TORTURE: ORDINI SUPERIORI? UNA LETTERA ACCUSA I GENERALI

Data 3/5/2004 7:52:29 | Categoria: Iraq

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TORTURE: ORDINI SUPERIORI? UNA LETTERA ACCUSA I GENERALI

HAMILL RIESCE AD "EVADERE"


HAMILL: L’ostaggio americano Thomas Hamill (foto), un autista che lavorava in Iraq per una sussidiaria della Halliburton, e che era stato rapito più di tre settimane fa dai miliziani iracheni, si trova ora sano e salvo in una sede del comando USA, dopo una fuga apparentemente rocambolesca. Hamill ha raccontato ai giornalisti americani – che ne faranno come minimo l’eroe della settimana – di aver sentito il lontano (?) rombo di un convoglio militare, di aver forzato (?) la porta della sua cella, e di aver corso quasi un miglio (??? – Hamill pesa almeno cento chili, e le ultime settimane non le ha certo passate facendo jogging) per raggiungere il convoglio. Sarebbe poi pure tornato, coi militari, ad arrestare i suoi secondini. (I quali invece non sentono passare i convogli, e continuano a dormire della grossa anche quando uno riesce a scardinarti la porta della cella sotto il naso?)

TORTURE: Mentre tutti si affrettavano a sottolineare che il caso dei marines torturatori era “un caso isolato”, noi ci chiedevamo cosa mai avessero messo in testa a quei soldati, perchè arrivassero a fare quello che hanno fatto ai loro prigionieri. E oggi la prima risposta l’abbiamo avuta. La moglie di un soldato qualunque, indignata sia dalle torture che dalla copertura generalizzata che stava montando a favore degli alti comandi USA, ha convocato una conferenza stampa e ha mostrato ai giornalisti una lettera ...

...che il marito le aveva mandato dall’Iraq, qualche mese fa.

Eccone alcuni stralci, letti dalla donna davanti alle telecamere della CNN: “Avvengono nel carcere torture quotidiane, sistematiche, e queste sono incoraggiate direttamente dagli alti comandi dell’esercito, in risposta ad ogni uccisione di un soldato americano. [..] L’altro giorno un prigioniero non ha retto alle torture, ed è morto fra sofferenze atroci. I secondini ne hanno messo il corpo sotto ghiaccio. Il giorno dopo è arrivata una squadra medica, che lo ha messo su una barella, gli ha ficcato l’ago di una flebo nel braccio [per farlo apparire vivo] e lo ha portato via di lì. Era evidente che non volevano che si sapesse. [...] Sono disgustato da tutto questo, ma non oso lamentarmi coi superiori, perchè verrei sicuramente punito in maniera durissima.”

Ebbene, il coraggio lo ha trovato la moglie per lui, e adesso l’avventura del generalissimo Kimmit si colora decisamente di opaco. La reazione a caldo del Pentagono, inoltre, è stata tanto violenta quanto patetica: “Nessun essere umano può arrivare a pensare – ha detto un portavoce con tono “indignato” – che un generale dell’esercito USA ordini ai suoi soldati di fare quello che hanno fatto quei marines ad Abu Ghraab.”

Va beh, vorrà dire che io umano non lo sono, in questo caso.

Massimo Mazzucco



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