E' morto Tim Russert

Data 14/6/2008 6:50:00 | Categoria: dagli Usa


Tim Russert costringe Cheney a riconoscere che non vi erano legami fra Al-Queda e l’Iraq, ed infine lo accusa di aver costruito la propaganda per convincere gli americani ad andare in guerra.

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Non avrei mai pensato di ritrovarmi un giorno a scrivere un necrologio per un giornalista “mainstream”, ma Tim Russert era qualcosa di diverso. (Il suo programma, “Meet the Press”, può essere considerato l’equivalente di un “Porta a Porta” americano, con la differenza che trattava esclusivamente di argomenti politici di massimo interesse, e che lo faceva sempre in maniera seria e documentata).

Noi che frequentiamo Internet sappiamo bene come i giornalisti, in genere, siano il vero problema, dal quale ne dipendono mille altri, di grandi e piccole dimensioni. Sono i giornalisti l’unico interfaccia con gli eventi di cui dispone la stragrande maggioranza dei cittadini al mondo, e sulle loro spalle pesa quindi l’enorme responsabilità di contribuire o meno alla diffusione di una eventuale bugia, come all’affermazione di una eventuale verità.

Come qualcuno ha scritto su questo sito, “se solo si ragionasse di più sulle cose che ci vengono dette, la versione ufficiale dell'11 settembre sarebbe stata smascherata il 12 settembre”. E quel “ragionare”, naturalmente, stava ai giornalisti prima di tutto.

Invece non lo hanno fatto, ...
... nessuno ha voluto chiedersi come facciano quattro persone che non hanno mai visto i comandi di un jet a guidarlo in quella maniera spettacolare, e così ci siamo ritrovati con “Al-Queda”, bin Laden e l’11 settembre.

D’altronde, la realtà non è come tutti la vorremmo, i giornalisti sono nella stragrande maggioranza delle persone che antepongono il proprio interesse personale (il “posto di lavoro”) al dovere di informazione, e sappiamo bene come siano tutti abilissimi a voltarsi dall’altra parte, quando si tratti di prendere in mano un argomento che potrebbe costare loro la carriera.

E’ quindi all’interno di questo mondo – del mondo reale, e non di quello ideale - che va valutato un personaggio come Tim Russert.

La domanda vera che si pone, infatti, all’interno di questo mondo, è la seguente: che cosa si può dire, quando in realtà – ai massimi livelli dell’informazione mondiale, si intende - non si può dire assolutamente nulla? Come fare a mantenere la propria integrità morale, ai massimi livelli, evitando di mentire, senza per questo venire emarginati, o peggio ancora accusati di “antipatriottismo”, e messi per sempre al bando della professione?

Lo si fa, prima di tutto, liberandosi di ogni timore reverenziale per i potenti che ti trovi ad intervistare. Quando hai davanti un Dick Cheney che mente clamorosamente, e con spudoratezza impensata ti dice “io non ho mai sostenuto che Saddam avesse armi di distruzioni di massa”, invece di abbozzare come farebbero molti altri, tu educatamente gli dici: “A me risulta il contrario”, e fai subito passare uno spezzone – che ovviamente avevi preparato in anticipo – nel quale Cheney sostiene chiaramente che ”Saddam dispone di armi di distruzione di massa“. A quel punto lasci che sia il tuo ospite ad annaspare, e a rimediare alla magra fatta in diretta (tanto ci riescono sempre, in qualche modo), dopodichè non infierisci e gli permetti di salvarsi in angolo. Ma intanto la verità è stata detta, oppure – meglio ancora - la bugia non è passata. Dopodichè sta agli spettatori accorgersene o meno.

In altre parole, in un mondo dove le verità scomode sono proibite “per definizione”, bisogna imparare a leggerle fra le righe dei dubbi che vengono avanzati, in forma più o meno sottile, dai giornalisti di punta, ed in questo Russert era un maestro.

Non a caso Tim Russert era un giornalista che tutti temevano di affrontare, ma anche uno dal quale desideravano tutti farsi intervistare, proprio per riuscire ad avere quella patente di “onestà” che l’eventuale sopravvivenza ad una sua intervista ti poteva regalare.

Possiamo disquisire per anni di principi e di responsabilità, ma di fatto oggi questo è il massimo che il giornalismo ti permette ai massimi livelli mondali, e sono davvero pochi i nomi che possono vantare una carriera integra e onesta come quella di Russert.

Massimo Mazzucco



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