La soluzione di uno stato unico

Data 13/10/2009 10:40:00 | Categoria: palestina

La cosiddetta “one-state solution”, la soluzione di uno stato unico, ha cominciato a circolare timidamente qualche anno fa, ma non è mai stata presa ufficialmente in considerazione nè dalla leadership israeliana nè da quella palestinese, che preferiscono continuare a parlare di “soluzione a due stati”.

L’idea di “Isratina”, uno stato che comprenda tutte le terre delle attuali Israele e Palestina, sembra però prendere piede comunque, specialmente dopo i fatti di Gaza, che hanno dimostrato quanto l’idea di una convivenza pacifica fra le due nazioni sia soltanto una mera illusione. Non a caso Gheddafi ha rilanciato l’idea dello stato unico, con un editoriale pubblicato dal New York Times, proprio alla fine dell’invasione di Gaza. Ecco l'articolo completo.

La soluzione di uno stato unico – di Muhammad Gheddafi (The New York Times 21.01.09)

Lo sconcertante livello dell’ultima ondata di violenza fra Israele e Palestina, che si è conclusa con il cessate il fuoco di questo weekend, ci ricorda perché una risoluzione per la cosiddetta crisi del Medio Oriente sia così importante. È assolutamente necessario non solo interrompere questo ciclo di distruzione e ingiustizia, ma anche negare agli estremisti religiosi che alimentano il conflitto una scusa per portare avanti la propria causa.

Se però ci si guarda intorno, fra i discorsi e la diplomazia più disperata, non esiste una vera strada per procedere. Una giusta e duratura pace fra Israele e i palestinesi è possibile, ma va trovata nella storia della gente di questa terra combattuta, e non nella trita retorica della suddivisione o della soluzione dei due stati.

Per quanto sia difficile concepirlo, dopo gli orrori a cui abbiamo appena assistito, ...
... lo stato di guerra fra ebrei e palestinesi non è sempre esistito. In realtà molte delle divisioni fra ebrei e palestinesi portano una data recente. Lo stesso nome Palestina veniva usato normalmente per indicare l’intero territorio, persino da parte degli ebrei che vi abitavano, fino al 1948, quando venne in uso il nome di Israele.

Ebrei e musulmani sono cugini che discendono da Abramo. Nel corso dei secoli ambedue hanno subito crudeli persecuzioni, e spesso hanno trovato rifugio gli uni presso gli altri. Gli arabi hanno dato un tetto e hanno protetto gli ebrei dopo i maltrattamenti da parte dei romani, e dopo la loro espulsione dalla Spagna nel Medioevo.

La storia di Israele/Palestina non è affatto anomala nella zona: una terra abitata da popoli diversi, con il comando che passava continuamente da tribù a nazioni a gruppi etnici, una terra che ha sopportato molte guerre e molte ondate di popoli provenienti da ogni direzione. Ecco perché le cose diventano estremamente complicate, quando i membri di un qualunque gruppo reclamino il loro diritto al possesso di quella terra.

Alla base della creazione del moderno stato di Israele sta la persecuzione del popolo ebraico, che è innegabile. Gli ebrei sono stati imprigionati, massacrati, e sottomessi in ogni modo possibile dagli egizi, dai romani, dagli inglesi, dai russi, dai babilonesi, dai caananiti, e ultimamente dai tedeschi di Hitler.

Il popolo ebraico desidera e merita una sua terra.

Ma anche i palestinesi hanno una storia di persecuzione. e vedono nelle città costiere come Haifa, Acri, Jaffa e altre la terra dei loro progenitori, tramandata di generazione in generazione fino a poco tempo fa.

Per questo motivo i palestinesi credono che quello che oggi si chiama Israele faccia parte della loro nazione, anche se dovessero restare in controllo di Cisgiordania e Gaza. Mentre gli ebrei sono convinti che la Cisgiordania sia la Samaria e la Giudea, parte della loro terra natale, anche se vi venisse stabilito uno stato palestinese.

Ora, con le rovine di Gaza ancora fumanti, continuano gli appelli per una soluzione a due stati, o per una suddivisione del territorio. Ma nessuna delle due potrebbe funzionare.

Una soluzione a due stati creerebbe una minaccia inaccettabile per la sicurezza di Israele. Uno stato arabo armato, presumibilmente in Cisgiordania, darebbe a Israele meno di dieci miglia di territorio strategico nel punto più sottile. Inoltre uno stato palestinese in Cisgiordania e Gaza non risolverebbe il problema dei profughi. Qualunque situazione che lasci la maggior parte dei palestinesi nei campi profughi, e che non offra una soluzione all’interno dei confini storici di Israele/Palestina, non è affatto una soluzione.

Per lo stesso motivo la vecchia idea di suddividere la Cisgiordania in zone araba ed ebrea, con una zona-cuscinetto fra di loro, non funzionerebbe. Le zone in mano ai palestinesi non sarebbero sufficienti per accogliere tutti i profughi, e le zone cuscinetto rappresenterebbero una limitazione, e quindi alimenterebbero la tensione.

Nel frattempo israeliani e palestinesi hanno iniziato ad interagire economicamente e politicamente. In termini assoluti, le due fazioni sono destinate a rimanere in guerra perpetua, a meno che sia raggiunto un compromesso.

Il compromesso consiste in uno stato unico per tutti, una “Isratina” che permetta alla gente di ambedue i fronti di sentire di vivere su tutta la terra contesa, senza che gliene venga sottratta nemmeno una parte.

Un requisito fondamentale per la pace è il diritto dei profughi palestinesi di rientrare alle loro case e alle loro famiglie, che hanno lasciato nel 1948. E’ ingiusto che degli ebrei che non abitavano originariamente in Palestina, e i cui progenitori non vi abbiano mai vissuto, possano venire ad abitarci dall’estero, mentre i palestinesi che ne furono scacciati solo poco tempo fa non debbano avere questa possibilità.

E’ un fatto che i palestinesi abbiano abitato quella terra, dove possedevano case e fattorie, fino a poco tempo fa, quando sono fuggiti per timore di una violenza che non c’è stata, ma le cui voci li spinsero all’esodo di massa.

E’ importante notare che gli ebrei non hanno cacciato i palestinesi con la forza. Nonostante questo, solo l’intero territorio di Isratina potrebbe accogliere tutti i profughi e portare quella giustizia che è fondamentale per la pace.

L’assimilazione è già un dato di fatto, in Israele, dove vive oltre un milione di arabi musulmani. Hanno nazionalità israeliana e partecipano alla vita politica insieme agli ebrei, formando dei partiti politici. Dall’altro lato, vi sono colonie israeliane in Cisgiordania, le fattorie israeliane hanno bisogno della manodopera palestinese, e vi è scambio di beni e di servizi.

Il successo di questa assimilazione può servire da esempio per Isratina. Se l’attuale interdipendenza e la realtà storica della coesistenza ebraico-palestinese guideranno i loro leader, e se questi riusciranno a vedere oltre l’orizzonte della recente violenza e della sete di vendetta, a favore di una soluzione a lungo termine, questi due popoli arriveranno a capire - mi auguro presto piuttosto che tardi - che vivere sotto lo stesso tetto è l’unica opzione per una pace duratura

Muhammad Gheddafi

Traduzione di luogocomune.net




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