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storia & cultura : La storia dei due "George"
Inviato da Redazione il 12/3/2012 6:40:00 (5892 letture)

di Gianni Elvezia

Era nato da una famiglia benestante ma metà della la sua ascendenza era originaria di una paese straniero.

Fu il primo monarca ad esprimersi correttamente in un dialetto propriamente del suo paese e non in un idioma piuttosto straniero.

Fu nominato Re del suo paese con molte difficoltà, dato che non fu da subito riconosciuto come titolare del Trono: passò infatti anni in cui non poteva avere accesso al governo del paese, mentre al potere erano i tutori (o usurpatori, secondo alcuni) dell’eredità della famiglia.

Camaleontico nei rapporti con la politica, anche dopo essere stato incoronato il paese fu strumentale ad un primo ministro dissoluto e spendaccione che fece entrare il paese in una guerra durata parecchi anni ed al posto del quale infine riuscì a piazzare un amministratore di sua fiducia che promise di rimettere a posto i conti del paese con una politica “lacrime e sangue”.

Ad un certo punto i cittadini di una parte remota del Regno si coalizzarono contro le decisioni del governo centrale ...

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storia & cultura : La Vera Storia della Marijuana - versione integrale
Inviato da Redazione il 22/2/2012 19:20:00 (11436 letture)

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storia & cultura : Paulo Coelho: piratate i miei libri!
Inviato da Dusty il 5/2/2012 20:40:00 (8106 letture)



Coelho è uno scrittore di fama mondiale con più di 130 milioni di copie vendute.

Recentemente sul suo blog ha voluto affrontare il discorso della proposta americana SOPA e più in generale il tema della pirateria. Una sua frase ha fatto il giro del web "Pirati del mondo, unitevi e piratate tutto quello che ho scritto!".

Questa presa di posizione inusuale tra gli autori e detentori di "proprietà intellettuale" di successo è molto interessante e meritevole di essere letta.

Quella che segue è la traduzione dell'intervento sul suo blog.


Quello che penso del S.O.P.A.
di Paulo Coelho

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storia & cultura : Edgar Cayce: il profeta dell’inconscio
Inviato da Redazione il 14/12/2011 2:40:00 (30195 letture)

(Pubblicazione originale del 11/02/11)

Passato alla storia come il “profeta dormiente”, Edgar Cayce (pronuncia: “chèisi”) è molto conosciuto negli ambienti che si occupano di spiritualità e di argomenti metafisici, ma è praticamente ignoto al resto del mondo.

Il motivo è molto semplice: poichè Cayce sosteneva di “saper vedere nelle vite passate” delle persone, e poichè questo non è verificabile in maniera scientifica, per la cultura mainstream il fatto semplicemente “non sussiste”. Altrettanto dicasi per le predizioni del futuro, che Cayce ha fatto più volte, ma che restano difficili da confermare o da smentire, poichè raramente legate ad una data precisa. L’esempio più famoso è certamente quello in cui Cayce indicò l’esistenza di una stanza sigillata sotto la zampa della Sfinge, nella quale sarebbero racchiusi i segreti lasciatici in eredità dagli Atlantidei, la razza umana che – secondo alcune teorie - avrebbe preceduto la nostra su questa terra. Per ora la stanza non è stata trovata (anche se un team di ricercatori sostiene di aver individuato una cavità vuota, con il sonar, proprio sotto la Sfinge), ma Cayce disse anche che la stanza sarebbe stata aperta “solo quando l’umanità fosse stata pronta a comprendere il significato di ciò che contiene”. Insomma, chi vuole ovviamente ci può credere, ma queste cose sembrano a prima vista destinate a restare relegate al mondo della “superstizione”.

In realtà la documentazione sulla vita di Edgard Cayce è abbondantissima, e da questa si possono trarre molte conclusioni valide ed accertabili. [1]

Nato nel 1877 nelle campagne del cristianissimo Kentucky, Edgar Cayce si accorse fin da piccolo di avere dei particolari poteri psichici: poteva parlare a piacimento con lo spirito del nonno defunto – sosteneva - e spesso si ritrovava a giocare con piccoli “amici immaginari” che lui diceva essere spiriti dell’aldilà.

Quando Cayce aveva 14 anni fu colpito alla spina dorsale da una pallina da baseball, e rimase svenuto per diverse ore. Fu chiamato un dottore, ma il piccolo Edgar non rinveniva. Continuava a straparlare, come se fosse in trance, e ad un certo punto dettò una strana ricetta per un impacco che doveva venirgli applicato sulla schiena. La ricetta era talmente bizzarra ...

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storia & cultura : La storia è nelle mani dei “pazzoidi”
Inviato da Redazione il 30/11/2011 4:40:00 (9783 letture)

Da ieri anche Anders Breivik, il killer dell’isola norvegese, è entrato a far parte di quel ristretto gruppo di “pazzoidi” ritenuti responsabili, dalla storiografia ufficiale, di importanti crimini saliti alla ribalta delle cronache internazionali.

A uccidere John Kennedy, naturalmente, è stato Lee Harvey Oswald, un folle solitario talmente alienato e confuso da aver sparato all’unico presidente che avesse mai fatto una reale apertura politica verso il paese che lui amava e rispettava più di ogni altro, cioè l’Unione Sovietica. Solo per venir messo a tacere, due giorni dopo, da un mafioso che sarebbe stato colpito a sua volta da un cancro fulminante, una volta entrato in prigione.

Nel frattempo Cosa Nostra ha tirato un sospiro di sollievo, la CIA ha ripreso il potere che stava perdendo, il dollaro d’argento governativo è finito nel dimenticatoio, l’escalation militare in Vietnam ha potuto avere inizio, Hoover ha potuto restare all’FBI, Israele ha avuto il via libera per costruire la bomba atomica, Johnson ha scampato la galera, e Nixon ha potuto rientrare con discrezione sulla scena politica.

Guarda a volte i pazzi che regali ti fanno.

A uccidere Martin Luther King, naturalmente, è stato James Earl Ray, un folle solitario talmente alienato e confuso da aver immediatamente denunciato una sofisticata cospirazione politica, ai massimi livelli del potere, per uccidere il leader dei neri americani. Solo per venire colpito dall’epatite C, a causa di una “errata trasfusione di sangue” fattagli in prigione, e morire anni dopo nel silenzio della sua cella.

Nel frattempo il movimento per i diritti civili ha subito una violenta battuta d’arresto, ...

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storia & cultura : L'uomo che uccise Kennedy
Inviato da Redazione il 22/11/2011 22:30:00 (14198 letture)

Quando si parla dei “grandi complotti” (caso Kennedy, missioni lunari, 11 settembre, ecc.), capita spesso di sentire i difensori delle versioni ufficiali che propongono questo argomento: “Per fare una cospirazione del genere dovrebbero venire coinvolte migliaia di persone, per cui è impossibile che prima o poi qualcuno di loro non parli”.

Questa argomentazione ovviamente è fallace, e per più di un motivo: prima di tutto, l’idea che sia necessario coinvolgere “migliaia di persone” nel complotto sta solo nella testa di chi propone questo ragionamento. In realtà è vero l’opposto, poichè grazie alla rigida compartimentazione che contraddistingue da tempo la CIA ed altri servizi segreti nel mondo, basta un numero minimo di persone, collocate nei punti-chiave della struttura gerarchica, per tenere sotto controllo la preparazione, l’esecuzione e soprattutto l’esito delle indagini, che naturalmente dovranno giungere alla conclusione già decisa in partenza. In secondo luogo, le persone che usano questa argomentazione si dimenticano regolarmente di spiegare perchè mai una qualunque delle persone coinvolte nel complotto dovrebbe sentire ad un certo punto un irrefrenabile desiderio di confessare tutto e di finire al più presto sulla sedia elettrica.

Casomai, se proprio uno vuole levarsi un peso dalla coscienza, lo fa quando è in fin di vita, o quando comunque non ha più niente da perdere. Ma la cosa più curiosa è che anche quando questo accade, i difensori della versione ufficiale preferiscono ignorarli.

Pensate, l’uomo che ha ucciso Kennedy ha un nome e un cognome (si trova attualmente in prigione, per fatti non correlati), ed ha confessato il suo gesto davanti alle telecamere oltre dieci anni fa. Ma il mondo non vuole saperlo.



Nel suo racconto James Files ha fornito un tale numero di particolari, che vengono pienamente corroborati da altri testimoni, ...

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storia & cultura : La sorpresa di Gobekli-Tepe
Inviato da ahmbar il 4/9/2011 3:00:00 (66218 letture)

di Alessandro Pinardi Feletti

La recente scoperta (1994) del sito archeologico di Gobekli Tepe, situato nel Kurdistan meridionale, e’ avvenuta in sordina, come spesso accade per le cose che cambiano veramente la vita e la storia dell’uomo.

Da quanto ci e’ stato insegnato, l’evoluzione umana ha avuto un andamento lineare. I nostri antenati vivevano nelle caverne, sostentandosi con cio’ che raccoglievano e cacciavano, piu’ o meno 6000 anni fa’ nella valle dell’indo hanno iniziato a lavorare la terra, diventando da migranti a stanziali, e da li’ e’ iniziato il lungo viaggio, spargendo la conoscenza su tutto il pianeta, che ha portato l’umanita’ a tutte le meraviglie odierne.

Di indizi di una possibile fallacia di questa teoria e’ (letteralmente) pieno il mondo, ma la stragrande maggioranza di queste prove sono costruzioni in pietra, che ha si il vantaggio di “viaggiare attraverso i tempi”, fornendoci testimonianza dell'avanzato grado di cultura e/o conoscenza dei nostri ante-antenati, ma che ha un limite ben preciso: non la si puo’ datare con precisione.

E cosi’ la “storia, non le fantasie”, ha sempre potuto liquidare questi indizi, riportando le date di costruzione a quando l’evoluzione umana possedeva, almeno parzialmente, gli strumenti e/o il grado di cultura adeguati alla loro complessita’ e difficolta’ di realizzazione.

Da tempo sempre piu’ persone ritengono questi “adattamenti temporali” delle vere e proprie forzature, che sfidano non solo la logica, ma a volte la stessa scienza. Ma per gli archeologi gli indizi, le deduzioni, le intuizioni o le vere e propie anomalie non sono mai state sufficienti ad affrontare una possibile realta' ben diversa da quella da loro costruita. Chi ha visitato di persona Tiwanaku, per esempio, puo’ raccontare l’impressione di estrema vecchiaia che trasmettono i megaliti. Ma la Storia ci dice che prima del 2.000 A.C. non potevano esistere in zona popolazioni con la cultura e le capacita’ sufficienti ad edificare certe meraviglie, e quindi “Tiwanaku ha al massimo 4000 anni di eta’”.

Con Gobelki Tepe, pero', da ora e per sempre cambia tutto. Da oggi, infatti, parlare di civilizzazioni umane di 12000 anni fa …

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storia & cultura : Testimonianza da Hiroshima
Inviato da Redazione il 6/8/2011 7:04:05 (4202 letture)

Ricorre oggi l’anniversario della bomba atomica sganciata su Hiroshima.


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storia & cultura : La Civiltà di Amedeo
Inviato da PikeBishop il 6/7/2011 9:00:00 (6902 letture)

di Gianni Elvezia

Qualche tempo fa sono andato ad un concerto di musica classica, a cui nel Regno Unito è abbastanza usuale assistere nei luoghi piu disparati: chiese, scuole, case massoniche, municipi e via elencando - a differenza che in Italia - eseguita da gruppi amatoriali che nulla hanno da invidiare ai professionisti se non lo stipendio.

Mi ci ero recato soprattutto per consentire a mia figlia per pochissimo non ancora adolescente (prima che sia troppo tardi per capire istintivamente la differenza da quanto propone lo zombie-box) di sperimentare la musica dal vivo nella sua forma più eclatante e dirompente, nella fattispecie eseguita da un’orchestra sinfonica non folta come numero di orchestranti ma ugualmente capace di trasmettere tutto l’impatto del suonare collettivo con strumenti tradizionali, per di più in una sala non enorme ma dall’acustica ottima.

Mentre ascoltavo l’esecuzione della overture del Flauto Magico, l’opera più esoterica e gioiosa di Mozart, un pensiero mi ha colpito con una chiarezza folgorante: questo, e non altro – se l’umanità sopravviverà ancora per molti secoli – sarà l’eredità per cui la cosiddetta civiltà occidentale moderna sarà ricordata: la musica di Mozart.

[L'articolo continua all'interno]

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storia & cultura : Robert F. Kennedy: discorso sulla violenza
Inviato da Redazione il 5/6/2011 19:30:00 (11200 letture)

In ricordo di Robert Kennedy, nelle ricorrenza del suo assassinio, avvenuto a Los Angeles il 6 giugno 1968. Questo discorso fu pronunciato da RFK il 5 aprile 1968, il giorno dopo l’assassinio di Martin Luther King. (Lo spezzone è estratto dal DVD “L’Altra Dallas” di Massimo Mazzucco. QUI una sintesi di 10 minuti del film).



TRADUZIONE:

Ogni volta che la vita di un americano viene spezzata senza motivo da un altro americano, ogni volta che viene lacerato quel tessuto vitale che un altro uomo ha così dolorosamente e faticosamente intrecciato, per se stesso e per i suoi figli, ogni volta che questo accade l'intera nazione ne resta umiliata.

Eppure sembriamo tollerare un livello crescente di violenza, che ignora sia la nostra comune umanità che le nostre pretese di civiltà. Accettiamo tranquillamente reportage giornalistici di civili massacrati in terre lontane. Glorifichiamo le uccisioni sugli schermi del cinema e della TV, e lo chiamiamo “intrattenimento”.

Troppo spesso giustifichiamo coloro che vogliono costruire la propria vita sui sogni infranti di altri esseri umani.

C'è poi un altro tipo di violenza, più lenta ma altrettanto nefasta e devastante ...

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storia & cultura : Siamo ancora a El Alamein
Inviato da Redazione il 3/3/2011 9:10:00 (4368 letture)

Mentre già si parla di un intervento NATO, di no-fly zone e di “missioni umanitarie”, vale la pena di ricordare quello che accadde in Cirenaica durante la II Guerra Mondiale, per avere un’idea dell’importanza strategica che può avere quella striscia di terra che va da Tripoli fino ad Alessandria d’Egitto. Il video che segue è tratto dal documentario “De Nuremberg a Nuremberg” di Frederic Rossif.



NOTA: Frederic Rossif è considerato da molti il miglior documentarista del mondo. Fu il primo ad utilizzare materiali di repertorio, che andava personalmente a cercare …

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storia & cultura : Paolo Franceschetti: società segrete e Nuovo Ordine Mondiale
Inviato da Redazione il 21/2/2011 4:10:00 (24004 letture)

Abbiamo intervistato Paolo Franceschetti su massoneria e poteri occulti.

Ecco in sintesi i temi trattati:

- Mappa mondiale del potere occulto.
- Templari, Rosacroce e Massoneria.
- Tradizione spirituale e Fratellanza Bianca.
- La prevalenza dei ”neri”.
- Delitti mediatici e regie occulte.
- Simbologia nascosta del delitto di Cogne.
- Il vero significato del delitto Moro.
- Brigate Rosse e servizi segreti.
- Imprenditori e politici importanti tutti esoteristi.
- Grandi banchieri e società segrete.
- Simbologia esoterica nelle banche.
- Le “banche” dei Templari.

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storia & cultura : Chi ha ucciso John Kennedy?
Inviato da Redazione il 22/11/2010 5:00:00 (14264 letture)

Da tempo ormai è chiaro a tutti i ricercatori più attenti che Lee Harvey Oswald non uccise John Fitzgerald Kennedy. La montagna di prove che smentiscono questa ipotesi è tale che persino i debunkers più accaniti, come Gerald Posner o John McAdams, hanno rinunciato a cercare di smontarle tutte. (In realtà le loro stesse tesi “ufficialiste” sono state fatte a pezzi dai ricercatori complottisti, esattamente come ha fatto David Ray Griffin con il libro di Popular Mechanics per il 9/11 ).

La vera domanda che rimane oggi sul tavolo è “chi è stato ad uccidere John Kennedy?”

Sappiamo infatti che i fratelli Kennedy – il primo come presidente, il secondo come ministro di giustizia – nell’arco di soli due anni erano riusciti ad inimicarsi tutti i maggiori gruppi di potere in America. Si potrebbe quindi puntare il dito sulla mafia, sulla CIA, sui banchieri, sugli industriali delle armi o sull’FBI, senza rischiare di sbagliare più di tanto.

In realtà la coppia di fratelli si era inserita nel complesso meccanismo del potere americano esattamente come un sasso da 5 chili può andare ad incastrarsi nel cuore di un delicato congegno ad orologeria. A quel punto non puoi più toglierlo, devi prima macinarlo.

Nel ricevere la notizia dell’assassinio di John Kennedy, nel suo ufficio di Washington, Robert Kennedy esclamò: “Immaginavo che prima o poi avrebbero fatto fuori uno di noi, ma pensavo che sarebbe toccato a me”. Gli fa eco il ragionamento espresso da uno dei boss mafiosi, nella riunione in cui fu deciso di uccidere il presidente: “Se tagliamo la coda del serpente, la testa continuerà a cercare di morderci. Se invece tagliamo direttamente la testa, anche la coda morirà”.

Per questo motivo, è importante tenere sempre presente che l’uccisione di John Kennedy va messa in relazione alle azioni congiunte dei due fratelli, e non soltanto a quelle del presidente.

L’elemento determinante di tutta la vicenda fu l’elezione a sorpresa di John Kennedy alla presidenza nel 1960 ...

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storia & cultura : Il filmato di Zapruder – Un giallo dentro il giallo
Inviato da Redazione il 19/11/2010 4:00:00 (14910 letture)

La storia del filmato di Zapruder costituisce un vero e proprio giallo, all’interno del già complicato mistero dell’assassinio Kennedy. Come tutti sanno, il filmato di Zapruder è diventato, nel corso degli anni, il punto di riferimento obbligatorio per tutti i ricercatori del caso Kennedy. Ma quello che tutti conoscono come “il film di Zapruder” è veramente il filmato originale?

Il 22 di novembre 1963, piazzato su un piedestallo di cemento, Abraham Zapruder filmò l’intera sequenza dell’assassinio di John Kennedy, dal momento in cui la limousine presidenziale svolta sotto il Book Depository fino a quando scompare a grande velocità sotto il ponte della ferrovia.

Sono i 486 fotogrammi più famosi della storia.

Zapruder raccontò in seguito di essere rimasto scioccato nel vedere così da vicino, nel suo mirino, la testa di Kennedy esplodere in una nuvola di sangue, ma di aver avuto la presenza di spirito di continuare a filmare fino in fondo.

Dopodichè Zapruder fu visto aggirarsi per Dealey Plaza, attonito, che continuava a ripetere a tutti “Lo hanno ucciso, lo hanno ucciso. L’ho visto con i miei occhi, ho filmato tutto!” La voce che qualcuno avesse ripreso l’intera sequenza si sparse velocemente, e per le otto di sera era già arrivato a Dallas un rappresentante di Life Magazine, Richard Stolley, con il compito di acquistare i diritti del filmato. Nel frattempo Zapruder aveva fatto sviluppare la pellicola al laboratorio della Kodak di Dallas, chiedendo che gli stampassero anche tre copie di riserva. Zapruder consegnò due di queste copie agli uomini dei Servizi Segreti, e se ne tornò a casa con la terza copia, insieme all’originale. Il mattino dopo l’ufficio di Zapruder fu letteralmente assediato dai giornalisti, che volevano a tutti i costi vedere il filmato. Ma Stolley li aveva preceduti, ...

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storia & cultura : Un breve ricordo di Dino de Laurentiis
Inviato da Redazione il 12/11/2010 14:00:00 (6989 letture)

Dopo essermi trasferito a Hollywood, una quindicina di anni fa, mi ritrovai a lavorare per un certo periodo come sceneggiatore per Dino de Laurentiis. Pur essendosi “americanizzato” più degli stessi americani, dal punto di vista produttivo, de Laurentiis ha sempre accolto benevolmente gli italiani che cercavano di farsi strada nel complesso mondo del cinema di Hollywood.

Purchè naturalmente avessero capito che “qui siamo in America, quindi scordati tutto quello che hai imparato in Italia”.

Gli incontri di lavoro con lui erano sempre veloci ed essenziali, dritti al punto, ma in quei brevi momenti ho avuto modo di cogliere alcuni aspetti della sua personalità che mi sono rimasti impressi in modo particolare. Ricordo soprattutto la sua stupefacente capacità di scartare immediatamente, senza il minimo dubbio, le idee “buone” da quelle “cattive”. Lo faceva a livello istintivo, in un millesimo di secondo, senza mai ragionarci sopra, e se per caso gli chiedevi “mi scusi Dino, ma perchè questo non dovrebbe andare bene?”, lui rispondeva brusco “Non lo so, non funziona e basta. Andiamo avanti”.

Soltanto una volta ebbi la forza di contestare una sua posizione, e la pagai molto cara. Giunti verso la metà di una sceneggiatura che stavamo costruendo insieme, …

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