Addio cinema?

Data 30/9/2007 7:00:00 | Categoria: media

Nel 1895 il pubblico parigino parlava estasiato di una nuova invenzione, il “cinematografo”, che permetteva loro di vedere su uno schermo gigante delle immagni in movimento. In realtà la strada per arrivare a quel risultato era stata molto lunga, e già da mezzo secolo si sperimentava, sia in Europa che negli Stati Uniti, con strani accrocchi, lanterne magiche e macchinari di ogni tipo, per riuscire a dare vita a una serie inanimata di fotografie.

Ma la proiezione dei fratelli Lumière, che mostrarono al pubblico la semplicissima scena dell’uscita degli operai da una fabbrica, passò alla storia come la prima proiezione pubblica in una sala cinematografica.

Sono passati poco più di cento anni, e il cinematografo rischia già di passare alla storia, all’interno di una rivoluzione mediatica che sta venendo alimentata sia dalla poderosa accelerazione tecnologica degli ultimi anni – prevedibile, questa, in quanto si alimenta dei suoi stessi progressi – ma anche dalla imprevediile comparsa di Internet, che rappresenta la variabile impazzita nel paradigma della comunicazione moderna.

Già l’intera industria musicale, qualche anno fa, ha dovuto rivedere daccapo i propri “parametri esistenziali”, per fronteggiare l’improvvisa esplosione del peer2peer, la copia diretta dei brani musicali fra utenti collegati in rete, ma ora tocca anche al cinema subire il contraccolpo della nuova dimensione telematica. Non stiamo però parlando delle copie pirata – problema analogo a quello delle canzoni, in Internet, poichè anche i film vengono copiati peer2peer - ma dell’intero ciclo di produzione, dalla ripresa al montaggio alla distribuzione.

Fino ad oggi, per realizzare un qualunque film da distribuire nelle sale, era necessario girarlo in pellicola, o comunque bisognava presentare il prodotto finito ...
.. su pellicola cinematografica da 35mm. Sono le famose “pizze” di “Cinema Paradiso”, ad esempio, che contengono pesanti rulli di celluloide da 10-15 minuti l’uno, che sono fondamentalmente le stesse pizze utilizzate dai Lumière cento anni fa: ogni cinema un proiettore, ogni proiettore una copia del film, e quindi una mezza dozzina di rulli per ogni sala cinematografica. I costi di stampa, trasporto, manutenzione e stoccaggio delle copie sono molto alti, e pesano sensibilmente sul budget complessivio di una normale produzione cinematografica.

Se ad esempio si vuole fare un’uscita contemporanea di un nuovo film in tutti i maggiori centri abitati, si può arrivare, in Italia, a stampare anche 2-300 copie dello stesso film: e se per caso il film “buca” (non incassa, quindi viene smontato subito), il solo costo delle copie può far fallire l’intera produzione.

Ma, esattamente come è successo nella fotografia dieci anni fa, anche nel cinema sta iniziando l’era della proiezione digitale: abbandonati i patetici proiettori video di una volta - i famosi “trepalle”, una rossa, una verde e una blu, che proiettavano dei confusi fantasmi a pochi metri di distanza – ci sono ora sofisticati e potenti proiettori da sala, in grado di competere come qualità con le migliori copie in 35 millimetri.

Ma la vera differenza sta nel fatto che il proiettore digitale non ha più bisogno della sua copia “personale”: basta un collegamento in fibra ottica con una qualunque casa di distribuzione, e lo stesso film può venire proiettato contemporaneamente in centinaia di sale diverse, partendo da una sola fonte.

E’ il caso del Brasile, ad esempio, che ha sviluppato nelle sue città un avanzatissimo circuito digitale, chiamato RAIN, con 150 sale tutte collegate allo stesso sistema.

A sua volta, il fatto che sia possibile proiettare un film in digitale, significa che non è più necessario girarlo in pellicola, e questo permette finalmente la realizzazione di migliaia di progetti “difficili” che fino a ieri lo stesso costo della pellicola rendeva proibitivi. (Per “girare in pellicola” non si intendono solamente i metri fisici di celluloide, ma l’intero e complesso apparato – cineprese, obiettivi, luci, carrelli, gru, e quindi assistenti, macchinisti, elettricisti ecc. – necessario per quel tipo di ripresa. Oppure si poteva girare in video, ma il costo del trasferimento finale su pellicola era qualcosa di assolutamente proibitivo).

In realtà, nel grosso cinema commerciale (Hollywood) i “costi” non stanno nella pellicola, che anzi incide sui grossi budget in minima parte. Quando ti tocca pagare un Tom Cruise dozzine di milioni di dollari, persino Kubrick può permettersi di fargli rifare un ciack più di cento volte – sprecando chilometri di pellicola con cui uno studente di cinema girerebbe un intero film - senza mandare a fondo nessuno. Ma quello è lo star system: paghi il personaggio, non il contenuto.

Mente sugli schermi di tutto il mondo si possono anche proiettare cortometraggi, film d’epoca, animazioni, film sperimentali, conferenze, dibattiti e documentari veri e propri, realizzati a costi decisamente ridotti.

Oggi chiunque possieda una videocamera ad alta qualità e un computer può, almeno teoricamente, realizzare un film completo, da distribuire direttamente in sala, senza dover impegnare le monete d’oro di suo nonno per poterlo finanziare. Non saranno film con grandi attori, e nemmeno sceneggiati che richiedono molte comparse o grosse produzioni alle spalle, questo è chiaro. Ma oggi piccoli “documentari d’autore”, nei quali si gira una parte del materiale in prima persona, e magari lo si integra con fotografie e filmati di repertorio, possono teoricamente aspirare ad una distribuzione nelle sale, oltre che naturalmente su DVD.

E qui rientra in gioco Internet, vero Vaso di Pandora dell’informazione in ogni senso: qualunque immagine sia stata scattata nella storia, ormai è reperibile in rete al semplice tocco di un mouse, mentre esistono degli archivi storici fornitissimi - ad esempio l’Archivio Prelinger - che contengono molti materiali filmati di cosiddetto “pubblico dominio”, ovvero liberi da diritti d’autore.

Bisogna fare attenzione a quello che si usa, perchè non tutti i filmati sono utilizzabili liberamente, ma con un pò di pazienza è possibile mettere insieme un documentario costruito interamente con materiale di repertorio, che sia poi legittimamente distribuibile nelle sale. (Nel caso si vogliano invece utilizzare spezzoni di filmati altrui, basta darsi un pò da fare per contattare la produzione, e se lo scopo viene giudicato valido normalmente si ottengono i diritti in cambio di una semplice citazione).

In altre parole, seduti al vostro computer, con o senza l’uso di una videocamera, chiunque oggi può pensare di realizzare un prodotto che venga visto in centinaia di sale nel mondo.

Non farà ancora tremare i colossal di Hollywood, ma il giorno può essere molto più vicino di quello che si crede. A questo punto dipende tutto dai contenuti.

Massimo Mazzucco







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