ma è il "prodotto" in quanto tale che è mezzo e fine e controlla l'uomo ed i sui ritmi.

Certo tra clima, malattie, pazzi scatenati e Pil vari, c'è da scommetere chi tra questi arriva prima a darci il colpo di grazia.

Riccardo

Ps.
Santa quali nuovi demoni alimentano il tuo vertiginoso equilibrio?

Ci sono crimini peggiori del bruciare libri, uno di questi è non leggerli. (brodsky)
Santaruina
Inviato: 18/12/2005 19:28  Aggiornato: 18/12/2005 19:28
Sono certo di non sapere
Iscritto: 13/10/2004
Da: Sud Europa
Inviati: 5123
 Re: Italia e Cina: il trave e la pagliuzza
Questo però, anche se molti non saranno in accordo, mette in difficoltà il teorema della cerchia che controlla il mondo, non credo rientrasse o fosse previsto, nei loro piani, questo bruciante e incontrollabile scatto economico Cinese

In verità per i casi davvero irrecuperabili di “cospirazionismo estremo”, l’ascesa della Cina era l’ultimo tassello che mancava al completamento del mosaico.

Era chiaro infatti che l’impero Americano aveva il compito della Nigredo, la distruzione dell’ordine esistente a suon di guerre e devastazioni, compito che sta portando a termine.

Ma dopo questo stadio sarebbe apparso sulla scena un “antagonista”, perché per il futuro progetto del Nuovo Mondo occorreva che l’impero americano stesso fosse annientato.

L’antagonista è ora quasi pronto, ed è proprio l’asse Cina Russia di cui abbiamo spesso analizzato l’ascesa, che prenderà le parti del mondo oppresso islamico (l’ha detto recentemente anche Putin) verso lo scontro finale, in cui tutte le mega potenze si annienteranno a vicenda e gli Illuminati che al momento sono infiltrati nell’ONU approfitteranno della tabula rasa per edificare la Nuova Società.

E’ andato in onda “Cospirazionismo Estremo”, le nuove frontiere della dietrologia applicata

Ovviamente è uno scenario totalmente fantastico…

Blessed be

Io vedo il giovane Impero che avanza da Ponente, devasta Babilonia e impone il suo vessillo sui Cinque Mari.

Ma ecco, il gigante dell’Est finalmente sorge dal suo sonno millenario, e con l’ Orso Biondo sfida l’Impero.

Nessuno potrà uscire vincitore dall’ultimo scontro, il veleno dei fuochi eterni ammorba ogni uomo ed ogni prato.

E scorgo nell’ombra coloro che da secoli preparavano questo momento, ed ora al sicuro aspettano che la devastazione abbia fine per costruire il loro Nuovo Palazzo di Cristallo.

Una immensa sorpresa li attende.


San Malvasio

___________

p.s.: grande Riccardo conoscitore della lingua degli dei dell' Olimpo....

-o- Ama e fa' ciò che vuoi -o-
Paxtibi
Inviato: 18/12/2005 19:55  Aggiornato: 18/12/2005 19:55
Sono certo di non sapere
Iscritto: 3/4/2005
Da: Atene
Inviati: 8134
 Re: Italia e Cina: il trave e la pagliuzza
Ovviamente è uno scenario totalmente fantastico…

Ovviamente.


ivan
Inviato: 18/12/2005 20:17  Aggiornato: 18/12/2005 20:17
Sono certo di non sapere
Iscritto: 22/7/2004
Da: Bronx
Inviati: 11520
 Re: Italia e Cina: il trave e la pagliuzza
Citazione:

Non tutti si possono permettere il commercio etico. Finchè il cinese costerà un terzo dell'etico la gente, avendo entrambi a disposizione, preferirà riempirsi la pancia sul momento o sacrificarsi eroicamente sull'altare della difesa dell'industria italiana? Sono bellissimi discorsi, quelli sul commercio etico, ma i 3x2 dell'Auchan, quando si ha fame, valgono più di ogni convincimento morale e di ogni giusta informazione


Non è che "non tutti si possono permettere il commercio etico": in questo paese di sacche vere di povertà non ne ho mai viste: ho sempre visto il contrario: gente che in ogni modo ostenta uno stile di vita il "più snob possibile", costi quel che costi.
Giorni fa sono stato a pranzo con degli amici, amici che facevano questa riflessione, profonda nella sua ingenutà: "Ma che razza di paese è questo? Qui la gente 10 euro preferisce rubarteli pittosto che guadagnarli onestamente con il lavoro che gli dai".
In parole povere parole come etica, onestà, etc non trovano terreno fertile da queste parti. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti: http://www.internazionale.it/home/primopiano.php?id=11211
E stiamo a fare la morale alla Cina.

Max_Piano
Inviato: 18/12/2005 21:06  Aggiornato: 18/12/2005 21:06
Sono certo di non sapere
Iscritto: 10/12/2005
Da:
Inviati: 3666
 Re: Italia e Cina: il trave e la pagliuzza
Citazione:

L’antagonista è ora quasi pronto, ed è proprio l’asse Cina Russia di cui abbiamo spesso analizzato l’ascesa, che prenderà le parti del mondo oppresso islamico


Ma solo dopo che Putin sarà riuscito a sradicare il terrorismo ceceno ...

hi-speed
Inviato: 19/12/2005 0:10  Aggiornato: 19/12/2005 0:12
Sono certo di non sapere
Iscritto: 28/12/2004
Da: preda lunga
Inviati: 3211
 Re: Italia e Cina: il trave e la pagliuzza
Bell'articolo ed ottimi post.

Mancano però alcune precisazioni
La mafia italiana

La mafia cinese
http://www.poliziadistato.it/pds/online/comunicati/index.php?id=454
http://www.cinaoggi.it/storia/triade.htm

La mafia russa
http://www.centroimpastato.it/publ/online/mafia-russa.htm

Hi-speed
PS:dove si sono evolute(!?) queste organizzazioni?

Cosa Sta Succedendo? Madre, madre Ci sono troppi di voi che piangono Fratello, fratello, fratello Ci sono troppi di voi che stanno morendo Sai che dobbiamo trovare una maniera Per portare un pò di amore qui oggi
davidex
Inviato: 19/12/2005 14:07  Aggiornato: 19/12/2005 14:07
So tutto
Iscritto: 18/12/2005
Da: EU
Inviati: 6
 Re: Italia e Cina: il trave e la pagliuzza
Non sembra di vivere una specie di "maccartismo" anche da noi? Non sembra anche a voi che stia montando un odio ingiustificato verso i cinesi per primi? La mia ragazza è cinese, vive in Cina, e lei mi dice che non capisce questo odio, che loro percepiscono bene, quando le imprese italiane sono tra le prime a sfruttare certe condizioni e a mantenere una situazione di degrado. La Cina è un grande paese, non è possibile dire che tutta la Cina sia degradata o avanzata, ma posso dire che certe situazioni sono senza dubbio peggiori in italia. La Cina è il paese che reggerà l'economia del futuro, per rispetto (e convenienza) sarebbe meglio non creare un clima di diffidenza a priori, credo che questo bell0articolo vada nella direzione giusta, mettendo in luce alcune verità sui reali responsabili di certe situazioni di degrado in Cina. Un ringraziamento all'autore e un saluto a tutti gli utenti, questo è il mio primo post

Max_Piano
Inviato: 19/12/2005 14:51  Aggiornato: 19/12/2005 14:51
Sono certo di non sapere
Iscritto: 10/12/2005
Da:
Inviati: 3666
 Re: Italia e Cina: il trave e la pagliuzza
Ciao Davide,

Citazione:

La Cina è il paese che reggerà l'economia del futuro, per rispetto (e convenienza) sarebbe meglio non creare un clima di diffidenza a priori, credo che questo bell0articolo vada nella direzione giusta, mettendo in luce alcune verità sui reali responsabili di certe situazioni di degrado in Cina.


apprezzo la testimonianza che riporti.
Ritengo che il "degrado" della Cina vada anche definito.
Se per degrado si intende la situazione di sfruttamento della classe operaia, il turbo-capitalismo, l'edilizia selvaggia e la schiavitù in cui si trova la maggioranza della popolazione (che vive nelle campagne) non credo che la colpa sia dell'imperialismo europeo o americano.
Il problema ha radici profonde che affondano nel comunismo di Mao e che oggi si manifestano con quell' ignobile governo oligarchico fascista che osa ancora definirsi "Partito Comunista"...
Questa non sia una scusante per il comportamento ipocrita tenuto dalle industrie europee ed italiane !
Il problema di fondo è forse l'incapacità per un occidentale di comprendere una realtà, quella cinese, che ha sempre metabolizzato a modo suo le ideologie : il comunismo ieri e il capitalismo oggi.

Paxtibi
Inviato: 19/12/2005 15:23  Aggiornato: 19/12/2005 15:25
Sono certo di non sapere
Iscritto: 3/4/2005
Da: Atene
Inviati: 8134
 Re: Italia e Cina: il trave e la pagliuzza
La Cina è il paese che reggerà l'economia del futuro, per rispetto (e convenienza) sarebbe meglio non creare un clima di diffidenza a priori

Per fortuna c'è Ciampi che si spende per creare una calda atmosfera di fattiva partecipazione...

Anche il presidente Carlo Azeglio Ciampi è favorevole a togliere il divieto di vendere armi alla Cina. «Ho confermato al presidente Hu Jintao che l'Italia guarda con favore all'abolizione dell'embargo sull'esportazione delle armi e lavora attivamente per renderla possibile»

Del resto, mancava solo l'ufficialità:

Ma lo stupefacente è che in pochi hanno avuto il coraggio di denunciare l'ipocrisia del messaggio di Ciampi e dei suoi pari: l'Italia, infatti, è da almeno un decennio che non rispetta l'embargo UE alla Cina! L'Osservatorio sul commercio delle armi dell'IRES Toscana (OSCAR) dimostra infatti che le esportazioni belliche italiane alla Cina sono ammontate negli ultimi 10 anni a circa 200 milioni di euro. E sono in continuo aumento come mostrano i dati contenuti nella Relazione parlamentare sulle esportazioni italiane di armi: nel 2003 l'Italia ha consegnato o ha autorizzato la vendita di armi alla Repubblica popolare cinese per un totale di 122 milioni di euro. La Cina è stato nel 2003 il terzo miglior cliente dei mercanti di armi italiani, dietro Grecia e Malesia e davanti ad Arabia saudita, Francia e Pakistan. Gli italiani insomma non hanno atteso la fine dell'embargo per fare ottimi affari con l'esercito cinese facendo finta di non sapere, ad esempio, che nel dicembre 2003 il parlamento europeo ha confermato l'embargo votando a larghissima maggioranza un documento nel quale si afferma che "la situazione dei diritti umani in Cina resta insoddisfacente".

Ed è in queste occasioni che il parlamento si esprime nel più puro spirito bipartisan:

Lo slancio nei rapporti Roma-Pechino era già stato anticipato da un'intervista del ministro degli Esteri, il caporione fascista Fini, pubblicata il 6 dicembre dal "Quotidiano del Popolo", secondo cui la posizione assunta dall'Italia nei confronti di Pechino "si colloca all'interno della posizione dell'Europa, visto che il mantenimento dell'embargo non corrisponde allo spirito della partnership strategica tra Unione europea e Cina. L'Italia sta lavorando perché i partner europei condividano la necessità di revocare questa misura, che a nostro modo di vedere è superata perché la Cina di oggi non è quella del dopo Tienanmen".

Una posizione quella di Ciampi e del governo del regime neofascista che ha trovato d'accordo il presidente dei DS Massimo D'Alema che, dopo aver espresso la sua piena intesa col presidente della Repubblica sulla critica al protezionismo verso e dalla Cina, "Il ciclo di sviluppo della Cina - aveva affermato Ciampi - è un fatto inarrestabile: esserne coinvolti è una necessità vitale. Non bisogna avere timore dell'apertura ai mercati e alla concorrenze", si è detto totalmente d'accordo sulla revoca dell'embargo al regime capitalista e fascista di Pechino. Un classico dei rinnegati.


Anche la "sinistra radicale"...

si sono notate incredibili prese di posizione della sinistra radicale (Rifondazione) che ha lamentato il fatto che la Cina "non rispetta i diritti umani" (perché se li rispettava era giusto vendergli un po' di carri armati, corrazzate, missili e pistole?).

Insomma, quando si tratta di vendere armi crollano tutti gli steccati ideologici, e ti saluto diffidenza!


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