Un veleno chiamato Clinton

Data 27/8/2008 9:50:00 | Categoria: elezioni Usa

(Segue: Possibile attentato a Obama?)

Se Barak Obama perderà le elezioni di novembre la colpa sarà stata certamente di Hillary Clinton, che non ha saputo digerire la sconfitta subita nelle primarie, rigurgitando tutto il suo veleno nell’attesissimo discorso che ha concluso poche ore fa alla Convention democratica di Denver. E’ avvenuto cioè quello che molti temevano ma nessuno osava confessare, e che rischia ora di dividere profondamente la base elettorale, regalando un altro quadriennio “gratuito” ai repubblicani.

Facciamo un passo indietro, per chi non avesse seguito da vicino tutto il melodramma democratico: grande favorita all’inizio delle primarie, la Clinton si è vista superare alle prime tornate dall’ “underdog” Barak Obama, e da quel momento non è più riuscita a recuperare lo svantaggio, vedendo così svanire una presidenza che reputava già sua. Nel frattempo aveva però raccolto 18 milioni di voti, battendo il record assoluto nella storia delle primarie americane (Obama ne ha raccolto circa 300.000 in meno, ma ha comunque vinto la nomination grazie al complesso meccanismo dei delegati).

Incapace di perdere con eleganza, la Clinton ha trasformato l’ultima parte del confronto elettorale in una specie di rissa a senso unico, nella quale ha fatto di tutto per dipingere un’immagine negativa di Barak Obama, che ora si ritorce contro il candidato democratico: basti pensare che i repubblicani usano oggi, nei loro spot pubblicitari, gli stessi spot pubblicitari che la Clinton aveva lanciato contro Obama. Non contenta, alla fine della corsa la Clinton ha fatto comunque pesare la sua vittoria nel voto popolare, ...


... chiedendo – implicitamente, ma “a furor di popolo” - la vicepresidenza, mentre una grande quantità di suoi elettori faceva di tutto per farci sapere che “piuttosto che votare per Obama, avrebbe dato il voto al repubblicano McCain”.

Un ricatto vero e proprio, in altre parole, travestito da normale "sondaggio elettorale".

Obama ha tenuto duro, e saggiamente non ha scelto la Clinton, poiché sapeva bene che la vittoria - a quel punto praticamente certa - gli sarebbe costata l’ingombrante zavorra di Bill Clinton. (Un giorno, facendo una battuta in proposito, Obama disse “alla Casa Bianca c’è posto soltanto per due persone, non per tre”).

A questo punto il “dovere“ della Clinton - come potente e responsabile leader del partito democratico - era di fare buon viso a cattivo gioco, e invitare comunque tutti coloro che avevano votato per lei a dare il voto di novembre a Barak Obama.

Ma c’era modo e modo di farlo, e purtroppo Hillary ha scelto il più velenoso e disastroso in assoluto: con un discorso apparentemente impeccabile, pieno di patriottismo e di “valori democratici”, in realtà la Clinton ha fatto di tutto per risplendere in prima persona, dimenticandosi che l’oggetto del contendere sono quei pochi milioni di democratici indecisi - in stati-chiave come l’Ohio o la Pennsilvanya - che a novembre minacciano di votare per McCain. (In realtà l’America non andrebbe divisa fra repubblicani e democratici, ma fra razzisti e non razzisti. Ma l’ipocrisia è ancora più feroce quando diventa trasversale, poichè diventa più difficile da evidenziare).

La Clinton ha esordito sul palcoscenico, curiosamente, con quella che avrebbe dovuto essere la conclusione del suo discorso, e cioè l’invito a votare tutti per Obama. Lo ha fatto subito, a freddo e senza vero entusiasmo, come se si trattasse di una formalità di cui sbarazzarsi al più presto, prima di affrontare il vero argomento che le stava a cuore, e cioè se stessa. A quel punto la Clinton è partita in una specie di auto-celebrazione del tutto fuori luogo, nella quale ha raccontato al mondo la storia del proprio successo personale, e solo in chiusura si è ricordata di ripetere l’invito a votare tutti per Obama, in maniera meccanica e poco convincente.

In altre parole, il discorso della Clinton si può sintetizzare così: “Io nella vita ho fatto questo e quest’altro, io credo in questi valori supremi e insostituibili, io sono brava bella e intelligente, e sarei stata un ottimo presidente. Voi mi avete dato un supporto eccezionale, e io vi ringrazio. Ah, a proposito, sappiate che anche Barak Obama sarà perfettamente in grado di fare quello che avrei fatto io".

Il discorso è sembrato, a prima vista, corretto e onorevole, ma nella sostanza era una micidiale arma a doppio taglio, intesa a far rimpiangere ai suoi 18 milioni di elettori una presidente che - almeno per il 2008 - non potranno avere.

Naturalmente, se “per caso” Barak non dovesse vincere il prossimo novembre, nel 2012 in prima fila ci sarà di nuovo lei. E questa volta senza nessun Obama accanto a romperle le scatole.

Massimo Mazzucco


Possibile attentato a Obama?

Nel grande carnevale mediatico di ieri - i collegamenti con Denver, per l’attesissimo discorso serale della Clinton, sono iniziati già dal primo mattino - è passata una “notiziuola“ apparentemente innocente, ma forse tutt’altro che tale.

La scritta che appariva sullo schermo della CNN era “Possible Obama plot”, ovvero “possibile attentato a Obama”, ed era accompagnata dalle fotografie di tre “sciamannati” qualunque – ma brutti ma brutti ma brutti – di fronte ai quali Oswald, Earl Ray e Shiran sono tre principi della Casa d’Asburgo.

Ebbene, questi tre sarebbero stati arrestati a bordo di un’auto “che guidava in maniera pericolosa” (altrimenti non hai la scusa per fermarli – esattamente come per McVeigh), a bordo della quale è stato trovato – udite udite - un fucile con cannocchiale". A questo punto, chi non pensa a Dallas e al Book Depository?

E infatti, nonostante la polizia di Denver si sia affrettata a far sapere che “i tre personaggi arrestati non sono in alcun modo coinvolti con un possibile attentato a Obama, o a qualunque altro personaggio politico presente a Denver“, sullo schermo della CNN la scritta “Possible Obama plot” ha persistito immutata per una ventina di minuti almeno.

Nel frattempo si è saputo che “una persona di cui non si conosce l’identità aveva avvisato i Servizi Segreti, dopo aver sentito i tre sciamannati - che sono risultati essere degli spacciatori qualunque - che parlavano di uccidere Obama”.

Curioso, che tre persone che progettano di uccidere addirittura un possibile presidente si facciano ascoltare dal primo che passa, e altrettanto curioso che costui pensi ad avvisare i Servizi Segreti, invece di chiamare semplicemente la polizia. (Ma poi, se sono “segreti”, dove lo trovi il loro numero di telefono?)

A questo punto viene da chiedersi: sarà stata davvero una “strana notizia” e basta, o si è forse trattato di un “messaggio in codice“ per Obama – del tipo “Ragazzo, se per caso ti andasse bene, ricordati che ti teniamo d’occhio” – nel quale i tre disgraziati hanno svolto il ruolo di “potenziali assassini“ senza nemmeno saperlo?

In fondo, è strano che la cosa sia avvenuta proprio alla vigilia del suo discorso alla Convention - nel quale Obama accetterà formalmente la nomination per la presidenza – ed è ancora più strano che alla fine del segmento Wolf Blitzer, il noto giornalista della CNN, abbia commentato: “Certo che notizie del genere non lasciano dormire tranquilli i candidati minacciati”.

Massimo Mazzucco



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