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elezioni Usa : L’altro Obama – Intervista a W.Tarpley
Inviato da Redazione il 24/1/2009 7:20:00 (19516 letture)

Webster Tarpley è il principale propugnatore della teoria che vede Barack Obama come un prodotto di laboratorio, coltivato per lunghi anni dal gruppo politico di Zbigniew Brezinsky, e ora impostoci alla Casa Bianca con una sofisticata operazione di “marketing ideologico”, in cui la facciata del “cambiamento” serve solo a coprire una realtà di aggressione imperialista ancora peggiore di quella che abbiamo vissuto negli ultimi otto anni.

Sotto Obama – secondo Tarpley – l’America riporterà in auge quella politica di destabilizzazione globale il cui scopo ultimo è demolire una volta per tutte l’impero russo. Non potendo attaccarlo militarmente, questa strategia prevede inizialmente la frantumazione del Pakistan – alleato-chiave della Cina in Asia – e poi la riduzione dell’afflusso di petrolio africano verso la Cina, per obbligare quest’ultima a rivolgersi ai territori siberiani, alla ricerca di petrolio, trovandosi così in conflitto diretto con la Russia.

In questa intervista Tarpley spiega anche che la chiave di volta di tutta l’operazione è quella di riuscire a mettere l’Iran contro la Russia stessa, attraverso un’alleanza di cui farebbe le spese Israele, …

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elezioni Usa : Tu voterai per me… finchè lo dico io!
Inviato da Redazione il 3/1/2009 10:00:00 (10961 letture)

Credevano di aver capito tutto, quelli che dicevano che Obama era “un prodotto di laboratorio”, creato apposta dai “burattinai” dei piani alti per dare al popolo l’illusione di un cambiamento inesistente (non parliamo poi di quelli come me, che credevano addirittura che Obama avesse vinto per il maggior numero di voti conquistati). E invece salta fuori che l’illusionista era proprio lui, il caro Obama, e la vittima inconsapevole era l’intero popolo americano.

Un documento che circola in rete rivela infatti che Obama avrebbe vinto le elezioni grazie a sofisticatissime tecniche di persuasione occulta, “rubate“ in qualche modo agli specialisti della PNL, e applicate per tutta la campagna elettorale in modo cinico e sistematico.

Il documento che denuncia questo scandalo si intitola: “Analisi dell’uso di tecniche nascoste da parte di Obama nei suoi discorsi”, e il suo sottotitolo recita: “Ecco le prove. Questo documento contiene oltre 60 pagine di prove e di analisi, che dimostrano l’uso da parte di Obama di un metodo, poco conosciuto e altamente efficace, di una forma di manipolazione ipnotica intesa al “sequestro” [mentale, si suppone] di milioni di americani inconsapevoli, e rivela ciò che soltanto pochi psicologi ed esperti di ipnosi/PNL conoscono”.

Affrontiamo quindi il testo con la dovuta serietà, perchè lo merita sicuramente. (In certi casi riporto il termine originale, fra parentesi quadre, chiedendo a chi è esperto in PNL ...

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elezioni Usa : L’America è cresciuta
Inviato da Redazione il 5/11/2008 1:20:00 (14136 letture)

Solo chi non conosce bene la storia americana può non apprezzare fino in fondo il significato storico della vittoria di Barack Obama.

Basti pensare che solo 40 anni fa i suoi genitori – un nero e una bianca – non avrebbero potuto nemmeno viaggiare insieme in autobus da una città all’altra degli Stati Uniti.

Basti pensare che 40 anni fa fece scalpore un film in cui un nero (Sidney Poitier) decideva di sposarsi con una donna bianca.

Basti pensare che 40 anni fa i neri americani non avevano ancora acquisito il diritto universale di votare.

Eppure, poco prima di essere ucciso, Robert Kennedy dichiarò: “Entro 40 anni un nero potrà diventare presidente di questa nazione”. Era il 1968, a 40 anni esatti da oggi.

Ma la grandezza di Barack Obama - e quello che gli ha permesso di vincere – è stata di non impostare una campagna elettorale nel nome di una eventuale “rivincita” dei neri, ma della semplice affermazione dei valori di eguaglianza espressi dalla Costituzione.

Nel discorso di ringraziamento, infatti, Obama ha esordito dicendo: “Se c’è ancora qualcuno che pensa che in questa nazione esistano traguardi irraggiungibili per il cittadino qualunque, la serata di oggi contiene la sua risposta”.

Ora, sappiamo tutti bene che il “cittadino qualunque”, per poter raggiungere quei traguardi, deve prima scendere a compromessi non da poco, ma a questo punto bisogna introdurre una importante distinzione ...

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elezioni Usa : L'America sceglie il suo futuro - e anche un pò del nostro.
Inviato da Redazione il 1/11/2008 5:40:00 (7645 letture)



Fra 4 giorni gli Stati Uniti voteranno il loro nuovo presidente. La situazione nel paese è particolarmente tesa e carica di aspettative. L’ipotesi di un presidente nero – che viene definita da tutti una “pietra miliare”, se divenisse realtà - può risultare insignificante solo a chi non conosca da vicino la storia degli Stati Uniti.

Barack Obama infatti è decisamente in vantaggio nei sondaggi, ma nessuno osa ancora parlare di una sua eventuale vittoria come di un fatto reale. Il conservatore (specialmente se razzista) non riesce ancora a rassegnarsi, il progressista non osa ancora sperarlo.

Una vittoria di Obama significherebbe – a grandi linee – un ritorno alla politica di Clinton: riduzione dei “favori” alle grandi corporations, e aumento degli incentivi alla middle class, nella convinzione che l’economia funzioni meglio se alimentata dal basso verso l’alto, e non viceversa. Una vittoria di McCain – che ha dovuto letteralmente vendersi alla destra conservatrice, per avere il loro appoggio – significherebbe invece un proseguimento dello status quo, con la forbice sociale che continua ad allargarsi, fino a rischiare la rottura. In politica estera, sempre a grandi linee, vedremmo la fine dell’unilateralismo e un ritorno alla diplomazia anteposta all’uso dell’esercito, e non viceversa.

A destra si continua a ripetere che i sondaggi sono fasulli, e che più di una volta nella storia il risultato finale li ha completamente smentiti. A sinistra cresce la paura di un’altra frode elettorale, ...

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elezioni Usa : Colin Powell affonda John McCain
Inviato da Redazione il 20/10/2008 5:53:13 (6577 letture)

Un’altra dura mazzata per John McCain è arrivata ieri da Colin Powell, che ha scelto “Meet the Press” – la tribuna politica più importante in America – per annunciare il suo appoggio ufficiale a Barack Obama. E lo ha fatto in modo rumoroso.

A danneggiare McCain non è solo il fatto che Powell sia una rispettata ed autorevole figura del partito repubblicano, ma sono stati i contenuti stessi del suo breve annuncio, nel quale ha riassunto in pochi minuti tutte le critiche più pesanti giunte a McCain nelle ultime settimane da ogni parte dello spettro politico.




Naturalmente Powell, l’ex-ministro degli esteri che ai tempi della campagna d’Iraq fu letteralmente estromesso dalla junta di Cheney e Rumsfeld, non ha dimenticato di lanciare chiare accuse anche ai neocons, ...

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elezioni Usa : E’ in arrivo una “October Surprise”?
Inviato da Redazione il 17/10/2008 8:50:00 (6179 letture)

C’è una strana calma nell’aria, dopo la conclusione nei dibattiti televisivi fra Barack Obama e John McCain – che sono risultati fatali per il secondo - e non lascia presagire nulla di buono.

L’imprevedibile (?) svolta economica, che nell’arco di due settimane ha portato Barack Obama ad un vantaggio ormai praticamente incolmabile, rischia di mettere in moto un disperato colpo di coda da parte di coloro che non vogliono rassegnarsi ad una presidenza del senatore nero di Chicago.

La vera “tragedia“ infatti, per i repubblicani, non è soltanto la probabile vittoria di Obama, ma il fatto che nel contempo i senatori repubblicani che andranno alla rielezione (circa una decina) hanno probabilità minime di essere rieletti. Questo significherebbe, nella migliore delle ipotesi, un parlamento a maggioranza democratica rafforzata (la maggioranza già ce l’hanno, ma ora è risicata), che sarebbe libero di fare praticamente tutto quello che vuole. Nella peggiore delle ipotesi invece i repubblicani rischiano addirittura di vedere trasformato quel “praticamente“ in un “assolutamente“.

Se infatti i democratici riuscissero a conquistare 60 seggi al Senato, ai repubblicani non resterebbe nemmeno la possibilità di praticare il cosiddetto filibuster (ostruzionismo parlamentare), ultima spiaggia per chi vuole opporsi al passaggio di una nuova legge, per cui si troverebbero in totale balia del partito avversario.

Questa ipotesi, sommata all’immagine di un “negro“ alla Casa Bianca, ...

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elezioni Usa : Dibattito Palin-Biden: vincono tutti, perde McCain.
Inviato da Redazione il 3/10/2008 10:10:00 (7834 letture)

Si è concluso da poco l’atteso dibattito fra i vice- presidenti candidati, Sarah Palin e Jo Biden.

Non c’è stato il tonfo della Palin che molti si aspettavano, grazie anche alla formula - particolarmente compiacente verso di lei - che impediva ai candidati di rivolgersi direttamente la parola, come nel caso di Obama e McCain. Le domande inoltre erano tutte assolutamente prevedibili.

Ma la vera sorpresa è arrivata da Jo Biden, che ha comunque dato una dimostrazione di esperienza e di fermezza retorica tali da mettere comunque sotto la rivale, su praticamente tutti gli argomenti proposti.

I sondaggi generali, rilevati a caldo, danno una secca preferenza di 51 punti percentuali a Jo Biden, e soli 34 alla Palin (il resto sono indecisi).

Questo significa, in termini elettorali, che non è cambiato praticamente nulla, mentre Obama continua a guadagnare punti negli stati-chiave, ed anche in quelli che fino a poco tempo fa pendevano a favore di McCain. Con grande clamore (e malcontento, da parte dei repubblicani), proprio oggi McCain ha rinunciato a proseguire la campagna elettorale in Michigan – uno stato fino a ieri a suo favore – che in pochi giorni è passato decisamente dalla parte di Obama.

Se si votasse oggi, Obama vincerebbe di larga misura le elezioni, e finchè i democratici riusciranno a mantenere caldo il “problema economico“, è inevitabile che McCain continui a perdere terreno su tutto il fronte.

Tornando al dibattito: è vero che la Palin ha saputo salvare la faccia, evitando figuracce come quelle recenti sulla sua esperienza in politica estera (“dalle coste dell’Alaska vediamo la Russia”), ...

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elezioni Usa : Il fattore Palin: ridere per non piangere
Inviato da Redazione il 29/9/2008 5:50:00 (12990 letture)

Per chi le segue da vicino, le elezioni americane si sono trasformate da un normale esercizio di analisi socio-politica in puro e semplice divertimento collettivo. Il motivo di questo cambiamento si chiama Sarah Palin.

Scelta a sorpresa contro un pool di candidati decisamente più preparati e legittimi, Sarah Palin ha inizialmente “infiammato” la base repubblicana, con un discorso di presentazione alla Convention che ha fatto tremare i democratici di tutto il paese: fondamentalista religiosa che implora Dio perchè l’Alaska abbia il suo oleodotto, contraria all’aborto anche nei casi di incesto e violenza sessuale, la cacciatrice di caribù con tailleur di Valentino ha fatto impazzire i beer-bellies (i panzoni gonfi di birra) del Sud razzista e maschilista, che indossavano orgogliosi dei distintivi elettorali con il volto della Palin e la scritta “Hottest VP“ (“la più bollente vicepresidente”).

McCain – che era stato messo abilmente in corner da Obama con la scelta di Joe Biden - veniva acclamato come “genio” della propaganda elettorale, e i sondaggi nazionali lo vedevano scavalcare Obama, prendendogli un vantaggio di addirittura 4 o 5 punti in un colpo solo. Roba che in tempi normali si ottiene soltanto con due settimane di dura campagna elettorale, visitando almeno una dozzina di stati diversi.

Ammutoliti, i commentatori democratici si guardavano esitanti, e solo i più coraggiosi osavano suggerire che “forse, passato l’entusiasmo, scopriremo veramente quanto vale questa Palin”.

Ebbene, l’entusiasmo è passato, anche perchè nel frattempo c’è stata l’esplosione della bolla finanziaria – quanto casuale?, si domandano alcuni – a riportare tutti con i piedi per terra. E nel frattempo Sarah Palin, dopo aver resistito a lungo con scuse diverse, ha finalmente dovuto accettare di essere intervistata ...

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elezioni Usa : Un veleno chiamato Clinton
Inviato da Redazione il 27/8/2008 9:50:00 (10502 letture)

(Segue: Possibile attentato a Obama?)

Se Barak Obama perderà le elezioni di novembre la colpa sarà stata certamente di Hillary Clinton, che non ha saputo digerire la sconfitta subita nelle primarie, rigurgitando tutto il suo veleno nell’attesissimo discorso che ha concluso poche ore fa alla Convention democratica di Denver. E’ avvenuto cioè quello che molti temevano ma nessuno osava confessare, e che rischia ora di dividere profondamente la base elettorale, regalando un altro quadriennio “gratuito” ai repubblicani.

Facciamo un passo indietro, per chi non avesse seguito da vicino tutto il melodramma democratico: grande favorita all’inizio delle primarie, la Clinton si è vista superare alle prime tornate dall’ “underdog” Barak Obama, e da quel momento non è più riuscita a recuperare lo svantaggio, vedendo così svanire una presidenza che reputava già sua. Nel frattempo aveva però raccolto 18 milioni di voti, battendo il record assoluto nella storia delle primarie americane (Obama ne ha raccolto circa 300.000 in meno, ma ha comunque vinto la nomination grazie al complesso meccanismo dei delegati).

Incapace di perdere con eleganza, la Clinton ha trasformato l’ultima parte del confronto elettorale in una specie di rissa a senso unico, nella quale ha fatto di tutto per dipingere un’immagine negativa di Barak Obama, che ora si ritorce contro il candidato democratico: basti pensare che i repubblicani usano oggi, nei loro spot pubblicitari, gli stessi spot pubblicitari che la Clinton aveva lanciato contro Obama. Non contenta, alla fine della corsa la Clinton ha fatto comunque pesare la sua vittoria nel voto popolare, ...

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elezioni Usa : Obama muove, e il nero vince?
Inviato da Redazione il 23/8/2008 8:30:00 (6448 letture)

Barak Obama ha fatto la mossa che forse gli permetterà di vincere la Casa Bianca, nonostante la preoccupante “inversione termica” registrata ultimamente nei sondaggi nazionali: ha scelto il Senatore Joe Biden come vicepresidente candidato. Con un colpo solo quindi Obama a) si è messo al riparo da futuri attacchi sulla sua inesperienza in materia di politica estera (Joe Biden è senatore da 35 anni, ed è attualmente il presidente della commissione senatoriale per gli affari esteri), b) si è prenotato la vittoria in uno degli stati ancora in bilico (la Pennsylvania, in cui Biden è nato), e c) ha preso accanto a sè uno dei più accaniti combattenti che siano mai comparsi sulla pubblica scena americana negli ultimi anni (Biden è in grado di sferrare cazzotti poderosi agli avversari, senza mai perdere un’oncia del suo leggendario “aplomb”).

Ma soprattutto, la mossa di Obama potrebbe obbligare McCain ad una scelta che potrebbe anche rivelarsi fatale per lui: candidare Mitt Romney alla vicepresidenza, per il “ticket” repubblicano. In un’epoca infatti in cui i dibattiti fra i vice-presidenti cominciano ad avere un peso effettivo sull’esito finale della votazione, ...

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elezioni Usa : Una strana nazione
Inviato da Redazione il 21/8/2008 9:00:00 (5987 letture)

Più che parlarci dei candidati, dei quali sappiamo già molte cose, ogni elezione americana sembra rivelarci qualcosa di nuovo rispetto al popolo che si ritrova ogni quattro anni a scegliere uno fra i leader politici più importanti nel mondo.

Nel 2000 abbiamo visto come sia bastata una reazione di “antipatia“ verso il presuntuoso e arrogante Al Gore, che da grande favorito è riuscito a soccombere di fronte al “piccolo uomo qualunque“ impersonato da George W. Bush. (Sappiamo tutti che ci fu l’intervento della Corte Suprema, ma in teoria Gore non avrebbe mai dovuto permettere a Bush di avvicinarsi così tanto, nei risultati elettorali, da potervi fare ricorso).

Nel 2004, nonostante tutti avessero capito che la guerra in Iraq era un disastro ormai irreversibile, bastò che Dick Cheney agitasse per qualche settimana lo spauracchio del “ritorno del terrorismo“, e nuovamente l’America corse a ripararsi ... dietro allo stesso uomo che l’aveva trascinata in quel disastro.

Ora con Obama e McCain stanno succedendo cose molto strane, che nuovamente ci insegnano qualcosa del popolo americano che evidentemente non conoscevamo.

Dopo aver vinto la tenace battaglia con la Clinton per la nomination, Obama aveva veleggiato per oltre un mese con un vantaggio nei sondaggi, rispetto a McCain, che si aggirava sugli otto-dieci punti di percentuale. In altre parole, se si fosse votato in quel momento, Obama avrebbe vinto con il 48% circa dei voti, ...

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elezioni Usa : “McCain è un bugiardo”. Parola di carceriere.
Inviato da Redazione il 25/6/2008 3:40:00 (8200 letture)

NOTIZIA FLASH: Un sondaggio nazionale ha dato ieri Barak Obama in vantaggio su John McCain di 14 punti: Obama 48% - McCain 34% (il resto sono indecisi). Alle fine delle primarie, due settimane fa, lo stesso sondaggio galleggiava intorno alla parità: McCain 41% - Obama 40% (il resto indecisi). Questo sondaggio non risente in alcun modo della notizia riportata in questo articolo, che negli Stati Uniti ancora non è stata ripresa.

°°°

Pensavamo (e speravamo) che sarebbe successo, ma molto più avanti, nel cuore della competizione presidenziale del prossimo autunno. Invece qualcuno ha pensato bene di anticipare i tempi, svelando al mondo già da adesso il “piccolo sporco segreto” di John McCain: il candidato repubblicano non sarebbe affatto l’eroe di guerra che lui stesso si è andato dipingendo per decenni, “torturato e tenuto in isolamento” dai feroci Vietcong per oltre 5 anni, ma un fortunato figlio di papà che ha portato a casa la pelle proprio grazie al cognome importante, dopo essere stato trattato – a quanto pare – come un ospite di tutto riguardo.

A smentirlo pubblicamente non è un giornalista qualunque, e nemmeno un veterano di guerra che possa avere il dente avvelenato contro di lui, ma il suo stesso ex-carceriere, che in un’intervista alla BBC non ha esitato a definirsi – addirittura - “suo amico”.

McCain fu fatto prigioniero quando il suo bombardiere fu colpito dalla contraerea vietnamita, obbligando l’equipaggio a paracadutarsi sopra il centro di Hanoi.

Caduto in un laghetto della città, Mc Cain fu catturato dai locali ...

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elezioni Usa : Il sogno di Obama può diventare una realtà
Inviato da Redazione il 21/5/2008 8:50:00 (7690 letture)

All’inizio delle primarie americane, qualche mese fa, i favoriti erano Rudolph Giuliani per i repubblicani e Hillary Clinton per i democratici.

Era però prevedibile che Giuliani, con il suo pesante fardello di ambiguità, sia politiche che personali, non facesse troppa strada in direzione della Casa Bianca. Ed infatti la sua candidatura è durata poco più di una settimana: giusto il tempo di rendersi conto di quanto facile fosse impallinare l’ex-sindaco di New York (è bastato l’arresto di Bernard Kerik, senza nemmeno bisogno di scomodare le bugie di Giuliani sull’undici settembre), e i repubblicani lo hanno subito abbandonato alla deriva, rifugiandosi sul più moderato ma apparentemente più difendibile John McCain.

A quel punto non ci voleva molto a immaginare che anche la candidatura di Hillary Clinton, costruita su misura per contrastare quella di Giuliani (una democratica moderata era perfetta contro un falco “spumeggiante” come lui), avrebbe perso molto del suo appeal contro il già moderato McCain, aprendo invece la strada al più “liberal” e combattivo Barak Obama.

Anche in quel caso i democratici hanno capito l’antifona, ed hanno chiaramente scelto Obama, il cui grande vantaggio, rispetto alla Clinton, è di aver votato contro il rifinanziamento della guerra in Iraq. Questo offre al senatore dell’Illinois un’arma di primaria importanza, nella battaglia elettorale del prossimo autunno, che Hillary invece non potrebbe utilizzare.

Ma c’è un’altra grossa differenza fra Barak e Hillary, che non solo depone a favore del primo, ma permette legittimamente di sperare ...

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elezioni Usa : Hillary non ce l'ha fatta
Inviato da Redazione il 7/5/2008 8:50:00 (3916 letture)

NOTIZIA BREVE: Hillary Clinton ha praticamente perso la corsa alla candidatura democratica.

Dopo l’incoraggiante (quanto prevista) vittoria in Pennsylvania, Hillary Clinton aveva bisogno di riportare in Indiana e North Carolina due secche vittorie, per poter continuare a sostenere il suo diritto a combattere fino alla fine per la candidatura del partito alle presidenziali di novembre.

Invece in North Carolina ha preso da Obama una sonora batosta (42-58), mentre in Indiana ha vinto con un margine talmente risicato (51-49) che al momento di scrivere non si può ancora dire con certezza assoluta che abbia vinto. Manca infatti ancora una contea che, per strani motivi, non riesce a concludere un conteggio che altri hanno terminato ormai da molte ore.

Ma in ogni caso la causa di Hillary Clinton è ormai perduta: con sei sole primarie che mancano all’appello, il vantaggio di delegati accumulati da Obama ormai è tale che il senatore di Chicago non potrebbe più essere raggiunto.

I commentatori prevedono che entro 24 ore Hillary vorrà concedere la nomination a Obama, a meno di volersi inimicare l’intero partito democratico per sette generazioni a venire.

Massimo Mazzucco

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elezioni Usa : Quando perdere diventa una professione
Inviato da Redazione il 28/4/2008 9:50:00 (5300 letture)

Mentre la sinistra italiana si ritrova a leccarsi le ferite, dopo una batosta che nemmeno gli avversari avevano probabilmente immaginato, i democratici americani rischiano addirittura di passare alla storia per essere l’unico partito al mondo che riesce a regalare ai propri avversari tre vittorie consecutive, senza che costoro ne abbiano meritato mezza.

Già nelle presidenziali del 2000 pareva impossibile che Al Gore, che ereditava otto anni trionfali da parte di Bill Clinton, potesse perdere contro chiunque, e gli stessi repubblicani riconoscevano, all’inizio della stagione elettorale, di non avere la minima idea di come fare per scalfire l’enorme vantaggio di cui godeva il vice-presidente uscente nei sondaggi nazionali.

Ci pensò lo stesso Al Gore a rovinare tutto, proponendosi come una specie di ridicolo “superman“, vanitoso e arrogante, che permise a George Bush di giocarsi la carta dell’uomo qualunque - non che la cosa gli riesca particolarmente difficile, sia chiaro – conquistandosi così la simpatia del famoso “grande centro“ degli indecisi.

Vero è che la vittoria di Bush fu rubata con mille trucchi e mille inganni, ma rimane una sostanziale responsabilità da parte di Al Gore ...

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