Dicesi "diritto internazionale"

Data 5/8/2006 1:05:08 | Categoria: palestina

Su "il Riformista" del 22 Luglio è comparsa questa "lettera al direttore", firmata da Emanuele Ottolenghi, che ha ottenuto, a quanto pare, l'avallo di una notevole serie di nomi importanti. Eccone il testo, seguito dalla lista di firme, e da un nostro commento.

M.M.

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EDITORIALE DEL RIFORMISTA - sabato 22 luglio 2006

Caro Direttore, il diritto internazionale non può essere invocato soltanto quando fa comodo.

L’attuale crisi in corso tra Israele e Hizbullah è iniziata con un atto di aggressione da parte della milizia filo-iraniana contro Israele. Nel corso di un’incursione in territorio sovrano israeliano il 12 luglio, Hizbullah ha rapito due soldati israeliani, di cui non si hanno più notizie.

A prescindere dall’interpretazione dei fatti e delle soluzioni militari o diplomatiche, tutte le forze politiche in Italia si augurano di vedere al più presto la fine delle ostilità, e nel frattempo invitano le parti belligeranti a rispettare il diritto internazionale ...
... nella conduzione delle ostilità, con particolare cura per i civili. In Europa e in Italia si è chiesto con insistenza a Israele di applicare il principio di proporzionalità nella sua reazione militare.

In quanto prigionieri di guerra, i due soldati israeliani catturati da Hizbullah hanno diritto della piena protezione della Terza Convenzione di Ginevra, compreso il divieto di esser tenuti come ostaggi e esser vittime di violenza e altre forme di trattamento degradante e umiliante (Art. 3.I). Hanno diritto a cure mediche (artt. 15 e 30) e a praticare la loro fede religiosa (art. 34).

Nessuno di questi diritti è negato a prigionieri arabi e palestinesi attualmente detenuti in Israele. Nel caso di prigionieri israeliani in passato altrettanto non è mai avvenuto. Secondo la medesima convenzione, di cui Libano e Israele sono contraenti, la Croce Rossa Internazionale si può attivare (art. 9) per garantire la protezione dei prigionieri di guerra.

In nome del diritto e dei principi umanitari di cui sopra, ci appelliamo al governo italiano affinché solleciti la Croce Rossa a intercedere presso il governo libanese, di cui Hizbullah è parte integrante, perché i suoi rappresentanti ottengano accesso ai prigionieri, per verificarne lo stato di salute e il rispetto dei loro diritti summenzionati.

Invitiamo tutte le forze politiche italiane, di destra e di sinistra, cattoliche e laiche, a esigere che la Terza Convenzione di Ginevra sia dunque immediatamente applicata ai due prigionieri israeliani.
Chiediamo al governo italiano di farsi portatore di questa richiesta presso il governo libanese e nelle altre sedi internazionali competenti.

Per le famiglie dei prigionieri la conoscenza del loro destino è non meno importante che per la soluzione di questo conflitto.

Emanuele Ottolenghi

Il Riformista fa suo l’appello di Ottolenghi. Per aderire scrivete a redazione@ilriformista.it

Tra primi firmatari dell’appello di Emanuele Ottolenghi ci sono:

Francesco Abbate, Gianni Alemanno, Magdi Allam, Giulio Ambrosetti, Aldo Amoretti (ex presidente dell’Inca Cgil), Aldo Bacchiocchi (direzione regionale Ds Emilia Romagna), Luca Balzi (segretario Ds di Vicenza), Luciano Belli Paci (del comitato promotore della Sinistra per Israele di Milano), Aron Bengio, Marina Bergese, Mauro Bernardi, Silvia Berti, David Bidussa, Angelo Bolaffi, Matteo Bolocan Goldstein, Anna Borioni, Gilberto Bosco, Daniela Botto, Mario Botto, Peppino Caldarola, Paolo Campostrini, Daniele Capezzone, Enzo Carra, Marco Casetta, Luigi Castaldi, Fabrizio Cicchitto, Dario Coen, Furio Colombo, Alberto Corcos, Francesco Cossiga, Ivo Costamagna (segretario provinciale Sdi-Rnp Macerata), Simona Crosara, Maura de Bernart, Tullio Della Seta, Gianni De Michelis, Alessandro Di Nucci, Antonio Donno, Fausto Durante (segretario nazionale Fiom Cgil), Danilo Fastelli, Emanuele Fiano (parlamentare Ds e membro della comunità ebraica e di sinistra per Israele), Gianfranco Fini, Rino Formica, Anita Friedman, Tina Fronte, Enrico Fubini, Renzo Gattegna (presidente Unione delle comunità ebraiche italiane), Antonio Ghirelli, Nino Grazzani, Andrea Jarach, Mauro Kob, Antonio Landolfi, Giancarlo Lehener, Gabriella Leonarduzzi, Cinzia Leone, Giorgio Linda e l’Associazione Italia-Israele del Friuli, Fernando Liuzzi, Massimo Longo Adorno, Amos Luzzatto, Gadi Luzzatto Voghera, Emanuele Macaluso, Gennaro Malgieri, Francesco Maria Mariotti, Adriana Martinelli, Piero Meda, Agostino Megale (presidente dell’Ires Cgil), Gabriele Messina, Egisto Mingarini, Rosy Moffa, Ina Moriondo, Francesco Nardi, Giuseppe Nitto, Cecilia Nizza, Davide Nizza, Tiziana Nulli, Salvatore Ottolenghi, Riccardo Pacifici, Stefano Paganoni, David Parenzo, Massimiliano Parente, Stefano Parisi, Leone Paserman, Walter Pedullà, Paolo Pillitteri e la redazione milanese de L’opinione, Paolo Pirani (segretario confederale della Uil), Marco Pistarino, Federico Punzi, Mario Raimondo, Umberto Ranieri, Antonio Regazzi (segretario generale della Uilm), Mario Ricciardi, Andrea Riscassi, Nicoletta Rocchi (segretaria confederale della Cgil), Mirco Salvadori, Giorgio Santini (segretario confederale della Cisl), Luciano Scalia, Giuseppe Scanni, Fabio A.Schreiber, Bruno Segre, Matteo Silvestrini, Leone Soued, Luigi Sposi, Federico Steinhaus, Lorenzo Strik Lievers, Rossella Tedeschi, Massimo Teodori, Jacopo Tondelli, Aldo Torchiaro, Ezio Trentini, Ivano Tubertini, Lanfranco Turci, Marco Valbruzzi, Valter Vecellio, Sofia Ventura, Roberto Villetti, Michele Zampino Tullia Zevi.

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Nostro commento:

Notevole davvero, questo articolo in forma di lettera, soprattutto per l'avallo che ha ottenuto da una serie di nomi "importanti", fra cui notiamo parlamentari, alti dirigenti sindacali, segretari di partito, grossi personaggi delle Forze dell'Ordine, e addirittura un ex-presidente della Repubblica.

Un pò meno "impressionante", a voler essere sinceri, è la logica di fondo su cui si basa l'intero appello, che i nostri firmatari probabilmente non hanno analizzato con il dovuto spirito critico. Non ci vuole infatti una laurea in filosofie antiche per accorgersi di certe forzature decisamente plateali.


Già la premessa, …

"Nel corso di un’incursione in territorio sovrano israeliano il 12 luglio, Hizbullah ha rapito due soldati israeliani, […]"

… come tutti sappiamo, è ben lontana dall'essere certa. Esistono anzi ottimi motivi per credere che sia avvenuto esattamente l'opposto. Ma anche il secondo passaggio, …

"In quanto prigionieri di guerra, i due soldati israeliani catturati da Hizbullah hanno diritto della piena protezione della Terza Convenzione di Ginevra, […]"

… rimane tutto da dimostrare. Da quando in qua Libano e Israele sono ufficialmente "in guerra" fra di loro?

E' curioso infatti notare come normalmente Hezbollah sia presentato come un gruppo di "terroristi" (quindi fuorilegge per definizione), mentre per l'occasione diventa addirittura "il Libano". ("Secondo la medesima convenzione, di cui Libano e Israele sono contraenti, [..]").

Ma attenzione soprattutto ai "vantaggi postumi" di questa sfalsatura apparentemente innocente: se alla fine è stato "il Libano" a sequestrare i due soldati israeliani, e non "i cattivi Hezbollah", di colpo si giustificano anche tutti i bombardamenti alle infrastrutture civili nell'intero paese, con tanto di "danni collaterali" annessi.

Ma il passaggio più fragile di tutto il ragionamento - lo avranno notato tutti, leggendo - è naturalmente:

"Nessuno di questi diritti è negato a prigionieri arabi e palestinesi attualmente detenuti in Israele".

A meno che ci si voglia nascondere dietro a un meschino gioco di parole ("attualmente detenuti in Israele"), qui si fatica davvero a non rispondere con un elenco di soprusi, arresti illegali, detenzioni ingiustificate, procedure fuori norma, violenze e prepotenze sulla persona di ogni tipo, che iniziano cinquanta anni fa e che continuano a tutt'oggi sotto gli occhi del mondo intero.

E sotto gli occhi, apparentemente poco attenti, dei nostri firmatari.

Signori Ottolenghi, Teodori, Cossiga, De Michelis, eccetera: dobbiamo davvero arrivare a mostrare uno qualunque dei mille filmati, facilmente reperibili in rete, in cui si apprezza molto da vicino il modo corretto e assolutamente "legale" (stavamo parlando di diritto internazionale, se non sbaglio) con il quale Israele tratta dei liberi cittadini di uno stato sovrano - per quanto in fieri, purtroppo - come la Palestina?

Volete davvero vederlo, come si ammanetta "legalmente" una madre, strappandole il bimbo che porta in braccio, sotto la minaccia di un mitra puntato in faccia? O come si "arresta" un ragazzo di dieci anni, totalmente e chiaramente disarmato, a manganellate in testa e calci nello stomaco? Oppure preferite vedere come fanno i soldati israeliani a "espropriare" i legittimi proprietari delle terre che man mano vanno conquistando con la forza, esibendo in una mano un pezzo di carta straccia, mentre con l'altra segnalano al carro armato di procedere e distruggere un'intera piantagione?

La Palestina è uno stato, gentili Signori, nel quale Israele non ha "fatto una incursione", come si vorrebbe abbiamo fatto gli Hezbollah, ma che ha militarmente invaso, lungo tre quarti dei suoi confini, circa 40 anni fa, rifiutandosi da allora sistematicamente di rispettare le storiche risoluzioni ONU che gli imponevano il ritiro immediato.

E ora gridano scandalizzati per l'implementazione della 1551?

Ha davvero ragione, Signor Ottolenghi, quando dice che "il diritto internazionale non può essere invocato soltanto quando fa comodo".

Questa frase, se proprio vuole, la sottoscrivo anch'io molto volentieri. Ma il Vangelo con la parabola del trave e della pagliuzza, gentilmente, se lo vada a cercare lei in libreria. Nella mia non lo vendono più da molto tempo: dicono che non è più di moda, ultimamente.

Massimo Mazzucco




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