I soliti radicali da circo equestre

Data 3/9/2013 8:00:00 | Categoria: politica italiana

Il partito radicale ha lanciato una nuova campagna per fare un referendum sulla depenalizzazione della marijuana. Questo è lo spot che hanno messo in rete. E' uno spot decisamente intelligente, accattivante, capace di colpire direttamente al cuore del problema.



Vediamo di commentare i passaggi più brillanti dello spot, partendo dall'inizio: "Un italiano su tre ha fumato cannabis almeno una volta nella vita - ci dice tutto eccitato il narratore - I consumatori abituali sono oltre 3 milioni. Più o meno come chi segue il calcio allo stadio."

Esordio grandioso, da veri professionisti della comunicazione. Partire con una fallacia ad autoritatem all'inizio dello spot è come partire in folle in una gara di Formula 1, senza benzina e con gli occhi bendati da una sciarpa di lana.

Che cosa vorrebbe dire, "i consumatori abituali sono più o meno come chi segue il calcio allo stadio"? Che siccome sono "tanti", allora "va bene" consumare marijuana? Se è solo per quello, in Italia ci sono 6 milioni di figli di puttana ...

... che non pagano le tasse, più o meno come quelli che vanno in chiesa alla domenica. Quindi non pagare le tasse è OK?

Anzi a questo punto - fallacia per fallacia - gli applichiamo anche un bel piano inclinato, e così arriviamo al famoso "Mangiate merda: venti miliardi di mosche non possono sbagliare".

"Poi ci sono i fan delle droghe pesanti, vietatissime da anni, ma sempre in aumento. Anche nelle scuole."

Questa non è una semplice fallacia da dilettanti, qui siamo di fronte al più fetente inganno linguistico che si possa immaginare: chiamando "pesanti" eroina, cocaina e metanfetamine sembri voler fare un favore alla marijuana, perchè dici che in fondo si tratta di una droga "leggera". In realtà le hai accomunate tutte sotto il termine comune di "droga", e da qui in poi - come vedremo in seguito - non si torna più indietro.

"Così la criminalità organizzata incassa decine di miliardi di euro ogni anno, in nero. Se invece lo Stato legalizzasse la Cannabis come i tabacchi, incasserebbe circa 8 miliardi di euro all'anno in più, come due i sulla prima casa."

E bravi i nostri radicali, questa sì che è una strategia vincente! Te ne esci con una frase del genere in TV, e il giorno dopo hai dieci milioni di bacchettoni che ti rispondono sui giornali: "Se è solo per quello, legalizzando l'eroina lo stato incasserebbe il triplo. Se poi ci mettiamo anche la prostituzione minorile e il traffico di organi risolviamo tutti i nostri problemi in un colpo solo." E tu hai già chiuso la tua bella campagna per la liberalizzazione, prima ancora di iniziarla.

La strategia che "lo stato incasserebbe tanti soldi" è già stata tentata più volte dai vari stati americani che cercano di legalizzare la marijuana, ma è sempre fallita per lo stesso motivo: nessuno baratterà mai qualcosa che crede sinceramente dannoso per la società, solo per qualche dollaro in più.

Se vuoi affrontare correttamente il problema, devi prima spiegargli perchè la marijuana non è dannosa come credono loro. Ma a quel punto - se mai tu ci riuscissi - fargli vedere il miraggio del "guadagno" non serve più a niente, perchè nel frattempo il problema è stato risolto.

"Ogni anno si risparmierebbero anche i 2 miliardi della repressione, per fare 6000 asili nido per 180 mila bambini, creando 40.000 posti di lavoro. Anche la giustizia si sbloccherebbe. Polizia e magistratura avrebbero più risorse contro i crimini che fanno vittime."

Infatti a Palermo non riescono ad arrestare i mafiosi che raffinano l'eroina da mandare in America non perchè hanno paura di essere ammazzati dalle cosche, ma perchè sono troppo impegnati a correre dietro ai ragazzini che si fanno lo spinello. Appena gli liberiamo un paio di gazzelle da questo compito gravoso e inutile, vedrai come i traffico mondiale di eroina viene smantellato in quattro e quattr'otto.

"Sono quasi 800.000 i processi per droga che intasano i tribunali, contribuendo al sovraffollamento delle carceriun detenuto su tre infatti è dentro per reati legati alla droga."

Eccola qua, la famosa parola che tutto accomuna e nulla risolve: "droga". Di questi 800.000 "processi per droga", quanti esattamente riguardano la marijuana, e quanti invece riguardano i trafficanti di eroina, cocaina, ecc?

Capisco che faccia comodo accomunare il tutto nello stesso calderone, pur di arrivare alla magica cifra di "quasi 800.000", ma poi chi lo spiega alla gente che eroina e marijuana sono due cose completamente diverse?

Ed infatti, una volta aperta, la voragine della "droga" non si chiude più:

"La legalizzazione e la trasformazione delle tossicodipendenze in farmaco dipendenze avrebbero un effetto stupefacente sulla giustizia, sulla sicurezza, sull'economia e sulla sanità."

Visto? Ci siamo distratti un attimo, e siamo già alla "tossicodipendenza". Chi conosce un solo caso di tossicodipendenza da marijuana alzi la mano. E chi conosce uno di questi casi che sia stato risolto dalla "farmacodipendenza" ne alzi due, e faccia anche un paio di capriole cantando l'Aida in cinese.

"Olanda e Portogallo l'hanno capito. Da anni hanno depenalizzato il consumo senza veder aumentare i consumatori."

Infatti in Olanda la gente ci va per vedere i tulipani, e le decine di migliaia di persone che si aggirano beate per le strade di Amsterdam, sorridendo anche ai semafori spenti, sono solo persone che sono entrate nel coffee-shop sbagliato.

Inoltre, c'è una differenza fondamentale fra Olanda e Portogallo. Nel primo caso si parla di semplice depenalizzazione della marijuana (che rimane comunque illegale), mentre il Portogallo ha decriminalizzato (e non solo depenalizzato) tutte le droghe vere e proprie, dall'eroina alla coca fino alla più trucida delle anfetamine. Stiamo parlando di due situazioni completamente diverse, affrontate e risolte in modo completamente diverso.

Ma nuovamente, che differenza volete che faccia? Per quel che devono farci i radicali - inventarsi una qualunque campagna di sapore "progressista", pur di raccattare qualche voto in tempi di magra - una droga vale l'altra.

Massimo Mazzucco



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