Data 17/12/2004 19:38:49 | Categoria: 11 settembre

STANNO ARRIVANDO

Le ombre dei falchi di Washington - quelli veri, quelli silenziosi - stanno facendosi sempre più minacciose sulla già delicata situazione degli equilibri geopolitici mondiali. Pochi di noi infatti avrebbero potuto immaginare un Donald Rumsfeld subire un attacco massiccio e concertato, come è avvenuto ieri, nell'arco di poche ore, addirittura dalla sua destra.

Eppure è così, e quando questo avviene, significa di solito che le sorti di chi è nel mirino sono già segnate. Si tratta solo, a questo punto, di "spiegare" al grande pubblico perchè avvenga un ricambio che quasi sicuramente è già iniziato.

Pietra della scandalo sarebbe una frase infelice - diciamo particolarmente infelice, visto il personaggio - che Rumsfeld ha pronunciato, la settimana scorsa in Iraq, nel rispondere ad un soldato che lamentava la mancanza di veicoli corazzati, …
…per proteggerli meglio nelle già rischiosissime attività in cui sono impegnati ogni giorno.

"Un esercito va in guerra con le armi che ha - aveva riposto sbrigativamente Rumsfeld, senza dare troppa importanza al ragazzo - e l'esercito si sta dando da fare per produrre al più presto altri veicoli corrazzati." Praticamente, era come se gli avesse detto tu intanto crepa, ma quelli che verranno dopo staranno meglio di te.

Evidentemente il capo del Pentagono si era completamente dimenticato …di esserlo. E soprattutto, non ricordava più le ondate di malcontento che già si erano registrate nel corso di quasi tutta la guerra, da quando si era cominciatio a capire che la sua passeggiata a Baghdad, leggera e disinvolta, stava diventando piano piano un vero e proprio Vietnam.

E' stata la Senatrice repubblicana del Maine Susan Collins a scagliare la prima pietra: "I think there are increasing concerns about the secretary's leadership of the war, the repeated failures to predict the strengths of the insurgency, the lack of essential safety equipment for our troops, the reluctance to expand the number of troops," vi sono crescenti preoccupazioni riguardo alle capacità di leadership del ministro, ai ripetuti errori nel calcolare la forza della resistenza, alla mancanza di equipaggiamento essenziale per le nostre truppe, alla sua riluttanza ad aumentarne il numero.

Il generale Schwarzkopf (Prima Guerra del Golfo) ha detto di essere stato particolarmente irritato "by the words of the Secretary of Defense when he laid it all on the Army, as if he, the Secretary of Defense, didn't have anything to do with the Army and the Army was over there doing it themselves, screwing up", dalle parole del Ministro del Difesa, che ha dato tutta la colpa all'esercito come se lui, Ministro della Difesa, non avesse nulla a che fare con l'esercito, e l'esercito fosse là a sbagliare per conto suo. (Una caratteritstica di Rumsfeld che avevamo già notato nel caso di Abu Grahib).

Il Senatore Mc Cain ha detto che "i nostri soldati meritavano una risposta migliore di quella".

Ma c'è stato soprattutto il commento dell'editorialista del Washington Post, Kristol, che ha raccolto e riassunto le confidenze "anonime" - e quindi particolarmente significative - di alcuni top-guns della destra repubblicana, secondo i quali la colpa di Rumsfeld "is that his theory about the military is at odds with the president's geopolitical strategy. He wants this light, transformed military, but we've got to win a real war, which involves using a lot of troops and building a nation, and that's at the core of the president's strategy for rebuilding the Middle East.", è la sua filosofia militare, in contrasto con la strategia geopolitica del Presidente. Rumsfeld vuole questo esercito agile e leggero, ma noi dobbiamo vincere una guerra vera, il che comporta un uso massiccio di truppe per ricostruire un paese, e questo è al cuore della strategia del Presidente per la ristrutturazione del Medio Oriente.

(A parte che sarebbe meglio che qualcuno informasse Bush di questo, poichè è l'unico che continua a dichiararsi perfettamemte contento di Rumsfeld, ma) eccola, la frase rivelatrice! Pareva infatti strano che tutta questa gente si preoccupasse di colpo delle condizioni di quei "poveri ragazzi". In fondo, è dalla primavera del 2003 che tutti sappiamo benissimo come i soldati dovessero comprarsi dalla carta igienica ai giubbotti antiproiettile, se volevano sopravvivere e farlo in maniera appena decente. Tanto quelli che mandano al macello sono quasi tutti centro-sudamericani, terzomondisti, o al massimo neri americani.

Invece questo improvviso interesse per le loro condizioni sembrerebbe solo una scusa migliore di tante altre per fare fuori una volta per tutte la "colomba" Rumsfeld (ma ci pensate?!), reo di non voler chiedere al Congresso un esercito di invasione vero e proprio.

Kerry aveva obbligato Bush a giurare, in campagna elettorale, che "mai e poi mai avrebbe ristabilito la leva obbligatoria". Io a questo punto non ci scommetterei nemmeno più mille lire di quelle fuori corso.

Massimo Mazzucco




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