Quei 2.3 trilioni di dollari

Data 31/10/2006 10:21:43 | Categoria: 11 settembre

di Marco Bollettino

E' una buona regola, per un governo, dare le brutte notizie di venerdì, meglio ancora se la sera. La gente sta uscendo dal lavoro, il week-end è alle porte e, con un po' di fortuna, il lunedì successivo sarà tutto dimenticato.

Ma ogni regola ha la sua eccezione e ci sono notizie di una gravità eccezionale e che pertanto vanno date di lunedì....

(se non vedete il video embedded andate qui)
...specialmente se il giorno successivo è martedì 11 Settembre 2001.

Il 10 settembre 2001 Donald Rumsfeld fu costretto ad annunciare che il Dipartimento della Difesa (il Pentagono) non era in grado di rintracciare la destinazione di ben 2,3 trilioni di dollari spesi, pari ad 8.000 dollari per ogni singolo abitante degli Stati Uniti d'America o, se preferite, a poco più di 32.000 euro per ognuno dei 57 milioni di italiani.

Avrebbe mai potuto immaginare, il Segretario della Difesa, che gli eventi del giorno successivo sarebbero stati così catastrofici non solo da oscurare completamente questa vicenda ma anche da rendere impossibile una indagine approfondita a riguardo?

La "Guerra globale al terrorismo", dichiarata subito dopo gli attentati dell'11 Settembre, ha infatti letteralmente inondato le casse del Dipartimento della Difesa USA di nuovi finanziamenti, portando la spesa militare dai 288 miliardi di dollari del 2000, al livello, astronomico, di 441,6 miliardi di dollari per il 2006 (a cui devono essere aggiunti circa 75 miliardi "fuori budget" per le guerre in Afghanistan ed Iraq), pari a circa il 51% del bilancio federale ed al 43% della spesa militare mondiale.

In un mondo post 11 Settembre non c'è più spazio per la "Guerra agli sprechi" annunciata da Rumsfeld, anche perché il "Volo 77", dirigendosi contro il Pentagono con quella manovra ai confini della realtà , è andato a colpire l'unica zona dell'edificio recentemente rinforzata in funzione anti missile ed ha gravemente ostacolato, in modo indiretto, una indagine approfondita "a causa delle perdite del personale che si occupava della gestione finanziaria, sofferte durante gli attacchi dell'11 Settembre".

Tra i 189 morti dell'attacco, infatti, figuravano moltissimi impiegati civili ed uno degli uffici dell'esercito, il "Resource Services Washington", perse nell'attacco ben 34 dei suoi 65 impiegati, per la maggior parte contabili ed analisti di budget. Erano alle loro scrivanie a completare i rendiconti finanziari per la chiusura dell'anno fiscale, quando sono stati uccisi dall'attacco.

In che cosa erano stati spesi quei 2.3 trilioni di dollari? Mistero.

E' curioso notare che nel maggio di quell'anno era diventato Direttore Finanziario (CFO) e Comptroller del Dipartimento della Difesa Dov S. Zakheim, membro del Council on Foreign Relations (CFR) e del Project for a New American Century (PNAC) per il quale era stato coautore del documento "Rebuilding America's Defenses". In quel saggio, diventato famoso dopo l'11 Settembre, il gruppo dei Neoconservatori (Neocon) chiedeva a gran voce un aumento significativo della spesa militare per finanziare quel rinnovo dell'apparato bellico necessario a garantire la supremazia mondiale degli Stati Uniti, anche attraverso il controllo delle risorse energetiche e strategiche in Medioriente.

"Il cambiamento, benché rivoluzionario, sarà molto lento - concludeva la penna di Zakheim nel Settembre 2000 - a meno di un evento catalizzatore, come una nuova Pearl Harbour."

Se la notte del 10 di Settembre Dov S. Zakheim, ex vice presidente della System Planning Corporation, industria della difesa specializzata nel campo dell'elettronica e costruttrice di un sistema di controllo elettronico degli aerei a distanza, si interrogava su come far dimenticare il "buco nero" dei fondi del Pentagono e su come convincere l'America ad imbracciare la politica interventista da lui auspicata...
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....il giorno successivo quattro aerei dirottati avrebbero risolto i suoi problemi.


Marco Bollettino (Ashoka)



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