La lezione della Crimea: è possibile fare qualcosa.

Data 13/6/2006 8:37:18 | Categoria: news internazionali

di Stefano Serafini

I marines, assediati dalla popolazione civile, se ne vanno dalla Crimea. Il portavoce della Nato ha cercato di minimizzare: non erano marines, ma civili impegnati in un'esercitazione militare, ed è ora che tornino dalle loro madri.

La gioia della popolazione locale si è sciolta in lacrime e canti patriottici della seconda guerra mondiale, inneggianti alla vittoria sui nazifascisti.

Due deputati della Duma hanno voluto seguire gli autobus dei marines fino in aeroporto, per accertarsi che lasciassero veramente il territorio nazionale e che non si spostassero semplicemente in un'altra area del paese. Ma in aeroporto non sono stati ammessi, in spregio della Costituzione, e hanno anche ricevuto una bastonatura dalla polizia. Il clima dunque continua a restare incandescente, ...
... mentre si prepara una grossa battaglia parlamentare da dove potrebbero uscire nuove elezioni.

Viene da osservare che la fuga dei militari americani avviene prima che la Rada di Kiev discuta il problema NATO, dopo il rimando ottenuto da "democratici" deputati arancioni a furia di pugni e microfoni strappati. Il parlamento ucraino ha infatti subito un forte riequilibramento dopo le ultime elezioni, ridimensionando fino alla minoranza lo schieramento arancione, accusato di aver tradito gli ideali e gli slogan grazie ai quali era salito al potere due anni fa, e di aver voluto servire soltanto gli interessi della potenza USA gettando il paese nella peggiore crisi politica ed economica dallo scioglimento dell'URSS. Il voto rischiava dunque di avere ricadute disastrose sullo stesso progetto di espansione a Est della NATO.

L'arroganza del presidente Yushenko e del suo governo, che sulla faccenda del gas ha ammesso di aver rubato grosse quantità dalle forniture di metano dirette alla UE, ha irritato la Russia e la Comunità Europea. Il braccio di ferro si è concluso nel peggiore dei modi per la repubblica ucraina, che ha pagato l'interessato appoggio diplomatico della Polonia e degli USA, con un sostanziale isolamento nei confronti di tutti gli altri partner dell'area. In particolare la "guerra" con la Russia si è tradotta in un aumento dei prezzi calmierati del gas al livello commerciale, e nell'interruzione dell'esportazione di generi alimentari nella Federazione Russa, con una perdita molto importante nella bilancia commerciale. La ventilata entrata dell'Ucraina nella NATO, sui cui pericoli la scorsa settimana si è espresso un allarmato ministro degli esteri russo, Lavrov, costerà inoltre all'Ucraina milioni di euro per la riconversione dell'armamento, con l'obbligo di acquisto di munizioni e armi da fornitori esteri. Ci si domanda: per fare la guerra a chi?

La scorsa settimana la Germania ha fatto osservare preoccupata che l'Ucraina non ha ancora iniziato a organizzare le scorte di metano per il prossimo inverno, ventilando il rischio di una crisi energetica molto più seria della precedente, capace di coinvolgere la produzione industriale europea.

Naturalmente di queste cose deve scrivere su Internet un privato cittadino, visto che la nostra stampa, i nostri telegionali e i nostri politici sono impegnati con cose più serie e importanti, come i mondiali di calcio.

Cordiali saluti,

Stefano Serafini



P.S.: 13.06 ore 10:45

Vorrei aggiungere una cosa alla faccenda della Crimea, e all'allontanamento politico dei marines ad opera della popolazione locale.

Tutto è cominciato con la reazione indignata dei lavoratori del sanatorio di Fedosia, trasformato per l'occasione in alloggio per le truppe USA. Gli addetti alle pulizie, i cuochi, i camerieri, tutto il personale, SI SONO LICENZIATI pur di non servire coloro che avvertivano come nemici e calpestatori della loro dignità. Qualcuno, rischiando più del proprio stipendio, ha persino tagliato l'acqua, il gas, l'elettricità all'edificio.

Quante volte in Italia abbiamo sentito giustificazioni basate sul "tengo famiglia"? Persino le guardie giurate in armi, andate con ingaggio privato in Iraq, sono state giustificate da (presunti) intellettuali e giornalisti con la retorica del bisogno di lavoro e della famiglia.

In Ucraina si vive molto peggio che in Italia, e il lavoro serve almeno tanto quanto qui. Anche gli inservienti e i camerieri di Feodosia hanno famiglia.

Qui da noi, la strage del Cermis finisce nel nulla. Di Ustica non si può parlare. Siamo amici! E per ottenre il permesso di costruire la prossima base USA, prevista a Vicenza, già si parla di molcire l'amministrazione comunale di centrosinistra con tanti bei soldi. E' per i soldi - dicono i maligni strizzando l'occhio - che si fa tanta opposizione, per spillare qualcosa in più.

Credo che non occorra aggiungere altro, e che la bella lezione sia più che completa.

Cordiali saluti,

Stefano Serafini




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