Il protocollo di Sèvres e la crisi di Suez: 50 anni dopo

Data 24/10/2006 13:10:39 | Categoria: storia & cultura

di Marco Bollettino

In questi giorni, 50 anni fa, una manifestazione pacifica di alcune migliaia di studenti in Ungheria dava inizio a una rivolta che fu repressa nel sangue dalle truppe dell'Armata Rossa.

Mentre gli studenti ungheresi si riunivano in assemblee studentesche, votando per l'uscita dalla gioventù comunista e progettando le manifestazioni dei giorni seguenti, un volo della Royal Air Force conduceva Selwyn Lloyd, Segretario agli Affari Esteri del governo Inglese, ad un piccolo aeroporto fuori Parigi.

Ufficialmente Lloyd era chiuso in casa, colpito da un brutto raffreddore, cosa non inusuale per la stagione; in realtà si trovava in una villa nella periferia di Sèvres, in Francia, dove stava discutendo con i rappresentanti di Francia ed Israele...

il piano di attacco contro l'Egitto di Nasser.

Il canale di Suez


Costruito tra il 1859 ed il 1869 dalla Compagnie Universelle du Canal Maritime de Suez, diretta da Ferdinand de Lesseps, il Canale fu inaugurato il 17 novembre 1869 con una cerimonia faraonica, accompagnata dalle note dell'Aida di Giuseppe Verdi.
La Gran Bretagna si era opposta alla sua costruzione, che avrebbe accorciato la rotta per le Indie e reso meno strategico il controllo del Capo di Buonasperanza, in Sudafrica, ma fu lesta a trarre vantaggio delle opportunità che si crearono ed assicurarsi una posizione di controllo sul canale.

Per prima cosa la Gran Bretagna utilizzò l'elevato debito estero dell'Egitto per rilevare, nel 1875 ,la sua quota di azioni nella Compagnie Universelle du Canal Maritime de Suez, che aveva in concessione il Canale per 99 anni.
Quindi vennero incoraggiati (le false flag operations erano già di moda allora) dei moti xenofobi ad Alessandria, subito utilizzati come pretesto per inviare truppe inglesi ad occupare temporaneamente il Canale e punti strategici dell'Egitto. L'occupazione dell'Egitto, dal 1914 sotto forma di protettorato, durò sino alla fine della Seconda Guerra Mondiale e le ultime truppe inglesi a lasciare il canale lo fecero nel 1956, per farvi ritorno, come vedremo, pochi mesi dopo.

Formalmente, secondo la convenzione internazionale del 1888, il transito doveva essere garantito ad ogni nave, di ogni nazione senza discriminazione alcuna, in tempo di pace e di guerra ma in pratica, specialmente durante i conflitti mondiali, il controllo militare del Canale significava vietare il passaggio alle navi delle nazioni nemiche, e la Gran Bretagna lo sapeva bene.





Verso la nazionalizzazione: il Lavon Affair

Nel febbraio del 1954 salì al potere in Egitto il colonnello Gamal Abd el-Nasser che mise subito in chiaro le sue intenzioni di accelerare il processo di ritiro delle truppe inglesi di stanza al Canale di Suez e riappropriarsene, condizione reputata necessaria per garantire la piena indipendenza del paese.

Dall'altra parte, il colonnello Binyamin Gibli, capo del servizio di intelligence militare israeliana, l'Aman, diede inizio all'Operazione Susanna per far cambiare idea al governo inglese e bloccare il ritiro delle truppe britanniche dal Canale.

In che cosa consisteva questa operazione sotto copertura?

Una definizione precisa ci è data dallo storico Shabtai Teveth: lo scopo della missione era "minare la fiducia dell'Occidente nel regime Egiziano generando pubblica insicurezza ed azioni volte a causare arresti, dimostrazioni e atti di vendetta, nascondendo totalmente ogni legame con Israele. Il team era stato avvertito di evitare assolutamente di essere scoperto, in modo che il sospetto cadesse sulla Fratellanza Musulmana, sui Comunisti, su 'malcontenti non meglio specificati' o su 'nazionalisti locali'." (Ben-Gurion's Spy, Columbia University Press, 1996, p. 81)

Le azioni "per generare pubblica insicurezza" consistettero in far esplodere bombe in un ufficio postale di Alessandria, nelle biblioteche dello U.S. Information Agency ad Alessandria ed al Cairo ed in un teatro inglese.

Il tentativo fallì quando un membro della cosiddetta Unità 131, Robert Dassa, vide la sua bomba esplodere prematuramente nella sua borsa. Una perquisizione da parte delle autorità egiziane nel suo appartamento trovò prove che portarono all'arresto ed all'incriminazione di molte persone, tra cui Ebrei egiziani ed Israeliani sotto copertura.

La conclusione della vicenda fu il processo che portò, il 27 Gennaio del 1955, alla condanna a morte per impiccagione di Moshe Marzouk e di Shmuel Azar.

L'obiettivo di ostacolare il ritiro delle truppe inglesi dal Canale di Suez fallì in pieno (nell'ottobre di quell'anno gli Inglesi firmarono l'Evacuation Treaty con cui si impegnavano al ritiro delle truppe entro 36 mesi) ed il ministro della Difesa Pinhas Lavon, sospettato di essere a conoscenza dell'operazione, fu costretto alle dimissioni: da qui il nome "Lavon Affair" (anche se in Israele è meglio conosciuto come "The Unfortunate Affair")

1956: La nazionalizzazione del Canale e la costruzione della Diga di Assuan

L'inizio della crisi si può individuare nell'estate del 1956 quando, nel giro di poco più di un mese, vengono ritirate le offerte di finanziamento americane ed inglesi al progetto di costruzione della diga di Assuan. A Stati Uniti e Gran Bretagna si sostituisce l'Unione Sovietica, nel ruolo di finanziatrice, e Nasser, anche per coprire le spese del faraonico progetto, decide il 26 luglio, con una mossa a sorpresa, di nazionalizzare il Canale di Suez:

"La Società Internazional del Canale di Suez è una società egiziana di azionisti. Lo stato egiziano prende a suo carico l'attivo e il passivo della società e prende possesso di tutti i suoi organi amministrativi. Lo stato indennizzerà tutti i portatori di titoli di questa società sulla base dei prezzi quotati alla borsa di Parigi alla data dell'entrata in vigore di questa legge."
[..]
"Noi costruiremo la diga di Assuan anche contro la volontà di tutti. A tale fine saranno utilizzate le entrata annue della compagnia del canale di Suez che ammontano a cento milioni di dollari. Oggi dopo un secolo il canale ci viene restituito. Non si trattava di una società, ma di uno stato nello stato. Grazie alle entrate di questa istituzione non avremo bisogno di aiuti dall'estero. Come il re Faruk ha lasciato l'Egitto defininitivamente il 26 luglio 1952, oggi nel quarto anniversario la compagnia del canale di Suez cessa di esistere."


Le reazioni e le condanne non tardarono ad arrivare

Da parte inglese vi era il timore di "un'Arabia unita, guidata dall'Egitto, e sotto l'influenza Russa", come scrisse il Primo Ministro Inglese Eden al Presidente Americano Dwight Eisenhower mentre da parte Israeliana vi era il timore di un futuro attacco da parte dell'Egitto di Nasser, che aveva iniziato a rimilitarizzare il Sinai ed aveva chiuso alle navi israeliane l'accesso al porto di Eilat.

I francesi, per usare le parole dello storico Avi Shlaim, "combinarono il matrimonio"

Sèvres e l'attacco all'Egitto

Ed ecco che, tra il 22 ed il 24 Ottobre 1956, il piano d'attacco prese forma: una offensiva preventiva da parte Israeliana nel Sinai, come illustrata da questo schizzo, eseguito su un pacchetto di sigarette dal generale Moshe Dayan, direttamente alla conferenza, seguita da un ultimatum di Francia e Gran Bretagna all'Egitto ed una successiva invasione con il pretesto di "separare i combattenti".

In realtà l'aviazione e la marina anglo-francese avrebbero supportato l'avanzata israeliana, occupando Port Said e prendendo possesso del Canale.

Il 29 ottobre, come previsto, le truppe dell'Israeli Defence Force dilagarano nel Sinai, travolgendo le difese egiziane e facendo un ricco bottino di equipaggiamento e prigionieri. Nelle stesse ore arrivava l'ultimatum anglo-francese ed i due paesi bloccavano, attraverso il diritto di veto, le risoluzioni dell'Onu che richiedevano un immediato cessate il fuoco.

Nei giorni successivi, mentre le truppe egiziane si erano ritirate al di qua del canale spinte dall'avanzata israeliana, iniziò l'invasione anglo-francese, con il lancio di migliaia di paracadutisti che occuparono Port Said e postazioni strategiche per il controllo del Canale.

Ma era un mondo diverso, quello del 1956.

La condanna per Francia, Gran Bretagna ed Israele fu generale e dietro le minacce di intervento di Stati Uniti e Unione Sovietica i paesi aggressori furono costretti al ritiro delle loro truppe.

Qualche mese dopo "la gita francese", Lloyd fu costretto a confrontarsi col parlamento, negando più volte "che ci fosse un accordo precedente" e che "si fosse a conoscenza di un previsto attacco israeliano". Tutte menzogne.
Il Primo Ministro inglese, Eden aveva anche ordinato la distruzione dei documenti che attestavano l'accordo di Sèvres, sperando che quel protocollo non venisse mai divulgato al pubblico. Non aveva fatto i conti con Ben Gurion e gli Israeliani.

Infatti, sebbene il Protocollo di Sèvres sia rimasto "top secret" per 35 anni, in deferenza ad Anthony Eden, Mr Bar-On ha tenuto un rapporto dettagliato di quell'incontro e del Protocollo, ora conservati al Museo Ben Gurion di Tel Aviv. Come dichiarò: "Israele in generale, e Ben Gurion in particolare, non avevano alcuna ragione di farlo rimanere segreto. E' un vantaggio per noi che il mondo sappia che quell'aggressione non l'abbiamo decisa da soli".

Il protocollo di Sèvres, un monumento, per usare le parole del Professor Shlaim, "all'opportunismo francese, alla duplicità di Eden, ed alla paranoia di Israele".
Alcune cose non cambiano mai.


Marco Bollettino (Ashoka)



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