Analisi di un complotto

Data 17/5/2006 7:00:40 | Categoria: 11 settembre

La domanda che viene naturale porsi, di fronte alla pietosa messinscena dell'ultimo "video" del Pentagono, è se davvero quelli "non siano tutti deficienti". Ma come possono pensare, ci si chiede, che uno creda davvero che quello è un Boeing 757, quando ti fanno vedere delle immagini in cui si vede ancora meno di quel poco che già si vedeva nelle foto del lontano 2002?

L'unica spiegazione che viene da dare, di fronte a questa poderosa manifestazione di imbecillità - solo i nostri giornalisti non si accorgono di niente, per loro è tutto normalissimo - è che in realtà "loro" non esistono, in quanto tali. Non ci sono, cioè, 5, 31, o 187 persone specifiche, che portano tutte sotto la camicia una maglietta con su scritto "noi", e che si riuniscono tutti i giovedì pomeriggio per discutere la marachella della settimana.

Esiste un "sistema", in questo caso la società stessa, all'interno della quale certe persone, che occupano certe precise posizioni, ...
... la pensano in un determinato modo e/o agiscono, di volta in volta, per un determinato fine comune.

Ma queste persone non si conoscono necessariamente l'una con l'altra. Ciascuna ne conoscerà magari tre o quattro, nell'ambito del suo raggio d'azione, ma non di più. E' l'idea che le lega tutte insieme, e non un rapporto personale.

Quando alla domenica c'è Inter-Milan, e i tifosi di ciascuna squadra si riversano impazziti allo stadio, ci vanno perchè li unisce l'idea del tifo per la propria squadra, e non certo perchè si conoscono tutti personalmente.

Capita infatti che il lunedì mattina puoi benissimo trovarti a fare la coda in banca accanto a uno che ieri era allo stadio insieme a te, dieci gradinate più su, e tu non lo saprai mai.

E così è per l'operazione 11 settembre, o per qualunque altra "struttura" umana che implichi una selezione trasversale, soprattutto se illegale, nella nostra società.

Proviamo a fare un esempio: nasce un giorno, fra due o tre individui al massimo (che di certo non fanno i lavavetri di mestiere, è chiaro), l'idea iniziale di una "seconda Pearl Harbour". Una volta stabilito che la cosa è necessaria, anzi più che utile, e che va fatta entro una certa data, uno dei tre dice "me ne occupo io, poi vi faccio sapere". Gli altri due escono di scena, mentre il terzo prende da parte il suo braccio destro, e gli dice "procurami un incontro con il personaggio X", dove X sia, ad esempio, un pezzo grosso dei Servizi Segreti vicino al Presidente.

All'incontro con X, il nostro "terzo uomo" spiega che "ci sarebbe da fare questa cosa". X ci pensa un pò su, poi dice che si può fare, ma non da soli. Ci sono certi meccanismi molto delicati da tenere sotto controllo - dice - e qui ci vuole qualcuno dell'FBI che dia una mano a coprire il tutto.

Il terzo uomo dice allora "Vai da Y all'FBI, digli che ti mando io, e vedrai che lui ti darà tutto quello di cui hai bisogno".

Tempo che X è arrivato da Y, e già i tre uomini iniziali che avevano partorito l'idea sono tutti usciti di scena.

Quando poi X incontra Y all'FBI, e gli spiega il tutto, Y suggerisce che una certa parte del lavoro sia meglio affidarla a Z, che lavora alla CIA, mentre si occuperà lui personalmente, con alcuni suoi uomini, di coprire il resto delle necessità organizzative.

Esce così di scena pure X, che resterà in attesa di comunicazioni da parte di Y, mentre Z si attiva per contattare il generale M della difesa aerea, e mette in moto anche K, del suo stesso ufficio, per certe cose più prettamente tecniche.

E così la grande macchina lentamente si articola e si mette in moto, trasparente e invisibile, ramificandosi nel frattempo in tanti rivoli secondari quanti ne saranno necessari affinchè tutto funzioni a dovere. Ma da un certo punto in poi, il "rivolo A" può benissimo venirsi a trovare a lavorare accanto al "rivolo B", senza che nessuno sappia che l'altro sta lavorando alla sua stessa identica operazione segreta.

Finisce così che magari i due debbono addirittura mentirsi l'uno con l'altro, pur di mantere il segreto al quale hanno giurato fedeltà.

- Che fai stasera, vieni a casa mia a vedere la finale di basket?

- No cacchio, stasera non posso! Ho promesso a mia moglie di portarla a teatro. Però possiamo rivedercela insieme domani pomeriggio, mi sembra che alle 5 la fanno rivedere…

- Eh no, domani pomeriggio non posso io. Devo accompagnare mia suocera dal parrucchiere.

E così uno stasera va a ordinare i timer per le bombe, l'altro domani pomeriggio passa a ritirarli dove li ha fatti lasciare lui, e il giorno dopo il botto dovranno pure fare finta tutti e due di essere sorpresi: "Minchia, hai visto che roba ieri?"

A sua volta, il capocchia di questi due, che li gestisce secondo la più rigorosa logica della compartimentazione, non sa che il suo collega d'ufficio, quattro scrivanie più in là, sta organizzando altri tre agenti perchè preparino, ad esempio, la via di fuga a certe persone subito dopo gli attentati.

- Me li daresti due uomini, per coprire un buco improvviso che mi si è creato?

- Mi spiace, ma non posso proprio. Li ho tutti impegnati per la pesca di beneficienza di domenica al parco.

Possiamo soltanto immaginare, nella realtà, cosa debbano essere state le ramificazioni necessarie per mettere in piedi un'operazione come quella dell'11 settembre. Altro che Khalid Mohammed, che organizza il tutto da solo, da una cabina telefonica in Pakistan. Pure a gettoni, magari.

In tutto questo, i nostri tre "ideologi" iniziali sono finiti alle Bahamas, e bisognerà addirittura avvisarli - diciamo, ad esempio, il 7 di settembre - che dal 9 in poi è meglio che non prendano nessun volo commerciale per nessuna destinazione americana.

Ah perchè - domanda stupito uno dei tre, sorseggiando il drink sotto la palma - la facciamo poi con gli aerei questa cosa?

Sì - risponde l'altro - pare che alla fine abbiano deciso così. Un'altra nave affondata, proprio nel porto di New York, veniva difficile da organizzare.

Vista da fuori, l'organizzazione di una operazione così complessa come gli attentati dell'11 settembre deve apparire esattamente come l'intera mappa della nostra società, nessuno escluso: una ragnatela intricatissima di rapporti interpersonali, che vanno dall'alto in basso, da destra a sinistra, in orizzontale e in verticale, all'interno della quale, qui e là, uno "snodo" ogni tanto è colorato di un colore un pò diverso dagli altri. Quello è il colore specifico di quell'idea, l'idea particolare di quegli attentati, che unisce tutte le persone coinvolte senza che necessariamente si conoscano l'una con l'altra.

°°°

Si arriva così, ognuno con gli occhi al suo orticello, alla primavera del 2006, a cinque anni dagli attentati.

Purtroppo le cose non andarono proprio alla perfezione, quel giorno - pensa fra sè e sè uno dei tre ideatori iniziali degli attentati. - Oddio, l'operazione è stata grandiosa, non si discute, ma qualche magagna qui è la, data appunto la sua complessità, non è stato possibile nasconderla.

Ad esempio, c'è questa maledetta storia del Boeing nel Pentagono, dove il missile doveva distruggere almeno ottanta metri di facciata, e invece ha fatto un buchino talmente piccolo che anche i più deficienti dopo un pò hanno cominciato a sospettare che qualcosa non andasse.

Poi è arrivato quel maledetto francese, Meyssan, col suo libro sul Pentagono, e non c'è stata più pace per nessuno.

Inizialmente, la cosa l'abbiamo anche tenuta sotto controllo: bene o male, appena uno apriva bocca, gli davamo dell'antipatriota, e lui se ne stava zitto. Ma non si può andare avanti all'infinito a dare dell'antipatriota a tutti, anche perchè in Internet la cosa ha continuato a ribollire, e ormai è arrivata dappertutto.

Anzi, ora cominciano pure i grossi attori a venire allo scoperto, addirittura sulla CNN. Forse è venuto il momento di metterci una bella pezza, prima che caschi l'intero castello di carte.

Gli viene così l'idea di sbattere in faccia al mondo, una volta per tutte, il filmato di questo benedetto aereo che non si trova.

- Ma non è facile, capo - gli dice preoccupato il suo solito braccio destro.

- Non mi interessa se è facile o no - risponde lui - arrangiatevi. Siamo riusciti a far credere al mondo che siamo andati sulla Luna, trent'anni fa che non avevamo niente, non mi venite a raccontare che con la tecnologia di oggi non siamo in grado di far volare un aereo dove quando e come lo vogliamo noi!

- Va beh, ci proveremo, capo.

E così l'ordine passa di mano, e a un certo punto magari - proprio come nel passaparola - si modifica anche un pò rispetto all'originale. Al quinto passaggio, ad esempio, salta fuori uno che dice "ma scusate, invece di fare un video tutto nuovo, che ci andiano a incasinare per niente, abbiamo già quel mezzo filmato di quattro anni fa che bene o male ha funzionato. Rimpolpiamo un pò quello, e vedrai che va bene lo stesso, senza rischiare niente".

D'accordo, buona idea, dice qualcun altro.

Ma ora che l'ordine, così mutato, arriva al povero grafico che deve fare il lavoro - qualcuno prima o poi le mani su Photo Shop deve pur metterle - e questo si trova davanti a un problema non da poco: lui infatti non ha altre immagini, oltre a quei miseri fotogrammi di quattro anni fa, e se dovesse crearne di nuovi, da "interpolare", si sentirebbe chiedere di sicuro "perchè ce li avevati fatti vedere uno sì e uno no, la volta scorsa? Cos'è, un gioco a premi per caso?" Ecco che allora scatta l'idea geniale di "un'altra" telecamera, vicina alla prima, che ci mostra immagini simili, ma "inedite".

(Sto andando a ruota libera, ovviamente, ma sono convinto che le cose non siano poi tanto diverse, nella realtà).

Mentre il grafico si mette al lavoro, e se ne va quatto quatto nel parcheggio del Pentagono, la domenica mattina, a cercare un'angolazione simile per scattare le immagini supplementari (le avete mai viste, voi, DUE telecamere di security che puntano tutte e due nella stessa identica direzione?), la notizia "tutto ok, le immagini sono pronte fra una settimana" risale velocemente la corrente, e torna al nostro ideologo, che si tranquillizza. Gli viene in mente però che bisogna anche trovare il modo di presentare ai media la notizia, in modo che sia credibile. Il nostro ordina allora al suo solito braccio destro di chiamare il think-tank tal dei tali, e di dirgli di studiare loro il modo migliore per farlo.

E così al think-tank si mettono tutti sotto a pensare (sono pagati per quello, dopotutto), ma non riescono a trovare niente di credibile. Con che scusa, si domandano, saltiamo fuori proprio oggi con queste immagini dell'aereo, quando le avremmo avute nel cassetto ormai da cinque anni?

- Eureka! - dice uno dopo un pò - ce l'ho io la risposta: il processo Massaoui!

- Il processo che?

- Massaoui, il ventesimo terrorista, no? Diremo che "solo ora che il processo Massaoui è concluso, si possono rivelare al mondo le immagine dell'aereo scomparso nel nulla".

- Giusto, niente male. Non ha molto senso, ma chissenefrega. Tanto la gente mica si chiede più il perchè di niente, ormai. Manda giù di tutto.

Nel frattempo però nessuno si era accorto che qualcun altro, vedendo che non si trovava una scusa plausibile per far saltar fuori queste immagini, aveva contattato il Judicial Watchdog - che sarebbe poi il "braccio secolare" dell'FBI - perchè si inventassero sui due piedi un atto FOIA (Freedom of Information Act) che "obbligasse" il governo a tirare fuori queste maledette immagini del Pentagono. Ma lo aveva fatto senza dirlo a nessuno, abituato com'è dal rigido sistema della compartimentazione ad agire persino all'insaputa di se stesso.

Accade così che nello stesso giorno in cui il governo, ufficialmente, è obbligato a "cedere" di fronte al FOIA (ma quando mai? Se non vogliono, quelli non mollano l'osso nemmeno col fucile puntato), proprio mentre qualcun altro ha deciso, altrettanto ufficialmente, "che dopo il processo Massaoui è giunto il momento di far vedere le famose immagini del Boeing".

Beh? Coincidenze, no? Che volete da noi?

Peccato che in tutto questo nessuno sia stato informato che il povero grafico non è riuscito a fare niente di meglio di quei quattro patetici francobolli che hanno provato a rifilarci ieri. E così, quattro più quattro più quattro fa... dodici uova rotte nello stesso paniere, nello stesso giorno e nello stesso luogo. Una frittata kolossal.

Allora, dicevamo, "come si fa ed essere così deficienti"? Sembra che basti non conoscersi, non parlarsi l'uno con l'altro, diffidare di tutto e di tutti, agire ciascuno secondo le proprie direttive, segrete e indipendenti, e stai tranquillo che anche i più furbi servizi segreti del mondo spesso riescono a fare la figura dei dilettanti.

°°°

Peccato che, davvero, ormai la gente mandi giù di tutto. E i nostri cari giornalisti di questo hanno tutte le colpe di questo mondo, nessuna esclusa. Questo silenzio assordante, da parte loro, è letteralmente un concorso a delinquere, altro che "difesa della pagnotta". Se io assisto a un furto di pomodori, ho il sacrosanto dovere di andare in questura a denunciarlo. E loro, di fronte a delle bugie macroscopiche come questa, avrebbero invece il diritto di far finta di niente?

Massimo Mazzucco




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