Pedofilia, fra crimine e spauracchio

Data 3/3/2007 0:20:00 | Categoria: terrorismo

di Giorgio Mattiuzzo

Non sempre è facile capire, apprendendo dai media il nuovo provvedimento del Governo a tutela dei cittadini, quando si è di fronte ad un atto di pura propaganda e quando invece di fronte ad un accadimento “genuino”.

Il problema è che la propaganda, in quanto tale, si maschera di anonimato nella maggioranza dei casi. Uno degli metodi peggiori usati in questi anni consiste nello sfruttare “l'incubo della pedofilia” perché è uno degli strumenti più efficaci per riuscire ad ottenere il controllo della vita degli individui da parte dell'Autorità. Sebbene la paura del terrorismo sia un'arma altrettanto, se non più, utilizzata, lo spauracchio del pedofilo riesce a sconfiggere qualsiasi obiezione, di qualsiasi tipo.

Ad esempio, quando un Governo vara una legge anti-terrorismo che preveda una qualsiasi forma di ulteriore intrusione nella vita privata delle persone, si alzano sempre delle voci, anche autorevoli, ad opporsi. Ma questo mai accade quando si tratta di pedofilia. Beninteso, non è certo facile mettersi contro provvedimenti che arginino il fenomeno, ...
...tuttavia è sempre utile comprendere quando un fenomeno, pur reale, viene dilatato e distorto per scopi non esattamente nobili.

Come si diceva, il reato commesso dal pedofilo provoca un giusto e naturalissimo moto di sdegno e di disprezzo, al punto che nei confronti di chi viene accusato ed incriminato di tale orrendo crimine non si è esitato ad usare metodi quantomeno discutibili, come pubblicare le liste di pedofili, obbligarli ad recarsi a casa dei vicini per dichiarare il crimine commesso, e via enumerando. L'accusa di pedofilia, in buona sostanza, è diventato il viatico ideale per far digerire provvedimenti altrimenti inaccettabili anche ai più accaniti difensori dei diritti civili.

Ma è altrettanto vero che i pedofili non sono tutti uguali. Mentre il povero cittadino, se accusato di essere un pedofilo, vede la sua vita rovinata, quando sono altri a commettere il ripugnante atto, allora non se ne sa più niente.

Per esempio, se invece del maestro della scuola di paese sono i Caschi Blu dell'Onu, stranamente non si ode alzare un lamento a riguardo. Ed è davvero incredibile, se si pensa a quante volte i peacekeeper abbiano abusato di bambini indifesi.

Senza andare troppo lontano nel tempo, ricordiamo gli episodi avvenuti in Congo e Burundi (1) oppure in Darfur (2). Senza dimenticare i fatti di Haiti e Liberia, talmente gravi da far esprimere al Parlamento Europeo la più ferma e sentita “indignazione per gli odiosi crimini attribuiti al personale ONU, come le prestazioni sessuali in cambio di cibo”, nonché la “condanna [nei confronti de]gli atti del personale di pace dell'ONU ad Haiti e in Liberia che hanno costretto i bambini a subire violenze e prostituzione.” (3)

Purtroppo non risultano le solite indagini che coinvolgono 15 diverse polizie di 35 Paesi del mondo. Anzi, questo genere di notizie passano sotto silenzio, vengono mormorate dagli speaker televisivi a fine tg, con un filo di voce, allo stesso modo in cui si descrivono le controindicazioni dei medicinali nelle pubblicità.

Questo significa una sola cosa: la notizia del pedofilo di turno, scoperto non si sa dove, è solo l'equivalente del drappo rosso del torero: serve a mandare il sangue alla testa al cittadino per fargli accettare le nuove, restrittive, misure di sicurezza che il Governo puntualmente propone a furor di popolo. Non è la violenza sui bambini ad essere importante (in questo caso vedremmo i volti di alcuni pedofili in divisa ogni giorno alla televisione) ma la reazione emotiva che l'annuncio suscita.

Il Christian Science Monitor riporta l'ultimo caso in ordine di tempo (4): in Austria, un impiegato di un'azienda che opera in Internet, durante un controllo di routine, ha scoperto dei files che portavano ad un giro di pedofili on-line. Ovviamente, non trattandosi di Caschi Blu, è partita la caccia in tutto il mondo da parte delle forze di polizia, che stanno cercando almeno 2360 iscritti in 77 Paesi (cioè una media di 30 pedofili per Stato).

Di conseguenza, la prima mossa dei legislatori è stata quella di rivolgersi agli Internet Service Provider per chiedere loro di sradicare il fenomeno, non permettendo il commercio e la circolazione del materiale pedofilo. Non solo, ma intendono andare oltre e vogliono obbligare i provider a raccogliere tutte le informazioni in cui si imbattono per poi fornirle ai “ciber-poliziotti”, aiutandoli nella caccia.

Intanto la scorsa settimana un gruppo “bipartisan” del Parlamento americano ha allargato il numero delle compagnie obbligate a fornire agli investigatori le notizie di reato, e hanno aumentato le multe per chi non lo fa.

Tradotto nel mondo reale significa che i soggetti operanti in Internet si daranno da fare per spiare le attività dei loro clienti o utenti, non tanto per amor di legalità, quanto per evitare multe assai onerose.

Inoltre la legge obbliga gli internet provider a tenere il materiale in custodia per sei mesi. Ma, secondo le parole di Kate Dean, direttore esecutivo della Internet Service Provider Association: “La parte riguardante la custodia è molto confusa. Non sappiamo cosa conservare”.

E se non si sa cosa conservare e si temono multe che possono arrivare anche ai 300.000 dollari, non è forse meglio conservare quanti più dati possibile? E per sapere quali dati conservare, non è forse il caso di andare a rovistare tra i fatti privati degli utenti? Giusto nel caso, non si sa mai.

Infine, oltre ai provider, siti come MySpace e Facebook dovranno anch'essi comunicare ogni attività riguardante pedofilia alle autorità e conservare i dati per sei mesi, pena le multe sopracitate.

E' facile vedere come, con la scusa della pedofilia, si stanno obbligando compagnie private a investigare e controllare i movimenti di cittadini ignari e innocenti; a mantenere memoria dei dati degli utenti, ma non si sa quali; a comunicare il tutto alle autorità, se non si vuole incorrere in multe salate (come dimostrare infatti che non si sapeva di un'attività illecita, se non si dimostra di controllare tutto il traffico?)

E che nessuno pensi che il controllo capillare delle abitudini di milioni di navigatori ed il loro conseguente immagazzinamento e messa a disposizione della polizia possa essere utilizzato per scopi diversi da quelli di catturare qualche depravato in giro per il mondo....

Se non fosse che chi emana queste leggi fa parte della stessa compagnia di pervertiti che dice di voler punire, come la storia del senatore Mark Foley ci ricorda (5).


Note:

1. MONUC e ONUB, le missioni della vergogna, warnews.it, 21/12/2004.
2. Sudan: caschi blu accusati di violenze sessuali su minori, Osservatorio sulla Legalità e sui Diritti, 3/1/2007.
3. Risoluzione del Parlamento europeo sul coinvolgimento delle forze ONU nelle violenze sessuali in Liberia e Haiti, 14/12/2006.
4. To bust child-porn rings, larger role sought for Internet service providers, Christian Science Monitor, 9/2/2007.
5. Rep. Foley Quits In Page Scandal, Washington Post, 30/9/2006.



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