La domenica del voto

Data 8/4/2006 13:55:43 | Categoria: politica italiana

Vada come vada, le previsioni per la prossima settimana non cambiano di troppo.

Nel caso di vittoria di Prodi, Berlusconi griderà al complotto, ma la sua voce sarà coperta dai festeggiamenti di piazza, dai "girotondi", dalle fiaccolate e dalle danze popolari, che celebreranno a suon di salsicciotti la morte del tiranno. I compagni saluteranno il ritorno dell'illuminismo e la fine dei secoli bui, spernacchieranno i "fascistoni" ammutoliti, e poi tutti da Iaia a Capalbio che stanotte non si va nemmeno a dormire. Cazzo compagni erano anni che sognavo una serata così.

Giovedì mattina tutto sarà rientrato, e ciascuno sarà diligentemente al suo posto di lavoro, con uno strano senso di amaro in bocca, che non riesce ancora a spiegarsi fino in fondo.

Se invece vincerà Berlusconi, i compagni grideranno all'inganno, e sarà un pò più difficile farli star zitti. Nessuno da destra festeggerà in piazza (la destra si vota in segreto, in segreto si gioisce, …
… ma poi raramente si ha il coraggio di difendere la propria scelta in pubblico), e le prime pagine saranno cariche di veleni e di polemiche.

Giovedì mattina, in ogni caso, tutto sarà rientrato, e ciascuno sarà diligentemente al suo posto di lavoro, con uno strano senso di amaro in bocca, che non riesce ancora a spiegarsi fino in fondo.

Ora ricomincia la vita vera, fatta di sogni e di frustrazioni, di fatiche e di rabbia, di luci e di ombre. La grande macchina si rimette in moto, ricordando a ciascuno il suo ruolo - il meccanico farà il meccanico, il farmacista farà il farmacista - e nessuno si permetta di essere qualcosa di diverso da quello che prevede il copione.

Pena l'anatema, destinato a chi, come "antisociale", avrà osato per un istante ricordarsi di essere un essere umano.

Ogni giorno nel mondo occidentale un miliardo di persone va diligentemente al lavoro, sapientemente condotto dall'ovile al pascolo da qualche dozzina di persone che ne controlla tutti gli aspetti più importanti della vita: cosa mangiare, cosa vestire, dove andare in vacanza, con chi sposarsi, come pettinarsi, quali film andare a vedere, come amare, che barzelletta raccontare, che auto comprarsi, cosa desiderare, quanto desiderarlo, e perchè desiderarlo. Tutto, assolutamente tutto viene manipolato all'origine dal messaggio televisivo, che è a sua volta ferreamente controllato da chi regge le sorti del nostro piccolo mondo.

L'angoscia, diceva qualcuno, è la distanza in una società fra i suoi sogni e quello che riesce a permettersi. E a regolare quella distanza ci sono, sapienti, quelli che "ritoccano" continuamente i tassi di interesse, le pensioni e i prezzi del paniere, in modo che comunque, in ogni caso, la gente arrivi sempre a fine mese con la mille lire che ti manca per stare tranquillo.

Una volta ho sentito questa frase, che mi ha molto colpito: "Too busy earning your living, to make any money". Troppo occupato a guadagnarti da vivere, per poter fare dei soldi.

Come è possibile - viene da domandarsi - che da quando è nata la società industriale l'operaio, l'impiegato, o il lavoratore in genere, siano sempre, regolarmente e comunque, arrivati a fine mese col fiato grosso e la lingua fino alle ginocchia?

E' mai possibile che non ci sia stato un solo mese, in oltre cento anni di storia e di "progresso", in cui operai e impiegati abbiano guadagnato il doppio, il triplo, o il quadruplo di quello che gli serviva per vivere?

C'è forse qualcuno che regola il tubi dell'ossigeno, per cui noi magari impazziamo per dei mesi, per avere "l'aumento dei metalmeccanici", e poi, dopo aver sfilato per protesta sotto la pioggia battente, dopo esserci sgolati in assemblea per far sentire la nostra voce, non facciamo nemmeno in tempo a tornare a casa, che sono già aumentate la benzina e le sigarette?

Ma neanche, nota bene, avremo mai troppo poco per morire di fame. Nessuno, nel mondo occidentale, muore più di fame, questo lo sappiamo. Però, chissà perchè, la lancetta del dare-avere a fine mese si ferma invariabilmente vicino allo zero.

E così giù, a pedalare ogni mese più forte di prima, come orsi di un circo in cui il pubblico siamo noi stessi, gli applausi e le risate ce li facciamo da noi, e le botte in testa ce le diamo pure da noi.

Dentro il circo, c'è un chiasso spaventoso, ma da fuori non si sente assolutamente nulla. Solo il frusciare di una vestaglia di raso, il lieve tocco della cenere di un sigaro che cade per terra, e il leggero tintinnare del ghiaccio nel bicchiere di bourbon.

Buona domenica a tutti.

Massimo Mazzucco




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