La supersupposta globale

Data 27/12/2006 19:04:53 | Categoria: dagli Usa

di Marco M

L'amministrazione Bush ha programmato per il 2008 dei test di una nuova "arma di attacco globale", il missile cruise ipersonico X-51 WaveRider.

In caso di successo del progetto, gli Stati Uniti avranno un'arma che permette di lanciare attacchi rapidi (in 60 minuti al massimo) e specifici in qualsiasi posto del pianeta.

"Il nuovo missile sarà sette volte più rapido del Tomahawk", afferma il produttore della nuova arma, Mark J. Lewis, in un'intervista a Popular Mechanics (numero di gennaio) [1].

Gli Stati Uniti si preparano ad avere nelle loro mani l'ennesima arma micidiale.
Ma Popular Mechanics, ancora una volta...
...(ricordate il caso 11/9 [2] ripreso da Deaglio? [3a] e [3b]), con grande indipendenza scende in campo a difesa dell'amministrazione Bush.

Da una rivista del genere ci si aspetta che fornisca, come ha fatto, dati come: Realizzato in lega di nichel e di 3,5 metri di lunghezza, dimensione standard per un missile aria-terra, l'X-51 sarebbe capace di viaggiare ad una velocità di 6.000 km/h.

Le conclusioni, se permettete, siamo capaci di trarle da soli. Ma questo alla gentile propaganda non va bene e Popular Mechanics va oltre: ci dice che non c'è nulla da temere, ma che anzi tale arma è necessaria (indovinate un po'?) all'efficacia della lotta contro il terrorismo.

Il periodico ricorda che il 20 agosto 1998, su ordine del presidente Bill Clinton, un gruppo di navi nel mare di Oman aveva lanciato molti Tomahawk su un presunto campo di Al-Qaeda, in Afganistan, dove secondo gli Stati Uniti si trovava Osama bin Laden.
Ad una velocità di 880 km/h, i missili impiegarono due ore circa per coprire i 1.760 km che li separavano dall'obiettivo e bin Laden riuscì a fuggire, ha spiegato a Popular Mechanics l'ex coordinatore dell'antiterrorismo Richard Clarke.

Dunque per Popular Mechanics questa è un'arma necessaria che gli Stati Uniti devono avere (chi stabilisce se gli Stati Uniti possano avere armi del genere? Ma gli Stati Uniti, ovviamente...) per combattere il terrorismo.
Peccato che la rivista dimentichi di citare l'intervista di Clinton, nel settembre scorso a Fox News, network in orbita repubblicana in cui lavora, tra gli altri, il presidente del Project for a New American Century William Kristol [4], e che aveva approntato l'intervista-trappola poco prima delle elezioni di mid-term per scaricare le colpe della mancata cattura di Osama sulle precedenti amministrazioni Clinton. Ma Clinton non si è fatto trovare impreparato (un vero fiume di parole che ha sommerso il giornalista in missione per conto di Bush) ed ha gettato nuove ombre (o luci?) sul rapporto tra Osama bin Laden, CIA, FBI e neocons.

E proprio a proposito di Richard Clarke e della sua caccia serrata a bin Laden bruscamente interrotta dal "licenziamento", sono proprio i repubblicani ad averlo subito fatto fuori, e Clinton prova spesso a dire nell'intervista che se solo si leggesse il libro di Clarke, si capirebbe immediatamente il perchè e che la cattura di bin Laden era vicinissima, Clinton ne aveva autorizzato l'uccisione ma CIA ed FBI hanno stranamente declinato l'invito...

Insomma, la mancata cattura di bin Laden non è stata proprio una questione di "velocità missilistica", l'agente Osama "Tim Osman" bin Laden serviva ancora vivo, come abbiamo constatato poi. Ed il suo spettro, da agitare nel momento del bisogno, è quanto di meglio chieda l'amministrazione Bush che di catturare Osama non ha proprio intenzione: come dimenticare quando le forze americane circondarono Tora Bora lasciando un unico corridoio per il Pakistan che permise agli Osama boys di allontanarsi prima della battaglia [5], e la chiusura dell'Alec Station, l'unità di intelligence preposta alla cattura di Osama [6].

L'intervista è andata in onda con opportuni "tagli". Ma in rete è circolata la versione pressochè integrale [7].

A cosa serve allora quest'ennesima arma micidiale? Proviamo a chiederlo al PNAC:

"Questo rapporto trae origine dalla convinzione che gli Stati Uniti dovrebbero cercare di preservare e rafforzare la loro supremazia globale mantenendo la superiorità delle proprie forze armate. Oggi, l’America ha a portata di mano un’opportunità strategica senza precedenti. Non esiste nessun’altra superpotenza rivale in grado di sfidarla; può contare su alleati ricchi, potenti e democratici in ogni parte del mondo; attraversa la più lunga fase d’espansione economica della sua storia; i suoi principi politici ed economici vengono abbracciati pressoché universalmente. Mai, in nessun altro periodo storico, l’ordine internazionale è stato così favorevole agli interessi ed agli ideali americani. La sfida per il nuovo secolo è preservare e accrescere questa ‘pace americana’.
Tuttavia, questa opportunità andrà perduta se gli Stati Uniti non conserveranno sufficiente forza militare."

Come dev'essere questa forza militare? "Gli Stati Uniti devono mantenere una forza militare in grado di dispiegarsi rapidamente e vincere guerre su vasta scala simultaneamente" perché "l’incapacità di sostenere uno scenario a più guerre simultanee rischia di tradursi in una strategia di rinuncia alla guerra".
Che rischio terribile!

"Gli USA non possono neppure assumere una posizione di neutralità simile a quella delle Nazioni unite; la supremazia militare americana è talmente grande e i suoi interessi globali così ampi che gli Stati Uniti non possono simulare indifferenza rispetto al risultato politico nei Balcani, nel golfo Persico o in Africa. [...] L'esercito, in particolare, deve essere percepito come parte di una forza di superiorità schiacciante".

Nel capitolo "La creazione della futura forza dominante" del rapporto "Rebuilding America's Defenses" [8] del settembre 2000 si spiega che "Per conservare la supremazia militare americana nei prossimi decenni, il Dipartimento della difesa deve muoversi più aggressivamente, sperimentando nuove tecnologie e nuovi concetti operativi e cercando di sfruttare l’attuale rivoluzione negli affari militari".
Per far questo serve un continuo aumento del budget per il Pentagono ed in particolare "le forze armate statunitensi di domani devono affrontare tre nuove missioni:
- Difese missilistiche globali. [...]
- Controllo dello spazio e del cyberspazio. Così come il controllo dei mari - e la protezione del commercio internazionale – definiva in passato le potenze globali, il controllo delle nuove “aree comuni” sarà la chiave per il potere mondiale
nel futuro. Un’America incapace di proteggere i propri interessi o quelli dei suoi alleati nello spazio o nella “sfera informatica” avrà difficoltà ad esercitare un'egemonia politica globale.
- Perseguimento di una strategia in due fasi mirata alla trasformazione delle forze convenzionali."

Naturalmente, si scriveva nel settembre del 2000, "il processo di trasformazione, se anche dovesse portare un cambiamento drastico, sarà lungo, in assenza di eventi catastrofici catalizzatori, quali una nuova Pearl Harbor."

Avvenuta, come sappiamo, la nuova Pearl Harbor (quando si dice le coincidenze), in nome della dottrina dell'attacco preventivo gli Stati Uniti hanno avviato un piano di Prompt Global Strike, o “Attacco Globale Immediato” (per il 2007, stanziati 127 milioni di dollari), che consiste nel dotarsi di un sistema di attacco globale immediato entro il 2020 con l'obiettivo di essere in grado di colpire in qualsiasi punto della superficie terrestre in massimo 60 minuti.
L'ex analista dell'intelligence dell'Esercito William Arkin ha affermato: "Con quest'arma gli Stati Uniti potrebbero colpire preventivamente Iran o Corea del Nord in 30 minuti". [9]
La Marina sta testando missili convenzionali Trident II dal 1993 e bastano quindi un paio d'anni al massimo per completare il primo Prompt Global Strike per i sottomarini.

Ma secondo il British American Security Information Council (BASIC) [10], l'iniziativa di PGS pone molti rischi per quella stessa sicurezza che il Pentagono appare voler perseguire.
In primo luogo, fa notare il BASIC, trasparenza e responsabilità molto scarse se non del tutto nulle. Considerata l'attuale politica degli Stati Uniti di omicidi mirati di sospetti terroristi e non solo nei teatri prettamente di guerra (si pensi ad esempio alle stragi di civili innocenti, definiti semplici "danni collaterali", in Pakistan ad opera di droni senza pilota) l'Amministrazione USA sarebbe il solo giudice delle sue stesse azioni, che è lecito presumere spesso e volentieri intraprese sulla base di informazioni di intelligence errate o imprecise.
Vi è poi un altro rischio, fra gli altri, non di poco conto: il lancio di un missile balistico intercontinentale di questo tipo potrebbe verosimilmente venire interpretato da radar Russi o Cinesi come un attacco nucleare, poiché le tracce di calore sarebbero le stesse. Questa ambiguità causerebbe una grande instabilità, costringendo i paesi attaccati a considerare, nel dubbio e nel poco tempo a disposizione, il missile intercontinentale in rapidissimo arrivo come nucleare e a reagire di conseguenza, per evitare di trovarsi scoperti di fronte ad un attacco preventivo nucleare da parte degli Stati Uniti.
Inoltre, verrebbero violati anche il trattato di non proliferazione e la sovranità delle altre nazioni, sui cui cieli l'amministrazione USA potrebbe decidere in qualsiasi momento di far scorazzare il supermissile diretto, in un'ora al massimo, sul territorio di un'altra nazione sovrana. Ed ovviamente, la corsa agli armamenti avrebbe un'ulteriore spinta.

Ma questi non sono problemi che gli Stati Uniti usano porsi di solito ed il nuovo supermissile X51 dimostra che, dietro tutti i cambiamenti apparenti della politica statunitense, esiste un unico, grande filo conduttore.


Marco M


Note:

[1] http://www.popularmechanics.com/technology/military_law/4203874.html
[2] http://luogocomune.net/site/modules/911/index.php?filename=911/7-Misc/stampa/diario.html
[3a] http://www.youtube.com/watch?v=V9YUeqacU9o
[3b] http://www.youtube.com/watch?v=pVGmb7tNmeE
[4] http://www.newamericancentury.org/
[5] http://www.cooperativeresearch.org/timeline.jsp?the_post-9/11_world=escapeFromAfghanistan&timeline=complete_911_timeline
[6] http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2006/07/04/AR2006070400375.html
[7] http://www.youtube.com/watch?v=1j79y7i10FY
Con estratti sottotitolati in italiano: http://www.youtube.com/watch?v=mpOd5BHDK6U
[8] http://www.newamericancentury.org/RebuildingAmericasDefenses.pdf
[9] http://www.bloomberg.com/apps/news?pid=10000103&sid=aZeqovAl9zgY&refer=us
[10] http://www.basicint.org/pubs/Papers/BP51.htm



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