Una risposta all'"appello" di Paolo Barnard

Data 28/9/2007 9:10:00 | Categoria: opinione

Botta e risposta improvvisato su RSA con PAOLO BARNARD. QUI la registrazione.

PAOLO BARNARD HA RISPOSTO. QUI

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Dopo quello firmato da Padre Benjamin, c’è un secondo documento che gira in rete in questi giorni, e che risulta particolarmente interessante per molti temi che ci riguardano da vicino.

E’ un “appello” che il giornalista Paolo Barnard ha rivolto, in forma impersonale, a tutti coloro che ancora non hanno rinunciato all’uso del cervello, e che in qualche modo si adoperano per cercare di vivere in un’Italia migliore di questa. E’ ormai evidente a chiunque, infatti, che la cosa sia non solo possibile, ma che stia diventando a questo punto indispensabile. Il problema è come riuscirci.

Quello di Barnard è un appello particolarmente lungo ed elaborato (che potete leggere QUI in versione integrale), per cui cercherò di riassumerlo, sperando di non stravolgerne il senso.

Partendo dal V-day di Grillo, che Barnard definisce semplicemente “terribile”, l’autore lancia “un grido per ostacolare la rovinosa deriva nella quale la Società Civile Organizzata italiana è franata”.

Dove per “Società Civile Organizzata si intendono – spiega Barnard - sia i pochi attivisti che i tanti simpatizzanti raccoltisi attorno ai Movimenti e ai gruppi di protesta italiani”.

Sembra quindi di capire che si riferisca al collettivo di coloro che in qualche modo in Italia “scendono in piazza“ - in maniera reale o figurata - leaders compresi.

Dopodichè Barnard afferma che questi leaders “sono riusciti a soffiarci del fumo negli occhi”, portandoci ad “autoconsegnarci all’irrilevanza”, “riducendoci a poca cosa”,
mentre “eravamo l’unica speranza rimasta a fronteggiare il trionfo internazionale del Sistema massmediatico e neoliberista, davvero l’ultima spiaggia”.

La “tragedia”, secondo Barnard, sta nel fatto che “abbiamo riprodotto al nostro interno le medesime strutture del Sistema che volevamo contrastare.”

Pur riconoscendo a questi leaders meriti importanti, Barnard sostiene che “essi di fatto svuotano l’Io dei loro seguaci impedendogli di divenire singole entità autonome e potenti, rendendoli (rendendoci) un esercito di anime incapaci, dunque minando la Società Civile Organizzata e la speranza che essa rappresenta.”

Secondo Barnard il meccanismo di “adulazione” (le virgolette qui sono mie), rappresentato da “tutte quelle mani alzate e ovazioni”, diminuiscono la nostra autostima, poichè ”più sapere, capacità, importanza, carisma, coraggio e visibilità noi gli attribuiamo meno ne attribuiamo a noi stessi”.

Dopodiche Barnard afferma che “abbiamo così ricreato una verticalità e nuove Caste. E’ tutto lì, la cosa peggiore è proprio questa. La loro imponenza, cultura, e visibilità rimpiccioliscono noi, che deleghiamo loro praticamente tutto. E infatti in assenza dei personaggi, delle loro analisi e delle loro iniziative, la maggioranza di noi diviene inerte, anzi, scompare. Ecco perché le migliaia di noi che si riversano nelle piazze ogni anno sembrano regolarmente sparire nel nulla all’indomani. Ecco perché questa Società Civile non cambierà alcunché.”

Fermiamoci un attimo a ragionare: se abbiamo capito bene, Barnard lamenta la comparsa di queste figure “inebrianti”, che toglierebbero (a noi popolo pensante, o presumibilmente tale) autostima e determinazione, ma nel contempo riconosce che in loro assenza “la maggioranza di noi diviene inerte”. Ma, scusate, quante volte dobbiamo morire, nella stessa settimana? Se in loro assenza siamo inerti, che cosa fa presupporre a Barnard che noi siamo la speranza del futuro? Abbiamo, di fatto, un popolo dormiente, sapientemente cullato da 25 anni di ninna-nanna televisiva dell’era Berlusconi, che al primo cenno di risveglio si riversa in piazza a urlare la propria rabbia, e secondo Barnard questo popolo torna a casa la sera con l’autostima ridotta del 30 per cento? Stavamo meglio quando stavamo peggio?

E tutto questo sarebbe dovuto soltanto alla comparsa di alcune figure carismatiche, che polarizzano attorno a sè quella rabbia, ma che cercano – e qui sta il vero punto che a Barnard sembra sfuggire – NON di approfittarne personalmente, ma semplicemente di indicare una via. Non risulta infatti che Grillo stia cercando voti per diventare Presidente del Consiglio, nè credo che abbia bisogno di esporsi in questa misura per riempire i suoi spettacoli già tutti prevenduti. Grillo sta semplicemente cercando di tradurre in fattibilità, in “azioni pratiche”, quello che fino ad oggi si era sempre arrestato nella melma delle parole dei politicanti e della TV. Ecco perchè Grillo fa paura: non perchè “parla” – sono trent’anni che Grillo parla, e se lo hanno lasciato parlare vuole dire che grossi danni non ne fa - ma perchè ora Grillo vuole tradurre le parole in azione, e questo dà un estremo fastidio: Grillo infatti propone delle soluzioni – giuste o sbagliate che siano – che vanno guarda caso a toccare proprio l’interesse personale dei manichini politici che stanno attualmente a Palazzo.

Ora, che Grillo sia politicamente impreparato lo riconosce lui stesso – non è il mio mestiere, continua a dire, sempre più disperato e solo - ma Grillo ha saputo mettere il dito dove il dente duole, e le urla di quelle bocche si sentono ancora oggi, a distanza di settimane.

Invece quindi di dargli supporto, consigliandogli magari di fare proposte un pò meno populiste, più efficaci, e soprattutto più difendibili, gli si dà contro perchè “sminuisce l’ego” di un popolo che fino a ieri dormiva nella più totale incoscienza? E che lui stesso - quasi me ne dimenticavo - ha contribuito a risvegliare?

Scusi, mi perdoni se la disturbo nel suo sonno profondo, ma volevo sminuire un pochino il suo ego troppo esuberante.

O forse Barnard voleva metterci in guardia dal vero nemico che si annida in queste situazioni, quando dice che “a braccetto con l’industria della denuncia e dell’indignazione ci auto assolviamo e ci ri-annulliamo” ? Barnard cioè starebbe parlando del cosiddetto ruolo del “gatekeeper”, il guardiano della soglia che raccoglie il gregge imbufalito e lo porta a mugolare lontano dalle stanze del potere.

Ma Grillo in questo caso ha fatto tutto l’opposto: le stanze del potere le ha indicate con chiarezza - almeno le stanze che sono visibili anche dal basso. Giustamente infatti Barnard si domanda se il vero Potere “sia così sciocco e impreparato da poter essere, non dico sconfitto, ma anche solo disturbato da questo sgangherato esercito alla deriva?”

Potremmo quindi concordare con Barnard che finchè si manda a casa un qualunque Mastella non si risolve nulla – non a caso parlavamo prima di proposte meno populiste e più efficaci - ma da qui a suggerire di “fermarci tutti” c’è un tale salto quantico che alla fine la figura del gatekeeper rischia di impersonarla lui stesso.

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Dopo questa discutibile premessa, Barnard lancia una coraggiosa chiamata in correo, quando dice che “la vera Casta in Italia sono i milioni di bravi cittadini che evadono più di 270 miliardi di euro all’anno, quelli che fanno politica una volta ogni cinque anni, quelli che ogni cinque anni consegnano masse di potere a pochi rappresentanti e poi si occupano solo dei fatti propri (come affidare a un bambino le chiavi del magazzino della Nutella e non controllarlo più, e poi lamentarsi che il bimbo ha finito col papparsela tutta).”

In questo sembra dare pienamente ragione a Prodi, quando dice che gli italiani non sono affatto meglio dei loro politici.

Ma Barnard ha anche stabilito, in apertura, che in Italia esiste una “Società Civile Organizzata”, che egli circoscrive chiaramente a quella minoranza di esseri pensanti che cercano in qualche modo di combattere per un paese migliore. Non vi è quindi contraddizione, poichè si presume che questi esseri pensanti non facciano parte di coloro che “evadono 270 miliardi di euro all’anno” e che ”ogni cinque anni consegnano – ciecamente, si presume - masse di potere a pochi rappresentanti”, ma che abbiano invece un minimo di coscienza civica, e che siano quindi i primi a voler combattere proprio l’evasione e il qualunquismo che li circondano.

Sono quelli, ad esempio, che NON hanno votato i due governi, sia di sinistra che di destra, che si sono macchiati di sangue iracheno per la loro palese incapacità di far valere i sacrosanti principi sanciti dalla nostra Costituzione.

E secondo Barnard, gente che sa rinunciare al proprio voto pur di dire “non nel mio nome”, si farebbe poi gettare fumo negli occhi dal primo “grilletto“ che passa?

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Quando si tratta però di proporre soluzioni, Barnard sembra avere una visione molto più lucida e precisa, ipotizzando una “struttura orizzontale”, che permetta “la nascita di un insieme di cittadini capaci di agire sempre, indipendentemente da qualsiasi cosa, capaci di combattere anche da soli, anche in assenza dei trascinatori, per sé e con sé, dunque potenti, affidabili e durevoli, sani in una dialettica sociale sana. Gente in grado di analisi attente e indipendenti di ogni evento, alla ricerca della giusta soluzione, e che mai si farebbe trascinare dall’errore fatale dell’adesione acritica all’analisi di qualcun altro.”

Barnard suggerisce cioè un “percorso di crescita individuale in consapevolezza e in autostima di ciascuna persona in assenza di Guru e di Vip, e in assoluta orizzontalità critica”.

"DIVENIRE IN ALTRE PAROLE CITTADINI ADULTI –
conclude Barnard - CHE, SENZA GURU E SENZA VIP, SAPPIANO PARTECIPARE IN ORIZZONTALE".

Sono parole che a noi suonano tutt’altro che lontane: su questo sito, nel nostro piccolo, abbiamo sempre cercato di dare il maggiore spazio possibile alle opinioni di ciascuno, slegate da qualsivoglia ideologia o preconcetto – e quindi da una preesistente scala di valori – che siano validate solo se supportate da sani ragionamenti individuali, da argomentare di volta in volta e mai da dare per scontati.

A quel punto la “orizzontalità” auspicata da Barnard diventa un risultato obbligato, in quanto ogni mattina si riazzera il tabellone, e nessuno parte avvantaggiato da una eventuale “vittoria” precedente. (Nemmeno il sottoscritto, che è costretto ogni volta che viene criticato a difendere le proprie posizioni ripartendo da zero). Questo non è un posto, in altre parole, dove ”parlano tutti ma i fascisti no, perchè il fascismo è una dottrina ributtante”. Qui anche “i fascisti” parlano, esattamente come tutti gli altri, e quando hanno torto si cerca di dimostrargli che hanno torto, quando hanno ragione invece gli si deve riconoscere di avere ragione. Il che, fra le altre cose, non li rende più nè “fascisti” nè “comunisti” – ovvero “parco buoi” da cui attingere voti inconsulti – ma individui pensanti in grado di intendere e di volere, e di giungere alle proprie conclusioni tramite il percorso critico tanto auspicato da Barnard.

Se però si butta alle ortiche la vecchia scala di valori, diventa necessario individuare un nuovo parametro di riferimento comune, prima di tornare a stabilire chi abbia “torto” e chi abbia “ragione”. E questo parametro, se deve essere collocato al di là di ogni ideologia, può stare solo nell’oggettività dei fatti, ovvero nella corretta informazione: essendo i fatti accertati X, ed essendo la Logica una costante Y, il risultato non potrà essere che Z.

E qui, purtroppo, arriviamo al punto dolente. Paolo Barnard, infatti, è anche l’autore dell’articolo che segue, pubblicato meno di un anno fa:


Quando la miopia è veramente forte

Due parole sul complotto dell'11 Settembre

Il danno che i teorici del complotto stanno arrecando è enorme

Paolo Barnard - 6 ottobre 2006

Credo che le persone ancora capaci di buon senso fra coloro che si definiscono antagonisti dell'Impero debbano una volta per tutte prendere posizione su questa deriva febbricitante che ha sequestrato e stravolto oltre ogni immaginazione la giusta richiesta di riaprire le indagini sull'11 di Settembre 2001.

C'è una febbre che contagia molti, e che vuole trovare il Male assoluto alla Casa Bianca accusandola di aver pianificato gli attentati cosiddetti 9/11.

Permettetemi solo due commenti, due chiamate a tornare alla ragione.

Primo: non c'è bisogno di scatenare scenari selvaggiamente fantasiosi per inchiodare Bush-Cheney alla croce dell'infamia politica. Basta, e avanza, quello che hanno già fatto. Ne basterebbe un decimo, a dir la verità: Crimini di Guerra (secondo la Quarta Convenzione di Ginevra e Protocolli Aggiunti), Crimine Supremo (secondo i Princìpi di Norimberga), Tortura, Terrorismo di Stato, Attentati alla Democrazia, e altro ancora. Secondo la stessa legge americana (War Crimes Act, 1996) sarebbero passibili della pena di morte per tutto ciò. Non vi basta? Il rincarare questa dose con illazioni sgangherate sul Complotto neoconservatore dell'11 di Settembre ci espone al rischio di perdere ogni credibilità presso quel poco di opinione pubblica che con tanta fatica stiamo cercando di informare sulle micidiali narrative storiche falsate degli ultimi decenni. Se siamo finora riusciti a convincere quelle poche persone della necessità di opporsi al disegno criminale delle oligarchie neoliberali nel mondo, lo dobbiamo al lavoro paziente e preciso, costante e dotto, pacato e realistico di tanti attivisti seri che sanno misurare le parole e leggere la realtà dei fatti. I roghi laici, veri e propri linciaggi emozionali a furor di popolo, dell'esercito dei teorici del Complotto 9/11 stanno distruggendo quel lavoro.

Secondo: se per un attimo ci alziamo al di sopra del polverone delle prove e contro-prove, perizie e contro-perizie, testimoni e contro-testimoni, e della immensa quantità di indizi e contro-indizi che furoreggiano gli uni contro gli altri in questa disputa su chi abbia veramente colpito l'America l'11 di Settembre, troviamo il terreno della ragione. E allora vi invito a ragionare.

Dovete chiedervi: e il rischio? Un presidente americano che seduto alla sua scrivania contemplasse l'impresa di sterminare migliaia di propri concittadini per un qualunque fine, si chiederebbe: cosa rischio? E in cambio di che cosa? Il rischio per Bush, se smascherato, sarebbe la sua sicura condanna a morte per alto tradimento, la sua iscrizione nel ruolo di americano più infame della Storia da oggi all'eternità, la fine totale del partito Repubblicano, la rovina nella vergogna più abietta della sua famiglia.

E in cambio di che? Petrolio? Egemonia Usa nel mondo? Il baratto dal suo punto di vosta non è sostenibile, semplicemente perché se il complotto riuscisse ci guadagnerebbero principlamente gli altri (un presidente miliardario in pensione cosa ci guadagna?), ma se fallisse pagherebbe soprattutto lui, e che prezzo! Vi rendete conto del prezzo per un presidente americano?

Basterebbe questo per chiudere la partita, ma prestiamoci ad andare oltre per un attimo. Un presidente che anche accettasse un simile insensato baratto dovrebbe essere certo, nel modo più incredibilmente blindato, che tutti i partecipanti al complotto rimarranno ermeticamente omertosi e per sempre. Nessun errore, nessun pentimento sul letto di morte, nessuna tentazione di ricattare per denaro, nessuna faida interna, nessun rimorso, nessuna fuga di notizie, e tutto questo mai, mai e poi mai in nessuno dei complici. Significa avere un controllo orwellianamente orchestrato sull'intera vita di... quanti? Già, vi siete mai chiesti quanti individui sarebbero stati necessari per organizzare il complotto dell'11 di Settembre?


L’articolo di Barnard prosegue sullo stesso tono (QUI l’articolo completo) per concludere in questo modo:

Ed è triste vedere che spazi televisivi nati all'insegna del rigore investigativo come Report (che conosco bene) si prestano a questa assurdità sgangherata del complotto 9/11 mostrandoci proprio la più improponibile delle ricostruzioni che circolano. Io stesso ho prestato la mia firma agli amici di Megachip, ma solo con l'intenzione di chiedere la riapertura delle indagini, e mai per fiancheggiare i vaneggiamenti di cui sopra. L'11 di Settembre, come tutte le stragi, non è stato indagato a fondo e va riesaminato, ma con serietà.

Concludo: il danno che voi teorici del complotto ci state arrecando è enorme, ci state facendo un vero sfavore. Fermiamoci, torniamo ai veri crimini angloamericani, ai veri morti voluti a tavolino, alla vera infamia di chi 'sciupa' milioni di vite e l'intero pianeta per un disegno veramente folle. Ce n'è a sufficienza, e se su quello lotteremo con vera serietà, con calma determinazione, saremo credibili e convinceremo sempre più persone che un mondo così impari non conviene a nessuno.

Paolo Barnard



Per chi appena si intende di 11 settembre, i ragionamenti di Barnard sono decisamente semplicistici, e mostrano il classico limite psicologico che un professionista del suo pari dovrebbe aver superato. “Una cosa così è troppo grande per essere possibile” può dirlo al massimo un Deaglio, che nel pronunciare quelle parole mostra in realtà tutta la sua limitatezza di visione. Mentre Barnard si propone come portatore di soluzioni assolute, e per questo sconcerta ancor di più il suo tentativo di slegare le cause dagli effetti, e cioè la filosofia e la storia dei neocons da quanto accade oggi nel mondo, visto che è potuto accadere solo ed esclusivamente grazie all’undici settembre.

Sarebbe come condannare il genocidio messo in atto da Hitler, trascurando i passagi storici (i mille inganni) e la filosofia di fondo (il nazismo) che gli hanno permesso di arrivare a perpetrarlo.

Nel settembre del 2000 Rumsfeld e Cheney si auguravano, nero su bianco, “un evento catastrofico e catalizzatore, come una nuova Pearl Harbor, in assenza del quale i loro obiettivi militari e geostrategici non sarebbero stati raggiunti in tempi utili”. E noi, di fronte all’emergere di quello che gli stessi politici americani hanno definito in coro “la nuova Pearl Harbor”, dovremmo fare finta che si sia trattato di una semplice concidenza?

Barnard non può non conoscere la storia americana, nella quale la creazione di un autoattentato è addirittura imposta dalla stessa Costituzione, che proibisce altrimenti di intraprendere una qualunque guerra di aggressione nel mondo. Dalla guerra ispano-americana del 1898 (auto-affondamento del Maine, poi riconosciuto come tale), alla provocazione del Lusitania per entrare nella Prima Guerra Mondiale; dal suddetto attacco di Pearl Harbor, provocato per entrare nella Seconda, alla confessata invenzione dell’Incidente del Tonchino (per entrare in guerra con il Vietnam del Nord); e finendo con la stessa Guerra del Golfo del ’91 (in cui i carri armati di Saddam che minacciavano l’Arabia Saudita esistevano solo sul fotoritocco mandato da Cheney a Re Faisal, mentre la famosa storia dei neonati strappati alle incubatrici è risultata essere una geniale invenzione pubblicitaria), è noto e documentato come ogni volta gli americani abbiano dovuto ricorrere all’autoattentato, all’inganno, o alla provocazione, pur di aggirare una Costituzione troppo saggia e lungimirante per la loro innata vocazione di guerrafondai.

Anzi, la tradizione è talmente univoca in questo senso, che se davvero fossero stati 19 arabi a distruggere le Torri Gemelle, sarebbe la prima volta nella storia in cui gli Stati Uniti vanno in guerra con un minimo di reale giustificazione. Peccato che anche in questo caso si siano dimenticati di mostrare al mondo uno straccio di prova contro colui che accusavano di quegli attentati.

Le cose infatti non sono affatto andate così, e se questo Barnard non lo sa significa soltanto una cosa: che non è informato. Nessuna persona che voglia apparire sana di mente – o che non voglia apparire in malafede - può confrontarsi oggi con la marea di prove che puntano il dito contro l’amministrazione americana e fingere di ignorarle.

A questo punto restano solo i debunkers di professione a farlo, ma loro lo fanno per una precisa quanto dichiarata scelta politica, e non certo per mancanza di sinapsi cerebrali.

Ma Barnard di sicuro non appartiene a quel gruppo, che si distingue per una levatura morale decisamente inferiore alla sua, e che non avrà mai, collettivamente, un decimo del coraggio che Barnard ha saputo mostrare ogni volta che ha dovuto mettersi contro tutti pur di difendere le proprie idee.

Non resta quindi che addebitare le sue posizioni ad una semplice quanto imperdonabile ignoranza dei fatti.

Ma Barnard, in questo modo, contraddice la premessa stessa su cui andrebbe basato quel “mondo migliore” a cui sia lui che noi vorremmo arrivare: un mondo in cui ciascun individuo, per non dover più dipendere da un Grillo qualunque, sia sufficientemente informato in prima persona da poter prendere da solo le proprie decisioni, e soprattutto da potersi assumere in pieno le proprie responsabilità.

Noi il nostro lavoro di ricerca sull’undici settembre lo abbiamo fatto, e lo mettiamo a disposizione di tutti. Lo si può criticare, si può cercare di confutarlo, ma a questo punto non si può più fingere di ignorarlo.

Se ti interessa un confronto costruttivo, Paolo Barnard, siamo a tua completa disposizione.

Massimo Mazzucco






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