Arizona mon amour

Data 13/8/2010 6:50:00 | Categoria: news internazionali

Due maledetti Bonnie & Clyde sono riusciti a mandare a monte l’affare del secolo per il governatore dell’Arizona e per i suoi degni compari.

Facciamo un passo indietro: chi segue le vicende americane sa che da qualche mese è in corso un bollente dibattito sulla nuova legge anti-immigrazione votata dal parlamento dell’Arizona, e bloccata di recente dalla Casa Bianca.

La nuova legge prevedeva l’obbligo per tutti i poliziotti dello stato di richiedere i documenti di identità “a chiunque sembrasse non essere in regola con le procedure di immigrazione”. Traduzione: se sei messicano ti chiedo i documenti, e siccome nel 90% dei casi ne sarai sprovvisto, ti arresto e ti sbatto in galera.

Ora, bisogna sapere che in America la costituzione protegge il cittadino da qualunque intrusione da parte delle autorità che non sia giustificata. In altre parole, tu puoi anche guidare senza patente, ubriaco e con le mani dietro alle orecchie, ma se non commetti infrazioni la polizia non ha il diritto di fermarti e di chiederti i documenti. La stessa regola vale per il cittadino che vada a spasso per la strada, che non può essere fermato dalla polizia a meno che abbia commesso qualche tipo di infrazione.

Non solo quindi la nuova legge violava il diritto costituzionale dei cittadini, ...
... ma violava anche il principio secondo cui la gestione delle frontiere e di tutto ciò che riguarda le immigrazioni sia ad esclusivo appannaggio del governo federale, e non di quello dei singoli stati.

Aveva infatti stupito la testardaggine del governatore dell’Arizona, Jan Brewer, che ha difeso a spada tratta la nuova legge, nonostante la sua incostituzionalità fosse evidente. Lo scontro è stato duro e prolungato, pieno di veleni e di colpi bassi, e solo con una ingiunzione in corte federale la Casa Bianca è riuscita a bloccare in extremis - parliamo di poche ore soltanto – l’entrata in vigore della legge.

Ma c’era qualcosa di molto più succoso, sotto quello che sembrava soltanto il classico scontro fra i “maledetti liberals” del nord-est e gli zoticoni rednecks delle praterie. E il diavolo, come si sa, fa le pentole ma non i coperchi. Accade così che un paio di settimane fa tre detenuti, condannati per omicidio, scappano allegramente da una prigione dell’Arizona, e iniziano a seminare il panico dappertutto. Auto sequestrate, gente rapinata con la pistola alla tempia, e persino due morti, apparentemente collegati alla fuga dei tre detenuti.

Due di loro sono stati catturati, mentre il terzo è ancora in libertà, in compagnia della “cugina/compagna” che gli avrebbe prima fornito gli stumenti per tagliare le reti di recinzione, e poi li avrebbe attesi all’esterno con l’auto pronta per la fuga.

Insomma, come nei film di serie C, solo che è successo davvero, e pure alla luce del giorno.

Nel frattempo infatti l’attenzione si è concentrata su questa fuga clamorosa, avvenuta con una tale facilità da attrarre la curiosità di tutti i media nazionali. E’ così emerso che la prigione da cui sono scappati i tre omicidi era una prigione privata – sì, avete capito bene, privata: si tratta cioè di una società che opera a fini di lucro, e quindi è naturalmente portata a “tagliare sulle spese” (leggi: ridurre all’osso il personale) rendendo così la fuga dei detenuti qualcosa di molto simile ad una passeggiata.

Il problema è che a furia di indagare sì è scoperto che sono già 5 le prigioni dell’Arizona date in gestione ai privati, sulle 15 di cui dispone lo stato di McCain. E indagando ancora un pò si è anche scoperto che il governatore dell’Arizona stava pesantemente “lobbando” il proprio parlamento, perchè altre 9 delle 10 restanti prigioni passassero in mano ai privati.

Capito adesso, la “mexican connection?”

D’accordo, prendiamo noi in mano le prigioni – si saranno detti fra di loro - ma poi chi ci mettiamo dentro? Qui ci vorrebbe una bella legge che ci permetta di fare retate da 100 prigionieri alla volta, in modo da riempire rapidamente tutti i posti letto disponibili nei penitenziari dell’Arizona, che poi naturalmente lo stato ci pagherà in modo profumato.

Ed ecco che di colpo la signora si risveglia giustiziera della notte, al punto da inventarsi leggi che non stanno nè in cielo nè in terra, pur di accontentare gli amici che le hanno pagato la vittoria elettorale.

Nel frattempo il povero messicano, che rischia la vita per passare di notte la frontiera e raggiungere, trafelato ma felice, il suo presunto Eldorado, non ha neanche più la soddisfazione di venire catturato per esserci riuscito, ma solo perchè vale come “pedina” utile ad occupare un letto in più nelle prigioni nazionali.

Ma il più coglionato di tutti sarebbe stato il normale cittadino dell’Arizona, che dopo essere stato aizzato all’inverosimile per dare sostegno ad una legge impossibile, avrebbe finito per pagare di tasca propria le conseguenze della propria xenofobia.

E poi dicono che i repubblicani siano stupidi e senza cervello.

Massimo Mazzucco




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