Italia stato canaglia?

Data 23/3/2007 11:10:00 | Categoria: politica italiana

di Claudio Negrioli

Il portavoce dell'Ambasciata Americana ha dichiarato, in una diretta televisiva durante l'evento-manifestazione di Vicenza contro il raddoppio del Dal Molin, che gli Usa in Italia non hanno basi, ma sono, laddove presenti, esclusivamente "ospiti" dello Stato Italiano.

Tenendo presente questa dichiarazione possiamo dedurre quanto segue: non si può parlare di extraterritorialità né per la base di Aviano (Pordenone) né per la base di Torre Ghedi (Brescia).

Il nostro Paese ha, in altre parole, due propri siti militari dove stocca armi atomiche, indi per cui è giocoforza una potenza nucleare, contraddicendo così lo spirito della Carta costituzionale e la lettera del trattato contro la proliferazione delle armi nucleari, firmato nel 1970.

Per capire come lo Stato abbia a cuore la tutela dei propri cittadini e come si preoccupa delle conseguenze ...
... possibili in presenza di 40 bombe tipo B-61 nel comune di Ghedi, ecco un sunto di un'intervista al Sindaco di questa cittadina, Anna Giulia Guarneri:

Domanda: Lei, in qualità di Sindaco della città di Ghedi, e l'Amministrazione siete a conoscenza della presenza di testate nucleari sul territorio?

Risposta: Siamo a conoscenza ma non attraverso comunicazioni da parte delle Istituzioni o Enti preposti.

D: Questa o le precedenti Amministrazioni con quali passi ufficiali (delibere, ordinanze, ecc.) hanno affrontato la questione suddetta?

R: Nel 1995 e nel 1999 sono state inoltrate richieste di chiarimenti al Ministero della Difesa sulla presenza di ordigni nucleari all'aerobase di Ghedi e sulla eventuale necessità di misure di sicurezza. Sono anche state inoltrate richieste all'Asl su eventuali presenze di emissioni radioattive,sempre nel 1999.

D: Sono stati predisposti precisi piani nel caso di eventuale incidente dove siano coinvolte sostanze radioattive?

R: Non sono stati predisposti piani anche perchè ufficialmente non c'è alcuna comunicazione e non si sà nulla sulla reale entità delle sostanze radioattive o dove sono posizionate.


La "questione extraterritorialità" non è un argomento nuovo, perché già nel 1997 il "Comitato unitario contro Aviano 2000" denunciava che nel 1951 il governo Italiano allora in carica regalò di fatto l'aeroporto di Aviano agli Usa con un accordo che a 46 anni di distanza è ancora segreto. Da allora, l'aeroporto è di fatto un pezzo d'America,con tanto di extraterritorialità.

Quando il comitato chiese precisazioni sulla natura giuridica della base di Aviano, il Governo in un primo tempo rispose che si trattava di "base Italiana" e come risposta (o meglio non-risposta) inviò il trattato di istituzione della Nato..

Recentemente, in una tavola rotonda, tenuta a Padova il 8-8-2005, è stato detto che la Regione Friuli-Venezia Giulia ha presentato richiesta di chiarimenti riguardo l'utilizzo della base e che essa venga adeguato ai dettami della Costitiuzione e all'ordinamento giuridico Italiano, questo perchè allo stato presente la base di Aviano gode di extraterritorialità.

Naturalmente, la richiesta del Friuli è stata ignorata, o meglio lo Stato ha risposto con dichiarazioni anonime di funzionari di mezza tacca.

Riguardo alla base Usa di Vicenza, La Repubblica del 20-02-2007 riportava che "secondo fonti del Ministero della Difesa, la base è italiana, è stata concessa in uso gratuito agli Stati Uniti, ma non c'è nemmeno un millimetro di ogni base militare in Italia che non sia italiano".

A questo punto, balza agli occhi il fatto che non esiste – per stessa ammissione ufficiale – uno Stato straniero che detiene basi nel nostro Paese. Ergo GHEDI, VICENZA, AVIANO non sono extraterritoriali, quindi le basi, le bombe atomiche, i militari sono in territorio italiano, il cui governo dello Stato risponde di quello che avviene in dette basi.

Ciò rimette in discussione la legalità ovvero l'illegalità di questa situazione, sia per quanto riguarda la segretezza degli accordi militari stipulati tra Italia e Stati Uniti e ciò in violazione degli art. 80 e 87 della Costituzione, sia per il mancato rispetto, da parte del nostro Paese, del Trattato di non proliferazione nucleare, che ci pone di fatto e di diritto nell'elenco dei cosidetti "Stati canaglia".

Due anni orsono, nel febbraio 2005, il Sen. Ripamonti Natale, coordinatore dei Verdi Lombardi, aveva trattato questi argomenti in un'interrogazione rivolta all'allora Ministro della Difesa Antonio Martino, ottenendo scarsi risultati.

Partendo dalla constatazione che "nella base NATO di Torre Ghedi ci sono 40 bombe atomiche, tutte degli Stati Uniti, del tipo B-61" il senatore chiedeva "se non si intenda informare il Parlamento e il Paese sulla dislocazione delle armi nucleari in Italia, sui rischi oggettivamente connessi a tale dislocazione e su quali reparti delle nostre Forze Armate sono addestrati all'uso di tali armi e se non ritenga di dover rendere note le forme e i contenuti degli accordi segreti che hanno consentito l'installazione di armi nucleari statunitensi sul suolo italiano ed i vincoli ancora vigenti".

Chiedendo infine "quali iniziative si intenda predisporre per allineare l'Italia a quanto disposto dal Trattato di Non Proliferazione Nucleare“.

Nella risposta, il Ministro Martino confermava implicitamente la presenza a Ghedi di bombe atomiche, senza contestare nè confermare i dati esposti dal sen. Ripamonti, ma esaltando il valore della deterrenza nucleare e glissando sul resto dell'interrogazione.

Il sen. Ripamonti sembra intenzionato a presentare nuovamente l'interrogazione, confidando nella maggiore trasparenza e maggior ascolto del presente Governo di centro-sinistra, beato lui.

Il clima non è cambiato e – come dice il titolo di un altro articolo comparso su Luogocomune.net – la guerra mette tutti d'accordo, passati e presenti, tutti in coro a cantare le lodi della retorica militarista. L'auspicio è che vengano smantellati al più presto questi mostri giuridici oltre che mortiferi e che i responsabili delle violazioni della legalità internazionale, passati e presenti, vengano chiamati a risponderne.

Claudio Negrioli (Clausneghe)



Vedi anche "Per un nuovo pacifismo"



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