Vedere cammello, pagare moneta

Data 31/1/2013 17:50:00 | Categoria: opinione

Negli Stati Uniti sta succedendo qualcosa che potrebbe servire da esempio a chi si appresta a votare in Italia. Si tratta del brusco voltafaccia - quasi comico, viene da dire - che il partito repubblicano ha dovuto fare negli ultimi giorni, riguardo alla riforma sulla legge dell'immigrazione.

Com'è noto, il partito repubblicano ha sempre tenuto una linea dura contro l'immigrazione facile e contro gli immigrati clandestini. Si tratta in gran parte di messicani che hanno attraversato di nascosto la frontiera, nel corso dei decenni, e che poi hanno continuato a vivere in America, soprattutto negli stati lungo il confine (Arizona, Texas, New Mexico, California).

Si calcola che siano circa 11 milioni i "latinos" senza documenti che vivono negli Stati Uniti ormai da diverse generazioni. Molti di loro trovano lavoro, e pagano comunque le tasse, anche se non possono lasciare il paese perché non potrebbero mai più rientrare. Costoro devono anche fare dei numeri da circo per riuscire ad avere la patente, per riuscire a farsi intestare la bolletta del telefono, o per avere accesso alla pubblica sanità. Il problema è ormai diventato enorme, e va affrontato in maniera radicale. I democratici vanno proponendo da tempo una riforma universale, che condoni il reato di immigrazione illegale ed offra a queste persone il cosiddetto "path to citizenship", ovvero un percorso graduale che li porti prima a regolarizzare la loro posizione ("green card", ovvero permesso di residenza e di lavoro) e poi eventualmente ad offrirgli la cittadinanza.

I repubblicani invece hanno sempre seguito la linea dura: alziamo le barriere lungo il confine, ...
... aumentiamo il numero dei poliziotti che lo proteggono, arrestiamo e deportiamo senza pietà chiunque venga fermato senza documenti.

La riforma sull'immigrazione è stata uno degli argomenti principali nel recente scontro elettorale. Obama diceva "l'America è di tutti, legalizziamo la loro posizione", Romney diceva "l'America è mia, che se ne vadano tutti a casa".

È successo, come tutti sanno, che repubblicani hanno perso le elezioni alla grande. Ed hanno perso soprattutto grazie al voto dei latinos, che si è riversato al 71% a favore di Obama. (Quella dei latinos non è l'unica categoria demografica che ha fatto prevalere Obama, ma è stata sicuramente quella decisiva).

Dopo la bastonata i repubblicani hanno fatto il loro mea culpa, si sono leccati le ferite, ed ora hanno deciso che per tornare ad essere competitivi, nelle prossime elezioni, dovranno "andare incontro ai latinos". Siamo quindi assistendo ad un carnevalesco voltafaccia dei repubblicani, che ora si dichiarano spudoratamente a favore della riforma universale per l'immigrazione, ed anzi fanno a gara con i democratici per offrire clausole più o meno appetibili ai latinos. Ormai i termini generali della riforma sono stati delineati, e la legge verrà probabilmente approvata a grande maggioranza dal Parlamento entro la fine dell'anno.

Questo esempio ci dice una cosa molto semplice: se il politico vuole il voto di una certa categoria di cittadini, deve dare a quei cittadini ciò che loro chiedono. Altrimenti, nisba.

In Italia c'è una differenza fondamentale rispetto agli Stati Uniti, poiché da noi non è ancora in uso l'abitudine di perseguire il voto secondo criteri demografici. Da noi è molto più facile fare politica, perché basta lanciare degli slogan generici - e quindi sostanzialmente vuoti - per dire di aver fatto "propaganda elettorale". Berlusconi lancia il suo messaggio generico alla destra conservatrice, e prende dove prende, a tutti i livelli e fra tutte le categorie sociali. Bersani lancia il suo messaggio generico alla sinistra progressista, e prende dove prende, a tutti i livelli e fra tutte le categorie sociali.

Ma vedrete che molto presto arriverà anche da noi l'introduzione del criterio demografico, perchè è molto più accurato ed efficace di quello generico: naturalmente, per noi non sarà un criterio latinos/bianchi/neri, oppure ebrei/cattolici/protestanti, ma saranno criteri demografici che rispecchiano la realtà del nostro paese.

I politici cominceranno ad accorgersi, ad esempio, che "c'è una forte tendenza al pacifismo nei giovani fra i 18 e i 25 anni che vivono in zone urbane ad alta densità di popolazione". Oppure che "c'è una crescente richiesta da parte del piccolo imprenditore di essere meglio protetto dall'estorsione da parte della mafia". Oppure che "c'è un forte desiderio da parte dei bagnini di Riccione di indossare il tanga durante i turni di lavoro".

Non importa che cosa sarà: quello che importa è che con il costante dell'aumento dell'astensionismo i politici dovranno presto correre ai ripari, se vorranno continuare ad essere legittimati a governare, e questo potranno farlo soltanto in modo: cercando di ascoltare le richieste della gente.

Sta quindi a noi, prima di tutto, di stabilire chiaramente che cosa vogliamo, di imparare a far sentire la nostra voce, e di dare il voto soltanto in cambio di un impegno chiaro e preciso su qualcosa di specifico che riteniamo particolarmente importante.

Finché continueremo ad accontentarci dei loro slogan generici, finchè continueremo a chiudere gli occhi e mettere una crocetta a caso "perché tanto qui non cambia comunque nulla", continueremo ad essere noi i primi responsabili della vostra rovina.

Massimo Mazzucco




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