Propaganda: l'11 settembre e le armi d'inganno di massa

Data 26/8/2011 4:26:32 | Categoria: 11 settembre

PARTE SECONDA: gli inganni

“Ho la più alta ammirazione per la vostra propaganda. La propaganda in occidente viene portata avanti da esperti che hanno avuto la migliore istruzione del mondo -- in campo pubblicitario -- ed hanno imparato a padroneggiare le sue tecniche con eccezionale maestria e profitto... Le vostre sono sottili e persuasive, le nostre sono crude ed ovvie... Penso che la differenza fondamentale tra i nostri due mondi, rispetto alla propaganda, sia molto semplice.. Voi tendete a credere alla vostra... e noi tendiamo a rifiutare di credere alla nostra.” (Un corrispondente sovietico che ha vissuto cinque anni negli Stati Uniti)

I fatti dell'11 settembre 2001 e le sue conseguenze sono stati sviscerati sotto ogni aspetto; ci sono state analisi politiche, tecniche e scientifiche intraprese da professionisti e da semplici cittadini che in questi anni hanno tentato di portare alla luce la verità su quegli eventi.

Un aspetto forse poco trattato del 911 risulta però essere quello propagandistico. Generalmente si tende a pensare ai fatti che ci hanno raccontato semplicemente in termini di menzogna; solo per fare un esempio, chi non crede alla versione ufficiale dei fatti reputa una bugia (e pure grossolana) il ritrovamento del passaporto quasi intatto di uno dei terroristi che sarebbe scampato a esplosioni, incendi e crolli, per atterrare quasi direttamente nelle mani del poliziotto che lo ha trovato.

Ma perchè crediamo si tratti di una balla? Perchè ovviamente ci sono mille altre cose che non tornano nei fatti del 911: i crolli delle torri, l'enigma del Pentagono e via dicendo. Il passaporto è solo l'ennesima coincidenza fortuita in un impianto che per quanto palesemente assurdo e traballante, continua a dividere o addirittura a disinteressare gli animi.

C'è un motivo per questo; che non può essere ascritto esclusivamente all'assordante silenzio mediatico che sicuramente è stato decisivo nell'opera di insabbiamento e di sottrazione delle informazioni per il pubblico. Abbiamo visto crescere nel tempo schiere di fedelissimi pro e contro la versione ufficiale dei fatti, abbiamo visto nascere etichette che hanno portato a distinzioni sociali, pregiudizi e posizioni fideistiche; viene quindi il sospetto che altre cause, anche di natura psicologica, abbiano contribuito a formare quelle opinioni e quegli atteggiamenti che hanno creato la situazione attuale.

Pochi probabilmente si sono resi conto dell'importanza che ha avuto la propaganda di guerra (Irak/Afghanistan) nell'omologare i pensieri della gente se non nella vera e propria costruzione delle opinioni e delle idee; e non potrebbe essere altrimenti, perchè la caratteristica più importante della moderna propaganda è quella di essere invisibile; poco importa se oggi, tutte le maggiori operazioni propagandistiche sono state scoperte e rivelate perchè uno dei motti dell'esperto in PR è:

“Qualsiasi smentita successiva non conta, l'importante è arrivare primi”.

La maggioranza dell'opinione pubblica infatti non si è indignata, molti nemmeno le conoscono le smentite, ma a tutti sono rimaste impresse le immagini della guerra, la paura, i simboli... Tutte cose che nel tempo hanno creato convinzioni, opinioni, idee.

Ma se oggi possiamo sapere con certezza che è stata usata in modo massiccio la propaganda durante le due guerre succedute al tragico attentato del 911, questo non ci autorizza a pensare che anche l'evento stesso abbia convogliato al suo interno tutta una serie di operazioni propagandistiche?

Se ad esempio scoprissimo che creare documenti falsi da far ritrovare in modo da avvalorare una propria tesi è una tecnica collaudata e utilizzata molte volte nella propaganda di guerra, allora quel passaporto ritrovato potrebbe assumere un nuovo significato, come abbiamo spiegato nella prima parte di questo articolo.

La propaganda manipola la percezione e nel tempo forma le opinioni; volete fare un esperimento?: Improvvisatevi intervistatori, scendete per la strada, e chiedete alla gente che pensieri gli evoca un nome come Iraq e Irakeni, e poi uno come Iran e Iraniani, E magari nominate pure la Libia e i Libici. Alla fine, provate a chiedere cosa pensano quando dite: Arabia Saudita.

E' uscito da poco un videogame (per non parlare dei molti film) in cui la trama prevede che l'alleato storico dell'America, e cioè l'Arabia Saudita è stata improvvisamente conquistata da una fazione di pericolosi terroristi; a voi quindi il compito di liberarla.

Alleato storico dell'America; questa è la “percezione” che continua a venire rafforzata da giochi, film, servizi al tg e poi magari da libri e via dicendo riguardo questo paese.

Ma appena uno va a vedere un po' più in profondità, rischia di scoprire una storia come questa:

Dopo l'11 settembre 2001, molte indagini condotte dalla CIA e dall'FBI sulla responsabilità degli attentati, puntavano in direzione dell'Arabia Saudita, mentre era noto da tempo che un'alleanza tra al Qaeda e l'Irak fosse del tutto improbabile, dato che l'odio di Osama bin Laden per il regime di Saddam Hussein era di vecchia data.

Nonostante tutti i rapporti dei servizi allontanassero ogni sospetto dall'Iraq, si fece di tutto per sopprimerli e per crearne di fasulli che invece puntassero il dito in direzione del dittatore Irakeno. Dalla storia dell'incontro di Mohammed Atta con membri del servizio segreto irakeno avvenuto a Praga tra l'8 e 11 aprile 2001, rivelatasi in seguito ad indagini sia americane che del servizio segreto ceco del tutto inconsistente; fino al caso del dossier britannico che avrebbe dovuto costituire le prove del collegamento tra Iraq e al Qaeda e che provocò invece lo scandalo in Inghilterra scoppiato nel febbraio 2003.

Spacciato come un'indagine dell'MI6 da Colin Powell che lo assunse a prova delle responsabilità dell'Iraq nel suo discorso all'Onu, era stato in realtà compilato dai collaboratori di Alastair Campbell, il responsabile della comunicazione (il PR) del primo ministro Tony Blair, che avevano copiato di sana pianta in alcune parti da un documento dal titolo “Iraq's Security and Intelligence Network: A Guide and Analysis”, Scritto da Ibrahim al-Marashi, un dottorando che vive in California.

L'analisi risaliva a documenti irakeni del 1991 ed era liberamente scaricabile da internet; vennero copiati anche gli errori di stampa. Indagini successive rivelarono che altre parti del dossier furono copiate con alcune modifiche da una rivista della Jane's (Jane's Intelligence Review), da articoli di Sean Boyne, un analista che si opponeva alla guerra in Iraq (le modifiche servivano a ribaltare la sua tesi).

Messi davanti all'evidenza, i collaboratori di Campbell ammisero nell'imbarazzo di aver copiato senza chiedere l'autorizzazione né citare la fonte; e quando tra i media britannici scoppiò lo scandalo, il governo Blair apparì nella migliore delle ipotesi: incompetente, mentre nella peggiore: disonesto.

Nel frattempo, nonostante 15 dei 19 dirottatori risultassero essere sauditi e svariati altri indizi portassero gli inquirenti su quella pista, il dipartimento di stato tesseva le lodi dell'Arabia Saudita affermando che: “...Hanno interpretato un ruolo decisivo nella coalizione internazionale contro il terrorismo...”

C'è da notare però, che in quanto a “regime oppressivo”, l'Arabia Saudita faceva a gara con il tanto sbandierato e feroce regime di Saddam. Le associazioni dei diritti umani come Amnesty International infatti, non hanno mancato di segnalare numerosi casi di arresti illegittimi, detenzioni prolungate e torture sui prigionieri commesse con il consenso del governo. Inoltre la monarchia assoluta che dirige il paese proibisce o limita la libertà di espressione, di stampa, di aggregazione, di associazione e di religione. Come valvola di sfogo al malumore verso la natura repressiva del regime saudita, la monarchia tollera e persino incoraggia l'antisemitismo e l'antiamericanismo. In pratica, tutti i problemi della regione vengono attribuiti a Israele o agli Stati Uniti.
Per quale motivo allora il governo Bush ha fatto di tutto per dipingere questo paese come prezioso alleato e non come ennesimo stato canaglia?

I collegamenti e gli interessi comuni negli affari che legavano la famiglia Bush alla famiglia saudita di Osama Bin Laden sono stati rivelati da tempo, ma è giusto ricordare che anche molti alti funzionari dell'amministrazione Bush avevano interessi nell'Arabia Saudita:

-La Halliburton, l'ex compagnia del vicepresidente Dick Cheney ha incassato oltre 174 milioni di dollari nello sfruttamento di giacimenti petroliferi e altri progetti realizzati per i sauditi.

-Il consigliere per la Sicurezza Nazionale, Condoleeza Rice, è un ex membro di lunga data della Chevron che conduce una gran mole di affari con i sauditi. Una petroliera della Chevron porta il nome della Rice.

-Il padre del Presidente, George H. W. Bush, collabora come consigliere con il gruppo Carlyle, che ha interessi finanziari nelle imprese della difesa Usa, date in appalto ai sauditi per la fornitura di equipaggiamento e addestramento militare.

-La Carlyle è l'undicesimo maggiore appaltatore militare americano e uno dei principali network nel mondo del business moderno, che ha riunito potenti uomini politici, magnati della finanza saudita e altri importanti investitori.

-Bush sr. Riceveva dagli 80.000 ai 100.000 dollari per ogni discorso tenuto per conto della Carlyle.


I fatti fin qui raccontati (per approfondirli rimandiamo alle note), che da soli sarebbero sufficienti a gettare forti dubbi su tutto l'impianto della guerra al terrorismo scatenata dopo i fatti dell'11 settembre 2001, ci sono serviti soltanto per evidenziare una domanda:

Siete certi delle vostre opinioni e delle vostre percezioni?

Comprendere che dietro a certi episodi ci sono delle operazioni di propaganda è un altro modo per capire la natura degli eventi e delle nostre reazioni ad essi; analizzeremo quindi tutta una serie di tecniche conosciute e già utilizzate nella propaganda e le confronteremo sia con i precedenti storici che con i fatti del 911

Contiamo in questo modo di fornire uno strumento al lettore (qualunque sia la sua idea rispetto a questi eventi) che possa aiutarlo a vedere i fatti del 911 in chiave propagandistica per i motivi che già abbiamo espresso.

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PARTE TERZA: tecniche di propaganda

Torniamo un momento al nostro passaporto ma non solo; ricordiamoci anche della bandana, le lettere e gli altri documenti che sono stati trovati nei luoghi degli attentati.

Nel 1982 Guy Durandin, un docente di psicologia sociale presso l'Università Renè Descartes di Parigi ed esperto in manipolazione dell'opinione pubblica, ha pubblicato un libro in cui descrive e analizza tecniche effetti e intenti della propaganda, dalla pubblicità alla guerra (Les mensonges en propagande et en publicitè – Paris 1982).

Nel suo scritto troviamo una parte in cui vengono descritte tre tecniche di menzogna: parola, immagine, documenti falsi o falsificati; ricordiamo che la “Parola” così come l'Immagine ma anche un documento sono e rappresentano anche e sopratutto dei simboli, e proprio come tali vengono utilizzati in propaganda perchè il simbolo è efficace in quanto agisce a livello di subcosciente scavalcando ogni forma di razionalità.

Nella parte dedicata ai documenti, Durandin ci spiega che essi vengono utilizzati in propaganda a titolo di prova per sostenere una tesi. Per prova si intende un insieme di regole comuni di osservazione e ragionamento. Un documento comprende parole, schemi, disegni, fotografie. Al documento o ai documenti falsificati si possono aggiungere anche oggetti o altri indizi materiali (nei fatti del 911, oltre ai passaporti è stata ritrovata una bandana, delle lettere. Ndr); le stesse armi costituiscono un marchio di origine e sono efficaci a rafforzare a livello del subcosciente la tesi da sostenere (è stato ritrovato anche un taglierino. Ndr).

Un documento falso o falsificato dunque inganna in due modi per volta; la differenza tra la menzogna verbale e il documento è che per la prima esistono soltanto due termini: l'informazione, cioè la realtà di cui parlo, e il mio intervento falso sull'informazione. Tre invece sono gli estremi di un documento falso: il soggetto (ciò di cui si parla nel documento), cosa dice (il falso), e l'insieme del documento stesso che è un'imitazione. Il vantaggio psicologico del documento per chi mente è che questi non è vincolato da impegni: egli infatti espone l'opinione di una terza persona come se si trattasse di qualcosa che non lo coinvolge; Inoltre, chi utilizza questa tecnica può anche cercare di non presentarlo e di fare semplicemente in modo che venga ritrovato.

Un esempio in cui questa tecnica è stata utilizzata lo ritroviamo durante la campagna d'Africa del 1942; per tendere una trappola a Rommel, il capo di stato maggiore Montgomery fece realizzare dai cartografi una carta che indicava come carrozzabile un particolare punto in cui si trovavano in realtà delle sabbie mobili. Per far arrivare la carta ai tedeschi, venne scelto un ufficiale inglese in stato di arresto; fatto uscire di prigione gli si affidò una camionetta con l'incarico di una ricognizione in una certa zona; il mezzo improvvisamente saltò per aria e poco dopo una pattuglia tedesca ritrovò il cadavere e la carta. Quando i mezzi tedeschi si impantanarono vennero mitragliati dai caccia inglesi.

Altre tecniche di Propaganda:

Chi mente, ha una certa immagine della realtà ma ne elabora un'altra da destinare al suo target (bersaglio). La menzogna, successivamente, attraverso una serie di operazioni, trasforma la realtà.

Operazioni del primo tipo: la soppressione

la sopressione può comprendere:

*l'omissione; di notizie, informazioni (esempio nel 911:omissione delle oltre cento testimo- nianze di esplosioni nelle torri, omissione della testimonianza di Mineta)
*la negazione; sui fatti o sulle intenzioni (esempio nel 911: la negazione delle pozze di acciaio fuso)
*le eliminazioni materiali; occultamento e/o distruzione di oggetti, indizi, documenti (esempio nel 911: rimozione e distruzione macerie – quindi indizi, del world trade center).

Operazioni del secondo tipo: le aggiunte

In contrapposizione alla soppressione, le aggiunte mirano a: far credere all'esistenza di cose che non esistono.

Da un punto di vista psicologico queste sono più complesse; mentre nella soppressione si nega o si omette qualcosa ma l'oggetto della questione è già presente nella mente (accusa: hai fatto questa cosa - negazione: non è vero); per aggiungere qualcosa al reale, è necessario inventare ad esempio un episodio (esempio nel 911: le telefonate fatte dagli aerei, la ribellione dei passeggeri di UA93)e qui il campo delle possibilità è molto più ampio.

Ci sono 4 tipi fondamentali di aggiunte:

1. Dissimulare piani e intendimenti (esempio nel 911: le numerose esercitazioni contemporanee agli attentati)
2. Migliorare o peggiorare la qualità di un oggetto (esempio nel 911: gli eroi di UA93 - vedere anche la seconda parte: i 10 principi della propaganda)
3. Giustificare un'aggressione (vedere la seconda parte di questo scritto e l' articolo.
4. Attirare l'attenzione

Operazioni del terzo tipo: le deformazioni

Deformare ciò che esiste potrebbe sembrare uguale ai primi due tipi di operazioni, ma in realtà, anche se il confine può essere molto elastico tra le varie tipologie, la differenza sostanziale è che mentre la soppressione e le aggiunte riguardano l'esistenza di un oggetto; le deformazioni riguardano la sua natura.

Questa breve (e purtroppo non esaustiva) descrizione di alcune delle tecniche di propaganda, paragonate con alcuni fatti del 911 possono rendere certamente più chiara la situazione che si è creata psicologicamente nelle persone:

*I cittadini devono rimanere divisi uno dall'altro, isolati e soli. Non gli è concesso di organizzarsi, altrimenti potrebbero assumere un ruolo che andrebbe oltre quello di spettatori, cioè parteciperebbero alla vita pubblica...
Noam Chomsky – il potere dei media

Ma per completare efficacemente il quadro relativo alle nostre “percezioni” e a come esse vengono manipolate, esaminiamo nella seconda parte di questo articolo, la propaganda nei discorsi dei Leader. In questo caso le operazioni di propaganda che andremo ad illustrare sono già state scoperte e rivelate al pubblico ma come abbiamo detto in precedenza, noterete che le successive smentite o rivelazioni, non hanno avuto lo stesso peso né la stessa risonanza e nel pubblico sono rimaste le “prime impressioni” determinate dalle parole o dalle immagini rivelatesi successivamente come operazioni propagandistiche.

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PARTE QUARTA: propaganda di guerra nei discorsi dei leader (parte 1)

Nell'opera “Falsehood in Wartime” (Londra 1928), Lord Arthur Ponsonby descrisse le menzogne divulgate in Germania, Francia, Stati Uniti, Italia e nel suo paese, la Gran Bretagna durante il primo conflitto mondiale. Fece un profondo lavoro di analisi delle tecniche e dei meccanismi elementari della propaganda che sono stati riassunti molti anni dopo in “Dieci comandamenti della propaganda di guerra”, nel libro: “Principes élémentaires de propagande de guerre” (Anne Morelli – Ediesse 2001), uscito nella primavera del 2001, quindi poco prima dell'attentato terroristico che ha sconvolto il mondo.

I dieci principi della propaganda di guerra sono utilizzati tutt'ora nei conflitti moderni; proviamo a leggerli facendoli seguire da alcuni esempi storici in cui sono stati usati e confrontandoli poi con i fatti seguiti all'11 Settembre 2001.

1 - Noi non vogliamo la guerra
2 - Il campo avverso è il solo responsabile della guerra


Possiamo mettere assieme i primi due comandamenti che sono correlati.

gli uomini di stato di qualsiasi paese, prima di dichiarare una guerra o all'atto stesso della sua dichiarazione, come prima cosa, assicurano sempre solennemente di non volere la guerra.
Nonostante le contraddizioni e l'evidente paradosso, ciascuna parte assicura di essere stata costretta a dichiarare la guerra per impedire all'altra di mettere il pianeta a ferro e fuoco. Ogni governo dichiarerà forte la massima: “Bisogna fare la guerra per mettere fine a tutte le guerre”

19 agosto 1915; il cancelliere tedesco rassicura il Reichstag:

“Noi non abbiamo mai desiderato la guerra. Dalla fondazione dell'Impero ogni anno di pace ci porta un progresso: è nella pace che abbiamo prosperato”.

Novembre 1921; conferenza di Washington sulla riduzione degli armamenti, evidentemente colpito da amnesia, Aristide Briand assicurava:

“Nel corso della sua storia, il popolo francese giammai fu imperialista o militarista e, inoltre, nessun popolo vittorioso ha mai mostrato la moderazione della Francia”.

Maggio e luglio del 1940: chiedendo fondi al congresso per la creazione di un esercito più grande, Franklin D. Roosevelt assicura:

“Non solo tutti i cittadini americani, ma tutti i governi del mondo sanno che noi ci opponiamo alla guerra. Non impiegheremo queste armi in una guerra d'aggressione, non invieremo soldati a combattere una guerra in Europa...”

Le stesse cose sostanzialmente furono dette da Hitler, Goring, Von Ribbentrop e anche dal presidente Francese Edouard Deladier

“Il Reich non voleva la guerra...”
Goring 1939

“Non c'è stata, da parte tedesca, nessuna aggressione alla Polonia. E' la Polonia che, in questi mesi, s'è dedicata a continue provocazioni volte a danneggiare economicamente Danzica, a maltrattare le minoranze e a ripetute violazioni di frontiera....”
Von Ribbentrop all'ambasciatore Francese 1939

Veniamo ora ai giorni nostri:

“Noi americani non cerchiamo affatto la guerra. L'affrontiamo con ripugnanza”
Colin Powell

“Non siamo stati noi a volere questa guerra. E' stato il rifiuto di Saddam di rinunciare alle sue armi di distruzione di massa a non lasciarci altra scelta che quella di agire”
Tony Blair

“Vi sto parlando oggi dalla Treaty Room della Casa Bianca, un luogo dove i presidenti americani hanno lavorato per la pace. Siamo una nazione pacifica... Di fronte a questa nuova minaccia di oggi, la sola via di perseguire la pace è di perseguire coloro che la minacciano... Non abbiamo cercato questa missione, ma ci impegneremo in pieno in essa...”
George W. Bush 7 ottobre 2001

"Noi siamo il paese più pacifico della terra"

George W. Bush 9/settembre/2002

3) Il nemico ha l'aspetto del diavolo o del “cattivo di turno”


E' molto difficile odiare un gruppo umano nel suo insieme anche se presentato come nemico (per farlo bisogna arrivare a una estrema semplificazione che il leader politico deve innescare nel popolo che lo ascolta). Diventa quindi più efficace concentrare questo odio nei confronti del leader avversario; il nemico avrà così un volto e questo sarà evidentemente odioso. La guerra non si farà ai tedeschi, ai mussulmani etc. Ma verrà fatta a Hitler, al Duce, a Napoleone o Saddam Hussein.

Questa personalizzazione serve a nascondere la diversità di persone presente in una popolazione e vuole evitare che un qualche cittadino possa scoprire, in qualche figura della popolazione avversa, un suo simile.

Come fa giustamente notare la Morelli, anche se la tattica di dipingere il leader avversario come un mostro, un nemico dell'umanità da ridurre all'impotenza può, in certi casi, sembrare giustificata; non bisogna mai dimenticare che questo mostro, prima del conflitto, è stato per molto tempo assai frequentabile.

Prima del conflitto ad esempio:

“Tutti vediamo nel Kaiser un gentleman di nobile carattere, la cui parola vale più dell'impegno formale di molti altri, un ospite cui ci fa sempre piacere dare il benvenuto e che vediamo partire a malincuore...”
Evening News 17 ottobre 1913

Mentre allo scoppio del conflitto:

“Guglielmo l'alienato (il Kaiser Ndr) non farà tremare né l'Inghilterra né l'Europa civilizzata, né l'Asia, anche se la cattedrale di Reims è stata distrutta per suo ordine. Quest'ultimo atto di un capo barbaro non farà che serrare le nostre file, affinchè ci sbarazziamo di un flagello di cui il mondo non ha mai visto eguale.”
Daily News 22 settembre 1914

Le terribili accuse al Kaiser furono rapidamente dimenticate dopo il conflitto e il “Criminale” soprannominato “Attila” ebbe il permesso di vivere tranquillamente in Olanda fino alla fine dei suoi giorni.

Altri esempi di personaggi che sono stati prima alleati importanti e rispettabili, poi demonizzati come criminali e mostri pieni di perversioni e senza alcuna moralità o dignità alla vigilia del conflitto e infine riabilitati negli ambienti che contano, li troviamo con: Stalin, Mao, Kim Il Sung e Ceausescu; fotografato molte volte in onorevole compagnia del re Baldovino del Belgio, di Nixon, di De Gaulle.

Lo stesso Milosevic che solo tre anni prima del conflitto bosniaco aveva alzato il bicchiere con Chirac e Clinton, divenne all'improvviso un pazzo nevrotico i cui genitori e lo zio materno si erano suicidati.

Riteniamo quasi inutile ricordare che il 20 dicembre 1989, Saddam Hussein stringeva calorosamente la mano di Donald Rumsfeld inviato speciale di Reagan a Baghdad e che Bin Laden, l'altro mostro di turno, era stato precedentemente nelle grazie degli americani e la sua famiglia era in ottimi rapporti e affari con la famiglia Bush.

Gli esempi di demonizzazione di personaggi come Saddam o Bin Laden sono talmente tanti e tutt'ora facilmente reperibili oltre che ben impressi nella memoria collettiva che riteniamo inutile riportarli qui.

4) E' una causa nobile quella che difendiamo e non degli interessi particolari; facciamo la guerra per fini nobili


Sembra un paradosso, (ricordiamo che la propaganda scavalca la razionalità agendo a livello emotivo) ma nonostante più o meno tutti sappiano ormai che la guerra ha come movente la volontà di dominio geopolitico, abbinato sempre anche a motivazioni di tipo economico, questi reali moventi della guerra rimangono sempre inconfessabili e dato che i moderni conflitti sono possibili soltanto con l'approvazione della maggioranza della popolazione; questo consenso sarà ottenuto molto più facilmente se la gente penserà che da questa guerra dipenderà il suo stile di vita, la sua libertà, la sua sicurezza o la sua vita. La propaganda quindi non da affatto per scontato che la gente conosca le vere motivazioni della guerra, perchè sa che toccando le giuste leve emotive otterrà sempre l'approvazione necessaria.

Prendiamo ad esempio i quattro punti che motivavano la prima guerra mondiale da parte alleata:

 sconfiggere il militarismo
 ristabilire la pace
 difendere le piccole nazioni
 preparare il mondo alla democrazia

Questi obiettivi assai onorevoli vengono ripetuti come un mantra alla vigilia di ogni conflitto (compresi quelli recenti), ma non coincidono per nulla con gli obiettivi reali; già dagli eventi della prima guerra mondiale possiamo osservare infatti che:

In fatto di militarismo, tutti i belligeranti rivaleggiavano tra loro fin da prima delle ostilità e se si doveva mettere fine al militarismo prussiano è quantomeno strano che dopo la guerra le spese militari degli alleati non solo non siano diminuite ma siano addirittura aumentate.

La guerra che ha come obiettivo di ristabilire la pace è un sofisma ma come nota Anne Morelli: ha avuto una bella carriera.

Quanto alla difesa delle piccole nazioni oppresse, i trattati segreti franco-russi (rivelati successivamente dal governo sovietico), solo per fare un esempio, prevedevano la divisione tra le due potenze delle spoglie degli avversari senza alcun riguardo per “I diritti dei popoli”.

Preparare il mondo alla democrazia era altrettanto indifendibile da parte alleata data la presenza della Russia autocrate e zarista che rendeva poco credibile l'ipotesi delle “democrazie” riunite in un unico schieramento. Inoltre non si capiva perchè il Reichstag regolarmente eletto fosse più autocrate della stessa Inghilterra.

Il motto rivendicato per tutto il conflitto in cui ci si richiamava esclusivamente al diritto delle genti e dei popoli, alla democrazia, e alla lotta contro l'imperialismo e il militarismo, provocò un “miracoloso” regalo alla stessa Inghilterra che non aveva mai rivendicato nulla ufficialmente; sotto forma di mandato, colonia, dominio o protettorato. Infatti durante i trattati di pace ricevette:

 l'Egitto
 Cipro
 Un mandato sul Sud Ovest africano
 un mandato sull'Africa Orientale tedesca
 la metà del Togo e del Camerun
 Samoa
 La Nuova Guinea tedesca e le isole a sud dell'equatore
 un mandato sulla Palestina
 un mandato sull'Iraq

Il quarto comandamento non farà eccezione per i successivi conflitti fino ai giorni nostri e sempre da ambo le parti.

“Avevo innanzitutto ordinato alla stampa del Reich di non pubblicare informazioni sui maltrattamenti subiti dai tedeschi di Polonia. Attualmente però la situazione diventa sempre meno tollerabile. Sapete che abbiamo avuto alcuni casi di castrazione? Che nei nostri campi di raccolta, ci sono più di 70.000 rifugiati? Ancora ieri sette tedeschi sono stati uccisi dalla polizia polacca a Bielitz... Non c'è un paese degno di questo nome che possa sopportare simili affronti.”
Adolf Hitler all'ambasciatore francese, 25 agosto 1939

La guerra contro l'Afghanistan e le due guerre contro l'Irak sono sempre state scatenate per fini nobili: per catturare Bin Laden, contrastare il terrorismo, instaurare la democrazie, e per la liberalizzazione delle donne. Liberare gli iracheni dal tiranno, aiutare la piccola provincia del Kuwait.

“...renderemo più difficile per l'organizzazione del terrore di addestrare nuove reclute e di coordinare i loro piani malvagi... portarli davanti alla giustizia... il popolo oppresso dell'Afghanistan conoscerà la generosità dell'America e dei suoi alleati. Nel momento i cui colpiamo gli obiettivi militari, sganceremo anche cibo, medicine e rifornimenti per gli uomini, le donne e i bambini che patiscono la fame e soffrono in Afghanistan... Gli Stati Uniti d'America sono amici del popolo afghano... Gli Stati Uniti sono nemici di coloro che aiutano i terroristi e dei criminali barbari che profanano una grande religione commettendo crimini in suo nome...”
George W. Bush 7 ottobre 2001

5) Il nemico provoca intenzionalmente delle atrocità; a noi posso sfuggire “sbavature” involontarie


Assassini, furti, saccheggi, stupri e ogni altro genere di atrocità sono moneta corrente di ogni guerra; ma lo scopo specifico della propaganda di guerra è quello di far credere che soltanto il nemico abbia il monopolio di tali comportamenti e la deriva criminale deve trasformarsi nel simbolo stesso del solo esercito nemico.

Durante la prima guerra mondiale vennero fatte circolare voci dai propagandisti in Germania, secondo cui nell'ospedale di Aix, era stato riservato un reparto in cui si ospitavano soldati tedeschi a cui erano stati cavati gli occhi in Belgio. Vari giornali tedeschi inoltre avevano pubblicato la notizia di un medico francese che aveva contaminato il pozzo di Metz con bacilli della peste e del colera. L'ufficio stampa tedesco lasciò trapelare la voce che dei preti belgi dopo aver nascosto una mitragliatrice dietro l'altare, avevano fucilato i soldati tedeschi e amputato le dita di quelli che portavano degli anelli. Queste notizie provocarono il panico nelle truppe tedesche che vedevano ogni cittadino belga o francese come un sadico sanguinario.

Da parte alleata invece, uno dei maggiori successi nel trasferire nell'immaginario collettivo la paura e nel provocare ripercussioni politiche, fu la storia dei bambini belgi con le mani tagliate. La leggenda dei piccoli innocenti con le mani tagliate, fu talmente ben orchestrata che la storica belga Suzanne Tassier, lavorando sugli archivi americani, rivelò il ruolo essenziale dell'immagine del povero piccolo Belga sull'opinione pubblica americana, che rese moralmente insostenibile la neutralità degli stati uniti spingendoli all'intervento a fianco degli alleati.

Questa storia fu ampiamente sfruttata a livello internazionale; Lord Esher, dopo la guerra scrisse:

“L'episodio belga fu un colpo di fortuna, che arrivò al punto giusto per dare alla nostra entrata in guerra il pretesto morale necessario a preservare l'unità della nazione, se non quella del governo.”
Tragedy of Lord Kitchener (circa 1920)

Francesco Saverio Nitti, che era stato ministro durante la guerra e in seguito, presidente del consiglio, scrisse:

“Abbiamo sentito raccontare la storia dei piccoli infanti belgi ai quali gli unni avevano mozzato le mani. Dopo la guerra, un ricco americano, scosso dalla propaganda francese, invio in Belgio un emissario per provvedere al mantenimento dei bambini cui erano state tagliate le povere manine. Non riuscì ad incontrarne nemmeno uno. Mister Lloyd George e io stesso, quando ero capo del governo italiano, abbiamo fatto eseguire delle minuziose ricerche per verificare la veridicità di queste accuse, nelle quali, in certi casi, si specificavano nomi e luoghi. Fu rilevato che tutti i casi oggetto delle nostre ricerche, erano stati inventati.”
Francesco Saverio Nitti, Scritti Politici vol VI, rivelazioni – Bari 1963

Il quinto principio è stato fedelmente applicato alle moderne guerre in Jugoslavia o in Irak. Tutti ricorderanno i piloti occidentali catturati dagli iracheni con i volti tumefatti per le percosse subite dopo la cattura; pochi invece ricorderanno che quell'immagine creata dai media venne successivamente smentita quando si scoprì che le ecchimosi venivano provocate dalla loro espulsione dall'aereo in volo. Ci saranno poi le strazianti storie dei bambini kuwaitiani strappati dalle incubatrici, le teste mozzate con sadismo dai terroristi, l'epurazione etnica del Kosovo, le fosse comuni e ogni sorta di atrocità molte delle quali risultarono inventate di sana pianta dalle agenzie di PR ingaggiate per l'occasione (vedasi l' articolo. In realtà è ben noto che qualsiasi esercito, quando ne ha l'occasione, stupra, saccheggia, molesta etc. Ma ciò che conta è che la gente creda che l'immoralità e la mostruosità sia una caratteristica insita sempre e soltanto nel dna della parte avversa; i nostri, sono soltanto effetti collaterali, casi isolati, o mele marce.

PARTE QUINTA: propaganda di guerra nei discorsi dei leader (parte 2)

6) Il nemico usa armi illegali

Questo principio richiama certamente alla memoria la bufala delle armi di distruzione di massa che Saddam era stato accusato di possedere ma che nessuno trovò mai. Menzogna che venne messa in piedi dagli americani e che venne svelata successivamente.

Anche qui lo scopo della propaganda è quello di far apparire soltanto “l'altro” come un disonesto e vigliacco, ma è chiaro che nessuno condurrà mai una guerra in modo cavalleresco e onesto perchè l'esito dei conflitti dipende sopratutto dalla manifesta superiorità d'armamento di uno dei due contendenti.

“Si è respinta la nostra proposta di limitazione dell'armamento, di esclusione di certe armi, e certi modi di guerra che io considero incompatibili con il diritto delle genti... Se cominceranno coi gas, risponderemo coi gas. Chiunque non si attenga ad una condotta umana in guerra non può attendere che un uguale comportamento da parte nostra.”

Adolf Hitler, discorso al Reichstag 1 settembre 1939

In un documento pubblicato dal Pentagono nel 2005, gli Stati Uniti si riservano di utilizzare armi nucleari tattiche in “azioni preventive” nella guerra contro il terrorismo. Sull'affidabilità del “giudizio preventivo” date le invenzioni della propaganda, ci siamo già fatti un'idea.

Da notare che questo sesto principio, usato in modo massiccio ed efficace per mobilitare l'opinione pubblica in favore di una “Difesa preventiva” contro l'Iraq. Ha rappresentato l'argomento di punta per giustificare tale guerra e quando verranno rivelate tutte le menzogne attorno alle fantomatiche armi di distruzione di massa, la guerra era praticamente conclusa e il pubblico veniva sapientemente “distratto” o indirizzato verso altri argomenti.

7) Le perdite del nemico sono imponenti, le nostre assai ridotte


Per ottenere l'adesione della pubblica opinione, si deve trasmettere l'idea che i risultati del conflitto siano prevedibili e assolutamente positivi. Inoltre il settimo principio deve persuadere che la “Nostra” superiorità è assoluta. Le guerre a colpi di comunicati risalgono al primo conflitto mondiale così come il totale silenzio che ad esempio praticò la Francia sulle sue sconfitte o sul numero di morti subito; ma un caso particolare da citare nell'ottica della propaganda di guerra è la battaglia di Verdun: in questo scontro infatti. Entrambi gli antagonisti (francesi e tedeschi) si presentarono come vittoriosi.

I tedeschi lo considerarono un grande successo con un altissimo numero di prigionieri francesi e una grande quantità di materiale bellico catturato; ma dall'altra parte, pure i francesi la rivendicavano come vittoria. _Il Petit Larousse scriveva:

“...Per dieci mesi i Francesi respinsero tutti gli attacchi dei tedeschi, decimandoli, e la loro resistenza nel corso della battaglia difensiva e offensiva di Verdum meraviglierà l'universo...”


Ai nostri giorni, nell'epoca della tv satellitare e delle guerre in diretta, il cittadino medio potrebbe pensare che è più difficile diffondere certe menzogne; ma se ci si può garantire l'unanimità dei mezzi di comunicazione di massa, si possono comunque operare notevoli distorsioni; ad esempio, nel 1999, la NATO per giustificare l'utilità dei bombardamenti nella ex-Jugoslavia, annunciava continue distruzioni di carri armati nemici che alla fine delle ostilità avrebbero dovuto essere 120.

Ma un rapporto del pentagono chiesto dal generale Clark nel giugno del 1999 all'aviazione americana, rivelava che i tank effettivamente distrutti erano soltanto 14.
La Royal Air Force inoltre, confessò nel settembre del 2000 che soltanto il 40% delle bombe sganciate in Jugoslavia aveva raggiunto i suoi obiettivi e che nessuno dei missili antiradar Alarm lanciati, aveva dato un risultato soddisfacente.

Nel caso dell'Afghanistan e dell'Iraq però, lo squilibrio di forze è evidente; in che modo allora, si può applicare questo principio? Ad esempio annunciando prematuramente una resa di massa:

il 22 marzo 2003 qualche decina di ore dopo l'avvio dell'invasione dell'Iraq, i responsabili del Pentagono, citati dall'agenzia France Press, annunciarono che un'intera divisione di circa 8.000 soldati, la 51a, si era arresa ai Marines americani. Peccato però che questa notizia ripresa dalla stampa di tutto il mondo non si sia rivelata per nulla esatta e che nessuno poi si preoccupò di smentirla con lo stesso peso. Per quanto riguarda vere e proprie azioni spettacolari di propaganda come ad esempio la liberazione di Jessica Lynch, rimandiamo sempre a questo articolo.

8) Gli artisti e gli intellettuali sostengono la nostra causa


Come abbiamo ripetuto più volte, la propaganda per mobilitare l'opinione pubblica si avvale delle emozioni; e per suscitare emozioni forti ci vogliono dei professionisti; fin dalla prima guerra mondiale furono ingaggiati letterati, poeti e cantanti spesso famosi (successivamente anche registi e attori) che avrebbero prodotto in modo esplicito o anonimo (nel caso della creazione di vere e proprie menzogne) un sostegno alla guerra.

Una delle “perle” prodotte dalle attività anonime di questi letterati, richiama nuovamente alla bufala degli infanti Belgi con la pubblicazione sulla Semaine religieuse di l'Ille-et-Vilaine, nel febbraio del 1915 della preghiera attribuita a una bambina di sei anni che sarebbe stata ascoltata in un ospedale del Nord:

Signore non ho più le mani. Un crudele soldato tedesco me le ha prese, dicendo che i bambini belgi e francesi non hanno diritto ad avere le mani, che questo diritto lo hanno solo i bambini dei tedeschi. E me le ha tagliate. E mi ha fatto molto male. Ma il soldato rideva e diceva che i bambini che non sono tedeschi non sanno soffrire. Da quel giorno, Signore, la mamma è diventata pazza ed io sono sola. Il babbo è stato portato via dai soldati tedeschi, il primo giorno. Non ha mai scritto. Lo avranno fucilato...

John Horne – Guerre et culture 1914-1918 – Paris 1994

Di questa storia ne apparve anche una versione inglese che faceva a gara con questa in quanto a profusione di orrore e melensità e venne pubblicata sul Sunday Chronicle.

A questo punto è necessaria una precisazione: non tutti gli artisti, intellettuali etc. vengono assoldati consapevolmente; non lavorano tutti per la cia o per le agenzie di PR; non sono tutti in malafede e questo è un altro aspetto delle tecniche di propaganda. L'operazione di propaganda può avere come obiettivo gli strati alti della società; in questo caso viene denominata: treetops propaganda (se invece è destinata all'uomo della strada si chiama: grassroots propaganda). I bersagli sono editori, giornalisti, docenti, intellettuali, artisti. Una volta che l'operazione propagandistica avrà avuto effetto su questa categoria (denominata: opinion makers o opinion leader), essa si occupera poi in modo autonomo e inconsapevole di diffondere al vasto pubblico il messaggio voluto dal propagandista.

Ad esempio la fandonia dei bambini belgi catturò talmente l'immaginazione che un poeta di Liverpool, nel 1928 (quindi a parecchi anni di distanza) scriveva in un poema:

Fermarono dapprima la folle corsa selvaggia
dell'unno tedesco “civilizzato”
che ogni donna belga aveva violentato
ed il bambino d'ogni mamma mutilato

Arthur Ponsonby – Falsehood in wartime – Londra 1928

Per quanto riguarda la guerra in Iraq del 2003 e quella in Afghanistan, si può avere l'impressione che non sia stato possibile utilizzare artisti e intellettuali per la propaganda data la quasi generale ostilità a queste imprese belliche.
Ma non dobbiamo dimenticare che questa impressione va ridimensionata se guardiamo ciò che ci è arrivato tramite i media che hanno applicato la tecnica della soppressione vista nella prima parte di questo articolo. Nel febbraio del 2002 infatti, l'iniziativa di 60 intellettuali americani che avevano firmato una lettera aperta di sostegno alla guerra in Afghanistan ebbe un grande risalto sui media americani ed europei; per contro, la petizione firmata da quattordicimila universitari, scrittori e intellettuali contro la guerra in Iraq e L'appello “Not in our name” a cui avevano aderito più di quatromila personalità tra cui: Oliver Stone, Susan Sarandon, Robert Altman, furono passate quasi sotto silenzio, senza alcun risalto o commento.

L'attore Sean Penn per far conoscere le sue critiche alla politica del presidente Bush, dovette acquistare a 56.000 euro una pagina del Washington Post che soltanto a queste condizioni pubblicò la sua “Lettera Aperta”. Mentre un imponente rilievo mediatico fu concesso al sostegno accordato al presidente da Tom Cruise e Steven Spielberg, dalla presenza di Bruce Willis tra i marine in Iraq o dalle nuove incisioni tipo: God Bless America di Ray Charles.

9) La nostra causa ha un carattere sacro


L'aspetto religioso rappresenta un altro argomento sempre utilizzato nella propaganda di guerra; ogni paese o governo che abbia Dio come alleato o che combatta in suo nome non può non essere dalla parte giusta. Ovviamente ognuna delle parti coinvolte combatterà sempre per una causa sacra.
Per fare solo un esempio possiamo citare Roosevelt:

Se la grazia di Dio non è al nostro fianco e se non siamo pronti a dare tutto quel che siamo e possediamo per preservare la civiltà cristiana, allora il nostro paese corre verso la perdizione.

Per quanto riguarda i nostri giorni:

“Un comandante in capo invia i figli degli Stati Uniti a combattere in terra straniera solo dopo la massima cura e una serie di preghiere. Abbiamo chiesto molto a chi indossa la nostra uniforme. Abbiamo chiesto loro di lasciare le persone amate, di percorrere lunghe distanze, di rischiare il ferimento, anche di essere preparati a compiere il sacrificio ultimo della loro vita. Si sono consacrati a questa missione con onore”
George W. Bush 7 ottobre 2001

"Ti ringraziamo, Signore, perché non siamo come gli altri popoli, terroristi e senza libero mercato"
George W. Bush – State of the Union – 2003

"Questa è una lotta colossale tra il bene e il male; nessuno si inganni: il bene vincerà"
George W. Bush 14 settembre 2001

"la libertà e la paura, la giustizia e la crudeltà, sono sempre state in guerra tra loro e sappiamo che Dio non rimane neutrale in questo conflitto". Dubitarne, significherebbe cadere nel relativismo morale”
George W. Bush 20 settembre 2001

"Ho un compito da realizzare e in ginocchio chiedo al Signore buono che mi aiuti a compierlo con saggezza"
George W. Bush 26 aprile 2003

“Tutta la responsabilità per tutte e per ognuna delle morti, sia di afgani innocenti che di statunitensi innocenti, ricade esclusivamente sui talebani e su Al Qaeda"… anche se, ad uccidere, sono bombe americane.”

Donald Rmsfeld 5 dicembre 2001

Va sottolineato che anche nel campo avverso, il laico Saddam Hussein ostentava una devozione religiosa, leggeva versetti del corano in TV e faceva i suoi appelli alla guerra in nome di Allah.

Dio è uno sponsor imparziale e sta con tutti.

10) Chi mette in dubbio il nostro operato è un traditore


Ogni tentativo di mettere in dubbio i racconti forniti all'opinione pubblica deve essere visto come una mancanza di patriottismo o peggio come tradimento.

Durante la prima guerra mondiale, il ministro delle finanze francese Klotz (che aveva competenze sulla censura della stampa), fu esposto alla pubblica indignazione da parte dell'editore del Figaro perchè si era rifiutato di consentire la pubblicazione di un racconto sui bambini con le mani mozzate dai tedeschi. Nonostante avesse chiesto un'inchiesta che sciogliesse le sue riserve su questa faccenda, non gli fu mai concessa.

“Tutti gli uomini che negli Stati Uniti esprimono direttamente o indirettamente la loro simpatia alla Germania devono essere arrestati, fucilati, impiccati o imprigionati per il resto dei loro giorni”

Theodore Roosevelt

In Australia, il pugile Anthony Mundine, pagò cara la sua opposizione alla guerra in Afghanistan. In diretta ad una trasmissione televisiva su canale 9 di proprietà di Rupert Murdoch stava dichiarando che la guerra non era la soluzione al terrorismo e che per contro era prevedibile che con tutti gli attacchi portati dagli Stati Uniti in varie parti del mondo, avrebbero subito delle reazioni; quando, all'improvviso, per motivi tecnici la trasmissione fu interrotta. Tutti i media Australiani demonizzarono poi Mundine che venne dipinto come un sostenitore di Bin Laden; il Consiglio Mondiale della boxe annunciava in breve la sua eliminazione definitiva dalla classifica pugilistica internazionale.

La demonizzazione avvenuta anche tramite i media che si sono affrettati a ripetere mantra utilizzando termini come: complottisti, antiamericani, etc, che sono rimasti impressi nella pubblica opinione sono soltanto il corollario di azioni ben più gravi che hanno rovinato la vita o la carriera a tanti personaggi.

“Ogni nazione deve fare la sua scelta. In questo conflitto, non c'è un terreno neutrale. Se un governo aiuta i fuorilegge e gli assassini di innocenti, diventa fuorilegge e assassino. E intraprenderà una strada solitaria a suo proprio pericolo.”

George W. Bush 7 ottobre 2001

Alla fine di questo lungo articolo che ha molti punti che richiedono ulteriori approfondimenti, possiamo dire che il governo americano ha utilizzato in modo massiccio la propaganda nelle due guerre seguite ai fatti dell'11 settembre 2001. Abbiamo il forte sospetto che gli stessi eventi del 911 contengano molte operazioni di propaganda e chi volesse prendersi la briga di analizzare (è già stato fatto in sede universitaria) i discorsi politici del presidente Bush con l'ausilio dei dizionari citati precedentemente, scoprirà che una massiccia propaganda era iniziata molti mesi prima dell'11 settembre ed è proseguita negli anni a venire. Quanto può essere rilevante questa consapevolezza? Forse qualcuno potrà intraprendere questa strada nelle indagini sui fatti dell'11 settembre 2001.

Federico Povoleri

BIBLIOGRAFIA - Episodi e citazioni sono tratte dai seguenti libri:

Anne Morelli: Principi elementari della propaganda di guerra (Ediesse 2005)
Guy Durandin: Il grande Imbroglio (Dedalo 1984)
Massimo Ragnedda: Comunicazione e Propaganda (Aracne 2011)
Sheldon Rampton e John Stauber: Vendere la Guerra (Nuovi Mondi Media 2004)
Anthony R. Pratkanis: L'età della propaganda (Il mulino 2003)
Noam Chomsky: Guerra e propaganda (Datanews 2007)
Noam Chomsky: La democrazia del Grande Fratello (Piemme 2005)
Wilhem Reich: Psicologia di massa del fascismo (Einaudi 2002)
Vance Packard: I persuasori occulti (Einaudi 1958 – 1989)
Norman Solomon: Mediawar (Nuovi Mondi Media 2005)
Massimo Chiais: Menzogna e propaganda (Lupetti 2008)
Matteo Rampin: Stratagemmi di Guerra (Aurelia 2005)




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