Prince fa “outing” sulle scie chimiche

Data 2/2/2011 8:00:00 | Categoria: Scie chimiche

di Federico Povoleri



(All’interno il testo della canzone “Dreamer”, tradotto in italiano).

C’è un sottile paradosso, che si sta verificando con la questione delle “Scie Chimiche”: inizialmente accolto come una leggenda metropolitana dai debunkers, il problema delle Scie Chimiche è diventato così vistoso ed invasivo, negli ultimi anni, che i media hanno preferito cercare di “metabolizzarlo”, piuttosto che continuare ad ignorarlo del tutto.

Si è cominciato così, prima timidamente e sottovoce, e poi in modo sempre più diretto e frequente, a parlare di Scie Chimiche sui media ufficiali. Ma la tematica, ovviamente, non viene trattata come un problema, bensì come un dato di fatto acquisito: si tratterebbe cioè di una nuova tecnologia che non ha nulla di particolarmente straordinario, ma che ci porterà immensi benefici, alcuni quasi banali ma molto utili, come il poter assistere alla finale della coppa del mondo senza che la pioggia ci rovini la festa, altri più importanti, come la soluzione di problemi delicati e complessi come il riscaldamento globale.

Gli articoli che parlano di queste tecnologie già applicate con successo in tutto il mondo hanno iniziato a moltiplicarsi, …
… così come gli annunci e i servizi nei telegiornali nazionali; come se non bastasse, a questa escalation di notizie è seguita la candida ammissione di molti professionisti anche del settore militare che affermano: “Scie chimiche? Controllo climatico? E dov'è la notizia? Esiste da più di trent'anni”.

Oggi persino un artista di livello mondiale come Prince può andare in televisione e parlare esplicitamente di scie chimiche, senza che l'intervistatore scoppi a ridere, dimostrando invece una seria e composta attenzione alle parole del musicista.

Ormai gli unici a non essersi accorti di questa trasformazione sono i debunkers, che continuano a negare ostinatamente una realtà che gli stessi media mainstream ammettono candidamente. Ma i debunkers, lo sappiamo, sono persone “diverse”, ed è giusto che il mondo si possa regalare ogni tanto qualche momento di comicità grazie a loro.

Federico Povoleri

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“Dreamer”

I was born, raised on a slave plantation
In the United States, of the red, white and blue
Never knew that I was different, till Dr. King was on a balcony
Lyin' in a bloody pool
I expected so much more from a loving
A loving, loving society
A truthful explanation, you know what
I got another, another conspiracy

If it was just a dream, listen, call me, call me a dreamer too

With more rewards and accolades, then anyone before or after
21st century, oh what a shame, what a shame
Race, race still matters
A race to what, and where we going
We in the same boat, but I'm the only one rowing

Last time I checked, you were sleeping, but you can call me a dreamer too
(What's up with this)

Peanut butter logic, served on a bed of lies
Don't go down too easy, when you've seen your father cry
Have you ever clutched the steering wheel in your car too tight
Praying that police sirens just pass you by that night
While the helicopter circles us, this theory's getting deep
Think they're spraying chemicals over the city
While we sleep

Come on, I'm staying awake
you can call me a dreamer too
(Ahhh, I got one eye open for these devils)

(Wake up, wake up)

(I pledge allegiance, to..)

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Sono nato e cresciuto in una piantagione di schiavi,
negli Stati Uniti del bianco, rosso e blu.
Non sapevo di essere diverso finchè Martin Luther King
non giacque disteso su un ballatoio in una pozza di sangue.

Mi aspettavo molto di più da una società amorevole, amorevole.
[Mi aspettavo] una spiegazione sincera, ma ho avuto un’altra cospirazione.

Senti, se è stato tutto un sogno, puoi anche chiamarmi un sognatore.

Con più premi e con più seguito di chiunque altro
prima o dopo il 21 secolo, oh che peccato, che peccato.

La razza, la razza conta ancora. Una corsa a che cosa, e verso dove.
Siamo nella stessa barca, ma a remare sono solo io.

L’ultima volta che ho guardato stavi dormendo,
ma puoi anche chiamarmi un sognatore.

Una logica da bigotti, servita su un piatto di bugie,
non va giù molto facilmente, quando hai visto tuo padre piangere.

Non hai mai stretto con troppa forza il volante della macchina,
mentre pregavi che le sirene della polizia passassero via nella notte?
Mentre l’elicottero ci gira sulla testa, questa teoria diventa profonda.
Credo che spargano roba chimica sulla città mentre noi dormiamo.

Dài, io resto sveglio, tu puoi anche chiamarmi un sognatore.
(Ma tengo un occhio aperto per questi maledetti)

(Sveglia, sveglia)

(Io giuro fedeltà a…)




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