Il "Piano Marchions"

Data 30/4/2009 21:50:00 | Categoria: news internazionali

Sono 60 anni che aspettiamo di vendicarci, e finalmente il momento è arrivato.

Alla fine della guerra l’Italia era in ginocchio: si presentò da noi un certo Generale Marshall, che diceva di volerci salvare. Noi firmammo con lui degli accordi, e in ginocchio siamo rimasti fin da allora.

Ma ora tocca a noi: con l’industria automobilistica americana in ginocchio, il nostro Generale Marchions, amministratore delegato della Fiat, si presenta negli Stati Uniti con la formula per poterli salvare. Se gli americani firmeranno, resteranno in ginocchio per sempre, e noi ci potremo vendicare.

Poco importa se la FIAT non ha nemmeno i soldi per campare: la Chrysler è sempre stata la passione per gli italiani (molti di noi hanno scoperto solo ieri che esiste), e quindi è comunque un ottimo investimento.

Possiamo già immaginare le autostrade italiane stracolme di mostri superpesanti spinti da enormi motori 8 cilindri con doppio compressore, ...

... che si superano felici saettando brillanti uno accanto all’altro.

Qualcuno risponde che in realtà la FIAT non metterà soldi, ma know-how. Benissimo, rispondiamo: vorrà dire che insegneremo agli americani come fare a ingoiare quantità illimitate di denaro pubblico alle spalle del contribuente, mentre i suoi dipendenti conosceranno le delizie della integration cash, che non sono “soldi integrativi”, ma la cassa integrazione. Noi in quel settore di know-how ne abbiamo da vendere.

Qualcuno risponde che il nostro know-how consiste nel portare in America i nostri piccoli motori e i telai delle utilitarie. Benissimo, rispondiamo: vorrà dire che in pochi mesi riusciremo a conquistare un mercato che rimane ancora un sogno per i colossi tedeschi e giapponesi, che ci stanno provando solo da trent’anni. Ma loro ci hanno provato in un periodo di florida espansione economica, mentre noi siamo più astuti e abbiamo aspettato la peggiore crisi del secolo per gettarci nell’avventura.

D’altronde, in che direzione vada il futuro ormai è chiaro: mentre in Italia fra qualche anno le nostre autostrade saranno completamente intasate da automobili lunghe 8 metri e larghe 3, in America faranno la fila per comprare la FIAT “Pocket”, un due porte bicilindrico senza bagagliaio (tanto gli americani non ci sono abituati) che ti puoi mettere direttamente in tasca.

Fregheremo così anche i giapponesi, che da anni ormai tentano inutilmente di introdurre in America il concetto di “automobile pratica”.

Qualche malizioso ha voluto insinuare che in realtà l’accordo con Chrysler sia soltanto l’ennesima fregatura per il contribuente, ma sono solo cattiverie messe in giro da una certa stampa di sinistra. Certo, è vero che la Chrysler deve ristrutturarsi e presentare una nuova linea di automobili “aggiornate”, prima di avere accesso ai sei miliardi di dollari che Obama le ha promesso, ed è anche vero che l’accordo con la FIAT le permetterà di evitare il fallimento immediato, dandole così la possibilità di arrivare a quel traguardo. Ma sospettare che quei sei miliardi di dollari spariranno nel nulla, dopo essere entrati nelle casse di FIAT-Chrysler, è soltanto una perfida malizia senza fondamento.

Naturalmente – ha detto Marchionne – la FIAT abbandonerà l’accordo se i sindacati non accetteranno un rigorosa politica di riduzione dei costi. Se non fotti anche il lavoratore, infatti, non c’è gusto a salvare gli amici.

Massimo Mazzucco



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