Grazie Mentana, grazie redazione di Matrix

Data 1/6/2006 4:14:58 | Categoria: 11 settembre

Con questo articolo, scritto a caldo, vogliamo prima di tutto rivolgere un plauso sincero a Enrico Mentana e alla sua redazione, non solo per aver concesso all'accusa (che saremmo poi noi) uno spazio davvero invidiabile, ma soprattutto perchè, nel farlo, hanno saputo finalmente impostare la dialettica dell' undici setembre nel verso corretto: è il cittadino (che saremmo sempre noi) che, di fronte ad una versione ufficiale che fa innegabilmente acqua da tutte le parti, ha tutto il diritto (il dovere?) di porre delle domande al riguardo, e sta quindi a chi vuole continuare a sostenere quella versione ufficiale, difenderla in qualche modo con risposte accettabili

Certo, se io volessi accusare il Presidente degli Stati Uniti, ad esempio, di frequentare di nascosto una moschea islamica, magari dovrei anche procurarmi un paio di prove di una certa consistenza, ma quando mi si mostra un buco di quattro metri, e mi si dice che li dentro ci è finito un aereo largo quaranta, permetti che ti chieda come ha fatto a entrarci, o devo per forza accettarlo, solo perchè non so dirti "altrimenti dov'è finito?" A parte che in questo caso bisognerebbe prima stabilire se sia davvero partito, ma poi io che ne so, scusa, dove è finito l'aereo? Mica faccio il terrorista, o l'investigatore privato. Chiedilo casomai a chi l'ha fatto sparire, ...
... dove l'ha messo. Io so solo che in quel buco un Boeing non ci entra nemmeno dipinto, e quindi mi sembra più che giusto chiedere spiegazioni.

Ecco: evitando di sposare questa logica contorta, Mentana ci ha permesso di porre le domande per primi (proiettando ampi stralci del nostro film), per poi dare il giusto spazio alla difesa di offrire eventuali spiegazioni al riguardo.

Anche per questo motivo non mi era sembrato giusto partecipare al dibattito, visto che ci sarebbe comunque stata la possibilità di una replica finale, anche se poi non si è potuto usufruirne a dovere, per motivi di tempo. Ma la cosa ci sta benissimo così: le domande le abbiamo potute porre con grande agio, e da oggi stanno li sul tavolo, davanti a tutti, in attesa che qualcuno le trovi una risposta credibile.

Non ci si venga però a mostrare - come qualcuno ha fatto stasera - una normale demolizione controllata, dicendo "vedete che gli sbuffi di fumo qui arrivano molto prima del crollo, quindi ne sono la causa, mentre nelle Torri arrivano dopo, quindi ne sono la conseguenza." Davvero questa persona non ha pensato che le normali demolizioni controllate sono del tutto legittime, e anzi costituiscono spesso un vero e proprio richiamo popolare, mentre nel caso delle Torri sarebbe decisamente più igienico non farsene accorgere? Ma poi scusate, la coseguenza di cosa? Delle scrivanie che cadono sul piano di sotto? Davvero non li ha visti, quei quintali di cemento e acciaio lanciati ad una distanza doppia della larghezza della Torre, e addirittura verso l'alto?

Ce l'ha, quel signore, una spiegazione a quei poderosi getti di acciaio e cemento? O per lui è davvero normale che un edificio alto quattrocento metri - non quaranta, quattrocento - riesca a crollare sulla propria stessa pianta? E che appena c'è riuscito ci riesce anche il fratello, cadendo nello stesso identico modo?

Ecco cosa intendiamo per non perdere più tempo con chi chiaramente dimostra ben poco interesse per la verità, ma solo quello di fare ostruzionismo ad oltranza, per motivi che non sta a noi capire.

Quando ti trovi di fronte ad una mole di indizi di quel peso - Torri demolite, difesa imbambolata, aerei scomparsi nel nulla, edifici in acciaio che crollano per un semplice spavento, tu ti preoccupi di far notare al mondo che la cosa "misteriosa" che stanno portando via, "in realtà è una semplice tenda"? Ma certo che è una tenda, o simpatico amico, il problema casomai è cosa c'è sotto, no? Da quando in qua servono otto "campeggiatori" per spostare una "semplice tenda", portandola in spalla come una Madonna da processione, quando basta smontarla e di colpo è sufficiente un ragazzino di otto anni per farle fare il giro dell'isolato?

In ogni caso, analizzeremo già fino alla nausea, nei giorni a venire, ogni minimo dettaglio alla trasmissione, e completeremo le informazioni molto "parziali" che sono state offerte al pubblico come se fossero definitive.

Un esempio per tutti dovrebbe bastare: si è parlato a lungo delle telefonate fatte dai cellulari durante il dirottamento dell'aereo poi caduto in Pennsylvania, ma mentre ci si è fermati a spezzare il capello sulla plausibilità della "telefonata da tredici minuti", o su quella ridicola di John Bingham che chiama la mamma presentandosi con nome e cognome, persone decisamente preparate e informate come Alessio Vinci si sono completamente dimenticate di far sapere al pubblico italiano che NESSUNA di quelle telefonate sarebbe mai comunque avvenuta in forma diretta, fra passeggero e familiare, ma sempre tramite centralino del 911 (il nostro 113), o addirittura dell'FBI.

Alzi la mano chì è disposto a credere che un passeggero in quelle condizioni, convinto ormai di dover morire a minuti, riesca a trovare fortunosamente una linea libera (non dimentichiamo che per quell'ora tre quarti degli snodi telefonici americani erano completamente intasati), e invece di fare il numero di casa chiama prima l'FBI?

Va bene essere eroi, ma questo è sfidare davvero le ire del destino! (Mentre casualmente non si è mai riusciti a rintracciare uno solo di quegli operators, per sentire raccontare in prima persona di quei drammatici momenti).

Di tutte queste "dimenticanze" parleremo più tardi, perchè se è vero che si vuole lasciare a ciascuno la possibilità di farsi una propria idea su fatti di tale gravità, bisogna anche dargli la possibilità di valutare tutte le informazioni ad oggi disponibile, e non solo quelle che torna più comodo presentare.

Ringraziamo ancora Mentana e tutta la sua redazione sia per lo spazio concessoci, sia per un atteggiamento davvero onesto e coraggioso, che andava chiaramente al di là di quello che ciascuno di loro possa eventualmente pensare.

Massimo Mazzucco




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