Tre Iraq per un'America felice

Data 20/10/2006 9:36:51 | Categoria: Iraq

Ormai le notizie, almeno per chi ha un pò di memoria, non sono più degli "eventi che accadono ", ma una semplice conferma di una nuova scena del Grande Copione che è stata girata e messa in archivio esattamente come previsto.

Il Grande Copione è il progetto di conquista mondiale da parte dei neocons, noto come PNAC, che punta sulla installazione strategica permanente di forze militari americane in medio Oriente, dovunque sia possibile controllare le risorse energetiche presenti in quella zona. Un esempio a caso può essere l'Afghanistan, per il suo gas naturale, oppure l'Iraq, per il suo petrolio. Con l'Iran stretto fra i due, a fare gola ai neocons in maniera fin troppo provocante.

Già dall'autunno del 2003, quando si iniziava a capire che la "passeggiata a Baghdad" rischiava di diventare un secondo Viet-Nam, ...
... qualcuno iniziò sospettare che la palese "incapacità" degli americani di mettere sotto controllo la nazione fosse in realtà una scelta ben precisa, intesa a gettare il paese nel caos, portarlo alla guerra civile, e poter così procedere alla divisione in tre parti dello stato iracheno, che avrebbe permesso un molto più facile controllo dei pozzi petroliferi.

Il vero problema degli americani infatti sono i sunniti, che vivono soprattutto nel centro-nord del paese, quindi senza sbocchi sul mare. Sunnita era Saddam, sunniti erano tutti i capoccioni del suo governo, e sunnita era stato quindi il tallone sotto cui questa decisa minoranza - i sunniti non superano il 20% della popolazione irachena - aveva tenuto sotto controllo l'intero paese per oltre trent'anni.

La sfortuna dei sunniti è che dalle loro parti di petrolio ce n'è poco, e le strutture di cui dispongono per estrarlo sono le più obsolete ed inefficienti dell'intero paese. Logico quindi per gli americani cercare di liberarsi in qualunque modo di questo peso morto, per lasciarli poi a marcire nel loro angolo di deserto inutile. E visto che i Kurdi, l'altra minoranza del paese, che vive quasi tutta nel nord-est (a ridosso della Turchia), non vedono l'ora di diventare uno stato indipendente, la ripartizione a tre lascerebbe gli americani liberi di fare affari con i soli sciiti, molto più malleabili e sensibili ai "valori americani" dei buzzurri del nord.

Una conferma che il piano di ripartizione era in via di implementazione - e che quindi tutti i disordini erano non solo tollerati ma forse addirittura provocati - fu il palese accordo fra gli americani e l'Ayatollah Al-Sistani durante l'assedio di Najaf, roccaforte del ribelle sciita Al Sad'r. Dopo aver promesso al mondo che non avrebbero tolto l'assedio finchè fosse stato loro consegnato il ribelle, bastò un fugace intervento dell'Ayatollah per mettere a tacere il barbuto rivoltoso, mentre i corazzati e le jeep americane retrocedevano silenziosamente fra le sabbie del deserto.

Che cosa possa aver voluto in cambio l'Ayatollah non è difficile da immaginare, visto che da quel giorno gli sciiti divennero ufficialmene i "buoni" del paese, e ottennero la promessa di una Costutizione basata sulla religione islamica, esattamente come l'Ayatollah desiderava. [I sunniti invece avevano impostato una società a forte prevalenza laica, in cui il potere religioso era stata ridotto ad un ruolo marginale].

E così, di bomba in bomba, di attentato in attentato, di disordine in disordine, si è arrivati ultimamente ad una media nazionale di cento morti giornalieri, dovuti agli scontri fra le diverse fazioni, che nessuno può più permettersi di ignorare.

Puntuale, dalle pagine del Sunday Times della scorsa domenica, spunta l'inossodabile James Baker che ci fa sapere, a nome dell'"Iraqi Study Group" di cui è presidente, che stanno per presentare una ricerca dalla quale emerge chiaramente la necessità di dividere al più presto in tre parti la nazione irachena, vittima di una guerra civile ormai inarrestabile.

James Baker, l'uomo che guidò il team di Bush alla conquista della Casa Bianca nelle controverse elezioni del 2000, dove la storia prese la svolta che ci ha condotto nella situazione catastrofica in cui ci troviamo oggi. James Baker, l'uomo che nel 1991 era, casualmente, ministro degli esteri durante la Prima Guerra del Golfo, condotta in Iraq dal padre dell'attuale Presidente.

Da Baghdad l'ambasciatore americano in Iraq, Zalmay Khalilzad - che sarebbe come se noi avessimo un italiano a far da ambasciatore americano a Roma - fa sapere che il governo "di unità nazionale" sta scricchiolando sotto il peso delle violenze, e che nei due mesi che mancano alla consegna della Costituzione definitiva ormai si potrà fare molto poco per raggiungere un accordo fra i diversi gruppi etnici che si stanno contendendo il potere a Baghdad. Bisogna cominciare a pensare ad una soluzione diversa, che permetta agli americani di ritirarsi senza per questo lasciare il paese nel caos più totale. Ad esempio, perchè non dividere in tre la nazione, secondo le linee etnico-geografiche che già la contraddistinguono?

Dulcis in fundo, anche Madame Condolezza allarga sconsolata le braccia, fa boccuccia di dispiacere, e annuncia tutta compita che ormai la situazione irachena è irrimediabilmente fuori controllo.

Un Iraq diviso in tre parti sembra davvero essere l'unica soluzione valida per una situazione che nessuno avrebbe mai potuto prevedere.

Massimo Mazzucco


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