11 settembre e la “questione ebraica”

Data 30/7/2007 10:50:00 | Categoria: 11 settembre

Un recente articolo di Marco Ventura su La Stampa, intitolato “Alt ai negazionisti”, sta scatenando un piccolo temporale estivo attorno al caso Moffa e alla querelle sul negazionismo in genere.

Forse impaziente di andare in ferie, Ventura ha pensato bene di fare di ogni erba un fascio, collegando molto disinvoltamente chi critica la versione ufficiale dell’undici settembre ad un generico “negazionismo,” che egli collega altrettanto disinvoltamente al cosiddetto “antisemitismo”. Che Aristotele lo perdoni.

Il pezzo di Ventura, come ogni altro esempio di giornalismo dozzinale, andrebbe elegantemente ignorato, non fosse per le leggi vigenti, che trasformano le sue affermazioni in accuse di reato vero e proprio, e rendono quindi a loro volta ipotizzabile un reato di calunnia da parte sua.

E’ il caso del sottoscritto, che viene citato con nome e cognome nell’articolo, insieme a questo sito e agli amici di Faremondo:

“La galassia negazionista spazia dal marxismo filopalestinese antimperialista dell'africanista Moffa al marxismo bordighista di Cesare Saletta, dal leninismo dei seguaci del generale Pasti ai «giuristi democratici» castristi di Carbonelli, dal radicalismo pacifista della rivista Giano di Luigi Cortesi ai siti filo-iraniani come www.vho.org e al revisionismo dell'11 Settembre che lo attribuisce a una congiura di sionisti e Cia. È il caso del fotografo e regista Massimo Mazzucco animatore da Los Angeles di luogocomune.net, ma anche del gruppo Faremondo di Bologna e della piemontese non profit Scholè futuro per l'educazione alla «sostenibilità sociale e ambientale», ...
... la cui sezione bolognese organizza seminari di controinformazione sull'11 settembre e l'Olocausto nel dopolavoro ferroviario.” La lista prosegue nelle direzioni più disparate. (Altrimenti che “galassia” sarebbe?)

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Questa la lettera da me inviata oggi a Marco Ventura e al Direttore de La Stampa.

Egr. Direttore, Egr. Sig. Ventura

Cito dall’articolo “Alt ai negazionisti” a firma di Ventura, comparso su La Stampa dell’11/7/2007:

“La galassia negazionista spazia dal marxismo filopalestinese antimperialista [...] al revisionismo dell'11 Settembre che lo attribuisce a una congiura di sionisti e Cia. È il caso del fotografo e regista Massimo Mazzucco animatore da Los Angeles di luogocomune.net.”

In base a quanto sopra, invito il Sig. Ventura ad indicare una sola frase da me scritta, od un solo intervento pubblico da me effettuato, nel quale io presenti in qualunque modo i fatti dell’undici settembre come il risultato di una “congiura sionista”.

Altrimenti, in vista delle leggi vigenti, ritengo una pubblica correzione da parte de La Stampa tanto doverosa quanto urgente. Se è vero infatti - e pare che sia vero – che il “revisionismo antisemita” è perseguibile per legge, esserne accusato assume automaticamente i contorni di una potenziale calunnia nei miei confronti.

Io, che non faccio il giornalista, amo sostenere solo quello che sono in grado di dimostrare. Il Signor Ventura, che giornalista lo è di mestiere, evidentemente non segue lo stesso criterio.

Rimango in attesa di un pronto riscontro da parte vostra.

Cordialmente

Massimo Mazzucco

°°°

A questo punto ne approfitto per chiarire il mio pensiero sulla “questione ebraica” nell’11 settembre, che in questo caso, per ovvii motivi, riflette anche l’atteggiamento “ufficiale” del sito.

Le probabilità che vi sia stato un coinvolgimento israeliano a mio parere sono alte. Lo dice la logica, lo dicono le alleanze di fatto, lo dice la regola del cui prodest, lo dice il comportamento degli stessi leaders israeliani a poche ore dagli attentati (fin troppo rapidi ed unanimi nell’indicare il “terrorismo islamico” come responsabile), lo dice la storia (gli inventori delle moderne False Flags sono stati proprio i sionisti, nel 1947, con l’attentato all’Hotel King David operato da agenti israeliani travestiti da arabi). Ma se è solo per quello è altrettanto probabile un coinvolgimento dell’ISI, i servizi pakistani, il cui capo ha mandato centomila dollari a Mohamed Attà poco prima degli attentati. Per non parlare di quel famoso vuoto di ventotto pagine dal rapporto della Commissione 9/11 sul coinvolgimento dei sauditi nell’operazione.

Ma tutto questo riguarda l’aspetto politico/storico della vicenda, e non quello legale/criminale. Da un punto di vista legale, gli attentati sono avvenuti su suolo americano, non potevano avvenire senza la complicità degli alti comandi americani – contro i quali infatti gli indizi sono ormai ridondanti - ed è quindi prima di tutto nell’amministrazione americana che vanno ricercati i colpevoli per la morte delle oltre tremila vittime di quel giorno.

Saranno poi loro a raccontarci, se lo vorranno, che hanno preferito affidarsi ai servizi israeliani piuttosto che a quelli peruviani, o che si sono fatti convincere - o ingannare - dai medesimi, ma da un punto di vista legale la responsabilità ricade esclusivamente su coloro che hanno permesso agli attenati di andare in porto, e su quelli che in seguito abbiano eventualmente coperto le prove di questo loro coinvolgimento.

Non sta al comune cittadino esigere giustizia attraverso un “interpretazione della storia” (cosa che curiosamente, invece, fanno proprio i sionisti di oggi), mentre egli ha il pieno diritto, oltre che il dovere, di esigere giustizia in base ai fatti e alle responsabilità accertate secondo le leggi vigenti nel paese in cui i crimini hanno avuto luogo.

E sono stati gli stessi capi della Commissione 11 Settembre ad accusare il Pentagono di aver ripetutamente mentito sui fatti di quel giorno. (Chissà se Ventura le sa, tutte queste cose?)

Per uccidere Kennedy, i poteri forti internazionali si sono serviti della Mafia, ma non è certo presso Cosa Nostra che vanno ricercati i responsabili per la morte di quel Presidente. Per rapire Moro, i poteri forti internazionali si sono serviti dell’Andrangheta, ma non è certo in Aspromonte che vanno ricercati i responsabili di quel vergognoso tradimento del nostro paese e della nostra Storia.

Cominciamo a farci spiegare da Rumsfeld, ad esempio, perchè non si faceva trovare al telefono, la mattina dell’11 settembre, per mettere in moto le intercettazioni degli aerei dirottati, quando lui stesso aveva cambiato le procedure di emergenza in quel senso.

Oppure facciamoci spiegare da Cheney quale era il suo ordine che non andava mutato, nonostante un velivolo non identificato si stesse dirigendo a grande velocità su Washington, e poi gli chiederemo magari anche con chi ha fatto colazione una settimana prima, e di che cosa hanno chiacchierato in particolare.

Ma solo dopo che la giustizia abbia fatto il suo corso.

E’ troppo comodo usare il vittimismo sionista - che i sionisti c’entrino o meno - per nascondere i responsabili effettivi di quelle stragi. Cominciamo da loro, poi vedremo dove la storia ci porta.

Massimo Mazzucco




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