Anche i gay possono morire per la patria

Data 19/12/2010 3:40:00 | Categoria: news internazionali

Con un voto a sorpresa, il Senato americano ha approvato l’abrogazione della cosiddetta legge DADT, che riguardava la possibilità per i militari omosessuali di servire nell’esercito americano.

Escogitata da Bill Clinton come compromesso fra le rivendicazioni del movimento gay e la rigida legislazione militare - che prevede l’espulsione senza onori dall’esercito per chi si fosse rivelato omosessuale - la formula DADT (che significa “Don’t Ask Don’t Tell”, ovvero “non chiederlo e non dirlo”) suggeriva che i militari gay non proclamassero apertamente il loro orientamento sessuale, e che a loro volta i superiori non facessero troppe domande in proposito.

Insomma, si trattava di ipocrisia bella e buona, apertamente dichiarata.

Restava però il fatto che una volta “scoperto” – per un motivo o per l’altro - il militare gay veniva inevitabilmente espulso dall’esercito, e questo ha portato, nel corso degli anni, ad una serie infinita di tragedie personali.

Un militare gay che fosse stato colto, ad esempio, a scrivere una e-mail compromettente al suo compagno, ...
... diventava immediatamente ricattabile dal resto del plotone, che lo sottoponeva ad ogni genere di umiliazione. Se invece capitava ad una soldatessa lesbica di venire scoperta, questa spesso veniva obbligata ad andare a letto con i maschi, pur di non venire denunciata ai suoi superiori.

In altre parole, la formula DADT permetteva di aggirare la questione esteriormente, ma non affrontava alla radice il problema, che è quello della mentalità maschilista, che da sempre ha contraddistinto i militari di tutto il mondo: il "maschio vero", a quanto pare, “fa” un soldato migliore. (Chissà poi perchè un omosessuale dovrebbe essere meno preciso di un eterosessuale nel mirare col fucile, o perchè una dottoressa lesbica dovrebbe essere meno brava di una eterosessuale nel ricucire la gamba di un ferito?)

Ma quello degli omosessuali nell’esercito americano rimane soprattutto un problema sociale.

Bisogna infatti tenere presente che per certi giovani – soprattutto nel Mid-West – “servire la propria patria” è considerato ancora un grande privilegio (ah, i danni del maccartismo!), e venire cacciato dall'esercito senza onori rappresenta una macchia che difficilmente riusciranno a cancellare per il resto dei loro giorni.

Inoltre, i militari americani sono tutti professionisti, e venire cacciato dall’esercito per le proprie preferenze sessuali equivale in tutto e per tutto ad un impiegato di banca che venga licenziato perchè si scopre che va a letto con il suo maestro di aerobica.

Vi sono infatti dozzine di cause in corso, da parte di militari che hanno denunciato l’esercito per averli cacciati nel corso di una carriera impeccabile ed onorevolissima.

Ora tutto ciò non dovrebbe più accadere. Ma le leggi, come sappiamo, non sono sufficienti a cambiare di colpo certi atteggiamenti mentali, come quello del “machismo” militare, che sono profondamente radicati nella cultura popolare.

Ora la segregazione fra uomini “giusti” e uomini “sbagliati” prenderà probabilmente altre forme, più sottili e più ambigue, ma almeno i militari gay non dovranno più temere la cacciata improvvisa e irrevocabile per essere stati scoperti.

Poi verrà anche un giorno – ci si augura – in cui queste persone cominceranno a domandarsi i veri motivi per cui vengono mandati dall’altra parte del mondo ad uccidere altri esseri umani come loro.

Come ha voluto che fosse scritto sulla sua lapide il Sergente Leonard Matlovich – il primo gay che abbia mai contestato l’espulsione degli omosessuali dall’esercito, nel 1970, e che poi morì di AIDS – “L’esercito mi ha dato una medaglia per aver ucciso due uomini, e mi ha cacciato per averne amato uno”.

Ma questo è tutto un altro discorso.

Massimo Mazzucco




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