Distruzione e ricostruzione

Data 3/7/2007 9:10:00 | Categoria: Iraq

di Giorgio Mattiuzzo

In principio fu l'invasione del Kuwait. Poi fu il rogo dei pozzi petroliferi. Poi ci furono la repressione dei Curdi. Poi la mancanza di elezioni. Poi la pianificazione dell'11 settembre. Poi le armi di distruzione di massa. Poi l'antrace. Insomma, è dal 1990 che – per una ragione o per l'altra – l'Iraq viene invaso e bombardato, sottoposto ad embargo e ridotto alla fame.

Alla fine, nel 2003, il duetto Bush/Blair (quello che adesso porterà la pace in Palestina) ha dato il colpo finale: occupazione di tutto il territorio, scioglimento di esercito e polizia, arresto dei membri del governo, condanna a morte delle principali personalità pubbliche, estromissione dalla gestione della cosa pubblica di tutti coloro che vi lavoravano fino al giorno dell'invasione.

Fatto questo, Bush si rivolge alle Nazioni Unite ed afferma che l'Iraq è in una situazione disastrosa e che ha bisogno di essere ricostruito. L'Onu allora affida ad Usa e Gran Bretagna, insieme ad altri, la ricostruzione e la messa in sicurezza dell'Iraq. E fu così che l'invasore divenne pacificatore. Il distruttore si fece ricostruttore. Il nemico divenne alleato.

La gestione del Paese ha avuto come risultato la mancanza di acqua potabile; la mancanza di energia elettrica; l'arresto della produzione di petrolio; la nascita di gruppi armati ...
... che uccidono una media di 150 persone al giorno; la distruzione dell'enorme patrimonio storico e culturale di quella che fu la Mesopotamia.

Oggi scopriamo altre cose interessanti riguardo all'Iraq.

Un rapporto del Congresso americano riferisce che in quattro anni sono stati spesi 22 miliardi e mezzo di dollari per addestrare quasi 350.000 poliziotti e soldati iraqeni e assicurare in questo modo la sicurezza al Paese. Risultato? “Le Forze di Sicurezza irachene non si sono ancora sviluppate come la coalizione aveva progettato e... non sono ancora in grado di assumersi la piena responsabilità della sicurezza del loro Paese”. Di conseguenza, dice il rapporto, finché non saranno in grado di assolvere al loro compito, le truppe americane non potranno lasciare l'Iraq. [1]

Il vero problema che emerge, tuttavia, è ancora peggiore. Questi 350.000 uomini addestrati dagli americani non si limitano a non saper garantire la sicurezza della Nazione. Secondo il parlamentare repubblicano Phil Gingrey c'è il rischio che queste truppe, dopo essere state addestrate ed armate, vadano ad ingrossare le fila dei guerriglieri che stanno insanguinando la regione.

Ora, si possono pensare due cose. Che gli addestratori americani non si accorgano che stanno armando i tagliagole; oppure che lo sappiano, e quello sia proprio il loro scopo. La seconda possibilità sembrerebbe assurda, ma non così tanto.

Secondo i comandi americani, la nuova strategia americana in Iraq sarà quella adottata in Centro America [2], che consisteva nell'addestramento di guerriglieri più o meno regolari contro la popolazione civile da un lato, dall'altro l'addestramento di militari e forze di polizia presso la cosiddetta School of Americas, Fort Benning, Georgia, da dove sono usciti i peggiori assassini che il Sud America conosca. [3]

Esattamente quello che sta succedendo in Iraq, solo che qui avviene ad una velocità ancora più impressionante. Così veloce che i miliziani non fanno nemmeno in tempo a togliersi la divisa da poliziotto, che già stanno uccidendo civili intermi.

Nel novembre scorso la polizia irachena ha circondato il Ministero dell'Istruzione, ha fatto irruzione ed ha rapito un centinaio di persone. [4]

All'inizio del 2006 la cupola d'oro della moschea di Samarra è stata fatta saltare in aria. Secondo Ray McGovern, ex analista della Cia, si può riconoscere senz'altro la mano dei servizi segreti americani. [5] I testimoni che erano presenti intorno alla moschea nelle ore precedenti indicano che, durante il coprifuoco che vigeva sulla città, intorno al santuario vi fu una attività insolita della Guardia Nazionale Irachena; un testimone vide soldati americani e iracheni arrivare al coprifuoco, presidiare la zona fino alle sei del mattino e poi andarsene. Subito dopo che se ne sono andati, due esplosioni in successione hanno distrutto la cupola. [6] Pochi giorni dopo l'attentato, il Ministro della Ricostruzione, Jassem Mohammed Jaafar, ha affermato alla tv di Stato che l'attentato è stato portato a termine da specialisti e che la preparazione ha richiesto almeno 12 ore di tempo [7], che coprono esattamente lo spazio temporale tra l'arrivo delle truppe irachene e americane e lo scoppio delle bombe.

Come se non bastasse, il 13 giugno scorso i due minareti della stessa moschea sono stati fatti saltare in aria. Le autorità irachene hanno arrestato tredici poliziotti. [8]

Robert Fisk, uno dei più importanti corrispondenti dal Medio Oriente, ha raccolto due testimonianze sconcertanti. Le riportiamo così come le trascrive il giornalista dell'Indipendent.

"Un giovane iracheno ci ha detto che è stato addestrato dagli americani come poliziotto a Bagdad e che ha speso il 70% del suo tempo imparando a guidare il 30% addestrandosi all'uso delle armi. Loro gli hanno detto: ‘torna tra una settimana'. Quando è tornato, gli hanno dato un telefono cellulare e gli hanno detto di guidare in un'area affollata vicino alla moschea e chiamarli. Egli ha aspettato in macchina ma il telefono non aveva campo. Così è uscito dalla macchina, dove poteva ricevere un segnale migliore. Allora la sua macchina è esplosa."

“C'era un altro uomo, addestrato dagli americani per il servizio di polizia. Anche lui fu dato un cellulare e gli fu detto di guidare in un'area dove c'era una folla – forse una protesta – e chiamarli e dire loro cosa stava accadendo. Ancora una volta il suo cellulare nuovo non funzionava. Così è andato ad un telefono fisso e ha chiamato gli americani e gli ha detto: ‘Eccomi nel posto dove mi avete mandato e vi posso dire cosa sta succedendo.' E a quel momento vi fu una grande esplosione nella sua macchina."
[9]

Questa serie di testimonianze fanno apparire le paure del congressista Gingrey solo una scusa, l'ennesima, per prolungare l'occupazione del territorio iracheno e per continuare a mantenere un governo fantoccio che di certo non fa gli interessi degli iracheni. Gingrey non vede, o finge di non vedere, che “terroristi”, “polizia” e truppe americane sono la faccia diversa di una stessa medaglia, e per quanto i mass-media cerchino di confondere sino al parossismo l'opinione pubblica con infiniti intrecci di faide fra sunniti, sciiti, iraniani, baatisti, qaedisti, wahabiti e chissà cos'altro, i fatti sono chiari, cristallini, e parlano da soli: il bagno di sangue iracheno non è colpa di qualche imam barbuto e criminale, ma degli esportatori di democrazia armati di fucile d'assalto e tuta mimetica.


Note:

[1] In Iraq, $22.5bn can't buy security, Tha Australian, 29/6/2007.
[2] Rift seen in Iraq insurgency. Some groups reject al Qaeda, CNN.com, 8/6/2007.
[3] School of the Americas Watch
[4] Iraq official: Most hostages freed after mass kidnapping, CNN.com, 14/11/2006.
[5] Former CIA Analyst: Western Intelligence May Be Behind Mosque Bombing, PrisonPlanet.com, 26/2/2006.
[6] The night before the bombing: Two eyewitnesses, Roads to Iraq blog, 23/2/2006.
[7] Iraq shrine bombing was specialist job: minister, Uruknet.info, 24/2/2006.
[8] 13 Iraqi arrested after golden dome destroyed in shrine blast, Foxnews.com, 14/6/2006.
[9] Seen through a Syrian lens, 'unknown Americans' are provoking civil war in Iraq, RobertFisk.com, 28/4/2006.




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