Mistero: cosa sta succedendo in TV?

Data 1/6/2010 21:10:00 | Categoria: media

COMMENTI AGGIUNTIVI SULLA PUNTATA DEDICATA AL SIGNORAGGIO.

Due settimane fa le scie chimiche, la settimana scorsa la questione “UFO e militari”, oggi gli UFO di Mussolini, i Giganti della Bibbia e un’intervista a David Icke… Molti si chiedono, giustamente, cosa stia succedendo in TV.

Di certo fa specie vedere argomenti delicati e controversi, limitati fino a ieri alla ”frangia” di Internet, che di colpo irrompono nelle case di tutti gli italiani, e per di più in prima serata. E’ quindi saggio, da parte di chi è abituato a non comprare niente a scatola chiusa, domandarsi prima di tutto se ci sia sotto qualcosa.

“Questa sera – ha scritto un nostro utente - questi temi verranno per lo meno accennati ad un pubblico più ampio. Tenendo conto che la TV è stracontrollata, chi ne detiene il comando sa benissimo cosa passerà in onda. Quindi quale può essere l'obiettivo dei padroni?" Altri si domandano se non si tratti della classica operazione di “vaccinazione di massa”, ovvero del tentativo di annacquare certi argomenti delicati, fingendo di parlarne in modo “obiettivo ed equilibrato”, prima che arrivino alla portata del grande pubblico.

Poi però ci si accorge che di scie chimiche si è parlato senza peli sulla lingua, che il documentario sugli UFO non è stato minimamente manipolato, e che anche David Icke è stato presentato per quello che è, senza alcun tentativo di distorcerne il messaggio nè di screditarne la figura.

Ma allora, che cosa succede?

In realtà questa idea della “TV controllata dall’alto” è vera solo in parte, e c’è un aspetto di fondamentale importanza, …
… che sfugge a tutti coloro che non ne conoscano più da vicino il meccanismo operativo. Si chiama “indice d’ascolto”.

La TV di oggi non è più la RAI di 30 anni fa, quando c’erano solo tre reti nazionali, che non dovevano competere con nessuno, ed erano finanziate dallo Stato, con l'aggiunta del succoso reddito del pool pubblicitario, interamente riversato nelle casse di Mamma RAI. Ogni rete aveva il suo budget, la sua gestione era assegnata - con certosina proporzione elettorale - ai partiti più importanti, e ognuno si faceva i cavoli suoi, cercando di tirare acqua al proprio mulino politico. I democristiani fingevano che tutto andasse bene su RAI1, i socialisti fingevano di essere moderni su RAI2, e i comunisti fingevano di fare opposizione su RAI3. Alla fine arrivava ”Carosello”, e si andava tutti a nanna felici e contenti.

Poi venne “lui”, e con lui cambiò tutto. Con la rapida crescita delle TV private, la RAI cominciò a vedersi erodere quel monopolio assoluto sull’informazione che aveva detenuto fin dal giorno in cui era nata. Ma non furono tanto i risvolti politici a preoccupare gli uomini di Viale Mazzini, quanto quelli strettamente economici. Berlusconi infatti se ne fotteva ampiamente di “fare politica” (solo dieci anni più tardi sarebbe “sceso in campo”), ed anzi la sua filosofia “consumeristica”, tutta chiappe e spensieratezza, non poteva che far piacere a chi ha tutto l’interesse a tenere una nazione addormentata.

Ma Berlusconi mirava apertamente agli ascolti, e la sua spudoratezza nel perseguirli era qualcosa di sconcertante per quell’epoca: c’è gente che ha passato intere settimane all’ospedale, dopo essere stata colpita di sorpresa da un seno al silicone di Carmen Russo, o da una chiappa vagante di Valeria Marini.

Di colpo Raffaella Carrà sembrava la loro nonna, e la RAI si trovò nel profondo imbarazzo di dover giustificare un calo di ascolti assolutamente vergognoso per chiunque. Gli uomini della RAI parlavano con disdegno di “volgarità” delle private, ne denunciavano con spocchia la “mancanza di contenuti”, ma intanto “l’altro” continuava a rosicchiargli audience, ben sapendo che gli inserzionisti pubblicitari premiano esclusivamente l’audience, e non certo la classe o l’eleganza (per sua fortuna).

Presto la RAI si trovò a dover rincorrere, e naturalmente non potè che farlo indirizzandosi a sua volta verso il basso. Era iniziata la impietosa gara agli ascolti, che dura ancora oggi, e che determina in modo sostanziale i contenuti di tutte le trasmissioni TV.

Non importa tanto “chi” controlla una certa rete, quanto gli ascolti che un certo programma riesce a fare rispetto a tutti gli altri. Quando Matrix mandò in onda “Inganno Globale” (oggi posso raccontarlo) chiamai il conduttore, che era stato attaccato da tutta la stampa per questa sua scelta, e gli chiesi se fosse preoccupato per quegli attacchi. “Nemmeno un pò – mi rispose – Abbiamo fatto 6 milioni di audience [così mi pare di ricordare, n.d.a.], sai a me quanto me ne frega degli attacchi?”

Sarà un caso, ma gli attacchi cessarono subito, mentre iniziò una rincorsa affannosa al nuovo argomento “hot” da parte di tutte le altre testate, che in pochi mesi avrebbe portato la questione 11 settembre su tutti i media nazionali.

Eppure, solo un anno prima, nessuno avrebbe scommesso un centesimo che il 9/11 sarebbe mai arrivato in TV. Come mai?

Accadde che Mentana fu il primo a capire quando un argomento “delicato” come il 9/11, fino ad allora improponibile, sarebbe stato accettato a livello di audience nazionale. A quel punto, trovato il “veicolo” che lui reputava adatto (Inganno Globale), decise di rischiare. Se fosse andata male, avrebbe preso una lavata di capo dai suoi dirigenti, e sarebbe tornato ad occuparsi del delitto di Cogne per tre mesi consecutivi. Ma questo non sarebbe successo – sia chiaro - per motivi “politici”, ma semplicemente perchè con l’11 settembre l’audience era crollata, riducendo il futuro gettito di introiti pubblicitari per la rete. Invece gli andò bene, il pubblico lo premiò con ottimi ascolti, e Mentana potè fare altre 4 puntate sull’undici settembre senza che nessuno osasse più aprire bocca.

Così funziona la TV. Se hai quindici milioni di persone che ti seguono sei il re della foresta, perchè puoi vendere un minuto pubblicitario a cifre esorbitanti. Se invece ti seguono quindici persone, devi implorare la pizzeria sottocasa perchè compri il tuo minuto in cambio di una 4 stagioni.

Solo chi non conosca da vicino il mondo della TV può ignorare con quale affanno i responsabili delle varie trasmissioni siano costantemente, perennemente, ossessivamente alla ricerca di nuovi argomenti da proporre, che siano abbastanza appetibili da sottrarre audience agli altri canali, ma non troppo sbilanciati da fargli perdere la propria.

Ecco perchè è assolutamente impossibile che le direttive sui contenuti arrivino dall’alto. Dall’alto al massimo si può stabilire la chiave di un certo programma dedicato alle massaie, piuttosto che di uno dedicato ai fans dell’automobilismo. Ma da quel punto in poi sono i produttori dei singoli programmi a doversi barcamenare quotidianamente fra la ricerca della novità e il rischio di perdere audience.

Questo naturalmente non significa che non esista censura. Ma è una censura autoimposta, ad ogni livello, da un sistema che sa benissimo quali siano gli argomenti che potrebbero provocare dei problemi e quali no.

Torniamo ora alla trasmissione Mistero. Quello che sta accadendo a me pare evidente: c’è un nuovo gruppo di autori e produttori, che è sicuramente molto più attento dei precedenti alla rapida evoluzione dei vari “argomenti di punta” in Internet, e che ha semplicemente deciso che il pubblico è pronto a vederli trattati – o forse addirittura vuole che lo siano - in modo diretto e trasparente, e non più ambiguo o distorto, come accadeva prima.

Poi può accadere, ad esempio, che qualche dirigente di Italia1, magari preoccupato per il contenuto un pò forte del film sugli UFO, all’ultimo momento chieda di farlo passare in seconda posizione, dopo il “Mostro di Lochness”, invece di lasciarlo in prima, dove era previsto.

Ma la cosa si ferma lì, sul limite sottile fra la voglia di "fare il botto" e la paura di esagerare. Per fortuna gli ascolti hanno premiato quella serata, e quindi Mistero può continuare nella sua scelta editoriale, almeno fino a quando il pubblico dimostrerà interesse negli argomenti e nel taglio proposti.

Attenzione, quindi, prima di parlare di “rivoluzione” in TV. Se è vero che non esiste il "Grande Vecchio", che dice a tutti ogni giorno cosa debbano fare, è anche vero che il tutto avviene sempre all’interno di quelle cordinate culturali che rappresentano il limite di sicurezza, nella comunicazione di massa, di un qualunque momento storico.

Negli anni ‘70 non si poteva nemmeno suggerire, in TV, che Kennedy fosse stato vittima di una cospirazione, mentre dal 2000 in poi dozzine di documentari mainstream lo affermano apertamente. Nel 2000 non si poteva nemmeno suggerire in TV che gli UFO esistessero, mentre oggi si può apertamente domandarsi da dove vengano, e cosa ci nascondano i generali su queste misteriose macchine volanti.

Sono le coordinate culturali a cambiare con il tempo, ma il sistema rimane sempre lo stesso.

E’ poichè la TV è ormai condizionata in modo irreversibile dal problema degli ascolti, resterà sempre un sistema reattivo, e non un sistema attivo. In altre parole, potrà soltanto riflettere, nella scelta dei contenuti, lo stadio evolutivo del discorso sociale, ma non potrà mai nè condizionarlo, nè – grazie ad Internet – limitarlo.

Sono finiti i tempi delle vacche grasse, anche se per ora restano in pochi ad averlo capito.

Massimo Mazzucco




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