MA CHI L’HA DETTO, CHE C’E’ BISOGNO DEI PARTITI?

Data 22/3/2004 9:17:06 | Categoria: opinione

MA CHI L’HA DETTO, CHE C’E’ BISOGNO DEI PARTITI? 



di Massimo Mazzucco  
(vedi anche "Il FUGGITiVO" di Marco c . )



Nel momento in cui si faccia una qualunque discussione su ruolo e
responsabilità della sinistra (oggi tocca a Fassino-DS, di
solito alla palese inanità dell’opposizione in genere) ci si
poggia su un presuposto non necessariamente valido: che esista, in
realtà, una qualsivoglia “sinistra”.



Ciò che sembra invece di vedere, dal 1978 ad oggi, sono solo
sigle e volti diversi che paiono svolgere un’unica funzione di fondo:
accogliere, incanalare, metabolizzare, e stemperare in qualunque modo
le varie esigenze della base popolare, la quale appunto, per queste
esigenze, si rivolge “a sinistra” per consuetudine storica.



Ma la sinistra che andava incontro a queste esigenze, nel passato, era
ben altra, poichè lo faceva ...
nell’ambito di un progetto
ideologico e politico molto più ampio: quello del socialismo in
senso lato.



E quella sinistra, l’ultima sinistra storicamente esistita, se
n’è andata con le lacrime di Berlinguer ai funerali di Aldo
Moro. Lì l’estremo tentativo di compenetrare nel nostro paese
due ideologie diverse, capitalismo e socialismo, si era infranto sotto
il diktat irremovibile di Kissinger e degli uomini CIA, con la ovvia
complicità della DC, dei nostri servizi e dell’andrangheta
(travestita per l’occasione da “Brigate Rosse”).



E da quel giorno in poi, “sinistra” è diventato solo un enorme
raccoglitore di energie popolari, che non si possono ovviamente
incanalare e far sfogare tutte con la sola domenica allo stadio.



(La stessa identica cosa è
successa con il movimento delle donne, nei primi anni ‘80, quando
l’UDI, organizzazione femminile nata dal basso, che aveva raggiunto un
potenziale esplosivo, è stata metabolizzata con sapienza
centenaria dalle donne del partito, che l’hanno infiltrata, disciolta e
poi riaperta in quella cosa assolutamente innocua che è
diventata oggi. Al proposito, ecco il “manifesto” di Emily, l’attuale organizzazione femminile dell’Ulivo, che parla da solo. Per gli interessati, si trova all’interno dell’articolo Donna, e se il nemico portasse la gonna?).




Tornando alla sinistra di oggi: tutti quelli che vediamo di volta in
volta salire sul palcoscenico – rutelli d’alema o fassino che siano –
sono persone che stanno dove stanno solo perchè hanno avuto il
nulla osta dell’establishment Confindustria/DC-Vaticano/CIA. Si tratta
cioè di gente, magari anche in perfetta buona fede, che risulta
innocua già in partenza, perquanto sia in grado di attrarre su
sè stessa l’attenzione (e le aspettative) della base popolare.



Ma al massimo, come progressisti, possono esibirsi in qualche
spericolata uscita in motorino. (Quando invece servono davvero, eccoli
lì a mettersi dalla parte del Vaticano per impedire la gay
parade, o ad andare a bombardare i serbi, o a non impedire di
bombardare gli iracheni).



Putroppo, la cruda realtà è questa: in Italia, paese
sotto il controllo della chiesa fin dai tempi di Costantino, la
sinistra storica è esistita solo per qualche decennio, fino a
quando nel 1978 ha fatto, con Moro, la fine che ha fatto. (E chi dopo
ci ha provato, anche solo sotto una veste decisamente più laica,
è finito ad essere seppellito in Tunisia). Proprio mentre
nasceva, curiosamente, il termine catto-comunista.



Non si può quindi più discutere di “sinistra”, oggi,
senza tenere conto di questa ingombrante realtà. Continuare a
rivolgere aspettative autentiche verso coloro che “per definizione”
sono lì proprio perchè incapaci di risolverle è
non solo ridicolo, ma è energia del tutto sprecata. Cosa che
appunto – guarda caso - fa proprio il gioco di chi una vera sinistra in
Italia non l’ha mai voluta: voi state qui a discutere sui dalema di
ieri, i fassino di oggi e i chissachì di domani, e intanto noi
continuiamo a gestire il potere come facciamo da mille e settecento
anni, cambiando semplicemente abito quando i tempi lo rendano
necessario.



E allora – dirà qualcuno -  cosa facciamo? Facciamo senza!
Chi l’ha detto che c’è bisogno dei ”partiti” (a parte i partiti
stessi, ovviamente)? Lavoriamo direttamente sull’individuo, sulla
crescita personale di ciascuno, partendo da noi stessi, aiutandoci a
vicenda con chi ci sta intorno nel crescere, nel capire, e nel
diffondere quel poco che abbiamo capito a chi senta di volerlo
condividere. I grandi partiti, le grandi organizzazioni, i grandi
“schieramenti politici”, che sembrano da fuori dei colossi formidabili,
visti con la lente di ingrandimento risultano tutti composti da singoli
individui, come me e come te.



E gli individui crescono soltanto – quando hanno la fortuna di farlo -
nel buio della propria notte e nel confronto con la propria coscienza,
non certo alle “riunioni di partito” o ai comizi in Piazza Grande.

Anzi, lì più ci si va più si perde tempo, e si fa
solo il gioco del nemico, rallentando alla fine il nostro progresso
collettivo.



Quando invece quella rete fittissima di unità individuali, di cui
tutti facciamo parte, sarà cresciuta abbastanza in ciascuno di
essi, ci si renderà conto automaticamente di fare già
parte di un “movimento”, senza bisogno di emettere più nessuna
tessera o di emanare nessun proclama. E quel movimento
sarà talmente compatto – poichè fatto di singole
unità indistruttibili, non di categorie generiche ed astratte –
che non solo imporrà necessariamente il proprio peso sul cammino
della società, ma sarà - a differenza degli altri, nati
“dall’alto” – praticamente impossibile da infiltrare.



Massimo Mazzucco







Una interessante bibliografia sul caso Moro




La fonte di questa news è Luogocomune
https://old.luogocomune.net/site

L'indirizzo di questa news è:
https://old.luogocomune.net/site/modules/news/article.php?storyid=105