E SE TI DICESSERO CHE POTEVI ESSERCI TU AL SUO POSTO?

Data 10/5/2004 10:21:13 | Categoria: Iraq

E SE TI DICESSERO CHE POTEVI ESSERCI TU AL SUO POSTO?



di Massimo Mazzucco



Chi non si è domandato almeno una volta, in questi giorni, "ma
come si può arrivare a tanto?" E chi non si è risposto,
altrettante volte, "va beh, bisogna proprio essere bacati nel cervello,
per farlo". Noi stessi, appena uscita la notizia, ci domandavamo che
cosa mai avessero messo in testa a questi ragazzi, per arrivare a fare
quello che hanno fatto. Perchè da soli, uno pensa, non è
possibile regredire di interi millenni in poche settimane.



E invece pare che la risposta sia molto più semplice, anche se
ancora più agghiacciante delle immagini stesse che tutti stiamo
cercando di digerire.



Tra le mille trasmissioni TV dedicate all'argomento, in America,
è comparso ad un certo punto un ricercatore universitario, che
ha mostrato degli spezzoni di un esperimento fatto in
un’università della California, nel lontano 1972. Un gruppo di
volontari avrebbe vissuto per un mese in un ambiente creato
appositamente per loro, che replicava in tutto e per tutto un carcere
di massima sicurezza. Il gruppo venne poi diviso, per sorteggio, fra
carcerati e carcerieri, e furono date loro regole e condizioni che
replicavano anch’esse nei minini particolari quelle di un carcere vero.
Sarebbero stati inoltre isolati dal mondo, senza possibilità di
comunicare con l’esterno, mentre avrebbero potuto ricevere ispezioni in
qualunque momento, ma mai senza un minimo di preavviso. Quello che i
volontari non sapevano, è che c'erano (sì, già
allora!) delle telecamere nascoste in ogni locale della finta prigione.
Per i primi due o tre giorni, tutto sembrò funzionare
normalmente...
... ma da un certo punto in poi (quello che il professore ha chiamato
il "breaking point"), si sono cominciate a notare sfumature di
disprezzo e di cattiveria verso i detenuti, che presto - molto presto -
sono degenerate in comportamenti simili a quelli che abbiamo visto ad
Abu Grahb. Troppo simili per archiviare la faccenda come una pura
coincidenza.



Vi sono stati episodi di prevaricazione violenta, molti dei quali a
sfondo sessuale, sia da parte del singolo sia da parte di un gruppo
più o meno ristretto di secondini. Man mano è così
emersa fra questi ultimi una curiosa tendenza (ricordiamolo, tutta gente come
noi, in teoria), a misurarsi l'un con l'altro nelle invenzioni
più sofisticate per provocare tormenti al carcerato. E quando
è stata annunciata un'ispezione, si sono messi immediatamente
tutti d'accordo per coprirsi l’uno con l’altro, mentre minacciavano i
prigionieri, se mai avessero parlato, di raddoppiare loro le dosi di
sevizie appena finita l'ispezione. E talmente terrorizzati dovevano
essere i prigionieri, che in effetti nessuno ha aperto bocca di
fronte agli ispettori.



Certo, lì non ci sono stati i morti messi sotto ghiaccio, e
certo il sangue non è scorso come nella realtà irachena,
ma va anche detto - e qui sta forse l’aspetto più sconvolgente
di tutti - che i responsabili hanno deciso di interrompere
l’esperimento, “per motivi etici”, prima che degenerasse in qualcosa di
simile. E delle previste quattro settimane, si era soltanto al sesto
giorno.



Sembrerebbe quindi che la condizione di potere assoluto – di vita e di
morte, nei casi reali - su un altro essere umano, debba scatenare in
noi qualcosa di primordiale che ovviamente non ricordiamo, ma che di
certo non se n’è ancora andato del tutto.



O forse aveva ragione lo scienziato stesso, quando commentava il suo
esperimento alla luce dei fatti odierni: la natura umana è
sempre quella, non è cambiata di una virgola nell'arco di tutta
la storia, e non si vede perchè dovrebbe farlo in un futuro
vicino o lontano. L'unica differenza quindi, fra paesi barbari e paesi
civilizzati, è che questi ultimi dovrebbero sia evitare di
creare un terreno fertile per degenerazioni di quel tipo, sia
implementare controlli rigorosi e sistematici per assicurarsi che non
avvengano comunque.



Certo, viene da dire, ma se il capo stesso del Pentagono, con tutti i
suoi generaloni, sono ben contenti che invece avvengano – anzi, li
incoraggiano proprio, a quanto pare - allora il problema non è
più di natura umana, ma diventa di responsabilità
personale, e di primissimo ordine criminale.



Viene a questo punto il sospetto che sia questo il vero motivo per cui
Rumsfeld non vuole dimettersi: in quel suo gesto testardo ed
apparentemente incongruente, non ci sarà invece la conferma
silenziosa, verso tutti quelli che sopravviveranno all’ epurazione di
facciata, che “dopo si continua esattamente come prima”?



Massimo Mazzucco









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