Energia: la soluzione esiste

Data 7/4/2011 21:40:00 | Categoria: Energia e Ambiente

All’inizio degli anni ’30, di fronte all’avanzare della rivoluzione industriale, era nato in America il cosiddetto movimento della “chemurgia”. Questa associazione di chimici, industriali, esperti di agricoltura e filantropi – dei quali faceva parte lo stesso Henry Ford - si proponeva di trovare soluzioni per evitare il completo abbandono dell’agricoltura a favore dell’industria, trasformando la produzione agricola in modo da poter fornire direttamente all’industria gran parte delle materie prime di cui necessitava.

Purtroppo questo concetto (che oggi cadrebbe sotto la definizione di “rinnovabile”) andava a scontrarsi direttamente con le nascenti industrie del petrolio e dei suoi derivati, del tessile sintetico e della stessa industria farmaceutica, che mirava a sostituire tutti i rimedi naturali della farmacopea (a base di erbe) con le pillole prodotte in laboratorio.

A loro, di utilizzare materiali “rinnovabili” interessava ben poco.



Cosa sia andata a finire lo sappiamo tutti, e le conseguenze ci vengono illustrate in modo eccellente dallo storico Gatewood Galbraith nell’estratto che avete visto: “Cento anni fa, il contadino produceva tutta la fibra, tutte le medicine, tutto il combustibile e tutto il cibo che la società consumava. Questa è l'agricoltura. Se coltivi queste 4 categorie, fibra, cibo, medicine e combustibile, e le vendi nelle città, come necessità fondamentali per vivere, i soldi fluiscono dalle città e tornano al proprietario della terra e al produttore. In questo modo la terra resta il mezzo di produzione della ricchezza. E' stato così per migliaia di anni. Oggi, 100 anni dopo, il contadino non produce più nessuna fibra. Al massimo produce cotone, …
che è responsabile del 50% dei pesticidi ed erbicidi usati oggi in agricoltura. Il contadino non produce più medicine, tutto è stato monopolizzato dalle case farmaceutiche. Il contadino non produce più combustibili, è stato tutto monopolizzato dalle società petrolchimiche. E se vai al supermercato, e guardi gli ingredienti sulle scatole del cibo, scopri che il contadino è stato eliminato dalla catena di produzione alimentare. E' stato tutto preso in mano dai produttori di composti sintetici, i quali nel produrre questi composti sintetici creano i rifiuti tossici e i residui pericolosi che fatichiamo così tanto a smaltire. Non solo, ma concentra sempre più ricchezza nelle mani di poche persone, perchè il mezzo per produrre ricchezza non è più la terra, ma sono le fabbriche, gli azionisti, e la gente che detiene il controllo degli interessi di quelle società“.

Diventa quindi più facile capire come non sia sufficiente, oggi, riempirsi la bocca con parole come “energia pulita”, “fonti rinnovabili” e “schiavitù dal petrolio” – dando curiosamente quest’ultima come qualcosa di inevitabile – visto che il problema è molto più ampio ed intricato. Nessuna “fonte di energia pulita”, per quanto brillante ed efficiente possa essere, potrà mai risolvere da sola il problema dell’inquinamento del territorio e delle falde acquifere, e quindi quello della nostra catena alimentare. (Di recente hanno trovato il Prozac nei pesci di fiume del Texas).

Mentre una coltivazione oculata (alternata) di cannabis e di altri raccolti permetterebbe anche il completo risanamento da tutti i veleni oggi presenti nei terreni coltivabili, e delle falde acquifere sottostanti. (Fra le sue varie qualità, la cannabis è nota anche per saper eliminare tutti i composti tossici dal terreno in cui è coltivata).

Naturalmente, problemi di queste dimensioni non si possono risolvere nell’arco di poche settimane: se ci abbiamo messo più di un secolo a rovinare il nostro pianeta, ce ne vorrà almeno mezzo per rimetterlo in sesto, nella migliore delle ipotesi. Ma i cambiamenti di questo tipo non sono soluzioni “una tantum”, sono soluzioni radicali che possono davvero rappresentare la salvezza del pianeta, ma che necessitano prima una profonda inversione nel nostro modo di pensare. Il che, di questi tempi, è tutt’altro che poco.

Massimo Mazzucco




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