La gregarietà culturale del Partito democratico

Data 7/11/2008 4:48:39 | Categoria: politica italiana



La gregarietà culturale del Partito democratico. Walter Veltroni: “Io credo all’insostituibilità dell’America”

di Gennaro Carotenuto

Su Repubblica di oggi (p. 10) [ieri, n.d.r.] Goffredo de Marchis intervista Walter Veltroni che dichiara:
“Io credo all’insostituibilità dell’America. Il mondo non può accettare l’isolamento degli USA, non può rinunciare alla sua leadership morale”.

Sarebbe bene che il segretario del Partito Democratico spiegasse se il destino di 20 anni di storia della sinistra italiana sia stato passare da una gregarietà a un’altra, dal ruolo guida dell’Unione Sovietica all’insostituibilità degli Stati Uniti, dalla patria dei lavoratori alla leadership morale degli Stati Uniti.

In questi vent’anni il percorso che ha portato dal PCI al PD non è stata la necessaria ricerca di una nuova modernità e di un nuovo modello di sviluppo che superasse il ‘900 e la sconfitta ineludibile del socialismo reale. Questo percorso è stato invece una resa culturale incondizionata ...
... e l’inchinarsi ad una serie di primazie che testimoniano la totale mancanza di elaborazione propria e l’importazione di modelli altrui. Se Gramsci teorizzava la necessità dell’egemonia culturale della sinistra e Berlinguer, strappando da Mosca, l’eurocomunismo come modello di socialismo in democrazia, qual è il contributo di Veltroni?

Primazia del mercato, ma non del mercato in quanto tale ma della Confindustria, ovvero la primazia del capitale sul lavoro. Primazia del Vaticano, che ha oramai il diritto di veto sulla vita politica del paese. Primazia della Casa Bianca, “insostituibile leadership morale del mondo” anche se fino a ieri era occupata da un criminale come George Bush. Gioverebbe ricordare a Veltroni che l’Italia resta una democrazia e che né il presidente della Confindustria, né il Papa, né l’inquilino della Casa Bianca sono eletti dal popolo sovrano italiano e quindi non è possibile cedere sovranità a queste pur rispettabili istituzioni.

Leggere quanto ha affermato Veltroni fa pertanto gelare il sangue nelle vene: “Io credo all’insostituibilità dell’America. Il mondo non può accettare l’isolamento degli USA, non può rinunciare alla sua leadership morale”.

Dunque il destino dell’Italia, un grande paese di 60 milioni di abitanti, è quello di seguire altri che penseranno, sceglieranno per noi e ci indicheranno il cammino? Ma che succederà se Barack Obama non chiuderà Guantanamo per esempio? Che Guantanamo diverrà un bene solo perché Obama non avrà il potere di chiudere quel lager?

Quale sarebbe il sogno americano per un ragazzo italiano? Arrivare secondo perché il primo posto, nello sport come nella scienza, spetta di diritto a uno statunitense? Io sogno un’Italia che non sia prima usando la forza, ma non sia seconda a nessuno usando i suoi valori.

Secondo Veltroni, la nostra democrazia non può avere alleati, paesi amici con i quali collaborare e condividere scelte anche gravi, ma deve inchinarsi alla leadership morale di qualcuno.

Nelle nostre scuole, nelle nostre famiglie, le nostre madri, le nostre nonne, caro Veltroni, ci hanno insegnato che non c’era nessuno di fronte al quale togliersi il cappello. Poi ci hanno insegnato che tutti sono necessari ma nessuno è insostituibile. E infine ci hanno insegnato a pensare con le nostre teste, senza essere sudditi di nessuno e non accodandosi alla “leadership” di qualcun altro.

Un uomo, una donna, l’umanità, Walter Veltroni, hanno dignità quando possono andare in giro a testa alta intorno ai propri simili, quando hanno amici, non capi ai quali obbedire e modelli da copiare. Un uomo, una donna, l’umanità, Walter Veltroni, sono tali quando sanno stare con la schiena dritta e sanno pensare il proprio futuro con la propria testa, non appiattendosi sulle idee altrui. Un paese, Veltroni, e l’Italia è una grande nazione, ha alleati, non paesi guida.

L’Italia è un grande paese Veltroni, e nessuno è insostituibile. E se non è insostituibile l’America, figuriamoci il segretario del Partito Democratico.

Gennaro Carotenuto

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